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Viaggiare. Un termine che appena nominato scatena nella nostra mente un turbinio di emozioni, dall'entusiasmo al desiderio. Desiderio di conoscenza, di evasione dal mondo e da se stessi, o, più semplicemente, dalla realtà quotidiana. Nella società contemporanea viaggiare è diventato sinonimo di benessere economico, anche se negli ultimi anni è diventato un fenomeno di massa, un "capriccio" concesso a molti. Ma di che viaggi stiamo parlando? Sono per lo più vacanze di periodi limitati, trascorse in un contesto esterno alla vita di ogni giorno.
Viaggiare è stata una prerogativa dell'uomo fin dall'antichità. Ma le motivazioni erano diverse: scoperta e sete di conoscenza.
Il viaggio senza dubbio più conosciuto e che più desta stupore è quello intrapreso da Ulisse, narrato da Omero nel suo poema "Odissea", che risale al X-XI s a. C. E' un esempio di viaggio un po' particolare, in quanto l'avventura che questo eroe visse è del tutto immaginaria e, inoltre, non fu affrontata per delle motivazioni ben definite, ma gli fu imposta. Ulisse, al termine della guerra di Troia (durata dieci anni, e che vede vincitori i Greci) prima di poter far ritorno alla sua patria, Itaca, dovrà navigare altri dieci anni a causa dell'avversione di un Dio (Nettuno) nei suoi confronti e, in quel periodo di lontananza forzata dalla sua terra e dalla sua famiglia, il sentimento che prevale in lui è la nostalgia. Eppure, una volta a casa, in lui si fa sentire sempre più forte la brama di conoscenza, di "divenir del mondo esperti, e delli vizi umani e del valore", di scoprire nuovi paesi e nuove terre. A questo si aggiunge la singolare attrazione per l'ignoto, che lo spinge ad "osare l'inosabile". Ulisse, per la sua sete di sapere, sfida la volontà degli Dei, attraversando le colonne d'Ercole (l'attuale stretto di Gibilterra) e perisce subito dopo, quasi per una volontà divina che lo vuole punire per la sua disubbidienza.
Ulisse, a causa di questo inconsapevole errore, sommato ad altre colpe dovute al cattivo uso dell'ingegno, sarà condannato da Dante, nella Divina Commedia (scritta nei primi anni del 1300 d. C.) a scontare la sua pena nell'ottava bolgia dell'Inferno, quella dei fraudolenti.
Un altro viaggio che cambierà il destino e la storia del mondo intero è quello compiuto d a Cristoforo Colombo nel 1492, che porterà alla scoperta del Nuovo Continente. Finanziato dalla Corona spagnola, il mercante d'origini genovesi sarà ricordato nella storia come uno dei più grandi esploratori e navigatori mai vissuti. Le conseguenze che derivarono dalla scoperta dell'America furono irreversibili ed il mondo cominciò ad assumere la fisionomia che presenta oggigiorno.
Un secolo dopo, nel 1600, la motivazione che indusse moltissimi nobili europei al viaggio fu il desiderio di conoscere e visitare direttamente i luoghi nei quali erano avvenuti gli eventi storici e che ospitavano i monumenti e le opere d'arte già conosciuti durante i loro studi formativi. Erano viaggi di una durata non inferiore ai due anni, organizzati contro un eventuale pericolo di chiusura mentale e di una fossilizzazione delle nozioni apprese ma non rinfrescate e rinnovate col contatto d'opere d'arte e genti visitate e incontrate nel loro mondo reale.
Altre ragioni che nei secoli hanno spinto migliaia di persone al viaggio sono state la religione (pellegrinaggi), il commercio (le vie dell'oriente, le rotte verso Africa e America), quelle più urgenti della sopravvivenza (per esempio le emigrazioni di milioni di Europei verso gli Stati Uniti nella speranza di trovare situazioni di vita meno precarie, cominciate già alla fine del 1800) .
.Fino ad arrivare ai giorni nostri. Alla fine degli anni '60 si è compiuto il viaggio che senza dubbio consacrò la scienza umana all'immortalità: lo sbarco sulla Luna, l'impresa più sensazionale del nostro secolo. Il giorno che i tre astronauti dell'Apollo 11 sbarcarono sulla Luna, tutti ricordarono che
"era un giorno speciale,
il mondo si fermò a guardare quelle orme impresse nell'argento,
quella bandiera così innaturale,
così immobile nell'aria senza vento
ed il mondo smise di sognare."
Infatti, pur avendo spiccato un salto molto importante nella sua storia, la scienza mise fine ai sogni che la gente continuava a fare su quel piccolo astro inviolato e silenzioso.
Eppure, nonostante il raggiungimento di questo eccezionale traguardo, l'uomo non ha saputo resistere alla tentazione di viaggiare, per trovare riparo su altri pianeti.come Marte! La scienza umana è sempre più ansiosa di trovare testimonianze di altre forme di vita su altri pianeti.Ma cos'è che la spinge a questa estenuante ricerca? Forse il fatto che più che averne timore, l'animo umano è attratto dall'ignoto e da ciò che non capisce, cerca di darne una logica e una spiegazione scientifica.o forse solamente perché "fatti non fummo per viver come bruti, ma per seguire virtute e canoscenza".
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