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Con la morte di Nerone ( 68 d.C. ) ha termine la dinastia imperiale della famiglia di Augusto, la gens Iulia. Non esistendo una legge sulla successione, l'esercito cominciò ad imporre i suoi generali. Nel giro di pochi mesi si ebbero così tre imperatori, Galba, Otone, Vitellio, finché il 1° Luglio del 69 le legioni d'Oriente proclamarono imperatore T. Flavio Vespasiano che riuscì a ristabilire l'ordine amministrando saggiamente lo stato. Sotto di lui e sotto il suo successore, il figlio Tito ( 79 - 81 ), l'arte romana raggiunge una completa autonomia di linguaggio dalla Grecia, che l'aveva caratterizzata fino a questo momento.
Nel 72 Vespasiano diede inizio alla costruzione dell'Anfiteatro, che dalla sua famiglia prende il nome di Flavio. Costruito in una depressione fra Il Palatino, il Celio e l'Esquilino, dove si trovava il lago artificiale della Domus Aurea neroniana ( Vedere a proposito lo scritto di Svetonio riportato sotto ), esso è più noto col soprannome di Colosseo, che gli venne attribuito nel Medioevo perché collocato presso una statua colossale di Nerone.
Malgrado l'origine greca della parola anfiteatro, non è greca né la funzione né la forma. Mentre in Grecia lo spettacolo ha finalità religiosa, educatrice, a Roma lo scopo è il divertimento delle grandi folle a fini spesso anche politici. Nell'anfiteatro si svolgevano lotte fra uomini, fra uomini e bestie, giochi di ogni genere e, perfino, battaglie navali ( naumachie ) riempiendo l'arena con acqua. Ciò comportava una complessa organizzazione dei servizi dislocati nei sotterranei.
E non è greca neanche la forma come si diceva prima, perché se è vero che edifici circolari si trovano anche in Grecia, sono i romani che adottano sistematicamente la pianta curvilinea per le loro maggiori costruzioni. La pianta del Colosseo è ellittica, molto vicina al cerchio.
Una costruzione circolare, vista dall'interno, ci avvolge continuamente, con un movimento dell'archittettura nello spazio ed una dilatazione dal centro verso il perimetro. Nel Colosseo tutto questo si accentua, perché la curva si ripete, nell'immensa cavea, di gradino in gradino, in ellissi progressivamente più ampie dal basso verso l'alto. All'esterno, come nel Teatro di Marcello, all'andamento convesso, sfuggente sui due lati, e quindi al moto continuo, si aggiunge un altro movimento ritmico: quello della serie di arcate sovrapposte e ddelle semicolonne che le incorniciano addossandosi ai pilastri e sovrapponendosi anch'esse, tuscaniche al piano terreno, ioniche al primo, corinzie al secondo. Il Colosseo non è l'anfiteatro più antico, ma è quello che meglio rappresenta la grandiosità romana ed il senso spaziale degli edifici di età imperiale.
Il Colosseo è fabbricato in mattoni rivestiti di travertino, mentre i gradini erano, in parte, di marmo. Attorno all'arena girava il podio, costruito da quattro file di gradini riservati alle autorità; ai lati del podio c'erano due tribune, una per i consoli ed i magistrati, l'altra per l'imperatore. Al di sopra, le gradinate si dividevano in tre zone ( maeniana ) alle quali si accedeva da scalette che spartivano l'immenso catino in cunei: nella prima zona sedevano i cavalieri, nella seconda i cittadini, nella terza la plebe. Il terzo maeniano era sormontato da un terrazzo per i posti in piedi. Si calcola che l'edificio potesse contenere circa 50.000 spettatori. All'esterno, subito sopra le finestrelle quadrate dell'ultimo piano, sono ancora visibili le mensole che servivano a sostenere una fitta serie di pali, ai quali era ancorato il velario che, in caso di sole, poteva coprire tutta l'area dell'anfiteatro. Alla complessa manovra era adibita una squadra di marinai. L'afflusso ed il deflusso di una così vasta massa di persone erano assicurati da una serie di corridoi e di porte. Gli accessi alla cavea erano detti vomitoria. Dal momento in cui cessò l'uso dei giochi il Colosseo cominciò a decadere; trasformato, come il Teatro di Marcello, in fortezza, servì anche, per secoli, da cava di pietra per gli edifici in costruzione. Il saccheggiamento ebbe termine soltanto quando papa Benedetto XIV ( XVIII secolo ) lo vietò, non per l'importanza storico - artistica del monumento, ma perché luogo già consacrato dal martirio dei cristiani secondo una tradizione non provata storicamente.
Nerone e la Domus Aurea ( tratto da Svetonio, I - II secolo d.C. )
" [ Nerone ] in nulla fu più rovinoso che nell'edificare. Costruì la sua casa dal Palatino all'Esquilino, e dapprima la chiamò Passaggio, poi, quando fu distrutta da un incendio e rifatta, Aurea. Della sua vastità e del suo fasto basterà dire quanto segue. Il vestibolo era così grande che vi sorgeva nel mezzo un colosso, alto centoventi piedi, che rappresentava Nerone; la sua larghezza era tale che c'erano tre porticati lunghi un miglio; e v'era uno stagno simile ad un mare, cinto da edifici formanti delle città; e ville con campagne, vigneti, pascoli, selve, con grandissimo numero di capi di bestiame e di selvaggina. Nelle altre parti ogni cosa era coperta d'oro, ornata di gemme e di conchiglie perlifere; vi erano sale da pranzo con soffitti di lastre d'avorio mobili e forate perché si potessero far piovere dall'alto fiori e profumi; la sala principale era rotonda e, con moto perpetuo diurno e notturno, girava secondo il moto della Terra; c'erano bagni ove scorrevano acqua di mare e acqua di Albula. Inaugurando una casa siffatta egli la lodò dicendo che cominciava finalmente ad abitare in una casa da uomini ".
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