GLI ULTIMI
TRENT'ANNI DEL XIX SECOLO
RALLENTAMENTO
DEGLI SCAMBI E RINNOVAMENTO DEL SISTEMA PRODUTTIVO
L'impetuosa crescita economica iniziata a metà
dell''800 subì una repentina interruzione nel 1873 e fino agl'ultimissimi anni
del secolo il sistema produttivo non riuscì a ritrovare gli alti tassi
d'incremento del periodo precedente. Causa di tutto ciò era la persistente
sovrapproduzione industriale e la caduta della domanda, mentre numerose imprese
cessavano la loro attività e i dipendenti restavano senza lavoro. Soltanto dal
1896 l'andamento recessivo ebbe termine. La spinta di una domanda di nuovo in
forte espansione, gli indici dei prezzi puntarono decisamente verso l'alto e la lunga depressione sembrò
superata. L'economia capitalistica subì processi di ristrutturazioni
importanti, le imprese meno competitive dovettero chiudere i battenti, altre
invece imboccarono a vele spiegate la strada del rinnovamento tecnologico,
utilizzando ogni possibile contributo della scienza e della tecnica per
abbassare i costi, per migliorare la qualità dei prodotti e per soddisfare
nuovi bisogni. Il risultato fu una radicale trasformazione dei processi di
produzione paragonabile solamente alla prima rivoluzione industriale, rispetto
alla quale però differiva perché originata da una fase economica recessiva e
perché coinvolgeva contemporaneamente più paesi. Con la seconda rivoluzione industriale furono
introdotte nuove fonti energetiche come l'elettricità e il petrolio,
l'industria metalmeccanica misero a punto nuove tecnologie e la chimica fornì
nuovi materiali. Si diffusero infine nuovi beni di consumo da allora
stabilmente inseriti nell'uso quotidiano, tra cui le pubblicazioni periodiche a
larghissima tiratura, il telefono, la macchina per scrivere, la bicicletta, la
macchina per cucire. Al rinnovamento tecnologico stimolato dall'inasprimento
della concorrenza non tutte le imprese, né tutti i sistemi produttivi nazionali
furono però in grado di adeguarsi e perciò la nuova rivoluzione industriale
comportò inevitabili squilibri e contraddizioni che non tardarono a
ripercuotersi sul piano sociale, politico e anche sui rapporti internazionali.
STATI
E SOCIETA' NEGLI ULTIMI DECENNI DEL SECOLO
Quasi tutti i governi abbandonarono
l'indirizzo libero-scambista sino allora seguito e s'impegnarono in una strenua
difesa dell'apparato produttivo nazionale.Attuarono sbarramenti doganali,
concessero finanziamenti e commesse pubbliche all'industria e la sostennero
indirettamente potenziando il sistema dei servizi. Anche la scuola ricevette un
forte impulso e fu chiamata a fornire un'istruzione tecnico-scientifica
necessaria per adeguare la preparazione dei giovani alle mutate esigenze
occupazionali. Si moltiplicarono le iniziative coloniali mediante le quali i
paesi più avanzati s'impossessavano di materie prime a basso costo, si
garantivano aree d'interscambio. L'Africa, che tra il 1875 e la fine del secolo
passò quasi completamente sotto il controllo delle potenze europee, divenne
motivo di accesi contrasti. Il progresso tecnologico non si diffuse in maniera
omogenea in ogni settore produttivo, né ebbe la stessa intensità in tutti i
paesi. L'Inghilterra e la Francia non accolsero appieno le sfide
dell'innovazione, perdendo terreno a vantaggio della Germania che invece vide
crescere il proprio potenziale industriale e le proprie capacità
concorrenziali, mentre fuori dell'Europa si affermavano gli Stati uniti e il
Giappone, che cominciarono a contestare i vecchi equilibri internazionali. Ai
minacciosi antagonismi tra gli stati si sommarono infine le tensioni sociali.
Nei momenti più critici della lunga depressione le masse lavoratrici videro
peggiorare le loro condizioni ma, intensificarono le lotte rivendicative,
rinvigorirono le organizzazioni sindacali e politiche e ne promossero delle nuove.
Crescita dell'associazionismo operaio e ad un accentuato interesse dei
lavoratori per la politica. Dopo lo scioglimento della I internazionale (1876),
causato dall'esasperazione dei contrasti tra le sue componenti ideologiche, si
formò nel 1889 la II internazionale col contributo determinante dl partito
socialdemocratico tedesco, un partito operaio assunto a modello di riferimento
dai numerosi partiti socialisti. I governi ricorsero alla repressione contro i
lavoratori, ma accolsero almeno in parte le rivendicazioni economiche,
normative e politiche.