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Crediamo di parlare di "loro" e parliamo di noi. L'immigrazione è uno specchio: più lo guardiamo, più ci rimanda l'immagine della nostra società, della nostra vita, delle nostre paure.
LA LEGGE MARTELLI:
Il 28 Febbraio 1990, su proposta del vice presidente del consiglio Claudio Martelli, è stata varata una legge che ha disciplinato l'ingresso dei cittadini extracomunitari nel nostro Paese, indicando anche le modalità per la regolarizzazione di quanti di essi erano già presenti in Italia.
I punti più salienti di questa legge sono quelli che riguardano il permesso di soggiorno. Esso viene concesso solo a quanti siano in grado di dimostrare di disporre di beni personali o di un'occupazione regolarmente retribuita o infine dell'impegno di un ente, di un'associazione o di un privato "che diano idonea garanzia ad assumersi l'onore dell'alloggio e del sostentamento del cittadino extracomunitario". Al suo apparire la legge Martelli suscitò molte polemiche e un acceso dibattito dividendo il mondo politico e l'opinione pubblica in due opposti schieramenti:
I favorevoli all'immigrazione, che ritenevano giusta la presenza degli immigrati in Italia in quanto erano vittime del Colonialismo e senza mezzi di sopravvivenza nelle terre di origine; asserivano che gli immigrati non rubavano il lavoro agli italiani in quanto si accontentavano dei più lavori umili, che gli Italiani rifiutavano e rifiutano tuttora.
I contrari all'immigrazione giustamente dicevano che era difficile ospitare immigrati per la carenza di abitazioni dove alloggiarli. Inoltre affermavano che i poveri immigrati si sarebbero potuti trovare in condizioni sfavorevoli per la criminalità e per i luoghi malsani e non igienici.
Non possiamo comunque dare torto o ragione a una dei due schieramenti, in quanto affermano entrambe situazioni esistenti; per cui il problema è nella legge dove non sono trattate specificamente le eventuali problematiche e quindi tralasciate le rispettive soluzioni.
I NUOVI PROVVEDIMENTI:
Lotta all'immigrazione clandestina e regolarizzazione per gli stranieri che ne hanno i requisiti. È quanto prevede il Regolamento d'attuazione della legge sull'immigrazione del 6 Marzo 1998, nota come Turco-Napolitano, già approvata dal Consiglio dei Ministri e ora all'esame delle Commissioni Parlamentari. Chi ha fatto domanda entro il 15 Dicembre scorso presso le Questure italiane, e dimostra di avere i requisiti richiesti dalla legge, potrà essere regolarizzato. In particolare lo straniero dovrà dimostrare di essere in Italia prima del 27 Marzo 1998, di avere un lavoro, una casa, e di non aver subito condanne. Si calcola che, in tutto, saranno regolarizzate circa 260-270 mila persone. Per quanto riguarda l'ingresso, secondo la legge è previsto che italiani o stranieri in regola possono prestare garanzie per far giungere nel nostro Paese un massimo di due persone l'anno. Particolare tutela è assicurata ai minori e a chi, privo di permesso di soggiorno, debba ricorrere all'assistenza sanitaria. Per contrastare il traffico dei clandestini è previsto anche l'arresto in flagrante degli scafisti e il sequestro dei mezzi utilizzati per il traffico. Questi ultimi saranno messi a disposizione delle Forze dell'Ordine o degli Enti di Protezione Ambientale oppure distrutti, per evitare che ritornino attraverso vari canali, nelle mani dei trafficanti. Il Regolamento darà anche il concreto via libera al finanziamento dei programmi di assistenza e integrazione sociale riservati agli stranieri non in regola e vittime di violenza nell'ambito dell'immigrazione clandestina. In questo caso, come per quello dello straniero che collabora con la Polizia nelle indagini contro il traffico di clandestini, è previsto il rilascio di uno speciale permesso di soggiorno valido per sei mesi.
Per vedere cosa gli italiani pensano degli immigrati è stato realizzato un sondaggio dalla Swg di Trieste il 10 marzo 1999. Le interviste telefoniche hanno coinvolto un campione nazionale di 800 persone, maggiorenni, per quote rappresentative delle diverse fasce d'età, scolarità e professioni. Sono stati inoltre divisi in due gruppi: Campione generale e Cattolici praticanti (cioè coloro che vanno a messa ogni domenica).
Agli intervistati sono state poste le seguenti sette domande:
1. Secondo lei, le persone immigrate che vivono in Italia sono:
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Campione generale |
Cattolici praticanti |
Tante |
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Né tante né poche |
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Poche |
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Non sa / non risponde |
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2. Le elencherò ora alcune affermazioni. Quale tra queste affermazioni condivide maggiormente?
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Campione generale |
Cattolici praticanti |
Gli immigrati portano via il lavoro agli Italiani |
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Gli immigrati svolgono i lavori che gli Italiani non vogliono |
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Gli immigrati sono una potenziale risorsa |
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Non sa / non risponde |
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3. E tra le seguenti quale condivide maggiormente?
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Campione generale |
Cattolici praticanti |
Gli immigrati sono dei disperati |
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Gli immigrati sono le persone più spregiudicate |
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Gli immigrati sono una potenziale minaccia |
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Non sa / non risponde |
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4. Secondo lei, cercare di limitare l'ingresso degli immigrati in Italia è:
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Campione generale |
Cattolici praticanti |
Un segno di razzismo |
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Un segno di realismo |
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Un segno di paura |
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Una spiacevole necessità |
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Non sa / non sa rispondere |
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5. E le leggi che regolano attualmente l'immigrazione sono:
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Campione generale |
Cattolici praticanti |
Troppo permissive |
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Adeguate |
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Troppo severe |
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Non sa / non sa rispondere |
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6. Se sua figlia si fidanzasse con una ragazzo immigrato, lei:
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Campione Generale |
Cattolici praticanti |
Sarebbe d'accordo |
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Sarebbe infastidito |
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Esprimerebbe un forte dissenso |
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Romperebbe i rapporti con sua figlia |
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Non sa / non risponde |
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7. E lei sposerebbe una donna/uomo immigrata/o?
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Campione Generale |
Cattolici praticanti |
Si |
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No |
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Non sa / non risponde |
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Fra tutti i dati forniti da questa ricerca del Swg, quello che meno si presta a dubbi e incertezze di interpretazione è la risposta alla domanda sulla quantità degli immigrati che vivono oggi in Italia: 8 su 10 ritengono che siano "tanti", intendendo quasi certamente che siano "troppi". È probabile che la sensazione non sia omogenea su tutto il territorio nazionale, e che il giudizio dipenda anche molto, specialmente nelle grandi città, dal quartiere in cui si abita; come è lecito immaginare che sull'ordine di grandezza stimato dai comuni cittadini influisca anche l'incertezza, anzi la grande vaghezza dei dati ufficiali sull'immigrazione, su cui il Governo, attraverso la recente regolarizzazione, tenta di fare un po' di luce.
Qualche sorpresa suscita invece il dato relativo all'idea che i cittadini si fanno della presenza di tanti immigrati: quel 30% secondo il quale essi "portano via il lavoro agli italiani" esprime un parere che non ha finora trovato confronto in nessun analisi scientifica del fenomeno, e nemmeno nell'esperienza quotidiana più comune. Ma c'è un però: siccome i rilevatori della Swg affermano che questo giudizio viene espresso in percentuale "decisamente superiore al dato medio" nel Centro-Sud, è possibile che in quelle aree l'occupazione degli immigrati nei lavori di bracciantato agricolo sia tale e così "visibile", da influenzare fortemente un giudizio che appare su scala nazionale, meno giustificabile. Resta da stimare anche il frutto di una rinuncia degli italiani a parteciparvi: e non per nulla la maggioranza pensa che in realtà gli immigrati svolgano lavori che noi non vogliamo fare più. Molto meno credito trova che gli immigrati siano "una potenziale risorsa" (il 10%). Altra curiosità: contrariamente a quanto ci si sarebbe potuto aspettare, è oltre la metà la percentuale delle persone che sarebbero disposte ad accettare un fidanzamento delle proprie figlie con immigrati, o sposarsi con uno di loro. Fra i contrari figurano, nel sondaggio, quanti si dichiarano cattolici praticanti, nei quali agisce evidentemente il timore, senza dubbio fondato, circa la fragilità, o almeno le difficoltà di matrimoni "misti" dal punto di vista religioso. Quasi il 60% degli italiani ritiene, infine, che cercare di limitare l'ingresso degli immigrati (con leggi "meno permissive") sia una "spiacevole necessità" o un "segno di realismo", piuttosto che un "segno di paura" o di "razzismo". Questo dato forse rispecchia meglio di tutti gli altri l'umore degli italiani, oggi di fronte all'immigrazione.
Molte volte sui giornali leggiamo casi di razzismo, pestaggi verso extracomunitari; altre volte vediamo coinvolti in piccoli furti, nella malavita, nel contrabbando degli immigrati. Poche volte invece leggiamo articoli sulle associazioni che aiutano gli immigrati. Un esempio sono le cosiddette "truppe di monsignor Ruppi", vescovo di Lecce. Esse sono organizzate come le parrocchie di altri tempi. Le leggi dicono: non più di tot emigrati per camerata, standard di igiene, sicurezza, operatori qualificati, ecc. L'immensa parrocchia di monsignor Ruppi funziona così: arriva un povero, un clandestino, un disperato, un bambino senza genitori; le porte sono aperte, c'è un posto caldo, un letto, un tetto, e tutti vengono. I soldati del vescovo sono donne di mezza età, vestite di nero come le donne del Sud, che trovano pure il tempo di dedicarsi a questo lavoro.
Per l'accoglienza agli immigrati è stato anche proposto il Nobel per la Pace al Salento. La proposta è partita dal quotidiano "La Gazzetta del Mezzogiorno" e ha sempre più consensi, anche quella dell'attuale Presidente del Governo, Massimo D'Alema.
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