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(Pisa 15.2.1564 - Arcetri 8.1.1642)
Fisico, matematico e astronomo.
J. Sustermans, Ritratto di Galileo Galilei, Firenze, Uffizi
Per la vastità di interessi e l'influenza delle sue teorie sulla scienza moderna, può essere considerato uno dei più grandi scienziati di tutti i tempi. A Pisa dal 1581 per compiere gli studi universitari, abbandonò ben presto la medicina, cui l'aveva indirizzato il padre Vincenzo, per dedicarsi a studi di matematica e fisica. Scoprì l'isocronismo del pendolo (1583), costruì una bilancia idrostatica per la misura del peso specifico dei solidi (1586), condusse varie esperienze sulla caduta dei gravi e formulò fondamentali teoremi sul baricentro delle figure. Nel frattempo si interessò anche di questioni letterarie (Lezioni circa la figura, sito e grandezza dell'Inferno di Dante, 1588; Considerazioni sul Tasso, Postille all'Ariosto, 1589-92). Docente di matematica a Pisa (1589-92) e poi a Padova (fino al 1610), si dedicò con continuità alla ricerca scientifica attraverso uno studio rigoroso e sistematico dei fenomeni, discostandosi fin dal 1590 (De motu) dalle teorie aristoteliche sulla concezione del moto e affiancando ai suoi lavori una continua ricerca di applicazioni pratiche. Elaborando strumenti già noti, ma mai usati in pratica, mise a punto (1609) il primo cannocchiale, che gli permise importanti osservazioni astronomiche: scoprì i quattro satelliti maggiori di Giove (`medicei') ed effettuò osservazioni delle macchie solari e dei rilievi lunari, i cui risultati raccolse nel Sidereus Nuncius (1610) che, nonostante alcune critiche, gli valse la considerazione di molti scienziati europei. Elaborando i suoi sistemi ottici inventò un microscopio (1624). A Firenze dal 1610 si dedicò più intensamente alla ricerca grazie all'interessamento del granduca Cosimo II. Per la sua adesione alla teoria eliocentrica copernicana, testimoniata nelle lettere scambiate con G. Keplero fin dal 1597, subì (1617) dal Sant'Uffizio una prima diffida dal continuare a occuparsi di tale teoria, mentre le opere di Copernico venivano messe all'indice. Nel 1623, con l'elezione al papato di Urbano VIII, G. pubblicò il Saggiatore (1623), opera fondamentale per i contenuti originali; in essa sono presenti le basi del metodo sperimentale, che associa all'osservazione diretta e agli esperimenti di laboratorio l'uso rigoroso di relazioni matematiche: sono questi i concetti dell'innovazione metodologica, alla base della scienza moderna (anche fisica). Convinto sostenitore dell'indipendenza della scienza dalla fede, nonostante la prima diffida, G. pubblicò nel 1632 il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. In esso vengono poste in discussione le dottrine aristoteliche e presentate quelle copernicane, corredate da osservazioni, ma soprattutto vengono esposte le teorie della relatività classica, della dinamica, del principio d'inerzia: esso segna l'inizio del pensiero moderno e, nonostante una prima approvazione dei `revisori' ecclesiastici, provocò il processo che culminò nel 1633 con la solenne messa al bando delle teorie di G. e la sua condanna alla prigione a vita. La condanna fu poi trasformata nell'isolamento con il permesso a collaborare con giovani discepoli, quali V. Viviani ed E. Torricelli. Con loro G. continuò la ricerca scientifica, come è testimoniato dai Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze attinenti alla meccanica (1638), prima grande opera scientifica che fa uso dell'italiano accanto al latino. Essa contiene in forma rigorosa la risoluzione di problemi di meccanica, espone la teoria atomistica della materia, descrive il moto dei gravi che cadono nel vuoto con eguale velocità, definisce i moti uniformi e uniformemente accelerati e il moto parabolico, che permise a G. di esporre il principio di composizione dei movimenti. Con la formulazione corretta e rigorosa delle leggi che governano il moto dei gravi e l'uso del principio d'inerzia, G. pose le basi della dinamica. Osservò per primo le proprietà dei sistemi di riferimento: associando spazio e tempo, si occupò della relatività della velocità rispetto a sistemi in moto uniforme e affermò che l'effetto dell'applicazione di una forza è un'accelerazione e non una velocità. La più sensibile innovazione di G. rimane comunque l'aver assegnato al termine esperienza il significato di esperimento attivo, in antitesi a quello di semplice osservazione e di aver definito l'universalità del rapporto causa-effetto nella ricerca scientifica, assieme alla supremazia della matematica come strumento di validazione. La sua opera, caratterizzata da classicità e armoniosità di linguaggio e rigore logico di argomentazione, fu a lungo modello della prosa scientifica.
Cannocchiali di Galileo, Firenze, Museo di Storia della Scienza
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