Don Rodrigo:
malvagio o ragazzaccio?
(Il tema della
maschera di Pirandello nella rassegna degli antenati di Don Rodrigo)
Don Rodrigo non è un tipo di
malvagio, un anti-ideale, la sua individualità è prodotta da un complesso di
motivi storici. Egli è il nobilotto degenere di villaggio, l'antico feudatario
che reputa tutto intorno, uomini e cose come roba sua, e cerca far valere il
suo diritto con la forza, circondato di bravi. Il mondo non è lo più stesso, ci
sono lo Stato e la legge; c'è un'ombra di borghesia che sovrasta sopra di lui,
il podestà, il console, il notaio, l'avvocato; questo lo rende ancor più
cattivo, costringendolo ad agire con la violenza e la corruzione. La sua vita
non ha scopo; l'ozio rode in lui tutto ciò che di elevato vi aveva posto la
natura e lo tramuta in male. Ciò che lo spinge e al tempo stesso lo frena è
questa interrogazione: 'Cosa diranno di me i miei pari?'. Così, per
esempio, si può affermare chela sua grandezza artistica e la sua forza di
suggestione, che si diffonde segretamente per tutto il romanzo, è proprio in
quell'assoluta insensibilità morale, in quell'assoluta mancanza nonché di
riflessione anche di pensiero, in quella prepotenza bruta e capricciosa, in
quella vita d'istinto che non sa e non sospetta mai la propria immoralità, in
quelle tenebre perfette illuminate solo per un lampo, e rese più sensibili,
dalla profezia di fra Cristoforo precipitosamente troncata da una misteriosa
paura. Del personaggio di don Rodrigo, non si sa se egli sia un malvagio oppure
soltanto un ragazzaccio. Non lo si vede mai in funzione di capobanda, che
impartisce ordini briganteschi ai suo bravi. Tornando ora a don Rodrigo, tanto
meno disinvolto e intelligente nelle cose del mondo, la sua superiorità sul
conte Attilio sta dove la sua debolezza, nel complesso d'inferiorità che lo
impaccia e ingoffisce con tutti: perfino con gli antenati nei ritratti perfino
con gli amici suoi eguali. Malvagio dunque, o niente più che un ragazzaccio, il
personaggio di don Rodrigo? All'esame del quale risulta nel concreto
dell'opera, si vede quanto riescono infantili, in un'arte del genere, le
categoriche classificazioni del genere: definizioni di un moralismo bensì, ma
da libro di lettura. In verità, il mondo etico e religioso del Manzoni, è
troppo ricco e sottile, troppo complesso e sfumato, perché in ogni
'malvagio' egli non ravvisi qualcosa, su cui potrà sempre far leva la
Grazia, per trasformarlo in un Santo.