Cenni storici sul
Federalismo
Il Federalismo (dal latino foedus-eris:
patto, trattato, alleanza) è una corrente di pensiero giuridico-politico
delineatasi tra Europa e Nord America alla fine del 1700. Il contesto storico
in cui maturò l'idea federale fu costituito dalla guerra d'indipendenza
americana. Nel 1783, conclusa vittoriosamente la guerra d'indipendenza, i nuovi
stati americani avvertirono i limiti dell'associazione confederale con cui
avevano condotto la guerra. Durante la guerra infatti le 13 colonie avevano
dato vita ad una confederazione, approvando i cosiddetti "Articoli di
Confederazione" (o di Costituzione), i quali però si rivelarono troppo deboli
per assicurare l'unità anche in tempo di pace. Si sviluppò così, a partire dal
1783, un acceso dibattito politico tra coloro che volevano mantenere la
struttura confederale e coloro che invece volevano la trasformazione della
confederazione in una Federazione. Nacque in questi anni il Partito Federalista
americano (precursore dell'attuale Partito Repubblicano) che ebbe come teorici
e leaders politici James Madison e Alexander Hamilton. I Federalisti americani
propugnavano la creazione di una vera unione federale, dotata di un proprio
parlamento e di organi amministrativi e giudiziari competenti per tutte le
questioni che non era opportuno lasciare all'autonomia dei singoli stati
(politica monetaria, commercio estero, difesa, politica estera). Ne derivò uno
scontro tra i sostenitori delle tesi confederali, favorevoli a forti autonomie
dei singoli stati e ad un debole governo centrale, e i sostenitori delle teorie
federaliste, convinti della necessità di rafforzare l'unione aumentando i
poteri e le funzioni del governo e del Parlamento centrali. Si arrivò così alla
convocazione, nel maggio del 1787, della Convenzione di Filadelfia, in cui
prevalse l'idea federalista e fu approvata la nuova costituzione degli Stati
Uniti d'America, che entrerà in vigore nel 1789, dopo la ratifica dei vari
stati dell'unione. Nacque così il primo stato federale moderno, basato su una
divisione dei poteri e delle competenza tra governo e parlamento centrali da un
lato e governi dei singoli stati membri dall'altro (i quali mantennero alcune
importanti competenze quali l'organizzazione della polizia, della giustizia,
dell'istruzione, del culto). Questa costituzione federale americana divenne il
modello a cui si ispireranno i successivi stati federali (la Svizzera nel 1848
da Confederazione si trasformò in stato federale, sull'esempio americano; la
Repubblica Federale Tedesca, nata nel 1949 all'indomani della catastrofe
nazista).
Concettualmente bisogna distinguere tra
Federazione e Confederazione: per Federazione s'intende una struttura
politico-istituzionale con cui diversi stati indipendenti decidono di
raggrupparsi in un organismo più ampio, creando un potere centrale
sovranazionale a cui trasferiscono una parte consistente della loro sovranità;
al contrario la Confederazione è una struttura politico-giuridica basata su un
semplice accordo tra 2 o più stati sovrani, che decidono di perseguire, con
organi comuni, il raggiungimento di
determinati fini (come lo sviluppo economico o la difesa del territorio), senza
creare alcun potere centrale sovranazionale, restando cioè pienamente sovrani. Esempi
classici di Confederazione sono quella elvetica prima del 1848 e quella
germanica istituita dal Congresso di Vienna nel 1815. Fu all'inizio dell'800
che il concetto di Federalismo si delineò chiaramente sul piano istituzionale
distinguendosi in 2 diversi indirizzi: uno, più antico, fu il Federalismo
SOVRANAZIONALE, mirante a creare unioni federali tra gli stati per cercare
di porre fine al caos e alle tensioni
che, tra '700 e '800, avevano dominato i rapporti internazionali. Nell'800 si
collocarono in questo filone di pensiero personaggi come Cattaneo, Mazzini,
Saint-Simon. Lo stesso C. Cattaneo, inoltre, insieme a pensatori come il
francese Proudhon e, più tardi, al socialista Gaetano Salvemini (fine '800,
inizio '900), sviluppò anche il secondo indirizzo del pensiero federalista,
quello che si può definire INFRANAZIONALE, volto cioè a decentrare al massimo
il potere all'interno di un UNICO stato, riconoscendo forti autonomie locali e
regionali contrapposte ai poteri ed alle competenze di un governo centrale.
Questo federalismo infranazionale si oppose da un lato al centralismo
statalistico, quale si era affermato in Europa a partire dalla nascita degli
stati nazionali moderni, che tendeva a negare ogni forma di autonomia e di
governo locali, e dall'altro ai sistemi confederali, che tendevano invece a
negare l'esistenza di un vero governo centrale: ad esempio l'attuale Unione
Europea è fondamentalmente una struttura Confederale giacché non esiste un
organismo comune e centrale in grado di limitare le singole sovranità
nazionali, tanto che oggi si discute sulla necessità ed opportunità di trasformare l'UE (ex MEC o CEE) in un vero
stato federale.
In Italia la tradizione federalista di
Cattaneo fu continuata, tra '800 e '900, dal pensatore socialista democratico
GAETANO SALVEMINI, il famoso critico di Giolitti; un ulteriore sviluppo di
questa tradizione si ebbe nel 1941 con il celebre "Manifesto per un'Europa
libera ed unita", noto anche come MANIFESTO DI VENTOTENE, dall'isola in cui il
gruppo di confinati, oppositori del fascismo, elaborò il documento: tra essi in
particolare ALTIERO SPINELLI, ERNESTO ROSSI, EUGENIO COLORNI. Il gruppo di
Ventotene, di fronte alla tragedia della guerra scatenata dai nazionalismi
europei, indicò come via d'uscita quella della costruzione di una vera
INTEGRAZIONE POLITICO-ECONOMICA degli stati europei, unico mezzo per evitare al
vecchio continente altre tragedie ed assicurargli un progresso costante ed
irreversibile. Al Manifesto di Ventotene si ispirò direttamente un gruppo di
antifascisti, di varia estrazione, che nell'agosto del 1943 fondò a Milano il
MOVIMENTO FEDERALISTA EUROPEO (Leone GINZBURG, Manlio ROSSI DORIA, Vittorio
FOA, Franco VENTURI): si trattò di un movimento politico di tipo nuovo, nel
senso che promuoveva le proprie idee in maniera TRASVERSALE, rivolgendosi cioè
a tutti i partiti democratici e a tutte le forze sociali, proponendosi di
incalzare i futuri governi italiani per INDURLI A PROMUOVERE E FAVORIRE LA
NASCITA DELL'INTEGRAZIONE ECONOMICO-POLITICA DELL'EUROPA. Queste idee furono
alla base dei TRATTATI DI ROMA con cui, nel 1957, nacque il MEC, il primo
nucleo dell'attuale UNIONE EUROPEA (UE).