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Algeria: fronte islamico di salvezza




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ALGERIA: FRONTE ISLAMICO DI SALVEZZA



Nel 1962 l'Algeria ottenne l'indipendenza grazie al fronte di liberazione nazionale (FNL) nello stesso anno venne eletto il primo ministro Ben Bella destituito solamente tre anni dopo dal ministro della difesa, generale Boumedienne, che avviò il paese a uno veloce sviluppo economico tenendo nella sue mani le più importanti cariche statali. Egli venne quindi eletto nel'76, dopo 12 anni di dominio incontrastato, presidente della repubblica quindi promulgò una nuova Costituzione di stampo socialista. Due anni dopo alla sua morte fu eletto presidente il colonnello Benjedid che seguendo la stessa linea del suo predecessore aveva creato dei malcontenti tra la popolazione. Questi malcontenti portarono, per la prima volta dall'indipendenza algerina, nel 1988 a dei sanguinosi moti popolari da parte di fondamentalisti islamici che portarono il presidente a modificare l'assetto costituzionale. La nuova Costituzione, approvata da un referendum nel febbraio 1989, sanciva la separazione tra stato e partito ponendo fine al sistema del partito unico. Alle elezioni comunali e provinciali del 1990 il Fronte islamico di salvezza (FIS) si impose sui candidati del Fronte di liberazione nazionale. Nel gennaio 1992 quando fu chiaro che il Fronte islamico avrebbe avuto la maggioranza in Parlamento, un gruppo di funzionari civili e di militari costrinse Benjedid alle dimissioni. Annullate le elezioni, fu dichiarato lo stato di emergenza e l'autorità di governo fu affidata a un Alto Consiglio di stato, presieduto da Mohammed Boudiaff. I fondamentalisti islamici dichiararono la guerra santa, richiamandosi alle crociate, compirono numerosi atti terroristici non solo in Algeria, ma anche in occidente ad opera del GIA, (gruppo islamico armato) che massacrarono i civili con diverse finalità: punirli per la loro professione o per comportamenti 'antislamici' - che sarebbero tenuti soprattutto da donne - o in quanto presunti collaboratori del governo. Fatto sta che le stragi sono andate aumentando, diventando brutali mattanze di cittadini inermi. Una causa dei molti attentati stava nell'arresto di molti leader musulmani e anche per questo la gente decide ci scendere in piazza scatenando la guerra civile. A causa dello svilupparsi di questo conflitto il governo rispose con una dura repressione appoggiata tra gli altri dal governo francese. Dopo l'assassinio di Boudiaff (giugno 1992), la presidenza dell'Alto Consiglio di stato fu affidata a un collettivo di cinque persone. Nel gennaio 1994 l'Alto Consiglio cessò la sua funzione di governo e nominò presidente il ministro della Difesa Zeroual. Diplomatico e militare di carriera che aveva combattuto per l'indipendenza dalla Francia, il generale Zeroual cercò di negoziare la pace con il Fronte islamico e con gli altri gruppi fondamentalisti, ma la spirale di terrorismo e violenza che continuò a insanguinare il paese durante tutto il 1994, lo costrinse nell'ottobre dello stesso anno ad ammettere il fallimento delle sue trattative. Nel 1995 nuove elezioni confermavano Zeroual e il suo governo. Tuttavia la dubbia trasparenza delle operazioni elettorali, unita alle tensioni preesistenti, acuirono la reazione dei fondamentalisti e aggravarono lo stato di guerra civile in cui versa il paese. Il 1997 fu l'anno peggiore dall'inizio della crisi, nonostante il governo algerino continuasse a parlare di 'violenza residuale' e di 'situazione sotto controllo', gli abitanti inermi dei villaggi alla periferia di Algeri non stavano ottenendo la minima tutela da parte delle forze di sicurezza. La maggior parte delle uccisioni fu compiuta nei dintorni della capitale, che costituiscono la zona più militarizzata del paese. Come è possibile che l'esercito - che ha a disposizione armi ed equipaggiamenti sofisticati e che difende gli impianti petroliferi e per l'estrazione di gas - non sia in grado di fermare i massacri perpetrati con scuri e coltelli? La comunità internazionale chiede al governo algerino di fare il suo dovere, e cioè di rispettare i diritti dei suoi cittadini e difenderli dagli attacchi armati. Richiedere questo non vuol dire minimizzare la responsabilità dei gruppi islamici, anzi: ciò che si reclama è proprio un'azione più incisiva da parte del governo per prevenire le violenze. Troppi paesi hanno tenuto atteggiamenti inadeguati e ipocriti. I governi europei hanno sconsigliato i propri cittadini dal recarsi nel paese maghrebino, poiché le autorità algerine non sarebbero in grado di garantire la loro incolumità. Tra i molti fatti negativi che hanno portato allo svolgersi di questa guerra civile sta la formazione di piccoli gruppi armati formati da giovani di bassa condizione sociale che vedono nella guerra civile l'unica salvezza alla loro povertà.

Molte sono state le stragi che si sono susseguite a partire dall'88 in Algeria, tutte guidate dal FLI che, come ogni gruppo fondamentalistico islamico, vuole riportare alle origini la cultura musulmana troppo a stretto contatto con il mondo occidentale.

Questi gruppi vogliono, inoltre, seguire l'esempio di paesi come l'Arabia Saudita che ha assunto il Corano come propria legge statale senza differenziare così la vita politica da quella spirituale, come normalmente avviene nella società occidentale.

Questa ideologia fondamentalista si associa alla xenofobia, al maschilismo e alla violenza. Nelle società guidate dall'ordinamento coranico la vita per gli stranieri è praticamente impossibile e di fatti in molti casi anche se questi paesi sono molto poveri al loro interno non sono presenti delle associazioni umanitarie.  La vita per le donne è impossibile, almeno dal nostro punto di vista occidentale, queste devono portare il chador e in Afghanistan, caso limite da questo punto di vista, non hanno neppure gli occhi scoperti, non possono andare a scuola, lavorare e si sposano attraverso matrimoni combinati che le vedono come solo come fonte di piacere per l'uomo e progenitrici di figli. Negli ultimi decenni sono nati alcuni movimenti femministi, ma che però non hanno avuto molto successo visto che la donna non essendo educata non può avere delle pretese non rendendosi conto dell'abisso che intercorre tra la sua condizione sociale e quella delle donne occidentali. La violenza caratterizza questi movimenti che hanno causato la di migliaia di persone, per esempio nel caso dell'Algeria, moltlepici sono stati i casi di veri e propri eccidi di interi villaggi, colti nel sonno, solo perché c'era il dubbio che alcuni di questi componenti potessero avere delle relazioni di tipo commerciale con l'occidente. È un dato di fatto: molti erano solo sospettati e il loro nome era semplicemente nella lista sbagliata, di quelli da eliminare.




ARTICOLO DEL 97 SU UNA STRAGE COMPIUTA NEI PRESSI DI ALGERI


Una nuova orrenda strage di civili - 26 vittime tra cui 12 bambini - è avvenuta nel villaggio rurale di Cherata, vicino a Medea, 140 chilometri a Sud di Algeri. Agghiaccianti i racconti degli abitanti della zona scampati al massacro: le vittime sarebbero state sorprese nel sonno dagli aggressori, che sparando raffiche all'impazzata, avrebbero fatto irruzione nelle case per poi uccidere donne e uomini sgozzandoli. Massacrati anche dodici bambini e adolescenti di età compresa fra i sei mesi e i 18 anni. Solamente due i superstiti, ma a uno di loro, un ragazzo, sono stati cavati gli occhi e versa adesso in gravissime condizioni all'ospedale di Algeri.

La strage è stata attribuita dagli stessi testimoni a elementi del Gia, il Gruppo Islamico Armato considerato la frangia più sanguinaria e selvaggia del fondamentalismo algerino; si tratta del primo episodio del genere dopo le recenti rivelazioni di Habib Souaidia, un giovane ex ufficiale dei paracadutisti ora riparato in Francia che, in un libro-verità, ha denunciato come molti dei misfatti attribuiti dal regime ai ribelli siano in realtà deliberatamente commessi da militari provocatori i quali agiscono sotto mentite spoglie.

Quella di sabato è stata la strage con il maggior numero di vittime dall'inizio dell'anno, ma non più tardi di giovedì scorso cinque bambini e due anziani erano stati sgozzati all'imbrunire, nei pressi di Chlef, mentre tentavano di radunare le loro greggi.

Intanto il terrorismo, che ha fatto oltre 300 morti dall'inizio dell'anno, si avvicina pericolosamente ad Algeri. La settimana scorsa, un gruppo di fondamentalisti islamici si è presentato all'alba nel mercato di auto usate che si tiene ogni settimana alle porte della capitale e ha ucciso tutti quelli che si sono rifiutati di consegnare i soldi.

Questa nuova ondata di violenze mette in difficoltà anche il presidente Abdelaziz Bouteflika che aveva fatto della pacificazione nazionale la sua bandiera e minaccia inoltre di paralizzare il paese e ogni riforma, a cominciare da quella delle privatizzazioni attesa da tempo.





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