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L'ORLANDO FURIOSO
Quest'opera si può definire poema epico o cavalleresco, oppure romanzo cavalleresco,in quanto in essa si richiamano i due filoni:
I) del ciclo carolingio (chansons de gest);
II) e di quello bretone (re Artù).
Hanno entrambi per protagonisti i cavalieri, ma il primo è incentrato sulla guerra tra saraceni e cristiani, mentre il secondo unisce al motivo della guerra la tematica dell'amore. C'è inoltre una fuga dalla realtà del momento da parte dei cavalieri per la ricerca di se stessi. Se il ciclo carolingio, incentrandosi sulla battaglia, accorpava la narrazione, quello bretone la disperdeva.
Si riscontra una certa difficoltà nella ricostruzione della storia. Questo era l'intento dell'Ariosto: creare un'opera che, pur non essendo nuova nella materia, fosse innovativa nell'approccio a quest'ultima. Già nel titolo si capisce questo intento: l'Ariosto continuava l'opera del Boiardo (l'Orlando innamorato), ma stravolge la figura del personaggio, che "per amor venne in furore e matto". Cambia inoltre l'atteggiamento dell'autore rispetto alla materia che viene cista con ironia. Un'ironia che scaturisce da chi conosce le vicende e le vede in maniera distaccata. Per questo il narratore è omniscente (questa è una novità), quasi paragonato all'"occhio di Dio che guarda tutto ciò che ha creato, dalla cosa più piccola alla più grande".
La storia si divide in 3 nuclei narrativi:
I) La guerra mossa dal re africano Agramente a Carlo Magno sul suolo di Francia, per vendicare la morte del proprio padre Troiano.
II) L'amore di Orlando per Angelica e l'inesausta quanto vana ricerca della donna amata, che si risolve nella scoperta del suo tradimento e del matrimonio con Medoro, nella follia dell'eroe e nel suo finale rinsavimento, grazie ad Astolfo che ne ha recuperato il senno sulla luna.
III) Le vicende di Ruggiero e Bradamante, che si concludono con le nozze da cui avrà origine la casa estense.
C'è un episodio, il dialogo tra Astolfo e S. Giovanni, in cui l'Ariosto compie una riflessione storica sul concetto di corte e sente di provare per questa distacco. E' come se da questo episodio si capisca che l'uomo si affanna troppo per cose che non lo gratificano. Inoltre in Ruggiero si riconoscono le doti cortigiane che però sono velatamente criticate.
L'Orlando furioso è composto da 46 canti (dopo la III revisione), che scorrono sotto il ritmo dell'ottava ariostesta, anche chiamata "ottava d'oro", in quanto ogni ottava si conchiude perfettamente in se stessa. I versi sono endecasillabi (verso usato dai grandi poeti). Le rime sono per i primi sei versi a rima alternata (ABAB), per gli ultimi due a rima baciata (CC).
Questo si muove secondo i canoni tradizionali, articolandosi nella protasi, nell' invocazione e nella replica, anche se ci sono delle variazioni. Pur riprendendo il virgiliano "Arma virumque cano.", l'Ariosto pone al primo posto le donne: viene così espressa l'intenzione che anima il poema, che non sarà un poema cavalleresco secondo i canoni della tradizione. L'Ariosto ha intenzione di fare qualcosa di nuovo, ma allo stesso tempo continuare l'opera di Boiardo, che aveva già fuso i cicli carolingio e bretone.
I OTTAVA.
La collocazione storica è inventata, in quanto continuazione di quella dell'Orlando innamorato.
I personaggi di Agramente e Troiano sono della fantasia ariostesca, non della tradizione.
I "giovenil furori" di Agramente contrapposti al re Carlo, rappresentano il giovane che ardisce di mettersi contro l'imperatore.
Il tono epico è rinvenibile nella struttura dell'ottava, composta da un solo periodo.
Mentre nei proemi tradizionali veniva di solito invocata una divinità, la musa di Ariosto è una donna. Tutto comporta:
I) una diversa dimensione assunta dalla vita terrena nell'immaginario;
II) la diversa posizione della donna nella poesia ariostesca;
III) la diversa posizione della donne nelle scelte letterarie dell'Ariosto.
L'amore viene considerato come una forza che rende folli: Ariosto stesso si presenta come un uomo innamorato che perde l'ingegno a causa dell'amore per la sua donna.
La dedica è piena di ironia, presente nel punto in cui l'Ariosto si definisce "servo" ciò non era minimamente nella mente dell'Ariosto, e nella recusatio ("so fare poco, vi do quello che so"), in cui si sminuisce.
L'Ariosto dice che da questi amori avrà origine la stirpe estense: spiega così il perché dell'argomento, la discendenza già teorizzata dal Boiardo.
Nell'antifrasi "vostri alti pensieri", è presente l'ironia dell'Ariosto, che sottolinea come la poesia sia considerata un'attività secondaria rispetto a quella politica.
RIASSUMENDO:
Le caratteristiche del proemio:
I) materia cavalleresca abbassata di tono;
II) invocazione alla donna e non alla musa;
III) motivo economiastico:rapporti tra Ariosto e la corte;
IV) affermazione dei valori della poesia rispetto alla politica.
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