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La Musica
Il ritmo e la musica segnano ogni momento della nostra vita.
Non serve cercare conferma di questa affermazione in cose lontane da noi, basta pensare all'origine della nostra vita. Nel periodo prenatale, cullati nel grembo materno, il ritmo del cuore della mamma ci tiene costantemente compagnia.
Anche la natura offre ogni giorno suoni significativi che ci terrorizzano o che ci fanno sognare: si pensi ai rumori improvvisi e terrificanti della tempesta, con il vento che sibila tra gli alberi, la pioggia che scroscia sulla terra e il tuono che squarcia il cielo o, al contrario, al lieto cinguettio degli uccelli e al beato riso di un bambino.
Ogni cosa è musica e quindi essa, inevitabilmente, fa parte della nostra esistenza e in qualche modo dell'essenza stessa dell'uomo.
Ma ricercando tracce della musica nell'antichità, si scopre che anche nella vita degli antichi essa ricopriva un ruolo molto importante. La musica che essi praticavano era fatta di suoni della natura come il bambù, le ossa, le conchiglie, i gusci di noci, le zucche essiccate: 'Ogni oggetto che l'uomo primitivo raccoglie diviene uno strumento musicale, generatore di suono'. Per amplificare la voce e mandare richiami a distanza, gli uomini primitivi si servivano di grandi conchiglie o di trombe fatte di scorza d'albero, che furono dunque i primi strumenti a fiato; oppure battevano su tronchi cavi o su pelli tese sopra un recipiente vuoto, primi strumenti a percussione.
L'uomo primitivo incapace di interpretare la maestà della natura e intimorito da essa, considerava i suoni dei fenomeni naturali come delle voci divine; pertanto, cercando di indirizzare a proprio favore gli eventi naturali, riproduceva quei suoni utilizzandoli per riti magici e religiosi.
La musica quindi, assumeva una moltitudine di significati:
era vista come riflesso dell'equilibrio dell'universo;
era messa in relazione ai moti degli astri: i cinesi dicevano che il DO era la primavera, il RE era l'estate, il FA era l'autunno e il SOL era l'inverno;
assumeva un potere magico: nel mito di Orfeo la musica ha il potere di oltrepassare i confini tra la vita e la morte per riportare in vita Euridice;
assumeva valori matematici: con Pitagora ma anche con i cinesi. Questi ultimi avevano creato una scala basata su un ciclo di quinte ottenuto con un criterio matematico riscontrabile empiricamente tagliando una canna di bambù a determinate altezze.
A questo punto è chiaro che anche ai nostri antichi non era sconosciuta la musica e anzi che essa si sia sviluppata nelle varie civiltà, di pari passo con il linguaggio.
Ma il lungo cammino della musica attraverso i millenni ha visto uno sviluppo molto complesso: essa è stata costantemente associata alla parola e alla danza dando vita a forme sempre nuove. Il concetto di musica risale al greco mousiké, con cui si indicava in origine il complesso di arti sacre alle Muse (poesia, musica e balletto) e, più tardi, la musica in quanto arte dei suoni. Solo quando incomincia a nascere questo valore estetico della musica, si arriva a percepirla per la magnifica arte che è, nella quale l'ascoltatore, attraverso l'esperienza globale a livello di percezione sensibile e di comprensione intellettuale, accresce in sé il potenziale emotivo e fantastico e la capacità di vivere intimamente ciò che ascolta.
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