|
Appunti universita |
|
Visite: 2209 | Gradito: | [ Picolo appunti ] |
Leggi anche appunti:Pietro mascagniPIETRO MASCAGNI Nasce a Livorno nel 1863 studia nell'istituto musicale Il novecentoIL NOVECENTO Durante la dittatura fascista mentre nascevano i primi La musica MedievaleMEDIOEVO Periodo della storia europea successivo al declino dell'impero romano |
La Musica delle sfere
"Ma che suono è
questo, così intenso e armonioso, che riempie le mie orecchie?". "E' il
suono - risponde - che sull'accordo di intervalli regolari, eppure distinti
da una razionale proporzione, risulta dalla spinta e dal movimento delle
orbite stesse, e equilibrando i toni acuti con i gravi, crea accordi
uniformemente varianti; del resto, movimenti grandiosi potrebbero svolgersi
in silenzio, e la natura richiede che le due estremità risuonino , di toni
gravi l'una, acuti l'altra" Marco Tullio
Cicerone, Somnium Scipionis
Giovanni Keplero, astronomo tedesco, nel 1619 pubblicò un trattato la cui stesura lo impegnò per ben venti anni: "L'Harmonices Mundi" (l'armonia del mondo). Il suo intento era dimostrare una connessione tra le leggi del moto dei pianeti e i rapporti numerici esistenti tra gli intervalli musicali.
Sulle basi di lunghe osservazioni dei fenomeni celesti, egli cercava di dare fondamento scientifico alla teoria di "musica delle sfere", l' idea secondo la quale i pianeti ruotando intorno al Sole, producono un suono ben definito.
Ogni percezione sensibile di armonia, tra le cose che si vedono o si sentono, è frutto di una struttura matematica nascosta. L'apprezzamento istintivo della musica rivela questo fatto e serve come indizio per la scoperta dei rapporti fondamentali. I pitagorici avevano trovato che l'ottava ha origine nel rapporto di 1:2 fra la lunghezza di due corde vibranti, la quinta nel rapporto 2:3 e via dicendo. Keplero sviluppò questa idea lungo linee geometriche piuttosto che aritmetiche, come premessa alla ricerca della legge esplicativa di quanto è nascosto nella musica delle sfere .
Keplero espone in modo sistematico tutta la sua teoria sulle sfere celesti, corredandola di tavole numeriche e di partiture musicali, con le diverse note 'suonate' da ciascun pianeta. La particolare nota che viene emessa da ogni pianeta è legata al periodo dell'orbita.
Pertanto le orbite dei pianeti non possono essere accidentali ma devono seguire precisi rapporti numerici, i medesimi che regolano le leggi dell'armonia musicale, e che consentono di distinguere un accordo piacevole all'udito da uno dissonante.
Inoltre Keplero, nei suoi studi, scopre che le orbite non sono perfettamente circolari, ma ellittiche: quindi la velocità dei pianeti deve variare leggermente lungo il percorso intorno al Sole e, di conseguenza, la nota, che caratterizza il movimento di quell'orbita, deve modulare. Quello che viene creato dal movimento dei pianeti è un vero e proprio motivo musicale. L'uomo non è in grado di riconoscere tale sinfonia cosmica, non perché si tratti di una sorta di rumore di fondo che non sa più cogliere, ma perché viene percepita dall'intelletto, non dall'orecchio.
Keplero attribuiva alla sua opera "L'Harmonices Mundi" un'importanza molto grande, ma oggi questo trattato appare come un'insieme di considerazioni filosofiche e divagazioni di tipo mistico. Forse, questo scritto sarebbe stato del tutto ignorato dalla storia della scienza se non avesse contenuto al suo interno la terza legge del moto dei pianeti, la quale lega la distanza dal Sole al periodo dell'orbita.
Egli trova nella proposizione tra i periodi di rivoluzione e distanze, l'armonia così lungamente cercata ed espressa sin dal titolo del libro "L'Harmonices Mundi"; questa legge afferma che il rapporto fra i quadrati dei periodi (P1)2 / (P2)2 è uguale al rapporto fra i cubi dei semiassi (a1)3 / (a2)3, ovvero, la velocità media di un pianeta è tanto minore quanto più esso è lontano dal Sole.
Il processo che ha portato Giovanni Keplero alla formulazione delle sue tre leggi, non è stata molto facile e neanche molto breve; egli pubblicò il trattato "Astronomia nova" nel 1609, e cioè dieci anni prima del trattato "L'Harmonices Mundi". Il lavoro alla ricerca delle leggi che regolano il movimento dei pianeti attorno al Sole fu un lavoro di ben 20 anni, ma che assume una certa importanza nello studio dell'universo.
Nella prima legge Keplero descrive la forma delle traiettorie dei pianeti nel loro moto di rivoluzione intorno al Sole: " I pianeti descrivono orbite ellettiche , quasi complanari, aventi tutte fuoco comune in cui si trova il Sole".
Nella seconda legge egli si riferisce al modo nel tempo in cui l'ellittica viene percorsa: " Il raggio che unisce il centro del Sole al centro di un pianeta (raggio vettore) descrive superfici con aree uguali in intervalli di tempo uguali". Le aree sono perciò proporzionali ai tempi impiegati a percorrerle, per cui un pianeta si muove più velocemente quando è più vicino al Sole e più lentamente quando è più lontano.
Appunti su: tesi sulla musica delle sfere, I suoni che orbitano la musica, |
|
Appunti Poesia | |
Tesine Personalita | |
Lezioni Arte cultura | |