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Il canto degli armonici
Il linguaggio sonoro attraverso gli armonici è presente in numerosissime tradizioni etniche e storiche anche molto diverse e lontane tra loro. Ha trovato la sua massima espressione nello stile dei monaci tibetani, in quello dei cantori mongoli (e cattolici nel Gregoriano), nei canti rituali dei nativi americani e nei canti tradizionali islamici.
Questo particolare uso del suono è quindi tutt'oggi praticato soprattutto dalle correnti filosofiche orientali. Secondo queste ultime, gli armonici (detti anche Overtones), servono a ripulire i piani mentali ed emozionali, consentendo così un più ampio accesso al piano spirituale. Le esperienze ricercate attraverso il canto degli armonici trascendono il significato emozionale ed estetico (che pure può colpire di primo acchito), e mirano all'elevazione spirituale.
Tecnica del canto armonico e filosofia orientale
Anche se il nostro orecchio è "allenato", non siamo in grado di udire tutti gli armonici; molti superano i nostri limiti uditivi (16-16000 Hertz), per cui molti di essi 'lavorano' in modo subliminale.
Farli risuonare è solo questione di creare le condizioni giuste nel proprio corpo. Per imparare la difficile e lunga pratica del canto con gli armonici è necessario apprendere le giuste tecniche di respirazione e rilassamento, da conciliare con la continua emissione di voce. Il suono, proveniente dal ventre non deve essere interrotto. Labbra e il diaframma devono tendersi, e la voce risuonare nella testa. Attraverso il canto prolungato delle vocali e grazie al particolare uso della lingua è possibile cantare contemporaneamente alla nota di base, la fondamentale, delle note secondarie più acute, chiamate appunto armonici, che a questa si sovrappongono, sfruttando quindi le risonanze che si creano nel tratto vocale tra le corde vocali e la bocca.
Il canto attraverso gli armonici è utilizzato in molte pratiche di meditazione (come l' "OHM" nello Yoga). L'attivazione di queste frequenze sonore infatti induce a stati meditativi profondi, permette di prevenire stress, ansia e fatica e avvia un processo di purificazione.
Oggi si manifesta una riscoperta e una maggiore diffusione di questa tecnica . Ciò è dovuto all'effetto molto particolare che questi suoni producono sul "sistema uomo".
La tecnologia e la scienza utilizzano le proprietà del suono in diversi ambiti, ad esempio in campo medico con l'ecografia, nell'industria metallurgica per verificare l'integrità delle travi di acciaio ecc. Si tratta quindi di effetti fisici concreti e visibili, anche se il suono di per sé sembra innocuo ed è invisibile.
Già nella seconda metà del milleottocento si iniziarono delle ricerche che oggi sono alla base di una scienza, chiamata cimatica, che studia gli effetti del suono, in particolare delle forme che il suono produce. In effetti, è possibile collegare una membrana con sopra della sabbia molto sottile ad un altoparlante. Quando da quest'ultimo fuoriesce un suono, la sabbia si dispone secondo una determinata forma in base a frequenza e lunghezza d'onda: una stessa frequenza produce sempre la stessa forma.
Suoni gravi danno origine a forme semplici come un cerchio, poi, man mano che la frequenza si alza verso suoni via via più acuti, il cerchio aggiunge un punto all'interno, poi altri cerchi arrivando a forme molto complesse.
Da esperimenti fatti sul suono delle vocali, si è visto che in alcune lingue antiche, in particolare il sanscrito e l'ebraico, il suono della vocale produce esattamente la forma grafica con cui la vocale si scrive. Da questa osservazione si possono trarre numerose e varie riflessioni sul potere e l'energia delle parole e per estensione, sull'effetto degli antichi mantra induisti. (Mantra: parola che guarisce).
Allargando il concetto, è possibile pensarlo applicato alle cellule del corpo umano, che evidentemente reagiscono in diversi modi a seconda della qualità del suono.
Suoni armoniosi, in accordo tra loro, producono effetti benefici, di armonizzazione. Suoni dissonati, stridenti, sgraziati, producono effetti disgreganti e distruttivi.
Sono, a questo riguardo, particolarmente sensibili le cellule del cervello.
In particolare, il canto armonico produce un rilassamento generale e, agendo sulle cellule cerebrali, stimola l'integrazione dei due emisferi, induce l'attività in onde alfa (tipica degli stati di rilassamento e di meditazione), riduce i ritmi cardiaci, respiratori e metabolici
Secondo i lama tibetani, la loro musica è destinata a portare uno stato di coscienza diverso da quello dei nostri sentimenti immediati e contingenti, per farci giungere mano a mano alla percezione della vibrazione primordiale e universale.
E' necessario ricordare che la genesi del mondo per le culture arcaiche è sempre descritta da un elemento acustico, un suono nato dal Vuoto, frutto di un pensiero che fa vibrare il Nulla, e propagandosi genera lo spazio. Emerge il legame tra musica e mondo metafisico nei miti di civiltà tra loro assai differenti, ed esso è narrato con parole, metafore e simboli affini (E' il soffio vitale del Dio, un suono sprigionato dal Tao o dall'abisso primordiale, dalla singing ground - la caverna cantante-) L'origine del suono è divina e la vibrazione musicale è strumento potente di creazione e di cura fisica e spirituale.
Schopenhauer e gli armonici
Arthur Schopenhauer, filosofo molto influenzato dalla filosofia orientale, trattò largamente riguardo la musica come arte suprema e rivelazione della volontà a sé stessa. Egli afferma che la guida delle sue spiegazioni filosofiche è costituita dall''analogia' che intercorre tra musica ed idee per comprendere meglio i concetti da analizzare. Inizia, quindi, a fare una serie di esempi, o meglio di 'paralleli', tra musica e filosofia.
Dedica una sezione dell'opera il "Mondo come volontà e rappresentazione" all'analisi degli armonici, attribuendo una grande importanza al sistema armonico tonale. Infatti questo sistema costituisce la 'sostanza primaria' della sua estetica musicale, in quanto è il fulcro intorno al quale ruota la sua ricerca filosofica.
'Nei suoni più gravi dell'armonia, nel basso fondamentale, io riconosco i gradini inferiori di oggettivazione della volontà; la natura inorganica, la massa planetaria. I suoni acuti, più mobili e più fuggitivi, nascono tutti, come si sa, da vibrazioni concomitanti del suono fondamentale, ed ogni volta che si produce questo, si sentono sempre suonare leggermente.
C'è qui un'analogia con il fatto che in natura tutti i corpi e tutti gli organismi si debbono considerare come sorti dalla graduale evoluzione della massa planetaria, che ne è il sostegno e l'origine; la stessa relazione intercede fra i toni superiori ed il basso fondamentale'.
I suoni armonici, secondo Schopenhauer, hanno un'analogia con il fatto che ' in natura tutti i corpi e tutti gli organismi ' derivano originariamente ed unicamente dalla ' massa planetaria', che ne è il sostegno. Emerge quindi una concezione del mondo inteso come unico e molteplice. Questo fatto è verificabile anche nella sua concezione della volontà: essa è l'unica essenza del mondo, tuttavia si manifesta in svariati fenomeni e con gradi diversi di completezza. Ne deriva una lotta reciproca e perenne di tutti gli elementi e gli esseri del mondo; ma è anche ciò che determina l'armonia del Tutto.
Schopenhauer era consapevole che nel fenomeno dei suoni armonici è riscontrabile la nota questione dell'unione di musica e matematica. La matematica non è l'essenza della musica: essa da sola non spiega che cosa sia l'arte dei suoni. Tuttavia la matematica rimane pur sempre un elemento costitutivo della musica, così come lo sono la melodia, l'armonia ed il ritmo.
Canto e poesia
Fin dall'antichità, dal fenomeno vibratore quale la fonetica, ne è sorta un'arte: la poesia, che ha spesso coinciso con la dimensione del canto.
Quest'ultima era particolarmente intensa nella pratica greca antica del carme cantato.
La poesia infatti nasce come fenomeno musicale, come forma di canto. In essa l'attenzione era molto fonica al tipo di suono.
Vi sono alcuni tipi di lingue e scritture che imitano maggiormente l'emissione di armonici. Lo stesso greco è così affascinante dal punto di vista fonetico perché crea sonorità particolarmente musicali.
Questa attenzione musicale la possiamo ritrovare nelle opere grandiose di Omero.
Tra l'VIII ed il VII secolo a.C. gli aedi, o rapsodi, professionisti cantavano le gesta degli eroi e degli dei accompagnandosi con la lira: sui loro canti si basava l'Iliade (850 a.C. circa), riconosciuta come il primo grande poema epico della letteratura occidentale.
Il legame tra poesia e musica, in particolare, è presente in tutta la lirica greca, sia in quella solistica che in quella corale.
Purtroppo non possediamo esempi musicali anteriori al III sec. a.C; tuttavia leggendo i capolavori della lirica greca a noi pervenuti, scorgiamo riferimenti inequivocabili alla profonda connessione che univa la poesia e la musica, connessione che fa supporre un'unica genesi creativa, nonché l'intonazione melodica dei versi. (Valgano come esempi le liriche di Saffo e di Anacreonte, rispettivamente VII-VI e VI-V a.C).
Tra il VI ed il V secolo a.C. il teatro classico raccolse
la tradizione della lirica, con le tragedie di autori del calibro di Eschilo,
Sofocle ed Euripide.
La musica non era concepita
dai greci come attività indipendente, ma come nucleo principale
dell'educazione: lo stesso Platone ne sottolineò l'importanza educativa.
La dimensione del canto, capace di esaltare l'aspetto poetico, è andata spegnendosi con il tempo, e nella poesia moderna, più mentale e visiva, si è persa l'antica attenzione al suono.
Quest'ultima però, ha acquistato un ruolo predominante nella poesia decadentista.
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