SINDROME DI DOWN
Sinonimi: Trisomia 21
Nome Inglese: Down Syndrome
(DS); Trisomy 21
Frequenza: 1/700 nati vivi
Che cos'è la sindrome di Down: La Sindrome di Down (SD) è
la più frequente causa di ritardo mentale. Nota fin dal XVI° secolo ha avuto il
suo inquadramento nosologico solo nel 1866 ad opera di John Longdong Down,
l'illustre medico inglese da cui prende il nome, che ha dedicato tutta la sua
vita allo studio e alla cura dei bambini con anomalie psichiche, e che per
primo ha descritto le caratteristiche di un gruppo di bambini con ritardo
mentale e tratti orientaleggianti del viso, definendoli come affetti da
"idiozia mongoloide".
Nel 1959 J.Lejeune
e al. hanno dimostrato che la SD
dipende dalla presenza di un cromosoma in più nella coppia 21, e da allora
viene anche definita "Trisomia 21".
Data la casualità
della sua comparsa è una anomalia cromosomica congenita non ereditaria, ed è
anche la più nota e diffusa, perché la lunga sopravvivenza delle persone che ne
sono portatrici ha determinato nella società la consapevolezza della sua
presenza.
Come si manifesta: Alla nascita,
le caratteristiche fisionomiche dei bambini con SD alla nascita sono
principalmente le seguenti:
Viso rotondo con
sella nasale larga e appiattita
Occhi con taglio
delle palpebre di tipo orientale
Piega cutanea
all'angolo interno degli occhi (epicanto)
Orecchie piccole
Collo tozzo con
plica nucale abbondante e lassa
Mignoli inclinati
verso l'interno della mano (bradiclinodattilia)
Solco palmare unico
in entrambe le mani
Marcata ipotonia
muscolare
Articolazioni molto
flessibili per l'eccessiva lassità dei legamenti
Ovviamente non è
evidente alla nascita il ritardo mentale, che è ben noto a tutti come
intrinseco ai trisomici 21 e che rappresenta la caratteristica che più
preoccupa in questa sindrome. Poiché questi tratti fisionomici possono essere
presenti, in modo più o meno evidente, anche in neonati non trisomici, la
diagnosi di certezza di SD si ottiene solo dallo studio del cariotipo, che si
evidenzia eseguendo la mappa cromosomica. L'indagine, indicata anche con il
termine di analisi citogenetica, è la sola che autorizza la diagnosi di
Trisomia 21. Consiste nell'analizzare e fotografare al microscopio, con
particolari tecniche, i cromosomi di alcune cellule del sangue (in genere
linfociti), prelevate dal bambino e bloccate in mitosi, e rende possibile il
riscontro di una trisomia primaria o da traslocazione. Pertanto deve essere
eseguita subito alla nascita ogni volta che si avanza il sospetto di Trisomia
21 su base clinica, al fine di avere una certezza diagnostica
incontrovertibile. Le persone con SD non vanno a priori considerate delle
persone malate, tuttavia alcune patologie si possono manifestare con maggior
frequenza rispetto a coloro che non hanno la SD. La tabella di Allen Crocker qui riportata,
evidenzia le situazioni che meritano maggior attenzione. Un tempo, le persone
affette da SD avevano una prospettiva di vita molto inferiore, in qualità e
durata, rispetto alla media della popolazione, e la mortalità prima
dell'adolescenza era la regola, mentre la sopravvivenza in età adulta una
eccezione. Oggi la situazione è notevolmente migliorata: gli interventi per
correggere i difetti cardiaci congeniti, il trattamento delle infezioni e in
generale le cure migliori che oggi sono disponibili, permettono alle persone
Down di vivere sempre più a lungo, anche se l'aspettativa di vita è ancora
statisticamente di 10-15 anni inferiore alla media. Oggi la vita media delle
persone con SD è di 45-46 anni, con una sopravvivenza del 13% nella fascia di
età fra i 45 e i 65 anni. Si calcola che in Italia vi siano 48.000 persone con
SD, di cui circa 10.500 nella fascia di età fra 0-14 anni, 32.000 fra i 15-44 e
5000 oltre i 44 anni. Il dato che emerge da queste cifre è l'odierna
superiorità numerica delle persone adulte rispetto ai bambini, e la necessità
che ne consegue è quella del loro inserimento nella società. Non siamo quindi
più di fronte solo a piccoli bambini diversi ma felici, con una prospettiva di
vita relativamente breve, ma sempre di più il maggior numero dei trisomici 21 è
proiettato verso la vita adulta con tutto ciò che questo implica. E'importante
quindi che le persone Down, siano correttamente seguite fin dai primi mesi di
vita, perché possano sviluppare al meglio le loro capacità, essere autonome,
lavorare ed avere un vita di relazione soddisfacente. Nonostante il deficit
cognitivo e i problemi che ne conseguono, i bambini che nascono oggi con SD
hanno davanti a loro la possibilità di un'esistenza serena anche da adulti.
Le cause: Per comprendere le
cause che determinano la sindrome di Down è necessario innanzitutto sapere come
si dividono le cellule del nostro organismo. In generale, tutte le cellule si
moltiplicano per mitosi e danno origine a cellule con lo stesso patrimonio
cromosomico diploide (2n), cioè duplice. In questo processo due cromosomi
omologhi, cioè portatori dei geni che controllano gli stessi caratteri, si
accoppiano e si duplicano nella stessa cellula, poi la membrana nucleare
scompare, i cromosomi si separano e vanno a collocarsi in due cellule distinte
determinando la formazione di cellule identiche alla cellula madre originaria.
Ricordiamo che l'uomo nel nucleo delle sue cellule ha un patrimonio genetico
diploide, costituito da 46 cromosomi, 44 autosomici + 2 eterocromosomi (XX
nella femmina e XY nel maschio). Nell'uomo pertanto vi sono 23 coppie di cromosomi
omologhi. Metà del patrimonio genetico proviene dalla cellula germinale paterna
(spermatozoo) e l'altra metà dalla cellula germinale materna (ovocito).
La cellula della
linea germinale maschile (spermatogonio) e quella femminile (ovogonio) giungono
invece a maturazione mediante la meiosi dando origine a spermatozoi e ovociti
che hanno un patrimonio genetico dimezzato, aploide (n) a differenze di tutte
le altre cellule dell'organismo. Durante la prima divisione meiotica, si ha
l'accoppiamento dei cromosomi omologhi, lo scambio di materiale genetico fra i
due cromosomi (crossing-over) e la disgiunzione dei due cromosomi omologhi che
vanno a collocarsi in cellule distinte. Con la seconda divisione meiotica, che
in pratica è una mitosi, il processo di maturazione si completa. La meiosi è il
meccanismo attraverso il quale viene assicurata la variabilità genetica. Al
momento del concepimento, con la fusione delle cellule germinali maschile e
femminile, si ripristina il numero usuale di 46 cromosomi, in una combinazione
unica e irripetibile per ogni zigote, se non nei gemelli uniovulari. Nella
meiosi i passaggi in cui si possono determinare errori biologici sono:
l'appaiamento dei cromosomi omologhi, la ricombinazione, la disgiunzione, la
segregazione. Facendo riferimento agli errori più rilevanti nell'eziologia
delle varie trisomie, e della 21
in particolare, li possiamo identificare nella
non-disgiunzione o mancata separazione e nell'alterata segregazione o mancata
trasmissione di un intero cromosoma alla cellula in maturazione. Nella maggior
parte dei casi è quindi durante la meiosi, che occasionalmente si verifica
l'errore biologico che determina poi l'alterazione cromosomica. Più raramente
gli errori si verificano dopo il concepimento, cioè nel normale processo di
moltiplicazione cellulare che è la mitosi. La meiosi maschile avviene durante
la spermatogenesi con ciclo continuo dalla pubertà all'età avanzata. Nella
donna, invece, la prima divisione meiotica avviene nel corso della sua
embriogenesi, mentre la seconda divisione meiotica si verifica molti anni dopo,
al momento dell'ovulazione, quando la cellula germinale, che era stata per
lungo tempo bloccata allo stadio di meiosi I, completa in poche ore la sua
maturazione. E' stato ben documentato che, nei casi di trisomia, tutto dipende
da quanto avviene nel momento del crossing-over, cioè nella prima divisione
meiotica, e i due momenti della meiosi sono collegati, anche se avvengono a
distanza di diversi anni l'uno dall'altro. Sostanzialmente oggi si ritiene che
i cromosomi siano in qualche modo predisposti alla non-disgiunzione se non
riescono a effettuare una normale ricombinazione durante la prima divisione
meiotica, e che questa loro fragilità diventa sempre più manifesta nella donna
con l'avanzare dell'età. L'età sarebbe responsabile nel rendere meno efficaci
sia i meccanismi che cercano di contrastare la non-disgiunzione dei cromatidi
mal-ricombinati, sia le difese biologiche deputate a distruggere gli
spermatozoi, le uova e gli zigoti anormali. Nei soggetti con corredo
cromosomico normale, l'errore meiotico si ritiene comunque un evento
occasionale e non ereditario, se non in casi eccezionali.
La Sindrome di Down ha una prevalenza di circa 1 su 700-1000 gravidanze, e di
1:2000 nella popolazione generale e le sue cause,nel 92% dei casi, sono legate
ad un fenomeno di non-disgiunzione, cioè mancata separazione dei cromosomi
della coppia 21 durante la meiosi, per cui uno dei genitori nella sua cellula
riproduttiva, uovo o spermatozoo, è portatore di due cromosomi 21 invece di
uno. Di conseguenza la combinazione con l'uovo o lo spermatozoo normale
determina la formazione di uno zigote con tre cromosomi 21, uno ereditato da un
genitore e due dall'altro. Tale condizione, definita Trisomia 21 "libera" o
"primaria", si verifica spontaneamente e in modo imprevedibile, anche se è noto
il dato statistico di una maggiore frequenza legata alla più elevata età
materna, dopo il 36° anno di età. E' ben documentato che nel 75% dei casi la
trisomia origina nel corso della meiosi materna, mentre nel 25% l'errore
avviene nella maturazione meiotica della cellula germinale paterna. Per chi ha
già un figlio con SD le probabilità di avere un altro figlio Down, calcolate su
base statistica, dipendono dalle cause della trisomia e dall'età materna e
possono essere definite dal genetista in base al cariotipo del bambino con la
sindrome. Ad esempio, nel caso di trisomia 21 libera completa, l'eventualità di
ricorrenza è statisticamente pari al rischio legato all'età materna al momento del
concepimento più un 1% aggiuntivo. Questo 1% in più si "diluisce" però nel
rischio dell'età materna sopra i 30 anni e diventa irrilevante. Per cui una
donna con più di 30 anni che ha avuto una precedente gravidanza con SD non ha
un rischio aggiuntivo significativo di avere una nuova gravidanza con SD. Nel
4,8% dei casi la trisomia è la conseguenza di una traslocazione o trasferimento
di un cromosoma 21 su un altro cromosoma, in genere il 14, ma anche il 13 e lo
stesso 21, e si definisce Trisomia 21 "secondaria". Un certo numero di persone
è portatore inconsapevole, nel proprio patrimonio genetico, di una
traslocazione. In questi individui il numero e la qualità dei cromosomi sono
normali, e di conseguenza anche il loro assetto biologico, fisico e psichico,
che nel complesso definiamo fenotipo è del tutto normale. Questo tipo di
traslocazione si definisce "bilanciata" o Robertsoniana. In questo caso, anche
se non sempre, durante la meiosi l'individuo con traslocazione può produrre
cellule germinali con due cromosomi 21. Di conseguenza l'unione di questo
gamete anormale con uno normale determina la formazione di uno zigote con
Trisomia 21. In
questa circostanza, per l'elevato rischio di ricorrenza in successive
gravidanze, lo studio del cariotipo dei genitori e la consulenza genetica sono
di fondamentale importanza.
Nel 3% dei casi,
per una non-disgiunzione verificatasi solo in alcune delle cellule derivate
dallo zigote nella prima o nelle successive divisioni o, per la perdita
dell'extracromosoma 21, cioè del cromosoma in eccesso, nella prima o nelle
successive divisioni di uno zigote trisomico, si possono avere nello stesso
individuo cellule a 46 cromosomi e cellule a 47 cromosomi, in proporzione
diversa a seconda del momento in cui è intervenuto l'evento sopra indicato. In
questo caso si parla di mosaicismo. Dal punto di vista clinico, poichè in
pratica possiamo esaminare solo cellule del sangue e del tessuto connettivo, e
poco sappiamo dell'interazione dei geni fra loro e quindi sulla loro
espressività, è difficile fare previsioni sulla minore o maggiore importanza
delle manifestazioni cliniche che ne conseguono rispetto alla Trisomia
"libera", in cui le cellule sono trisomiche nella loro totalità.
Solo nello 0,2% dei
casi si riscontrano trisomie parziali. E' questa una circostanza che consegue a
situazioni molto particolari, sia familiari che di nuova insorgenza, in cui la
parte cromosomica in eccesso è solo una frazione del cromosoma 21 (DCR1),
tuttavia in grado di determinare le alterazioni caratteristiche della SD. Dal
"Progetto genoma", iniziato 15 anni fa, grazie al lavoro di numerosi gruppi di
ricerca, sono stati identificati 86 geni localizzati sul cromosoma 21, la
maggioranza dei quali è stata ormai mappata. Inoltre con uno studio dettagliato
della regione q22, che è il tratto terminale del braccio lungo del cromosoma
21, si è potuto stabilire che alcune zone sono correlate a specifiche
manifestazioni cliniche della SD. In questa regione critica si trova ad es. la
spiegazione della cardiopatia congenita e della stenosi duodenale, e anche
delle principali caratteristiche fisiche della SD, quali tratti del volto,
statura, ipotonia, alterazioni delle mani. Tuttavia non tutti i bambini con SD
presentano cardiopatia congenita o l'ancora meno frequente stenosi duodenale e,
malgrado i progressi conseguiti nelle conoscenze, molti aspetti patogenetici
sono tuttora oscuri. A spiegazione di questo fatto si sostiene oggi l'ipotesi
che sia l'intero patrimonio genetico a costituire il fattore principale delle
diverse manifestazioni individuali. In questi ultimi anni sono comparsi nella
letteratura scientifica importanti contributi relativi alla conoscenza e
all'espressione dei geni localizzati sul cromosoma 21. Vi è l'evidenza che la
trisomia e gli altri caratteri genetici familiari si influenzano
reciprocamente, per cui si hanno profonde differenze individuali nelle
caratteristiche psichiche, biologiche e fisiche dell'individuo, anche se
fondamentalmente il responsabile primo della SD è l'extracromosoma 21. In altre parole, finora
si è dato molto peso alla presenza in eccesso di questo cromosoma in sé, mentre
oggi si ritiene più probabile che i geni in triplice presenza abbiano un
effetto integrato sull'intero genoma e che, con la loro espressione,
condizionino il funzionamento di moltissimi altri geni, attivandoli o
inibendoli a seconda della costituzione genetica individuale. Sarebbe questa la
base teorica che permetterebbe di comprendere la diversità individuale e la non
prevedibilità a priori degli effetti dell'extracromosoma 21, sia per quanto
riguarda l'aspetto fenotipico in senso lato, sia per quanto riguarda il
manifestarsi o meno delle varie situazioni patologiche.
La diagnosi: La SD si può diagnosticare in
gravidanza con certezza con metodi quali la villocentesi e l'amniocentesi
(diagnosi prenatale), oppure con esami non invasivi del sangue ed ecografici
combinati, ma con un certo margine di errore. Tuttavia, la SD non si può prevenire in
quanto non sono note le modalità con cui si forma lo zigote e non siamo in
grado oggi determinare la formazione di zigoti senza difetti o di favorire
l'eliminazione spontanea di quelli che ne sono portatori, come già in gran
parte avviene naturalmente. Infatti i neonati con anomalie cromosomiche che
vedono la luce sono la punta di un iceberg, in quanto la grande maggioranza va
incontro ad abortività spontanea.
Esiste una terapia: Attualmente,
non esiste alcun trattamento in grado di risolvere radicalmente la SD. I due fattori che
permettono di ottenere uno sviluppo armonico e un buon inserimento scolastico,
sociale e lavorativo sono i regolari controlli medici ormai codificati, sia per
i bambini che per gli adulti con SD e la terapia riabilitativa fisica e
mentale. La terapia riabilitativa deve essere iniziata fin dai primi mesi di
vita e può dare risultati estremamente positivi. I primi tre anni, infatti,
sono molto significativi per quanto concerne la successiva organizzazione delle
abilità cognitive e di socializzazione delle persone Down, come dimostrato da
risultati, statisticamente significativi. Le capacità cognitive, anche degli
individui meno dotati, sono modificabili in ogni condizione di vita e
Feurestein lo ha dimostrato applicando il suo metodo che si basa appunto sulla
teoria della modificabilità cognitiva strutturale.. Infatti è dimostrato che il
bambino con SD, purché non trascurato, ma incoraggiato, stimolato e guidato con
affetto, sensibilità e comprensione, con la mediazione di genitori ed
educatori, è in grado di incrementare significativamente le sue capacità
intellettive. Sempre in primo piano vi deve essere la vigilanza del sistema
neurosensoriale. In particolare vista e udito esigono un controllo costante.
Infatti, i difetti neurosensoriali possono essere interpretati come decadimento
delle capacità intellettive e cognitive, così come un decadimento di queste
facoltà può essere misconosciuto e ritenuto solo un difetto di vista o di
udito. Sono queste le situazioni che vanno ricercate e corrette perché per
comportamenti analoghi, le cause ed i possibili interventi sono diversi. La
correzione di un difetto di vista o di udito può infatti permettere alla
persona che ne è affetta, di tornare ad inserirsi rapidamente nel suo ambiente
sociale, il deterioramento delle capacità cognitive con organi sensoriali integri,
richiederà invece strategie diverse e più complesse.