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MORBO DI ALZHEIMER
Sinonimi: Malattia di Alzheimer
Nome Inglese: Alzheimer Disease (AD)
Frequenza: 500 000 persone colpite in Italia; 6-10% oltre i 65 anni, 20% oltre gli 80 anni.
Che cos'è il Morbo di Alzheimer: La malattia di Alzheimer prende il nome da Alois Alzheimer (1864-1915), il neurologo tedesco che per primo la descrisse intorno al 1910. Si tratta di una malattia degenerativa delle cellule cerebrali che provoca demenza, cioè un declino progressivo delle funzioni intellettive e della memoria, con alterazioni della personalità e del comportamento. Le persone malate perdono progressivamente la loro autonomia, fino a diventare totalmente dipendenti dagli altri per le necessità più elementari come lavarsi, vestirsi, mangiare.
Le diverse forme del morbo di Alzheimer: Si può fare una prima importante distinzione fra le forme di Alzheimer sporadiche e quelle familiari.
Le forme sporadiche sono la maggioranza (circa il 75% dei casi): sporadico significa che la malattia colpisce un solo membro di una famiglia. Tutti casi di Alzheimer che non presentano familiarità vengono considerati come sporadici.
Nelle forme familiari (il restante 25% dei casi) più persone sono invece colpite nella stessa famiglia. Le forme familiari si possono a loro volta suddividere in:
Forma tardiva familiare (AD2): si diagnostica questa forma nelle famiglie con più casi di malattia che si manifestano dopo i 65 anni.
Forme precoci familiari (AD1, AD3, AD4): si diagnosticano queste forme nelle famiglie con più casi della malattia che si manifestano prima dei 65 anni. I sottotipi (AD, AD2, AD3) si possono distinguere solo con un test genetico (vedi più avanti).
Come si manifesta: La malattia
si manifesta prevalentemente dopo i 60 anni, anche se esistono casi molto più
rari di esordio fra i 30 e 50 anni. Costituisce un vero problema sociale:
recenti statistiche indicano che in Italia i malati sono più di 500mila e che nella
maggior parte di casi la loro cura pesa totalmente sui familiari; in oltre la
metà dei casi i familiari di persone affette dalla malattia si occupano a tempo
pieno della cura del malato. I primi sintomi della malattia sono in genere
difficili da riconoscere. Una delle prime alterazioni è la difficoltà a
ricordare gli eventi recenti. Col tempo il deficit della memoria, che
all'inizio può essere sfumato, tende a peggiorare diventando evidente e può
accompagnarsi ad alterazioni del comportamento e dell'orientamento
spazio-temporale. Possono essere presenti anche disturbi cognitivi, problemi di
linguaggio (afasia), incapacità a riconoscere persone, cose e luoghi (agnosia),
incapacità a compiere gli atti quotidiani della vita -lavarsi, vestirsi,
mangiare (aprassia)- deliri e/o allucinazioni. Man mano che la malattia
progredisce, risultano evidenti anche sintomi di tipo motorio: rigidità
muscolare, difficoltà nel camminare, tremori simili a quelli che si osservano
nel morbo di Parkinson, incontinenza. La malattia di Alzheimer e la demenza
senile non sono la stessa cosa. Anche se la malattia di Alzheimer è la causa
più frequente di demenza (il 50-70% di coloro che soffrono di demenza hanno la
malattia di Alzheimer) la demenza può essere dovuta anche ad altre patologie,
come
Le cause: Le conoscenze sui meccanismi che causano la degenerazione e la morte dei neuroni nella malattia di Alzheimer sono tutt'ora lacunose e molte ricerche sono in corso. E' noto che nelle cellule nervose delle persone malate si può riscontrare un accumulo anomalo di sostanze, solo in parte identificate, che provocano la formazione di placche e fibrille all'interno delle cellule. Una di queste sostanze è la proteina amiloide, che a sua volta deriva da una proteina normalmente presente nelle cellule cerebrali, chiamata APP (precursore della proteina amiloide). I meccanismi che portano alla formazione di questi accumuli sono ancora poco conosciuti, anche se numerose e recenti ricerche stanno facendo luce sulle altre proteine e sugli enzimi coinvolti in questo processo. Informazioni importanti sono anche arrivate dallo studio delle forme familiari di Alzheimer, per le quali sono state identificati alcuni geni che, se mutati, possono causare la malattia:
Il gene della proteina amiloide (APP), localizzato sul cromosoma 21 risulta alterato nella forma AD1. Le mutazioni dell'APP sono rare (solo circa 43 famiglie finora identificate nel mondo) e causano una malattia ad esordio precoce (35-50 anni).
Il gene della presenilina 1 (PS1) localizzato sul cromosoma 14, risulta alterato nella forma AD3. In particolare oltre 125 diverse mutazioni di questo gene sono state finora identificate in pazienti con forme familiari ad esordio precoce appartenenti a 254 famiglie, in tutto il mondo. Queste mutazioni rapppresentano la causa più comune delle forme di Alzheimer familiare ad esordio precoce (28-60 anni). (le preseniline sono proteine che hanno la funzione di tagliare la proteina amiloide, per questo un'ipotesi è che il loro alterato funzionamento potrebbe portare all'accumulo di proteina amiloide).
Il gene della presenilina 2 (PS2) localizzato sul cromosoma 1, risulta alterato nella forma AD4. Fino ad oggi solo 6 mutazioni sono state identificate in pazienti appartenenti a famiglie americane originarie dell'Europa dell'Est ed in 2 famiglie italiane. In queste famiglie l'età di esordio può essere precoce (30 anni) ma anche molto tardiva (oltre 80).
Come si trasmette: Dallo studio delle famiglie affette è stato possibile individuare le modalità di trasmissione ereditaria delle diverse forme: Le forme AD1, AD3 e AD4 (da mutazioni dei geni APP, PS1 e PS2) si ereditano con modalità autosomica dominante. Per la forma AD2 non si è ancora potuto stabilire con certezza quale sia la modalità di trasmissione ereditaria, ma si ipotizza una trasmissione di tipo autosomico dominante.
La diagnosi: Non esiste per ora alcun esame specifico per la malattia di Alzheimer. La diagnosi si basa essenzialmente sull'attento esame clinico del paziente, dei sintomi e sulla storia familiare, nel caso di forme ereditarie. Altri esami, tra cui la diagnostica per immagini (TAC, RMN), non hanno valore decisivo per la diagnosi, ma possono servire ad escludere altre cause di demenza. Per le forme è possibile confermare la diagnosi tramite l'analisi del DNA. Di recente, sia per le forme familiari che per quelle sporadiche, accanto all'esame clinico (che resta fondamentale) è stato introdotto anche un esame genetico per un particolare allele - l'allele 4 - del gene della Apolipoproteina E (APOE4). L'APOE è una proteina che si lega alla proteina amiloide e diversi studi hanno mostrato che l'allele 4 è più frequente nelle persone affette da malattia di Alzheimer rispetto a quelle sane. Si tratta comunque di una dato indicativo e che non basta da solo a definire la diagnosi: infatti, quasi la metà delle persone affette non possiede questo allele, che d'altra parte può essere presente anche in una percentuale di persone sane. Pertanto, l'esame genetico ApoE non è utilizzabile per predire il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer.
Esiste una terapia: Non esiste al momento una terapia risolutiva per questa malattia, che per ora rimane inesorabilmente progressiva. Un parziale miglioramento si ottiene con l'uso di una classe di farmaci chiamati 'inibitori della colinesterasi'. Si tratta di farmaci che hanno l'effetto di mantenere attivi più a lungo i segnali che vanno da un neurone all'altro. Questi farmaci hanno mostrato di poter rallentare anche per diversi mesi la progressione dei sintomi, in una percentuale di pazienti che va dal 20 al 40%.
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