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Le Malattie della Terza Età




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Le Malattie della Terza Età


Il Diabete Mellito

Il diabete mellito rappresenta una delle più gravi malattie che affliggono l'umanità sia per la sua frequenza, sia per la sua evoluzione nel corso dell'età umana. Questa malattia fino al 1922 era una malattia inesorabilmente letale, ma in questa data fu resa nota una delle principali scoperte di tutta la storia della medicina: Banting e Best, nel Canada, isolarono dalle cosiddette isole del pancreas una sostanza a cui fu dato il nome di insulina. Da allora la medicina acquisì la nozione più sicura e importante che riguarda il diabete. Il diabete mellito è una condizione caratterizzata da un patologico aumento della concentrazione di glucosio nel sangue. Responsabile di questo fenomeno è un difetto assoluto e relativo di insulina, ormone secreto dalle isole di Langherhans del pancreas ed indispensabile per il metabolismo degli zuccheri. Si ritiene normale la glicemia fino al valore di 110 mg/dl, i valori compresi fra 110 e 125 definiscono la condizione di alterata glicemia a digiuno. Valori di glicemia uguali o superiori a 126 mg/dl, sono sufficienti secondo l'American Diabetes Association a porre diagnosi di diabete. La vera spada di Damocle del diabete sta nel rischio che la sua patologia possa degenerare nelle "complicanze", spesso legate alla durata e al compenso metabolico. Gli organi di bersaglio sono L'occhio, il rene il sistema nervoso e il sistema cardiovascolare. Il disturbo oculare si presenta come responsabile della perdita o di una grave riduzione della vista. Altra complicanza è la nefropatia diabetica, che colpisce il rene al punto che questo organo non filtra adeguatamente le scorie del metabolismo degenerando sino al punto da richiedere il trapianto del rene. La neuropatia è invece una malattia del sistema nervoso e si presenta sotto forma di intorpidimento e formicolio degli arti, dolori tipo crampo ai polpacci con conseguente comparsa di ulcerazioni alla pianta dei piedi.


L'Arteriosclerosi

È un'alterazione vasale caratterizzata dall'accumulo di materiale lipidico, prevalentemente costituito da grassi neutri, colesterolo ed esteri di colesterolo, situato nello spessore della parete arteriosa e accompagnata da sclerosi prevalentemente intimale. Sono prevalentemente colpite le grandi arterie di tipo elastico: quindi l'aortica e le arterie polmonari con le loro principali diramazioni. I lipidi compaiono nello spessore dell'intima in forma di granuli e gocciole, ora raccolte in cellule di tipo istiocitario che assumono un aspetto schiumoso, ora liberi nella sostanza fondamentale tra le fibre elastiche collagene nell'intima. Con l'accentuarsi dell'accumulo l'alterazione si rende microscopicamente manifesta sotto forme di

piccole placche o striate giallastre che tendono a confluire tra loro e che sono elettivamente situate sulla superficie interna dell'arteria in corrispondenza degli imbocchi collaterali. Queste raccolte lipidiche vengono definite ateromi o placche ateromatose. L'arteria in preda al processo di arteriosclerosi non presenta soltanto deposizioni lipidiche, precedenti o successive a queste, ma altre importanti modificazioni. Vanno in primo luogo elencate le alterazioni degli apparati elastici, l'ispessimento connettivo elastico dell'intima, e la comparsa in corrispondenza degli ateromi di depositi calcarei (sali di calcio) che possono determinare tardivamente anche un'ossificazione locale o diffusa della parete arteriolare.

Questo tipo di malattia si aggrava con l'età.


Il Morbo di Alzheimer

Il morbo di Alzheimer è una demenza progressiva invalidante più frequente nel soggetto anziano ma che può manifestarsi anche prima dei cinquant'anni.

Prende il nome dal suo scopritore, Alois Alzheimer.

La malattia o morbo di Alzheimer è oggi definito come quel «processo degenerativo che distrugge progressivamente le cellule cerebrali, rendendo a poco a poco l'individuo che ne è affetto incapace di una vita normale». In Italia ne soffrono circa 800 mila persone, nel mondo 26,6 milioni, con una netta prevalenza di donne. Definita anche 'demenza di Alzheimer', viene appunto catalogata tra le demenze essendo un deterioramento cognitivo cronico progressivo. Le persone affette iniziano con deficit di memoria quotidiana, dimenticandosi piccole cose, poi mano a mano il deficit aumenta e la perdita della memoria arriva a colpire anche la memoria episodica retrograda. Una persona colpita dal morbo può vivere anche una decina di anni dopo la diagnosi conclamata di malattia. Col progredire della malattia le persone non solo presentano deficit di memoria, ma risultano deficitarie nelle funzioni strumentali mediate dalla corteccia associativa e possono pertanto presentare afasia, aprassia, fino a presentare disturbi neurologici e poi internistici. Pertanto i pazienti necessitano di continua assistenza personale. La malattia è dovuta a una diffusa distruzione di neuroni, causata principalmente dalla betamiloide, una proteina che depositandosi tra i neuroni agisce come una sorta di collante, inglobando placche e grovigli 'neurofibrillari'. La malattia è accompagnata da una forte diminuzione di acetilcolina nel cervello, sostanza fondamentale per la memoria ma anche per le altre facoltà intellettive. La conseguenza di queste modificazioni cerebrali è l'impossibilità per il neurone di trasmettere gli impulsi nervosi e quindi la morte.


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