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L'ALIMENTAZIONE PER LA PREVENZIONE DELLE MCV
INTRODUZIONE
Tanti fattori influiscono sul nostro comportamento alimentare: i bisogni e le voglie individuali, il benessere quotidiano, il contesto sociale, l'offerta alimentare attuale, e la pubblicità Con molti studi è stato dimostrato che l'alimentazione è un fattore che influenza nello sviluppo delle malattie cardiovascolari.
Una stile di vita sano (non fumare, una buona gestione dello stress, un aumento dell'attività fisica) e un alimentazione adeguata possono diminuire significativamente il rischio dello sviluppo o della progressione di un'arteriosclerosi.
In seguito vengono riportati alcuni gruppi di alimenti che sono importanti in relazione alle malattie cardiovascolari.
La frutta, la verdura ed i cereali integrali:
Un consumo abbondante di questi alimenti è molto importante. Essi assicurano l'apporto di fibre alimentari, sali minerali, vitamine e sostanze vegetali secondarie. Le fibre alimentari favoriscono una diminuzione dei livelli di colesterolo nel sangue. Le vitamine antiossidative (betacarotene, vitamina E, vitamina C) proteggono i grassi nell'organismo dall'ossidazione sfavorevole alla salute. L'acido folico, una vitamina del gruppo B, può abbassare livelli elevati di omocisteina nel sangue, un altro fattore individuato per l'arteriosclerosi.
I grassi e gli oli: Il tipo e la quantità dei grassi assunti con gli alimenti influenzano il livello del colesterolo e dei trigliceridi nel sangue. Una regola importante è dunque il principio di mangiare pochi grassi (i grassi dovrebbero costituire al massimo il 25-30% dell'apporto energetico totale). La diminuzione dei grassi consumati aiuta nello stesso tempo a ridurre il sovrappeso. In particolare i grassi animali e gli
alimenti ricchi in grassi animali dovrebbero essere limitati, in quanto contengono prevalentemente dei grassi saturi che innalzano il livello di colesterolo nel sangue. Inoltre dovrebbero essere limitati i grassi vegetali solidi come il grasso di cocco, di palma ed i grassi saturati che contengono spesso acidi grassi trans. Preferire oli vegetali con un elevato tenore in acidi grassi monoinsaturi (olio d'oliva e di colza).
Gli zuccheri: Da sempre, i nutrizionisti hanno suggerito di privilegiare i carboidrati complessi rispetto ai carboidrati semplici (in altre parole, gli amidi rispetto agli zuccheri) nell'alimentazione; attualmente questo criterio di scelta appare invece un po' semplicistico, e si tende invece a prestare più attenzione all'andamento del tasso di zucchero nel sangue (glicemia) dopo il consumo dei vari carboidrati. L'indice glicemico, che fornisce un'idea di questo fenomeno, e che è elevato nel caso degli alimenti rapidamente digeribili, mentre è più basso se la loro digeribilità è più lenta, è così diventato un parametro che è importante conoscere ed utilizzare.
Il pesce: Un eccezione nell'alimentazione povera di grassi costituiscono i pesci grassi come il salmone, il tonno, lo sgombero e l'aringa. Gli acidi grassi omega-3 abbondantemente presenti in questi pesci apportano una protezione ai vasi sanguigni: influenzano positivamente il metabolismo dei grassi e esercitano un effetto antinfiammatorio e anticoagulante nel sangue. Essi vanno quindi consumati regolarmente.
L'alcool: Molti studi indicano una diminuzione del rischio per le malattie cardiovascolari mediante un consumo moderato (ad esempio uno o due bicchieri di vino rosso al giorno). L'alcool favorisce però il soprappeso e comprende altri rischi per la salute, ragione per la quale il suo consumo non può essere raccomandato.
Molto spesso, chi va incontro a malattie o ad eventi traumatici a carico dell'apparato cardiovascolare, conduce uno stile di vita che l'ha già portato parallelamente a sovrappeso o ad obesità. Infatti, ipertensione, ictus, infarto del miocardio, coronariopatie, ecc, sovente originano da uno stato infiammatorio del sistema attribuibile all'aumento dei grassi circolanti, elevato colesterolo "cattivo" (LDL), ridotto livello di colesterolo "buono" (HDL), eccesso di zuccheri circolanti, tutte condizioni facilitate dal'obesità addominale.
Svolgere una regolare attività fisica di moderata intensità favorisce uno stile di vita sano, con notevoli benefici sulla salute generale della persona. L'esercizio fisico, preferibilmente di tipo aerobico, non deve essere necessariamente intenso: sono sufficienti 30 minuti di movimento (cammino, nuoto, bicicletta, ecc) al giorno, per almeno cinque volte a settimana, per godere di molti benefici e tra questi appunto la riduzione del rischio di morte per infarto o per malattie cardiache.
La sedentarietà contribuisce invece, insieme ad altri fattori di rischio, allo sviluppo di diverse malattie croniche, in particolare quelle che gravano sull'apparato cardiovascolare. Non fare movimento, infatti, contribuisce al peggioramento del metabolismo del glucosio e concorre all'aumento della pressione sanguigna e del grasso corporeo. Tutti fattori che non solo accrescono il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e, nel caso in cui già si soffra di queste patologie, ne enfatizzano gli effetti negativi.
Programmi di prevenzione e sanità pubblica
Lo sviluppo di strategie che portino a un aumento della diffusione dell'attività fisica, attraverso l'attivazione di interventi di dimostrata efficacia, è un obiettivo di sanità pubblica che può essere raggiunto solo attraverso politiche sanitarie mirate, condivisione di obiettivi e individuazione delle responsabilità. Gli effetti positivi di una diffusa attività fisica a livello di comunità sono del resto evidenti sia a livello sociale che economico. La collettività ne trae giovamento non solo in termini di riduzione dei costi della sanità pubblica, di aumento della produttività, di miglior efficienza nelle scuole, di una riduzione dell'assenteismo sul lavoro, ma registrerebbe anche un aumento della partecipazione ad attività ricreative e relazionali.
Promuovere l'attività fisica è dunque un'azione di sanità pubblica prioritaria, spesso inserita nei piani e nella programmazione sanitaria in tutto il mondo.
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