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LA PREVENZIONE
Abbiamo visto quali sono state le modificazioni che sono intervenute nella patologia; per la patologia cronico degenerativa le possibilità che il medico porti a guarigione il soggetto malato sono molto limitate se non nulle e quindi agire preventivamente ed evitare la comparsa della patologia è la maniera migliore. La prevenzione rappresenta l'arma migliore perchè abbiamo oggi la possibilità di intervento preventivo molto accresciuto rispetto al passato perchè attraverso gli studi epidemiologici siamo riusciti ad individuare i fattori di rischio e quindi possibilità di prevenzione. Inoltre nella popolazione sicuramente è maturata una coscienza, una responsabilità sul proprio stato di salute che ci fa ben sperare grazie a molti atteggiamenti, stili di vita e interventi all'educazione della salute.
In questi 2 schemi sono raffigurate le storie naturali delle malattie infettive e delle malattie cronico degenerative: per quanto riguarda le malattie infettive abbiamo un agente eziologico che rappresenta la causa necessaria e non sufficiente, un periodo di incubazione abbastanza limitato nel tempo, la manifestazione clinica se l'infezione si tramuta in malattia e le possibilità di guarigione sono molto elevate(molto raramente si muore di malattia infettiva); la cronicizzazione è una situazione che possiamo riferire soltanto a pochissime patologie infettive.
Un intervento che viene definito PREVENZIONE PRIMARIA è un intervento che si svolge nella fase "libera" della malattia, quandoil soggetto è ancora in una condizione di salute, per impedire che possa andare incontro a malattia. Questo è l'intervento fondamentale di cui oggi parleremo che riguarda essenzialmente le malattie infettive. Nella patologia cronico degenerativa invece esistono e hanno una loro importanza una serie eterogenea di fattori di rischio che agiscono in un periodo molto lungo, fase di latenza, dopo di che abbiamo una fase preclinica in cui il soggetto non presente né segni né sintomi di malattia ma il danno già si è instaurato e poi la malattia si manifesterà clinicamente per cuil'intervento terapeutico avrà soltanto la funzione di allungare la vita ma la malattia evolverà verso la morte.
Nella malattia cronico degenerativa noi abbiamo 3 possibilità di intervento attraverso la prevenzione: la
PREVENZIONE PRIMARIA che si attua nella fase libera, nel lungo periodo di latenza, la PREVENZIONE SECONDARIA che riguarda quei soggetti che hanno già un danno ma ancora non è manifesto e la PREVENZIONE TERZIARIA che mira alla riabilitazione del soggetto malato che avviene nella fase della manifestazione clinica. la prevenzione primaria viene effettuata prima del processo patologico e viene definita PREVENZIONE EZIOLOGICA- AMBIENTALE; la prevenzione secondaria serve ad evitare che il danno possa poi manifestarsi clinicamente quindi è di tipo PATOGENETICO-CLINICA; la prevenzione terziaria la definiamo PREVENZIONE RIABILITATIVA-SOCIALE per migliorare la qualità della vita di un soggetto che in ogni caso è già malato e quindi il suo inserimento nell'ambito familiare, lavorativo e sociale.
In termini epidemiologici fate attenzione a questa impostazione per centrare gli obiettivi della prevenzione. Noi parliamo di tempi per la prevenzione che sono questi che abbiamo appena detto,i bersagli sono gli individui ai quali sono rivolti gli interventi di prevenzione e gli obiettivi vediamo che sono differenti.
La prevenzione primaria è rivolta ai soggetti sani, l'obiettivo è quello di evitare nuovi casi di malattia quindi in termini epidemiologici lo traduciamo: ridurre l'incidenza.
La prevenzione secondaria è rivolta a soggetti che sono apparentemente sani ma dove il danno si è già instaurato ma il soggetto non presenta né segni né sintomi di malattia per cui non ricorre ancora al medico ma intervenendo in una fase precoce, la fase preclinica, l'obiettivo è quello di diminuire la prevalenza e quindi evitare che i soggetti possano andare a sviluppare una malattia clinicamente poi manifesta.
La prevenzione terziaria anche se utilizziamo ancora il termine prevenzione in realtà è rivolta a soggetti malati quindi con una diagnosi clinica ben definita il cui obiettivo è ridurre la prevalenza di invalidità funzionali e quindi migliorare per quanto è possibile la qualità della vita di un soggetto che comunque è malato.
Per le malattie infettive e quelle cronico-degenerative utilizziamo l'intervento di prevenzione primaria che è l'intervento fondamentale perchè l'igiene si occupa della salute e di migliorare, elevare, promuovere la condizione di salute dei soggetti. Quindi obiettivo fondamentale è quello di evitare che i soggetti sani possano andare incontro a malattia.
Gli altri 2 interventi in realtà hanno poche applicazioni nel campo delle malattie infettive perchè il periodo di incubazione è un periodo relativamente breve, tranne per l'AIDS ed altre patologie, ma in realtà l'intervento fondamentale è quello della prevenzione primaria. La prevenzione terziaria una volta aveva delle applicazioni, ad es quando la poliomielite dava quelle paralisi flaccide in cui il soggetto aveva la necessità di un percorso riabilitativo per migliorare la funzionalità. Oggi questo problema è stato superato, addirittura la poliomielite è stata eradicata in europa e nei paesi industrializzati. La prevenzione secondaria è una diagnosi precoce anticipata per cui noi possiamo anticipare la diagnosi che poi sarà consueta e quindi anticipare anche l'intervento terapeutico per ridurre la mortalità e in alcuni casi portare a guarigione il soggetto. I bersagli sono riferiti alle persone ma anche all'ambiente e all'agente. Gli obiettivi sono specifici quindi riguardano la patologia infettiva e quella non infettiva. Per le malattie infettive noi conosciamo la storia naturale di ognuna di loro per cui parliamo di una prevenzione specifica per quella determinata malattia. Non è così per la patologia cronico-degenerativa e quelle malattie in cui non è nota la storia naturale e quindi gli interventi di prevenzione hanno sempre la loro validità ma vengono effettuati in maniera più generica. I tempi della prevenzione sono i momenti in cui si attua l'intervento preventivo in rapporto alla storia naturale della malattia.
PREVENZIONE DELLE MALATTIE INFETTIVE
Gli obiettivi possono essere diversi e possono essere anche molto ambiziosi. Parliamo di ERADICAZIONE di una mal infettiva quando riusciamo ad eliminare dal mondo un microorganismo. L'eradicazione mondiale è stata dichiarata dall'OMS alla fine degli anni 70 per il vaiolo. Esso è stato una mal infettiva che ha flagellato l'umanità per secoli. Dal 1979 non esistono in tutto il nostro pianeta casi vaiolo. Il virus è patogeno solo per l'uomo; è stato eradicato e sono stati conservati in 2 distinti laboratori, uno a Mosca e uno negli USA i virus che venivano utilizzati per la preparazione del vaccino. Nel 2004 l'OMS ha dichiarato eradicata, come eradicazione regionale e non mondiale, la poliomielite nell'europa negli USA e in Giappone. L'obiettivo è quello di arrivare all'eradicazione mondiale della poliomielite attraverso la vaccinazione; ci sono dei territori dove la malattia è presente, Africa Afghanistan, e c'è anche un movimento contrario alla vaccinazione nei confronti degli americani. In Italia nel 1958 c'è stata un'epidemia con 8500 casi di poliomielite e da allora in poi cn la vaccinazione di 2 distinti vaccini la malattia è stata eradicata e la paralisi poliomielitica è una paralisi invalidante per tutta la vita. L'eradicazione sicuramente è un obiettivo molto ambizioso ma che si può raggiungere per quelle malattie che sono sostenute da microorganismi patogeni esclusivi per l'uomo e per le quali esiste una vaccinazione efficace e sicura quindi in un tempo futuro gli obiettivi man mano si appuntano e si arriverà nei paesi industrializzati all'eliminazione di morbillo, rosolia, epatite B e tante altre dove non ci sono serbatoi. L'obiettivo successivo è quello dell'ELIMINAZIONE: estinzione di una malattia attraverso l'immunizzazione estensiva. In Italia è stata eliminata la difterite e si è in via di eliminazione per altre patologie. Quando non abbiamo mezzi a disposizione efficaci come vaccini o non esistono serbatoi animali, catene di contagio molto complesse come quella eterogenea-eteronima, l'obiettivo è quello di contenere quindi ridurre i casi di malattia. Quindi il contenimento è l'obiettivo minimo, l'eliminazione è quello più grande per l'eradicazione della malattia.
TIPI DI INTERVENTO(vale per tutte le malattie infettive)
Abbiamo individuato una triade importantissima nel determinismo della malattia infettiva che si rifà alle caratteristiche dell'agente eziologico, a quelle dell'ambiente e all'individuo recettivo. Le modalità di intervento possono riguardare la sorgente di infezione, cioè l'uomo malato o portatore che elimina i microorganismi e il nostro primo obiettivo è quello di individuare questa sorgente di infezione e così prendere nei confronti di essa tutte le misure contumaciali e le misure di disinfezione che sono importanti x circoscrivere e annullare la possibilità che questo individuo contagi altri individui.
Un secondo tipo di intervento (questi interventi di solito si effettuano contemporaneamente) è interrompere le catene di trasmissione. Questa interruzione si riferisce all'ambiente, cioè i microorganismi eliminati dalla sorgente di infezione si ritrovano nell'ambiente attraverso interventi che vengono definiti di sanificazione ambientale per impedire che esso possa contenere microorganismi e quindi possibilità di trasmissione tra individui sani interrompendo le catene di trasmissione.
Il terzo intervento è quello di aumentare le resistenze specifiche dell'individuo sano attraverso l'intervento di immunoprofilassi per evitare che il microorganismo se è riuscito a sopravvivere a questo tipo di intervento pervenuto all'individuo sano possa contagiare.
Cosa significa scoprire e inattivare la sorgente di infezione? Il primo atto medico da cui prendono avvio poi questa serie di misure di prevenzione è la notifica(o notificazione obbligatoria) per cui il sogg malato viene subito identificato anche in caso di sospetto clinico ed è stata revisionata nel 1988. le malattie soggette a notificazione obbligatoria prima erano 73, oggi sono 47, suddivise in 5 classi ed ogni classe segue un flusso informatico differente. Nella prima sono incluse quelle malattie per le quali è prevista una segnalazione immediata o perchè sono soggette a regolamento internazionale, per es il colera, la febbre gialla o quella emorragica; vi sono alcune malattie che sono state definite eliminate, come la difterite, eradicate, come la poliomielite o alcune malattie ad elevata letalità. Entro le 12 ore devono essere comunicate al ministero della salute e poi lo comunicherà all'OMS.
Nella seconda classe sono comprese una serie di malattie che sono enteriche, sono ad elevata frequenza ma sono anche "passibili" di intervento e di prevenzione. Tra queste: epatiti virali, febbre tifoide, leishamaniosi
Nella terza classe sono comprese quelle malattie per le quali sono richieste particolari documentazioni:AIDS, lebbra, malaria,tubercolosi.
Poi abbiamo una quarta classe dove la segnalazione all'unità sanitaria locale va fatta quando queste malattie si manifestano in forma di epidemia come le tossinfezioni alimentari e poi una quinta classe che comprende le zoonosi.
La notifica ha un duplice scopo: da una parte mette in atto una serie di misure che poi vedremo quali sono che servono ad impedire che il sogg malato possa diffondere il microorganismo, dall'altra la utilizziamo a fini statistici. Abbiamo detto degli studi descrittivi parlando delle fonti dei dati che alcuni dati come quelli ISTAT oltre che di mortalità e natalità sono riferiti anche alle malattie infettive e questi sono dati che vengono raccolti poi dall'ISTAT, elaborati e restituiti.
Le misure contumaciali sono di isolamento per quelle malattie che prevedono l'isolamento che potrà essere fiduciario cioè effettuato a casa del malato quando l'autorità sanitaria locale si rende conto che ci sono le possibilità per poter assistere il malato; poi abbiamo un isolamento domiciliare che si verifica in casi eccezionali; un isolamento ospedaliero per tutte quelle malattie infettive che esistono nelle aziende ospedaliere; isolamento inverso è invece effettuato da quei sogg ke hanno subìto dei trapianti e devono essere dal personale oppure il personale può seguirlo con opportune precauzioni.
Poi abbiamo interventi che sono riferiti ai contatti, cioè coloro che sono stati a contatto con un malato (in passato si parlava di contumacia,in realtà questo allontanamento viene effettuato per tutto il periodo della malattia o quando si inizia una terapia antibiotica che porta alla sterilizzazione della sorgente di infezione, e poi abbiamo la sorveglianza sanitaria cioè il malato dovrà essere libero in tutti i suoi movimenti ma dovrà sottostare a questa sorveglianza sanitaria per il periodo di incubazione della malattia per verificare l'insorgenza.
BONIFICA DELL'AMBIENTE: prevede un adeguato approvvigionamento idrico, misure importanti per il controllo delle malattie a trasmissione oro-fecale, prevede una raccolta e un trattamento dei liquami, la protezione delle fonti di approvvigionamento idrico e il controllo degli alimenti. Ci sono poi interventi sugli ambienti che servono per es a dichiarare le abitazioni mal sane.
INTERVENTI CHE RIGUARDANO LA SANIFICAZIONE
Cosa intendiamo con il termine di asepsi, antisepsi, disinfezione, sterilizzazione, disinfestazione?
ASEPSI:insieme di norme atte ad impedire che su un substrato possano intervenire microorganismi. Queste norme vengono utilizzate in alcuni settori alimentari, dalle industrie farmaceutiche, nelle strutture sanitarie e negli ospedali.
Quando noi parliamo di riduzione del livello di contaminazione microbica in fase vegetativa su materiale inerte parliamo di disinfezione mentre su tessuti viventi parliamo di antisepsi. L'ANTISEPSI è molto importante per la decontaminazione della cute che si effettua in una pratica iniettiva. Non può essere utilizzato come disnfettante l'alcol etilico e il tempo è 1-2 minuti. È importante il tempo di azione perchè quando noi dobbiamo fare una pratica iniettiva ci stiamo 1-2 secondi. Parliamo dell'igiene delle mani che sono un veicolo di trasmissione molto importante. La cute delle mani è interessata da 2 popolazioni microbiche: flora residente(stafilococchi, corynebatteri) e flora residente che perviene sulle mani quando siamo a contatto con materiali o individui contaminati ed è costituita da germi patogeni che sulla cute non sopravvivono più di 24 ore ma in 24 ore avremo tutto il tempo per trasmettere questo tipo di microorganismi patogeni. L'igiene delle mani comprende: il lavaggio sociale(nell'igiene personale) e ha lo scopo di eliminare microorganismi occasionali con sapone liquido. Quando parliamo di operatori sanitari invece dobbiamo parlare di lavaggio antisettico che ha lo scopo di eliminare la totalità di microorganismi occasionali e ridurre il numero di microorganismi residenti e lo si effettua con un detergente associato a un disinfettante(clorexidina) e questa azione deve durare almeno 1-2 minuti, dopo di che si passa al risciacquo e un'asciugatura con carta. Poi abbiamo il lavaggio chirurgico perchè ha lo scopo di eliminare completamente i microorganismi occasionali e di rimuovere il più possibile quelli residenti dalla punta delle dita fin tutto l'avambraccio fin sopra il gomito e si effettua anche questo in un detergente più disinfettante(esaclorofene), risciacquo, lavaggio ancora di 2 minuti, risciacquo e asciugatura.
Per quanto riguarda la sanificazione ambientale c'è una parte che riguarda la pulizia vera e propria (che si deve studiare sul libroper coloro che ce l'hanno!!!)
DISINFEZIONE:eliminare ovvero uccidere i microorganismi.
Il termine di STERILIZZAZIONE invece vuol dire eliminare ogni forma vivente, microorganismi patogeni e non, come i saprofiti ambientali, comprese le spore che sono le forme resistenti e quindi più difficili da eliminare. Quindi noi definiamo un materiale sterile un materiale che non contiene nessuna forma microbica. Con il termine di DISINFESTAZIONE indichiamo l'eliminazione dei vettori, quindi insetti, ratti, e abbiamo a disposizione diversi disinfettanti a seconda di quelli che vogliamo eliminare.
Per quanto riguarda la disinfezione essa ha l'obiettivo di eliminare tutti i germi patogeni. In natura vi sono degli agenti naturali di disinfezione che hanno un ruolo importante come la luce solare,che nel bacillo tubercolare la frazione ultravioletta della luce solare svolge un ruolo importante, è molto sensibile; oppure la temperatura: sappiamo che i microorganismi patogeni hanno una temp di sviluppo prossima ai 37 gradi; poi abbiamo l'essiccamento che provoca un danno al protoplasma batterico e danneggia altri microorganismi.
Utilizziamo per la disinfezione degli agenti fisici e degli agenti chimici ma prima di parlare di questo vediamo come può essere effettuata la disinfezione. Si parla di disinfezione occasionale o estemporanea, si effettua nel momento in cui vi è la necessità di annullare il rischio di trasmissione della malattia che si può effettuare nelle scuole nelle caserme quando si verifica una caso di malattie infettive. Se si verifica un caso di meningite meningococcica allora la disinfezione non ha molto significato se non quello di rasserenare gli animi dei genitori perchè sappiamo che il microorganismo eliminato all'esterno va incontro ad autolisi e muore, mentre se si verifica un caso di epatite virale o tbc allora ha un significato e deve essere realizzata con determinati disinfettanti. Poi abbiamo un intervento di disinfezione continua che si effettua nella stanza dove soggiorna il malato e dipende dal tipo di malattia infettiva; e poi una disinfezione terminale che si effettua quando il malato abbandona la stanza quindi si fa una disinfezione non soltanto su tutti quegli agenti che sono stati a contatto con il malato ma anche sull'aria e sull'ambiente quindi abbiamo una bonifica totale. La disinfezione periodica è quella che si fa nelle scuole che non ha nessun significato se non quello di dare qualche giorno di vacanza (com'è spiritosa la prof!) perchè basterebbe effettuare una pulizia a fondo utilizzando delle candeggine a base di ipoclorito di sodio.
Fra gli agenti di disinfezione abbiamo il calore sotto forma di calore umido e il calore secco e una serie di sostanze chimiche.
Vediamo quali sono i requisiti dei disinfettanti. La disinfezione dev'essere efficace ed efficiente: efficace significa che deve eliminare il rischio infettivo ed efficiente cioè che deve rispondere a tutta una serie di requisiti che comprendono innanzitutto l'attività germicida, deve avere un ampio spettro d'azione sia verso i gram + che quelli -, deve avere una rapida azione e persistenza nel tempo, dev'essere innocuo e avere un buon potere di penetrazione, deve agire anche in presenza di sostanze organiche perchè molti disinfettanti quando li usiamo vengono spesso inattivati, non deve avere azioni irritate, dev'essere manegevole, e poi deve avere anche un costo contenuto. Poi ci sono dei fattori che condizionano l'azione dei disinfettanti e degli antisettici che si rifanno alla concentrazione minima inibente in cui facendo concentrazioni scalari si arriva ad individuare una concentrazione che è in grado di distruggere i microorganismi. Questi 2 parametri funzionano in maniera inversa nel senso che aumentando la concentrazione noi possiamo diminuire il tempo di contatto, viceversa utilizzando una concentrazione più bassa possiamo aumentare il tempo di contatto. Quando mi riferisco al tempo di contatto è importante rispettare quei tempi. Poi è importante conoscere anche la carica microbica; se siamo in presenza di un substrato in cui è presente una carica microbica elevata allora la concentrazione del disinfettante dovrà essere maggiore, se sono presenti delle sostanze in grado di inattivare la natura del materiale perchè molti disinfettanti possono danneggiare il materiale.
Fondamentale è la specie microbica: dobbiamo conoscere quali sono i livelli di resistenza dei microorganismi. Il livello di resistenza maggiore lo presentano le spore. Fra i batteri non sporigeni il bacillo tubercolare è il più resistente. I batteri hanno dei siti di attacco per il disinfettante al contrario dei virus che hanno invece il capside e il pericapside e quindi sono più resistenti ai disinfettanti.
I fattori che influenzano l'efficacia di un disinfettante sono fattori relativi al microorganismo che abbiamo appena detto, le diverse specie e anche la carica microbica. Fattori relativi al disinfettante: la concentrazione del disinfettante, la stabilità(la scadenza va rispettata perchè andare oltre significa che perdono la funzione). Attraverso inchieste epidemiologiche si è potuto individuare il disinfettante come veicolo di trasmissione nelle infezioni ospedaliere, per es pseudomonas aeruginosa resiste all'azione dei disinfettanti.
Fattori relativi all'ambiente: la temperatura, il ph, la concentrazione idrogenionica
Livello di attività dei disinfettanti: aumentando la concentrazione del tempo di contatto un disinfettante alla fine può svolgere un'azione sterilizzante. La glutaraldeide e il perossido di idrogeno sono ad elevata attività, invece hanno un'attività intermedia l'alcol etilico, i composti al cloro o allo iodio; un livello basso, quindi vengono usati come detergenti, è occupato dai sali dell'ammonio.
Come agiscono i disinfettanti? I virus hanno pochi siti di attacco quindi si ha solo la denaturazione delle proteine del capside mentre sui batteri vi sono molte azioni:coagulazione, ossidazione, inattivazione, alterazione dello stato colloidale del protoplasma
Per ogni disinfettante bisogna conoscere le modalità di azione, le concentrazioni, i tempi di contatto.
STERILIZZAZIONE: intervento che mira ad eliminare ogni forma vivente e la possiamo realizzare con mezzi meccanici, fisici o chimici. I mezzi meccanici sono rappresentati dalla diffrazione. Ci sono in alcuni laboratori di ricerca alcuni liquidi che non possono essere sottoposti all'azione del calore dei disinfettanti per cui vengono filtrati attraverso una membrana di porosità di 0.2 micron che riesce a trattenere tutti i microorganismi quindi ne viene fuori un liquido sterile. Il mezzo fisico più utilizzato è il calore sotto forma di calore umido e sotto forma di calore secco ma sono anche utilizzati i raggi ultravioletti e le radiazioni gamma. Tra i mezzi chimici abbiamo l'ossido di etilene, i gas-plasma e l'acido peracetico. Il calore sotto forma di calore secco può essere utilizzato come fiamma viva, incenerimento quando non vogliamo recuperare il materiale eliminando il rischio infettivo o sotto forma di aria calda che però ha uno scarso potere di penetrazione quindi per potere raggiungere l'effetto della sterilizzazione dobbiamo utilizzare l'aria calda sotto forma di calore secco in quelle stufe chiamate "stufe Pasteur" che sono degli armadi con una doppia parete dove attraverso una resistenza elettrica si fa riscaldare l'aria con temperature olto elevate160 gradi per 2 ore o 180 per 30 minuti. Si utilizzano in quei laboratori dove si devono sterilizzare vetri o oggetti metallici ma non sono più utilizzate perchè non abbiamo la possibilità di controllo e di convalida del processo di sterilizzazione. Quello che si utilizza maggiormente è il calore umido sotto pressione nelle autoclavi dove si raggiungono le temperature e i tempi di contatto che sono inferiori rispetto alle stufe a secco e a quelle Pasteur perchè il calore umido ha un potere di penetrazione molto più elevato rispetto all'aria calda. Le temperature sono di 121 gradi ad1 atmosfera per 15-30 minuti, 115 per 30 minuti o possiamo raggiungere temperature ancora più elevate diminuendo la pressione quindi i 3 fattori sono la temperatura, la pressione e il tempo di contatto. Qua abbiamo la possibilità di verificare se il processo di sterilizzazione è stato effettuato correttamente.
Il calore umido agisce cougulando e denaturando le proteine enzimatiche strutturali. La conducibilità termica dell'acqua e del vapore è superiore a quella dell'aria calda, tutte le calorie necessarie per trasformare l'acqua in aria calda vengono poi cedute e quindi il vapore scinde il calore di condensazione. Bisogna usare una serie di accorgimenti che sono: non ammassare troppo materiale perchè altrimenti non siamo certi che il vapore possa raggiungere tutti i siti dell'autoclave, e la verifica si potrà fare con mezzi fisici chimici o biologici. Quelli che si utilizza maggiormente sono i mezzi chimici, mentre i mezzi biologici sono le spore. Altri mezzi fisici per alcuni materiali come le siringhe monouso sono le radiazioni gamma, cioè radiazioni ionizzanti; oppure raggi ultravioletti che agiscono attraverso la denaturazione del DNA batterico per sterilizzare l'aria o alcuni ambienti.
Fattori che influenzano il calore come agente sterilizzante: il tipo di microorganismo, la temperatura del ciclo di sterilizzazione e poi il numero di microorganismi o spore.
Fra gli agenti chimici possiamo utilizzare l'ossido di etilene come agente sterilizzante per tutti quegli strumenti in cui non è possibile sterilizzare con autoclave perchè le temperature con cui si utilizzano sono molto elevate quindi porterebbero ad una denaturazione del materiale.
Oggi si utilizza molto in ospedale la sterilizzazione con gas-plasma dove si raggiungono temperature relativamente basse non superando i 56 gradi. Il gas-plasma è una nube reattiva di particelle cariche sotto forma di radicali liberi e serve per sterilizzare strumenti sensibili. Al termine del processo, a differenza dell'ossido di etilene nessun residuo tossico rimane nei materiali trattati. (la prof ci invita a studiare tutte le precauzioni di ogni mezzo)
Abbiamo una suddivisione dei presidi medico-chirurgici: presidi critici, semicritici e non critici. Sono definiti critici quei dispositivi medici che entrano in contatto con cavità sterili; semicritici,e quindi con un rischio intermedio, quei dispositivi che sono i prodotti dell'organismo che sono in contatto con soluzioni di continuo o con le mucose; non critici quelli che invece hanno un rischio minimo.
Come agenti sterilizzanti possiamo utilizzare la glutaraldeide e l'acido peracetico. La prima agisce anche come disinfettante ad alto livello ma ha alcuni aspetti sfavorevoli che sono il potere limitante e possibile formazione di biofilm.
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