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L'assunzione di droghe in gravidanza
1 Teratogenesi
La teratogenesi corrisponde ad un'alterazione dello sviluppo morfologico o funzionale di uno o più organi o sistemi conseguente ad un'esposizione ambientale avvenuta in epoca prenatale: è in realtà il risultato di un'interazione tra fattori ambientali e predisposizione genetica in cui i geni coinvolti sono probabilmente multipli.
Le conseguenze della tossicità delle sostanze di abuso sono diverse in funzione della specificità di azione della sostanza, della posologia e dell'eventuale interazione tra le varie sostanze contemporaneamente assunte. Il danno provocato dalle droghe in gravidanza dipende inoltre dal periodo critico di esposizione del prodotto del concepimento ad esse (vedi Tab. 3.2).
STADI DELLO SVILUPPO |
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Epoca del danno |
Tipo di danno |
Stadio pre-embrionale (o fase blastemica)
dal 14° giorno al 32° giorno dall'ultima mestruazione |
aborto riparazione totale In questa fase l'effetto è tutto o nulla. Infatti i diversi blastomeri, da cui è composto l'embrione in questa fase, sono tra loro intercambiabili perchè non ancora differenziati. E' necessario quindi che un numero molto cospicuo di essi venga danneggiato e perso affinchè l'embrione ne risenta e quando ciò si verifica la conseguenza è in genere la peggiore: la morte embrionale. |
Stadio embrionale (o organogenesi)
dal 33° giorno al 70° giorno di gestazione |
morte embrionale o aborto anomalie morfologiche (malformazioni congenite) ritardo di sviluppo e crescita E' questo il periodo più a rischio poichè è in questa fase che si ha uno spiccato aumento delle cellule (iperplasia cellulare) e ciò espone maggiormente gli organi al rischio di complicazioni e malformazioni. |
Stadio fetale
dal 71° giorno fino al parto |
sofferenza fetale anomalie di accrescimento Durante il periodo fetale viene messa a punto l'organizzazione istologica e funzionale degli organi formati durante il precedente periodo embrionale e si realizza la massima crescita del prodotto del concepimento con un incremento del peso pari a 400 volte. Durante questo periodo, essendo completata l'organogenesi, l'esposizione ad agenti xenobiotici non è in grado di indurre gravi malformazioni, ma induce danni di tipo funzionale, soprattutto a livello del sistema nervoso che compie in questo periodo i processi importanti per il suo sviluppo. |
Tabella 3.2 Effetti delle sostanze tossiche in relazione allo stadio di sviluppo. |
Le sostanze tossiche possono inoltre interferire con i complicati meccanismi del travaglio e del parto e provocare allungamenti, ritardi o vere distocie con gravi conseguenze sul nascituro, soprattutto di natura neurologica.
Dai dati della letteratura clinica si ricava che l'esposizione prenatale a sostanze di abuso non è correlata solo con alterazioni strutturali e somatiche, nella maggior parte evidenti alla nascita o poco dopo, ma si estende anche a disturbi funzionali e anomalie comportamentali che possono manifestarsi anche ad anni di distanza dalla nascita.
La neuroteratogenesi viene definita come un danno morfologico e funzionale del Sistema Nervoso Centrale che deriva dall'esposizione ad agenti chimici, biologici o fisici
La teratologia comportamentale è quel settore che studia gli effetti dell'esposizione a potenziali agenti tossici sullo sviluppo del comportamento
La maggior parte degli organi si sviluppa entro l'undicesima settimana di gestazione, cioè durante il periodo embrionale: fa eccezione il sistema nervoso centrale che ha un'organogenesi che si protrae dal concepimento ai primi anni di vita post-natale: questo lo rende particolarmente suscettibile all'effetto delle sostanze neurotossiche.
Inoltre mentre nell'adulto, dove il sistema nervoso centrale è protetto dalla presenza di una barriera fisica (la scatola cranica) e chimica (la barriera ematoencefalica), gli insulti neurotossici colpiscono prevalentemente il sistema nervoso periferico, nel feto e nel neonato, dove il sistema nervoso centrale è molto vulnerabile, la neurotossicità si esplica principalmente a livello centrale.
2 Passaggio della barriera ematoplacentare
In passato si riteneva che non fosse possibile il passaggio transplacentare delle sostanze assunte dalla madre in gravidanza e pertanto il prodotto del concepimento veniva erroneamente considerato protetto; in realtà quasi tutte le sostanze sono in grado di attraversare la placenta e, a meno che non vengano alterate o metabolizzate durante tale passaggio, raggiungono il compartimento fetale.
Il passaggio della barriera ematoplacentare da parte delle varie sostanze d'abuso avviene attraverso gli stessi meccanismi di trasporto implicati nell'assicurare al compartimento embriofetale i vari nutrienti e quindi in funzione delle caratteristiche fisico-chimiche, così come avviene per glucosio, amminoacidi e lipidi. Visto che la superficie di scambio a livello placentare è rappresentata da una membrana lipidica, le molecole liposolubili, di basso peso molecolare (fino a 600 Dalton) e non ionizzate riescono a raggiungere il versante fetale più rapidamente rispetto alle molecole idrosolubili, di alto peso molecolare e ionizzate
Esistono diverse variabili che condizionano la capacità di trasporto delle sostanze stupefacenti a livello placentare:
concentrazione plasmatica della sostanza
via di assunzione della sostanza: la via parenterale e inalatoria consentono a una maggiore quantità di sostanza di raggiungere il feto rispetto alla via orale e sottocutanea in quanto viene evitata la tappa metabolica epatica;
equilibrio acido-base materno: influenza il grado di ionizzazione della droga presente nel sangue per cui uno stato di acidosi aumenta la concentrazione della quota libera di sostanza nel sangue materno e quindi anche nel compartimento fetale;
legame con le proteine plasmatiche: influenza la quantità di droga libera disciolta nel plasma in grado di attraversare il filtro placentare liberamente
periodo della gravidanza: in genere vi è una riduzione della concentrazione plasmatica materna della droga nell'ultimo periodo di gravidanza per l'aumento del volume ematico e l'aumentata clearance totale secondaria all'incremento della perfusione renale materna;
caratteristiche della placenta: flusso di sangue agli spazi intervillosi e ai capillari fetali, estensione della superficie di scambio, proprietà delle membrane interposte tra capillari fetali e sangue materno, espressione di proteine di trasporto, metabolismo della sostanza durante il passaggio.
3 Distribuzione nel compartimento fetale
Gli effetti sul feto delle sostanze assunte dalla madre in gravidanza non dipendono solo dalla quantità di sostanza che raggiunge il feto, ma anche dalla sua distribuzione nella circolazione embriofetale e negli organi bersaglio. Di conseguenza gli effetti della tossicodipendenza materna sul prodotto del concepimento dipendono anche da alcune caratteristiche fetali (vedi Tab. 3.3).
Distribuzione |
Avvenuto il passaggio e raggiunto il compartimento fetale una quota di sangue derivante dalla placenta, attraverso la vena ombelicale, raggiunge il fegato fetale, dove viene metabolizzata, seppur lentamente, e in un secondo momento raggiunge la vena cava inferiore tramite il sistema delle vene sopraepatiche; un'altra frazione di sangue, quantitativamente variabile, grazie al dotto di Aranzio, raggiunge direttamente la vena cava inferiore. La relativa distribuzione attraverso queste due vie condiziona la quantità di sostanza che, immodificata, raggiunge le sezioni destre del cuore e quindi, attraverso le comunicazioni esistenti a livello del forame ovale e dotto di Botallo, il sistema nervoso centrale del feto, dove la possibilità di passaggio delle sostanze di abuso dipende dalla permeabilità della barriera ematoencefalica e dalla densità e distribuzione di recettori e sistemi di trasporto specifici. |
Metabolismo epatico |
Il fegato fetale umano possiede la capacità di catabolizzare vari composti tra cui le droghe e l'alcol, tale capacità è comunque inferiore rispetto a quella presente nella madre e rimane tale fino alla nascita. Di conseguenza la concentrazione fetale delle droghe è sempre maggiore rispetto a quella materna e le sostanze che richiedono una degradazione epatica (cocaina, oppioidi, alcol) vanno incontro a un processo di progressivo accumulo fetale e presentano di conseguenza una durata di azione maggiore. Esistono inoltre evidenze che il metabolismo epatico venga influenzato, anche nel feto come nella madre, da numerosi farmaci e sostanze chimiche: il fenobarbital ha un effetto stimolante mentre l'etanolo ha dato risultati contrastanti, sia di stimolazione che di inibizione degli enzimi ossidativi epatici; di conseguenza la contemporanea assunzione di più sostanze può influire sulla velocità ed entità di degradazione delle varie droghe. |
Eliminazione renale |
L'immaturità del rene fetale comporta un ritardo nell'escrezione della sostanza una volta che questa è stata metabolizzata. |
Legame con le proteine plasmatiche |
La concentrazione di albumina fetale è un altro fattore importante in quanto in grado di influire sulla quota di sostanza libera presente a livello plasmatico. Dato che la concentrazione di albumina materna è inferiore a quella fetale, la capacità legante del plasma fetale è maggiore e di conseguenza le varie sostanze si concentrano nel compartimento fetale, una volta attraversata la placenta. |
Tabella 3.3 Farmacocinetica fetale. |
4 Conseguenze dell'abuso di sostanze in gravidanza
Gli effetti tossici sul feto della sostanze di abuso sono dovuti a due meccanismi principali, indiretto e diretto.
Alterazione dell'omeostasi materna e creazione di un ambiente sfavorevole per lo sviluppo fetale.
Passaggio della barriera ematoplacentare e accumulo nei tessuti fetali con conseguente tossicità diretta sul prodotto del concepimento.
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