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LA MUSICOTERAPIA COME STRUMENTO TERAPEUTICO DEL DISAGIO SENILE
La Musicoterapia è l'uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo,melodia e armonia) da parte di un musicoterapeuta con un individuo o un gruppo, per favorire la comunicazione, la relazione, l'apprendimento, la motricità, l'espressione, l'organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive.
La Musicoterapia mira a sviluppare le funzioni potenziali e/o residue dell'individuo in modo tale che il paziente o la paziente possano meglio realizzare l'integrazione intra e interpersonale e migliorare la qualità della loro vita grazie ad un processo preventivo, riabilitativo o terapeutico: l'individuo affronta la terapia per arrivare ad una maggiore comprensione di sé e del mondo intorno a lui, e ottenere un più adeguato adattamento alla società.
Come membro della squadra terapeutica il musicoterapeuta professionista prende parte all'analisi dei problemi dell'individuo e alla formulazione degli obiettivi del piano generale di trattamento, prima di elaborare specifiche attività musicali.
I principi sui quali si fonda la Musicoterapia vanno ricercati agli albori della storia dell'uomo. Ogni popolo ha organizzato manifestazioni musicali che confermano il potere della musica di influire sulle emozioni dell'essere umano.
La nascita della Musicoterapia come disciplina specifica si può far
risalire agli inizi del secolo. Agli inizi del 1900, in qualche zona
dell'America e dell'Europa, furono inviati negli ospedali molti musicisti per
"alleviare" le sofferenze dei pazienti e "sostenerne" il morale. Più tardi
negli Stati Uniti si sperimentarono i primi interventi di terapia con la musica
con gruppi di reduci della seconda guerra mondiale.
Queste esperienze portarono al moltiplicarsi di tecniche musicoterapeutiche e
poi di vere metodologie ed al nascere di pionieri in molti Stati tra cui, oltre
agli Stati Uniti, il Regno Unito, il Belgio, l'Italia, la Svezia, la Danimarca,
la Francia, l'Argentina.
Già dal suo nascere come disciplina, la musicoterapia ha visto due posizioni differenti: in genere, medici e psichiatri la fanno rientrare all'interno delle terapie psicanalitiche rifacendosi alle teorie di Rolando Benenzon in Argentina e Edith Lecourt in Francia; i musicisti si avvicinano alla terapia, includendo nei loro studi elementi di psicologia e pedagogia musicale, avendo come punto di riferimento le esperienze di Juliette Alvin in Gran Bretagna, di Paul Nordoff e Clive Robbins negli Stati Uniti e, recentemente, di Giulia Cremaschi Trovesi in Italia.
Ancora oggi nei Paesi anglosassoni e in gran parte dell'Europa predomina l'impostazione Alvin-Nordoff-Robbins-Cremaschi mentre nella maggioranza dei Paesi latini quella di Benenzon.
La linea Benenzon-Lecourt promuove la figura del musicoterapista attraverso l'istituzione di corsi appositi triennali, in cui è richiesta una conoscenza musicale di base unita al diploma di scuola media secondaria. I concetti base sono quelli della psicanalisi. Si parla di "somministrazione" di brani musicali preregistrati e/o si utilizzano strumenti musicali quali quelli a percussione e qualche idiofono.
La linea Alvin-Nordoff-Robbins-Cremaschi si serve del mondo dei suoni per contattare il mondo interiore dell'altro che viene portato a scoprire le proprie potenzialità onde poter operare i cambiamenti necessari.
Il paziente è parte attiva della terapia di crescita.
La musica si fa "improvvisazione clinica", cioè linguaggio sonoro duttile che si sviluppa attimo dopo attimo sulla base dell'osservazione attenta e continua di ogni singolo paziente che, a sua volta, vive l'esperienza ad un tale livello emozionale da essere in grado di trasferirla nella dimensione quotidiana.
I principi base di questa linea di pensiero, comuni alle tre metodologie menzionate, sono: improvvisazione clinica; uso del pianoforte; uso di strumenti musicali a corde, a percussione e a fiato; dialogo sonoro; visione dell'uomo secondo la concezione della psicologia umanistico-esistenziale.
La formazione del musicoterapeuta in tal
senso richiede una cultura di base (scuola media superiore) unita a competenze
musicali solide (diploma di studi musicali) e riguarda i seguenti aspetti:
conoscenze teoriche di carattere medico-psicologico; formazione psicologica
personale; supervisione; tirocinio pratico; approfondimento delle conoscenze
musicali; studio specifico
del suono in relazione all'improvvisazione clinica.
L'uso della musicoterapia con anziani come rapporto terapeutico rassicura, rasserena, risveglia abitudini, attiva l'espressione di emozioni, facilita l'attenzione, la coordinazione dei movimenti, l'uso della parola
E' solitamente proprio nelle strutture residenziali che i pazienti geriatrici hanno l'opportunità di iniziare un percorso preventivo/terapeutico con la musica, che diventa aiuto e sostegno psicologico per l'anziano, che spesso vive il ricovero con forte disagio fisico ed emotivo. L'ingresso in istituto rappresenta un momento di forte cambiamento delle condizioni ambientali (abbandono della propria casa e del proprio paese), affettive (si lasciano parenti, amici e conoscenti) e comportamentali (mutano a volte radicalmente le abitudini quotidiane). Studi e ricerche sostengono che l'istituzionalizzazione può determinare l'insorgere o l'accentuazione di disturbi emotivi, un'accellerazione dell'involuzione intellettiva, un impoverimento della vita emozionale dell'anziano che vive in istituto, minore creatività, minore chiarezza percettiva, minore capacità di reazione agli stimoli che agiscono sull'affettività, una tendenza verso la passività e l'inattività, autosvalutazione, sentimenti di apatia e di perdita di speranza o incompletezza, manifestazioni di disagio psicofisico che spesso sfocia in una forte depressione senile, caratterizzata da disturbi dell'umore (tristezza, pessimismo, mancanza di stima in se stessi), e da inibizione psicomotoria accompagnata da senso di grande stanchezza e ansia, alle quali si aggiungono disturbi somatici. Per contrastare il decadimento in questi ultimi anni nelle strutture residenziali per anziani tra i programmi animativi e preventivi/terapeutici che si stanno attivando, la musicoterapia dà aiuto espressivo e comunicativo all'anziano sofferente, per perseguire i seguenti obiettivi:
movimento e rilassamento: la musica è uno stimolo fisico che aiuta il rilassamento e la distensione muscolare; essa costituisce un supporto ed una spinta per la mobilizzazione attiva;
socializzazione: la musica, come attività sociale, agisce sul piano della prevenzione, facilita la comunicazione; consente l'integrazione del gruppo, la partecipazione e lo stabilirsi di legami interpersonali, il rinforzo dell'identità del singolo, l'emergere di sentimenti positivi originati dalla sensazione di appartenenza;
ricreazione (aspetto ludico): la musica può essere fonte di gioia e di divertimento; essa dà un piacere momentaneo che non richiede sforzo di apprendimento né implica preparazione;
gratificazione (aspetto animativo): l'influenza di un clima musicale incoraggia visibilmente l'attività generale, l'espressività e la creatività, aumentando la considerazione di se stessi e l'autostima;
aiuto alla memoria (terapia della reminescenza): la musica fa rivivere momenti del passato, rende presenti situazioni connotate in senso emotivo, soprattutto i periodi felici della vita, e aiuta a ristrutturare la nozione del tempo; attraverso l'uso di canzoni e musiche accettate e riconosciute si stimolano i ricordi e le associazioni;
apprendimento: la musica facilita l'apprendimento secondo due modalità principali:
- il
riapprendimento di una destrezza perduta o menomata in seguito a malattie o
traumi
- l'apprendimento di nuove competenze per compensare quelle
perdute o menomate
contatto con la realtà: la musica aiuta gli
anziani a stabilire e mantenere durante gli incontri brevi momenti di contatto
con la realtà; la scansione settimanale degli incontri, ad esempio, aiuta a
ristrutturare e riorientare la sensazione del tempo
sostegno e rinforzo psicologico: la musica dà sollievo alla
propria ansia e consente all'anziano di allentare l'attenzione su se stesso e i
suoi disturbi, allontanando pensieri negativi e atteggiamenti di compatimento
proiezione (liberazione di emozioni e di tensioni psichiche): la
musica può essere un mezzo proiettivo che stimola le libere associazioni e
produce la liberazione delle emozioni e dei contenuti inconsci, aiutando
l'espressione e la canalizzazione delle pulsioni interne disturbanti; la musica
può essere uno strumento proiettivo di induzione e di suggestione, finalizzato
ad un cambiamento terapeutico.
L'anziano, anche
quello che non ha ricevuto un'educazione musicale, ha una competenza esperienziale
in tutto quello che concerne il campo sonoro-musicale: la conoscenza di canti,
il ricordo di eventi sonori per lui significativi, le pratiche sociali inerenti
la musica come il ballo, le serenate, i cantastorie, gli strumenti
musicali. Questo bagaglio sonoro-musicale che l'anziano si porta dentro,
che parla della sua storia, del suo vissuto, della sua cultura diventa
materiale su cui lavora il musicoterapeuta. La musicoterapia lavora
sulle parti sane dell'anziano e suo obiettivo primario è quello di valorizzare
tutte le potenzialità residue; la musica diventa così un mezzo per
'prendersi cura' degli anziani troppo nostalgicamente legati al
passato e quindi incapaci di vivere un presente proiettato nel futuro, e degli
anziani che presentano problemi di depressione, aiutandoli ad accettare il
proprio processo di invecchiamento e/o ad elaborare un lutto.
All'interno dell'istituto con la pratica corale, una delle attività principali
dell'intervento musicoterapeutico, si realizzano momenti di socializzazione e
d'informazione culturale. Cantare vecchie canzoni o anche solo brevi frasi crea
un'atmosfera gioiosa e distesa, grazie alla quale l'anziano si diverte, si
rende più disponibile nei confronti degli altri e partecipa attivamente
all'attività di gruppo. Cantare in gruppo rappresenta un'esperienza comunitaria
capace di far dimenticare la routine quotidiana, di distogliere la mente da
tristi preoccupazioni. Cantare fa bene all'apparato respiratorio e a
quello digestivo e può influire positivamente sullo stato generale di salute;
si aiuterà dunque l'ospite a prendere atto
della propria respirazione, alla base
della produzione canora, e a coprire il tono
muscolare (teso/rilassato) ad essa
corrispondente. Spesso il canto è finalizzato al recupero della 'memoria
sonora': il canto è il linguaggio degli affetti, delle emozioni.
Associare al canto la narrazione, la reminescenza e la conseguente
verbalizzazione è un modo che consente alle persone di far luce e di
ricostruire la propria vita passata, ma anche presente e futura. L'ascolto di
musica semplice può inserirsi nella routine quotidiana, rendendo diversa la
giornata. L'ascolto è utilizzato non solo come mezzo di distrazione, ma come
momento importante per riavviare l'anziano ad una percezione attenta e globale,
per l'attivazione delle funzioni
cerebrali, poiché è un'azione complessa che coinvolge non solo la componente
affettiva della persona ma anche quella razionale. E' dimostrato che l'ascolto
della musica con un atteggiamento prevalentemente dominato dall'emotività
provoca un netto aumento dell'attività cerebrale nell'emisfero di destra,
mentre un ascolto di tipo analitico-interpretativo, che si accompagna alla
lettura dello spartito, produce un aumento della funzionalità a livello dell'emisfero
di sinistra.
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