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Si chiamano cibi
geneticamente modificati (Ogm), fanno parte dell'alimentazione umana da una
decina d'anni e sono un vero e proprio pomo della discordia. Per la prima volta
in agricoltura, il miglioramento di una pianta non avviene attraverso i metodi
tradizionali, ma inserendo direttamente nel Dna un gene che può appartenere a
un'altra specie, per ottenere, per esempio, la resistenza ai parassiti o una
maggiore produttività. I vantaggi sulla carta sono grandi: tra questi, la
possibilità di creare semi che resistano in ambienti aridi o che producano
farmaci o che riducano l'uso di erbicidi, ma i rischi di tanti cambiamenti
genetici in un lasso di tempo molto breve fa temere per la salute umana e per
l'ambiente. Il dibattito, aperto e accesissimo, è influenzato dalla
consapevolezza che molta ricerca è in mano alle multinazionali biotecnologiche
o dalla tendenza contraria di alcuni gruppi sociali a demonizzare la nuova
tecnologia, rigettando anche quello che può venirne di buono. Il consumatore,
vera parte in causa, è confuso e poco informato. Abbiamo raccolto opinioni
opposte e la posizione della Chiesa. Cominciamo dai contrari, con l'articolo di
Jeffrey Smith.
In uno studio dei primi anni '90, alcuni ratti erano stati nutriti con pomodori
geneticamente modificati. I ratti si rifiutarono di mangiarli. Allora furono
nutriti a forza. Molti di loro svilupparono lesioni allo stomaco e sette su
quaranta morirono in due settimane. Gli scienziati della Food and drug
administration (Fda), agenzia di controllo statunitense per il cibo e le
medicine, che avevano preso in visione lo studio, dichiararono che esso non
forniva una dimostrazione relativamente certa di innocuità. In effetti, gli
scienziati dell'agenzia avvisarono che i cibi geneticamente modificati (Ogm)
avrebbero potuto creare allergie impreviste, tossine, malattie resistenti agli
antibiotici e problemi nutrizionali.
Documenti interni alla Fda, resi pubblici in occasione di un'azione legale,
rivelano che gli scienziati fecero pressioni sui loro superiori per richiedere
test di sicurezza a lungo termine, in grado di cogliere effetti collaterali
difficili da individuare al momento. Ma gli scienziati non potevano decidere la
linea politica. Michael Taylor, invece, lo poteva fare.
Costui, prima di diventare vice commissario alla politica della Fda, era un
avvocato esterno del gigante biotecnologico Monsanto. In seguito divenne
vicepresidente della Monsanto stessa. Una volta insediatosi alla Fda, egli
ignorò le preoccupazioni degli scienziati e attuò una politica che escludeva
qualsiasi richiesta di studi di sicurezza. Anzi, se le industrie del cibo
geneticamente modificato affermavano che i loro prodotti erano sicuri,
l'agenzia non faceva altre domande. Il pomodoro geneticamente modificato fu
approvato nel 1994.
Nessuno ha mai studiato l'impatto degli Ogm sulla salute umana. Non ci sono
studi circa i possibili effetti sul sistema immunitario, digestivo, nervoso,
endocrino, riproduttivo; né si ha alcuna idea di che cosa succederà alle
generazioni future. Non è in corso nemmeno un monitoraggio sulla popolazione
che attualmente sta mangiando questi cibi. Molti americani li mangiano tutti i
giorni. Ma ci vorranno anni o decenni per sapere se essi stanno creando
problemi alla loro salute e per individuare con certezza la causa di questi
problemi.
Quella strana
epidemia Un'epidemia dei
primi anni '80 fornisce un esempio agghiacciante. Un aminoacido usato nella
cura di insonnia e depressione, l'L-triptofano, era stato creato attraverso
modificazione genetica. No-nostante contenesse solo piccole tracce di
contaminanti, causò una nuova malattia. Morirono 100 americani e altri 5-10
mila accusarono sintomi gravissimi e invalidità, diversi da individuo a
individuo. L'unica cosa che i medici capirono è che si trattava di un'epidemia
perché aveva tre essenziali caratteristiche: era rara, acuta e agiva in fretta.
Persino allora a momenti si rischiò di non individuarne la causa. Per di più la
Fda aveva cercato di nascondere informazioni all'opinione pubblica e al
Congresso, nell'apparente tentativo di proteggere l'industria biotecnologica.
Gli esperti criticano spesso gli studi di sicurezza condotti dall'industria
biotech: li trovano superficiali e fatti apposta per non individuare i
problemi. Purtroppo, gli scienziati che danno voce a questa critica e quelli
che hanno scoperto prove incriminanti sono stati minacciati, degradati o
addirittura licenziati. Altri non hanno più ricevuto fondi per la ricerca o
diritti di possesso. Per esempio, uno studio finanziato dal governo inglese
dimostrò che i ratti nutriti con patate geneticamente modificate (Gm) avevano
sviluppato una crescita di cellule potenzialmente pre-cancerose, danni al
sistema immunitario, parziale atrofia del fegato; mentre cervello, fegato e
testicoli erano meno sviluppati. Quando lo scienziato che aveva condotto la
ricerca rese pubbliche la sue preoccupazioni al prestigioso Rowett Institute di
Aberdeen in Scozia - in cui lavorava da trentacinque anni - tutti lo trattarono
come un eroe. Per due giorni. Poi, il direttore dell'istituto ricevette due
telefonate dall'ufficio del Primo ministro. Il giorno dopo, lo scienziato fu
licenziato di brutto, messo a tacere sotto la minaccia di un'azione legale e il
suo gruppo di ricerca, di venti membri, fu smantellato.
Anche se il pomodoro Gm è stato tolto dal mercato, milioni di acri di soia,
mais, canola (olio di colza modificato) e cotone hanno geni estranei nel loro
Dna. I nuovi geni permettono al raccolto di sopravvivere agli erbicidi, creare
il proprio pesticida o entrambe le cose. Gli studi sugli animali, gli unici a
portata di mano, suggeriscono con sempre maggiore evidenza che questi cibi non
sono sicuri.
Gli effetti sugli
animali I ratti nutriti con
mais Gm hanno problemi di formazione delle cellule del sangue. Quelli nutriti a
soia Gm hanno problemi di formazione delle cellule del fegato mentre il fegato
dei ratti nutriti con canola Gm è più pesante. Venticinque allevatori del
Midwest, negli Stati Uniti, si sono lamentati perché quando nutrono i loro
maiali con mais Gm, gli animali sviluppano false gravidanze o sterilità. Mucche
nutrite con mais Gm in Germania sono morte misteriosamente. I polli nutriti a
mais Gm hanno avuto una mortalità due volte superiore rispetto ai polli nutriti
a mais naturale.
Con l'introduzione della soia genetica in Inghilterra, le allergie alla soia
sono cresciute del 50 per cento. Non c'è bisogno di test di follow-up per
capire che la causa è l'ingegneria genetica. E purtroppo la manipolazione dei
geni può far scoppiare allergie in molti modi.
Finora c'è stato solo uno studio sulla nutrizione umana. Ha mostrato che il
gene inserito nella soia, insieme al suo promotore (materiale genetico che
viene inserito nel nuovo gene per attivare il trasferimento nel Dna ospite), si
è trasferito spontaneamente dal cibo al Dna dei batteri dell'intestino. Il
promotore è attaccato al gene inserito ed è in grado di attivarlo in modo
permanente. Ovviamente le industrie biotech dichiarano il contrario, ma la
ricerca su questo promotore suggerisce che esso può arbitrariamente attivare
altri geni nel Dna e in modo permanente. Ciò potrebbe far esplodere allergie,
aumentare la produzione di tossine, scatenare il cancro o antinutrienti (cioè
sostanze in grado di ostacolare l'assorbimento di sali minerali e vitamine, e
di inibire l'azione degli enzimi digestivi). In teoria il promotore potrebbe
persino riattivate virus dormienti nel Dna o generare mutazioni. Il promotore
potrebbe avere questi effetti nel mais Gm o nei batteri del nostro intestino
dove va a finire. Risultati preliminari hanno dimostrato che c'è traccia del
promotore negli organi dei ratti, dopo appena un solo pasto con cibi Gm. Ma
nessuno ha voluto verificare se esso si è trasferito anche negli organi umani,
mettendo a rischio il nostro stesso Dna.
Mais Gm sulle nostre
tavole?
L'Unione europea sta subendo un'intensa pressione da parte degli Stati Uniti
(gli Usa hanno intentato un ricorso al Wto, l'organizzazione mondiale del
commercio, ritenendosi lesi economicamente, e a loro avviso per motivi
ingiustificati, dal rifiuto europeo agli Ogm) affinché accetti i prodotti
geneticamente modificati. Molti pensano che questa è la ragione per cui gli
europei di recente hanno approvato una varietà Gm di mais dolce in scatola. Il
mais contiene un gene che produce il pesticida Bt, adatto a questo tipo di
mais. Se tale gene si trasferisse nel nostro intestino, come è successo con il
gene della soia, potrebbe trasformare la nostra flora intestinale in una
produttrice vivente di pesticida. Creato dal nostro stesso intestino o inalato
dai pollini di un campo, il pesticida Bt potrebbe essere tossico o allergenico.
Ci sono già alcune evidenze: topi nutriti con Bt hanno sviluppato risposte
immunitarie uguali a quelle create dalle tossine del colera e una crescita
anormale di cellule nel loro intestino tenue, mentre la loro suscettibilità
alle allergie è cresciuta. Contadini esposti al Bt hanno manifestato reazioni
cutanee e, nel loro sangue, i test hanno rilevato anticorpi. Trentanove
filippini che vivevano ai margini di un campo di mais Bt hanno accusato
reazioni cutanee, intestinali e respiratorie durante l'impollinazione. Test
preliminari del sangue hanno rilevato una risposta immunitaria al Bt.
Molti raccolti Gm sono stati modificati con geni resistenti agli antibiotici.
L'Organizzazione mondiale della sanità e altre organizzazioni in tutto il mondo
hanno manifestato la loro preoccupazione riguardo alla possibilità che tale
resistenza agli antibiotici possa essere trasferita ai batteri patogeni dentro
il nostro intestino. Temono che ciò possa scatenare nuove e potenti malattie,
resistenti agli antibiotici. L'industria biotecnologia cerca di fugare queste
paure dicendo che il Dna di questi cibi viene completamente distrutto durante
la digestione. Per cui, a loro avviso, nessun trasferimento di geni è
possibile. Lo studio sulla nutrizione umana, sopra citato, pubblicato nel
febbraio del 2004, smentisce questa affermazione che già prima non aveva alcuna
base.
Agli inizi degli anni '90, i dirigenti della Monsanto affermavano che il futuro
ideale del colosso biotecnologico era quello di modificare geneticamente e
brevettare in 15-20 anni il 100 per cento della fornitura di sementi nel mondo.
I consulenti lavorarono dietro le quinte per creare la strategia e le tattiche
per arrivare a quel risultato. Documenti trapelati da Monsanto rivelano che la
loro strategia include la capacità d'infiltrarsi nelle commissioni scientifiche
e nelle agenzie che stabiliscono le regole a livello mondiale. Cosa che è di
fatto successa in tutto il mondo con l'approvazione degli Ogm, senza adeguati
test di sicurezza.
Quando gli scienziati della Fda espressero dubbi su un prodotto Monsanto,
furono silurati, declassati, costretti alle dimissioni. Scienziati canadesi
hanno testimoniato di esser stati minacciati dai superiori. Con una tangente di
1 o 2 milioni di dollari da parte di Monsanto, documenti importanti sparivano
da armadietti chiusi a chiave. Un professore dell'Università della California a
Berkeley disse che un ufficiale del governo messicano l'aveva minacciato dicendogli:
Sappiamo dove vanno a scuola i tuoi figli. Voleva fargli bloccare la
pubblicazione di informazioni incriminanti. In Italia, rapporti che si
supponevano indipendenti appartenevano in realtà ad autori che ricevevano fondi
dall'industria biotecnologia.
I piani della Monsanto di modificare geneticamente il cibo del mondo sono stati
guastati dai consumatori. Gli studi dimostrano che più la gente è informata
sugli Ogm, meno si fida. L'ignoranza di molti consumatori americani è di fatto
la forza dell'industria biotecnologica. Molti di loro credono di non aver mai
mangiato cibo Gm in tutta la loro vita. In Europa la stampa è stata molto più
sensibile e ha informato sui possibili rischi, provocando la risposta dei
consumatori. È arrivato il momento che il consumatore sappia di più e chieda di
più. Il cibo Gm cacciato dalla porta sta rientrando dalla finestra, per esempio
con i mangimi dati agli animali, anche quando contengono bassi livelli di
contaminazione. Oppure attraverso additivi geneticamente modificati come
l'aspartame, usato come dolcificante nelle diete ipocaloriche. Non è saggio
aspettare che si scateni un'emergenza sanitaria per proteggere il consumatore.
I consumatori italiani, che sono un esempio mondiale per amore e rispetto del
cibo, possono essere i primi a esigere che nessun cibo geneticamente modificato
entri nel Paese.
L'ALTRA
CAMPANA -
Ogm? Una grande risorsa
Intervista al professor Francesco Salamini dell'Università statale di
Milano, tra i maggiori esperti di biotecnologie agroalimentari in Italia.
Msa. La diffidenza degli europei verso gli Ogm si basa sulla paura che essi
siano rischiosi per la salute e per l'ambiente. Preoccupazioni fondate?
Salamini. Le nostre democrazie delegano i loro poteri a istituzioni che si
prendono cura dei diversi aspetti della vita civile. Nel caso degli Ogm, ci
sono commissioni del ministero della Salute cui partecipano anche il ministero
dell'Agricoltura e quello dell'Ambiente, che hanno il compito di accertare che
le nuove varietà non siano nocive. Ci sono inoltre regolamentazioni della
comunità europea. Se una varietà Ogm passa il vaglio di queste complicate
procedure, perché dovremmo ritenerla insicura?
Evidentemente, all'opinione pubblica non basta.
La questione Ogm, come tutte le questioni umane, si basa sul costo-beneficio.
Quanti salgono in macchina sapendo che in Italia muoiono in incidenti stradali
7 mila persone l'anno? Evidentemente il beneficio è più grande del rischio. E
comunque ci sarà sempre qualcuno che non userà la macchina per motivi etici,
religiosi, politici o ideologici. L'opinione pubblica giudica senza conoscere,
e avere una conoscenza adeguata con tecnologie così avanzate è quasi
impossibile.
Eppure la preoccupazione riguarda un aspetto tecnico: che il miglioramento
delle piante non è fatto con tecnologie tradizionali, ma con un trasferimento
di geni da una specie all'altra.
L'evoluzione degli organismi vegetali non è mai avvenuta in modo lineare. Cioè
non c'era prima un ceppo comune e originario da cui poi sono derivate le
famiglie, i generi, le specie. Ma l'evoluzione è avvenuta a rete, cioè una
specie si è unita a un'altra e ha dato il via a un'altra specie ancora. Il
regno vegetale ha conosciuto quindi, durante la sua evoluzione, una grandissima
commistione di geni. Eppure, questo rimescolamento non ha mai prodotto mostri.
Quindi quando si mescola il Dna di piante diverse si ritiene che questa sia
un'esperienza che evolutivamente ci è già stata.
E se il gene è un batterio?
Ogni essere vivente ha alla base la stessa molecola informativa: il Dna. Ciò fa
in modo che il Dna di una specie possa saldarsi a quello di un'altra e che si
comporti più o meno come predetto. È ovvio che ci vogliono controlli perché un
gene innocuo in un organismo potrebbe essere tossico in un altro.
Altro timore è che la ricerca sia in mano delle multinazionali.
Tutti gli schieramenti politici nazionali e internazionali hanno fatto di tutto
per destatalizzare l'economia e passarla ai privati. Ora ci si lamenta perché i
privati possono fare cose cattive. È compito dello Stato controllare. Queste
tecnologie sono rivolte soprattutto all'aumento della produzione agraria.
Se lei dà del pane a chi muore di fame, pensa che questi le chiederà chi ha
prodotto quel cibo? Una tecnologia che produce di più e meglio non è comunque
positiva?
E se poi questa cosa diventasse un danno irrimediabile per l'umanità? Ci sono
studi sull'uomo a lungo termine?
Gli americani sono 280 milioni di persone e li mangiano tutti i giorni da dieci
anni senza conseguenze.
Ogm: un pericolo o un'opportunità?
Ogm; un'opportunità o un pericolo? Risposta difficilissima. Al momento non esistono studi ed esperienze tali che possano dirimere senza equivoci la questione. I lavori sono in corso. E fervono soprattutto nelle industrie del settore, che da una diffusione di questi prodotti, opportunamente brevettati, si aspettano affari d'oro. Per cui è legittimo il sospetto che si imbocchino scorciatoie per raggiungere più rapidamente l'appetitoso obiettivo, cioè che non si sottopongano in via preliminare i nuovi prodotti, come sollecitava anche Giovanni Paolo II, a rigorosi controlli scientifici ed etici, per garantire che non diano origine a disastri per la salute dell'uomo e per il futuro della terra. Ma le piante geneticamente modificate possono essere anche un'opportunità soprattutto nell'alleviare i problemi della fame nel mondo? Alcuni ne sono convinti, a patto che la loro vendita non sia monopolizzata dalle multinazionali. Tra questi, i membri dell'Accademia pontificia delle scienze che in un loro studio affermano che non c'è niente di intrinseco alla modificazione genetica delle piante che renda i prodotti da esse derivati insicuri. Modificazioni sono sempre avvenute nel corso dei secoli, spontanee o indotte. È necessario, tuttavia, che queste vengano considerate correttamente e analizzate individualmente per verificare se sono davvero sicure. E a eseguire analisi non devono essere solo le aziende interessate, ma anche i governi e organismi non coinvolti. I risultati poi resi noti e la presenza di Ogm nei cibi sempre chiaramente indicata per consentire ai consumatori di sceglierli o rifiutarli.
Un nuovo studio della
Royal Society inglese confermerebbe le perplessità sulla pericolosità degli ogm
per l'ambiente. La ricerca è stata voluta dal governo inglese proprio per
rispondere in modo autorevole e basato su dati precisi, alle pressioni sempre
più insistenti di un'opinione pubblica sempre più dubbiosa.
Le analisi sono state fatte direttamente in campo, e sono durate tre anni.
Quelle precedenti erano state effettuate solo in laboratorio e per questo
criticate per la loro attendibilità. Il risultato: le coltivazioni modificate
geneticamente per diventare tolleranti ai diserbanti, ridurrebbero la
biodiversità naturale, ancor più di quanto non facciano le loro parenti
convenzionali. Lo studio sottolinea parallelamente l'importanza delle
cosiddette erbacce, le comuni piante infestanti, perché forniscono un
contributo importante al mantenimento degli ecosistemi naturali adiacenti a
quelli agricoli.
Esame severo. Circa 60 campi sono stati seminati con bietola, mais e
colza. Ognuno di essi è stato diviso: una metà è stata seminata con sementi
tradizionali, l'altra con una varietà ogm resistente a diserbanti largamente
impiegati in agricoltura. Al termine del periodo in esame, si è notato che il
numero di infestanti (semi e massa vegetale) si era ridotto considerevolmente,
con l'unica eccezione dei campi di mais. Il campo di granoturco ogm però è
stato confrontato con un campo un cui è stato usato un erbicida molto
aggressivo, l'atrazina, recentemente messo al bando in Europa. Considerevoli
anche gli effetti sugli invertebrati che abitano il suolo. Attualmente nessuna
coltivazione transgenica può essere coltivata per ragioni commerciali in
Europa, a meno che non ottenga un permesso dopo che sia stata dimostrata la sua
innocuità per la salute umana e dell'ambiente.
Il governo degli Stati Uniti autorizza la vendita del primo pomodoro transgenico, dando avvio all'era degli OGM (organismi geneticamente modificati). Tutto nacque quando, nel 1987, una società californiana di biotecnologie scoprì che nel pomodoro esiste un gene responsabile della sua morbidezza, produttore di una proteina che rende il vegetale deteriorabile subito dopo la sua maturazione. I ricercatori della società allora decisero di inserire nel pomodoro un gene che impedisse alla proteina ammorbidente di "lavorare". Questo tipo di innesto genetico è stato negli anni allargato ad altri prodotti di consumo come la soia, il mais e le patate. Nei Paesi anglosassoni e in Giappone i cibi transegenici sono più diffusi che in Europa.
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