Fratture della
mandibola
Nella mandibola, così come in tutte la altre ossa, vi sono dei punti di debolezza che in caso
di trauma rendono più fragile la
mandibola, fornendo una certa protezione
delle strutture nobili poste
più
cranialmente
e che pertanto, in
caso
trauma, vengono maggiormente
protette mediante la
frattura
delle strutture sottostanti
es. la frattura del processo articolare
fa si che il trauma non comporti
una
lesione delle strutture della
fossa cranica media). Questo
tipo di
fratture
si classificano in
parziali
e totali. Le
totali
si distinguono in funzione dei muscoli poiché la loro posizione condiziona lo spostamento. Per le fratture retro dentali bisogna operare poiché
se mancano
i denti, i frammenti potrebbero ritrovarsi
per tutto
l'arco mandibolare. Una
delle diagnosi per la frattura infrageniene consiste nel
far stringere una matita tra i denti del paziente, e in tal caso la
parte
fratturata
risale mentre la
parte intatta
rimane
nella sua
posizione. Le fratture della mandibola possono essere dirette ed
indirette e vengono classificate
in: fratture
del
processo coronoide: frattura
passante attraverso il
processo coronoide della mandibola, che
si presenta
con apertura
dolorosa della bocca, limitazione dei movimenti mandibolari, deviazione della mandibola verso il lato della frattura durante l'apertura della bocca, trisma. Fratture del ramo
della mandibola: sono poste tra
l'angolo e la base del processo coronoide, che
si presentano con
asimmetria facciale, limitazione dei movimenti con
apertura dolorosa della bocca, spesso
associati a
trisma, con possibile parestesia
del
labbro e del mento per lesione del nervo alveolare inferiore. Fratture dell'angolo della
mandibola: interessano la superficie superiore
del corpo della mandibola fino all'angolo
mandibolare e si presentano con asimmetria facciale crepitazione,
grave limitazione dei movimenti di escursione mandibolare con apertura dolorosa, spesso trisma, possibile
mobilità
dei
denti
contigui alla frattura e possibile
parestesia
del
labbro e
del mento. Fratture del corpo della mandibola:
interessano la parte della mandibola compresa tra
l'incisura antigoniale e l'area corrispondente al canino, si caratterizzano con
asimmetria, crepitazione, ecchimosi della regione vestibolare, limitazione dei movimenti mandibolari
elevata
sintomatologia algica, spesso
associata a trisma, che impedisce di
fatto l'apertura
mandibolare,
in caso
di frattura scomposta si ha slivellamento del
piano occlusale
e spesso si ha
lacerazione della
gengiva, spesso parestesie del labbro
e del mento. Fratture della
sinfisi mandibolare: sono
situate tra
la regione
dei due
canini e si presentano con crepitazione, ecchimosi del pavimento buccale, limitazione dei movimenti
e sintomatologia algica nei
tentativi di apertura della bocca, a cui spesso
si associa trisma,
inoltre vi è slivellamento del piano
occlusale
e mobilità
dei
denti contigui al focolaio
di frattura. Fratture alveolari della mandibola: le
fratture dento-alveolari sono
fratture
parziali
dell'osso alveolare che
possono
coinvolgere un numero
variabile di
denti, che possono
essere stati
avulsi o sublussati. Fratture
da schiacciamento della
mandibola
(flail fracture : con
questa definizione si intendono
tutte le
fratture
complete
o comminute della sinfisi del
ramo o dell'angolo mandibolare; data la
gravità del quadro
clinico possono presentarsi con ostruzione delle
vie
aeree, crepitazione, ecchimosi della
regione
vestibolare, grave limitazione dei movimenti mandibolari, trisma, frequentemente marcato
slivellamento del piano occlusale, inoltre si ha deviazione della mandibola (omolaterale alla
sede del focolaio
di frattura), mobilità degli elementi
dentari
contigui al sito
di frattura. Fratture bilaterali del corpo mandibolare edentulo: interessano entrambi i lati del corpo mandibolare in pz edentuli che molto frequentemente presentano un quadro di grave atrofia diffusa a
tutta l'arcata mandibolare, specialmente
in corrispondenza del corpo, che
si presenta
notevolmente assottigliato; si presentano con ostruzione delle
vie
aeree, crepitazione, ecchimosi del pavimento buccale
e della
regione
vestibolare corrispondente, limitazione dei movimenti di
apertura della bocca, trisma, spesso
associati a parestesie del labbro
e del mento
per lesione del fascio vascolo-nervoso
alveolare
inferiore. Fratture del condilo mandibolare: costituiscono circa il - % delle fratture mandibolari; la
loro
frequenza è
dovuta alla peculiare costituzione morfologica del collo condilare che rende questa regione la meno
resistente di tutta
la mandibola. Schematicamente possono
essere classificate in
base al lato
in monocondilare e
bicondilare; in base alla
sede in
testa, collo
(alte, basse), subcondilari (quando
la linea
di frattura coinvolge l incisura sigmoide); in
base
alle caratteristiche
in monoframmentata, pluriframmentata, composta, scomposta senza
dislocazione, scomposta con dislocazione del
condilo
fuori dall'alloggiamento
glenoideo. Per la valutazione dell'evento
traumatico
e del grado della
eventuale
dislocazione
ossea
risultano
determinanti
la direzione, l'energia
traumatica, la zona di
impatto, l'occlusione dentale, il grado di apertura della
bocca
e lo
stato di
tensione muscolare al momento del trauma. Per la frattura del condilo bisogna
operare partendo dallo zigomo e procedendo verso il basso. I
sintomi sono: edema, lacerazione del mento, croste ematiche del condotto uditivo, deformazione
regionale deviazione della linea mediana verso il
lato fratturato e
beanza
tra incisivi
superiori e inferiori. I bambini invece sono a rischio di ipoplasia mandibolare. Infatti nei bambini
uno
dei
rischi della
frattura intracapsulare del condilo della mandibola
è la ecchimosi mandibolare , quindi il bambino non apre la bocca. Per intervenire nei bambini
si ricorre alla terapia
funzionale
precoce che
consiste
nell'attivare
la funzione
del
condilo
con degli attivatori invece non è consigliabile
intervenire
istallando
delle placche
poiché ci sarà la crescita. Se abbiamo una lacerazione della cartilagine uno spostamento o un
blocco del condilo mandibolare si può intervenire anche chirurgicamente. L'innesto osseo si
utilizza solo in
caso di neoplasie. Se il
paziente è lucido
e non ha deglutito corpi estranei si immobilizza la mandibola usando della garza e del ghiaccio in loco. La terapia
di riduzione può essere immediata quindi manuale, o tardiva ricorrendo ad una trazione ortopedica con ferule ed elastici. Invece per la terapia di contenzione se non cruenta si utilizzano le ferule e i fili metallici ed entro 0 giorni la mandibola ritorna funzionale e l'unica
complicanza è il
dimagrimento del
paziente. Mentre
se è cruenta si utilizzano placche e viti perciò
è di
tipo chirurgico. Nei bambini con malformazioni cranio-facciali si
utilizzano le placche di materiale riassorbibile spostando tutta la volta cranica queste
scompaiono e non c è bisogno di rioperare per rimuoverle, mentre non possono essere usate le placche rigide in quanto non ci sarebbe l'espansione del cranio data dalla
crescita. Nelle fratture della mandibola questo
tipo di placche non è molto usato. Nei bambini poiché
i denti
hanno una forma diversa non
si può far passare il
filo né
fare
osteosintesi con chiodi perché si va a ledere la gemma dentaria preformata che darà vita
ai denti permanenti. Nel
trattamento odontoiatrico
per
frattura
bilaterale se c è perdita dei denti
si utilizzano protesi
e poi
impianti. Gli obiettivi da
raggiungere
dopo una terapia
sono un occlusione stabile un
restauro dell'apertura e dei movimenti e delle funzioni
della mandibola evitare disordini interni dell' ATM
contro laterale e i disturbi della
crescita ottenere
il ripristino
dell'estetica.
La frattura del
condilo mandibolare monolaterale
si può verificare per un
trauma diretto sull articolazione
temporo mandibolare (ATM) o, più frequentemente, per un
trauma indiretto
sul corpo mandibolare
controlaterale
o sul
ramo
mandibolare omolaterale; le fratture bicondilari
si verificano per un trauma
esercitato
sulla sinfisi mentoniera. La presenza degli elementi dentari
in entrambe le arcate costituisce un elemento
di difesa dagli insulti traumatici della mandibola, specialmente se i denti, al momento del trauma, si trovano
in posizione di massima intercuspidazione; se
invece al momento del trauma la
bocca
è dischiusa o se mancano alcuni
elementi dentali
(specialmente i denti posteriori), la
forza di impatto viene trasmessa direttamente ai condili, con maggiore possibilità di frattura e vario grado di depiazzamento
condilare.
Devono inoltre essere considerate
le intersezioni
dei
muscoli masticatori
sulla mandibola per
le trazioni che esercitano sui frammenti fratturati; per
es. il muscolo pterigoideo
esterno
produce
una trazione in
avanti, medialmente ed
in basso e, dato che
le inserzioni
muscolari in queste fratture si trovano sulla testa
del
condilo
, frequentemente si determina
uno spostamento o dislocazione del
piccolo frammento in
avanti, con sovrapposizione
dei segmenti per la trazione verso l'alto esercitata dal massetere, dal
temporale e dallo
pterigoideo
interno sul
frammento
maggiore della mandibola.