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1967 - BARNARD E IL PRIMO TRAPIANTO DI CUORE
Nella notte del 3 dicembre 1967 fu portata all'ospedale Groote Schuur di Città del Capo (Sudafrica) una donna di 24 anni in fin di vita. La situazione clinica disperata e le gravi lesioni celebrali non lasciavano intravedere alcuna probabilità di ripresa e i medici, constata la morte della giovane paziente, decisero di tentare l'espianto degli organi per permettere la sopravvivenza ad un altro ammalato.
Nelle prime ore della mattina ebbe inizio, in due sale operatorie contigue , un tipo di intervento mai realizzato fino a quel momento.In due minuti una prima équipe medica riuscì a prelevare il cuore della donatrice portandolo immediatamente a una seconda équipe che aveva provveduto a preparare all'intervento Loui Washkansky, un uomo di 54 anni sofferente da tempo di gravi malattie cardiache. Collegato il paziente a una macchina cuore-polmoni,il chirurgo Christian Barnard provvide a sostituire il cuore ammalato con quello della donatrice, facendo seguire alle normali pratiche chirurgiche l'applicazione di corrente elettrica nella zona toracica per stimolare la prima contrazione ventricolare.
Alle 6,13 l'intervento poteva dirsi felicemente concluso: nel petto di Washkansky pulsava, con una frequenza di 120 battiti al minuto, il cuore nuovo.
Ma l'euforia iniziale per l'effettiva praticabilità del trapianto cardiaco venne presto smorzata dalla morte del paziente, avvenuta dopo 18 giorni, a causa di un'infezione.
Ripresero gli studi e le ricerche che portarono a nuovi trapianti, ma solo pochi pazienti un anno dopo l'intervento erano ancora in vita, perché non era facile trovare soluzioni a crisi di rigetto e a problemi di natura immunolagica.
A tutto ciò si aggiunsero inoltre riflessioni di carattere etico riguardanti soprattutto le modalità per stabilire la morte celebrale del donatore. Per questo motivo ebbero nuovo impulso anche gli esperimenti per i trapianti di cuore di scimpanzè, che non risolsero comunque con esiti positivi. Al primo intervento pionieristico di Barnard, basato anche sulla sua ambizione personale e su una discreta dose di audacia, fece seguito, il 2 gennaio 1968, un secondo trapianto eseguito dal chirurgo sudafricano su Philip Blaiberg.
L'intervento si risolse con un notevole successo, seguito dai media di tutto il mondo che riuscirono a mostrare la vita quotidiana del paziente sopravvissuto per 19 mesi con il cuore nuovo.
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