Dalla interiorizzazione alla corresponsabilità

Non si tratta dunque d'operare, in modo astratto, "dall'alto" per rimodellare "sulla carta" le funzioni dei singoli organi aziendali : si tratta, piuttosto, di compiere uno sforzo ben maggiore che richiede un più ampio coinvolgimento passionale. Occorre, infatti, rendere ogni dipendente pienamente in grado di comprendere il vero senso e la nuova dimensione del suo indispensabile e peculiare ruolo, poiché, << se l'istituzionalizzazione dei valori etici dipende innanzitutto dal livello di condivisione che emerge dal tenore delle iniziative intraprese dalla leadership, vi è però anche ben più di questo, dato che i dipendenti hanno comunque bisogno di comprendere quali decisioni dai risvolti etici cadono nella loro sfera d'azione e soprattutto in qual modo esse vadano eseguite e controllate >>[22].

In conclusione di questo capitolo si può dire con di Toro che << affinché i contenuti etici delle decisioni manageriali possano concretizzarsi e realizzarsi, il personale deve essere in grado di capire la dimensione etica insita in ogni specifica funzione esecutiva di sua competenza >> .

Il primo passo da compiere sta innanzitutto nel riformare le mentalità professionali dei soggetti interni all'impresa, rendendole pronte a comprendere e far loro il significato profondo dell'esser guidati e controllati da un sistema di valori etici.

Concretamente, infatti, << l'interiorizzazione etica è una sfida alla creatività poiché comporta la trasformazione degli uomini e di gruppi, da oggetti neutri ed unità tecniche, in partecipanti che abbiano una particolare "impronta", sensibilità e dedizione. In fin dei conti, si tratta di porre in essere un processo educativo >>[24].

Concludendo, allora, si può affermare che, fondamentalmente, si tratta d'accettare di rieducare e trasformare principalmente se stessi, in quanto attori aziendali, per comprendere come la dimensione etica delle scelte manageriali incida sulle proprie mansioni operative. Ci si potrebbe nuovamente ricollegare all'esempio del "pensare positivo" che, se non acquisito inconsciamente, può essere in ogni momento ricercato qualora si comprenda la potenzialità di cambiamento implicita in tale forma mentis.

Si cercherà nel seguente capitolo di rispondere alla domanda che scaturisce alla luce di tali considerazioni : << Cosa è positivo (quindi doveroso) per l'azienda? >>.

Come ovvio, non si pretende di dare una risposta assoluta e universalmente condivisibile: si cercherà solo di proporre una risposta che, anche se risulterà forse frustrante, abbia almeno il merito di essere quanto più possibile esauriente, nell'ambito della pluralità di significati di fondo  attribuibili ad un tale interrogativo, apparentemente di semplice soluzione.

Si cercherà di dare una risposta non superficiale e non particolaristica, ma che abbia un fondamento condivisibile da parte di tutti coloro che cercano di dare un senso anche metafisico al loro agire quotidiano, indipendentemente dai ruoli ricoperti nell'azienda.