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Configurazione del sistema dei valori fondamentali di orientamento




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Configurazione del sistema dei valori fondamentali di orientamento


  § 1  Introduzione Come si è avuto modo di vedere nel precedente
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Introduzione


Come si è avuto modo di vedere nel precedente capitolo, il dibattito economico finisce sempre per sconfinare nella filosofia morale poiché, in economia, non si può non parlare di valori e quindi toccare argomenti inerenti il bene, il male, la giustizia, la libertà finanche il fine ultimo dell'uomo. L'economia, infatti, tratta di comportamenti e di scelte ed essi si attuano secondo le premesse di valore che filtrano e connotano l'operato e perfino l'articolarsi di quei particolari istituti sociali che sono le imprese. Le premesse di valore rientrano infatti, secondo Carlo Masini nei proto - postulati che supportano le costruzioni teoriche.[168]

Le premesse di valore si concretizzano in una gerarchizzazione personalizzata di vari oggetti di preferenza e sono legate e ispirate al contesto culturale generale, e dunque anche ai valori religiosi e alle ideologie dominanti; per questo si è fatto riferimento al nucleo di valori della dottrina cattolica nella analisi degli sviluppi dei comportamenti economici, in quanto tale dottrina assume, come si è visto, un rilievo particolare.

La dottrina sociale nasce come storicizzazione di principi fondamentali che riflettono il fenomeno sociale ma che, illuminati dalla Rivelazione cristiana, costituiscono allo stesso tempo << parte integrante della concezione cristiana della vita >> . Si tratta sempre di situazioni in cui la realtà si presenta provocatoria per il Magistero, sia sul campo diretto della fede, che su quello più ampio e indiretto dei principi generali che legano i rapporti tra gli uomini. L'uomo è sempre stato fin dall'inizio il tema fondamentale di intervento del Magistero. È compito della Chiesa, infatti, applicare << la Parola Dio alla vita degli uomini >>, senza perciò ambire necessariamente a diventare una nuova scuola di politica economica, né un'ideologia,

né di fornire soluzioni tecniche;[170] la dottrina sociale offre, piuttosto, principi di riflessione, criteri di giudizio e direttrici di azione.

Fra i contenuti del magistero sociale si richiameranno ora soltanto i principi fondamentali curando di verificare successivamente il loro grado di significatività rispetto alla realtà economico - aziendale, per vedere se da questi principi si possano estrapolare dei valori guida prioritari.

I cardini principali sono individuabili nel seguente elenco.[172]

Personalismo ; 'uomo è il fulcro di tutto l'interesse e di tutta l'azione, è l'unità sociale nella cui soggettività si incontra l'equilibrio tra libertà e socialità, tra diritti e doveri. Si esclude quindi ogni individualismo per la coesistenza del dovere verso il bene comune ; la socialità, al medesimo tempo, è diretta soprattutto a perfezionare la persona.[173]

Solidarietà ; è radicata sul personalismo e quindi sul rispetto della persona e della natura sociale dell'uomo. L'idea racchiude in se la consapevolezza che siamo tutti membri di un grande corpo (la società) e per questo portatori solidali delle conseguenze del nostro operato.[174] Il principio sviluppa poi anche altre due considerazioni : a) la somma delle parti crea unità spirituale ed etica autonoma, così un organismo sociale si sviluppa e può perseguire un fine suo proprio ; b) la permanenza del corpo sociale pur nel perire dei singoli individui. Gli organismi sociali non hanno vita propria al di fuori degli uomini ; dipendono dunque dall'uomo e operano in sua funzione.

Prevalenza del bene comune e limiti ; il corpo sociale, somma delle membra, ma unità autonoma, ha interesse ed obbligo di avere cura delle membra, ma bene comune e bene individuale possono trovarsi in rapporto conflittuale. Il bene comune prevale in tal caso su quello individuale << solo nella misura in cui un uomo ha obblighi verso un determinato organismo sociale >>[175]. La persona è inoltre un'individualità pluri - sociale in quanto appartiene e concorre a formare una molteplicità di organismi ; famiglia, impresa, Stato e associazioni varie. In questo contesto, l'autorità è non solo lecita, ma anche indispensabile e legata alla stessa esistenza del corpo sociale e del relativo bene comune. << Molti individui possono vivere in società soltanto se uno di loro presiede e si prende cura del bene comune ; molti individui tendono, infatti, di per sé a molte cose, mentre un unico individuo persegue un unico fine >> . L'autorità trova quindi fondamento e limiti nella gestione del bene comune.

Sussidiarietà. Essa presuppone la solidarietà e la stessa esistenza del bene comune, ma non si identifica in essi. E' tesa a gerarchizzare e disciplinare gli interventi degli organismi maggiori onde evitare che, nel nome di una solidarietà presunta, l'organismo sociale più ampio si sostituisca e assorba i diritti e i possibili campi di operare dei corpi sociali minori. << Come è illecito togliere agli individui ciò che essi possono compiere con le forze dell'industria propria per affidarlo alla comunità, così è ingiusto rimettere ad una maggiore e più alta società quello che dalle minori e inferiori comunità si può fare >>[177]. È compito di qualsiasi organismo superiore aiutare in maniera suppletiva - sussidiaria per l'appunto - l'individuo e gli altri enti inferiori, senza sopraffare e garantendo agli organismi inferiori l'autonomia e la non invadenza della propria sfera d'azione ; ciò sia che si tratti di rapporti economici, familiari o di qualsiasi altro tipo.

Sin qui si tratta di principi fondamentali, ma, dal punto di vista della continuità gli interventi più recenti del magistero hanno portato a precisazioni importanti, per la dottrina economica, come si è avuto modo di evidenziare con riferimento al concetto di sviluppo.


§ 2 Valori e principi d'impresa : una proposta di sistemazione organica


Secondo un approccio tradizionale si vedrà ora di considerare il micro - sistema impresa immerso nel macro - sistema ambiente. L'impresa è configurabile come un sistema aperto e in continua interazione con l'ambiente e alla continua ricerca di un equilibrio che, nella sua dinamicità, ha bisogno dell'intervento attivo dell'uomo. L'impresa è anche un sistema finalizzato, progettato dall'uomo e, orientato su determinati fini, può pervenire a risultati coincidenti pur partendo da condizioni iniziali differenti ; proprio per questo motivo, al sistema impresa, non sono applicabili, se non come prima approssimazione, le analisi di tipo meccanicistico che caratterizzavano i modelli della teoria classica.[178]

L'elemento umano domina tutta la vita dell'impresa e sono proprio le variabili comportamentali legate alle caratteristiche della persona - creatività, cultura, spirito di iniziativa, di sacrificio, laboriosità, tenacia - ad accentrare l'interesse rispetto ad una gestione che privilegi l'innovazione e la capacità di adeguarsi dinamicamente alle sfide del mercato. L'individuo, l'azienda e i gruppi possono essere considerati come attori sociali i cui comportamenti e interessi entrano in conflitto. La gestione d'impresa è tesa oggi a mediare la conflittualità, a gestire le mutabilità ambientali mantenendo una consonanza tra i diversi sistemi e i diversi attori. L'impresa, come già detto, è chiamata ad una sensibilità sociale nella quale trovano soluzione sia i richiami etici, che motivazioni direttamente ricollegabili a componenti di razionalità economica, giustificando così anche un diverso atteggiamento verso la componente del lavoro.

La scuola delle relazioni umane ha dimostrato, infatti, come la produttività dei lavoratori sia influenzata dal soddisfacimento di bisogni non meramente economici in senso tradizionale. Le caratteristiche comportamentali evidenziate scoprono un attore totalmente diverso rispetto all'impostazione classica in cui la caratteristica fondamentale era legata alla razionalità, all'atteggiamento individualistico e competitivo, nonché alla logica economica dominante nelle scelte. L'uomo secondo la scuola delle Human relations è caratterizzato da una forte componente emotiva, è un essere sociale e se ben motivato è attivo e responsabile, oltre che sensibile a stimoli e incentivi non meramente economici.

Alla luce di tali constatazioni si può analizzare l'impresa come unità economico - sociale ordinata, che deve sviluppare un nuovo modo di percepire le sfide e di elaborare le risposte, secondo i principi generali che traggono dalle tradizioni consolidate dall'impresa, ma vengono influenzati anche dai valori degli altri interlocutori, rispetto ai quali la società percepisce un rapporto di responsabilità sociale. Tutto ciò è inevitabilmente filtrato attraverso la sensibilità e i valori dei managers.

Prima di passare ad analizzare quali possano essere i valori fondamentali di orientamento di un'impresa, si possono riassumere le seguenti osservazioni, per definire le caratteristiche salienti di un'impresa.

L'impresa è un unità sistemica, sia in rapporto ai fini che ai mezzi ;

è un interlocutore autonomo rispetto agli altri partecipanti al processo produttivo, oltre che agli altri attori dell'ambiente ; ha una propria autonomia verso i fornitori di lavoro, di capitale e, utilizzando un concetto della dottrina sociale cattolica, si può affermare che l'impresa è un'unità << spirituale >> ed etica autonoma :

l'impresa è dunque soggetto ed esiste concettualmente il suo bene, che è bene comune di un agglomerato di attori ;

in qualità di unità sistemica, l'impresa permane, pur nella mutabilità degli elementi ;

l'impresa, in qualità di unità sistemica, agisce e decide ; le sono comuni, dunque, il ricorso a meccanismi di autorità e di comunicazione per trasmettere ed informare sulle proprie scelte.[179]

Il micro - sistema così caratterizzato opera immerso in un ambiente del quale subisce i vincoli e, rispetto al quale necessita di delimitare la propria sfera d'intervento ; i vincoli sono principalmente riconducibili alla scarsità delle risorse, da considerare come segno di responsabilità verso la generazione attuale e soprattutto verso generazioni future e, in secondo luogo, si tratta di vincoli di bilancio ai precedenti, comunque, strettamente connessi. Alla constatazione della scarsità delle risorse si riconnette una rinnovata enfasi all'efficienza. Inquadrato quantitativamente il modello si sviluppo, tenuti presenti i vincoli fondamentali, l'efficienza garantisce la realizzazione del massimo beneficio con il minimo utilizzo delle risorse. Il richiamo è dunque ad un oculato processo decisorio, basato su un'attenta analisi costi - benefici.

Stabilito il principio tecnico dell'efficienza, il concreto operare potrà essere ora orientato secondo i seguenti valori fondamentali di indirizzo.

La sopravvivenza dell'impresa. E' questo il bene supremo che, in quanto bene comune di quel particolare aggregato sociale, deve prevalere sul bene delle singole componenti. La sopravvivenza è garantita dal principio dell'economicità che va colto nel parametro del valore aggiunto aziendale. La tradizionale teoria d'impresa con i suoi modelli di massimizzazione del profitto, va rivisitata ;[180] il profitto non va più inteso come fine per se stesso, ma, sotto un primo profilo esso è un vincolo tecnico, un dato essenziale che garantisce che la ricchezza distribuita sia stata anche creata e non si sia dunque intaccato il capitale preesistente. La misura del valore aggiunto è, invece, se seguito da premesse etiche, espressione dell'efficienza economica solidale. il quantum di nuova ricchezza generato, oggetto di comune riguardo dei vari portatori di interessi che ad esso attingono per la propria personale sopravvivenza e che sono, nel contempo, tutti partecipanti al processo produttivo. La politica d'impresa è indirizzata verso la conciliazione dei vari interessi interni e il perseguimento di un risultato che permetta la remunerazione di tutti secondo rapporti individuati, possibilmente prestabiliti e programmati.

L'impresa va dunque gestita con lo sguardo attento alla "compatibilità tra fini economici ed adempimento delle funzioni sociali", e al fatto che la remunerazione del capitale di rischio debba, conseguentemente, attestarsi su orientamenti di lungo periodo.

Un terzo valore è quello rappresentato dalla consonanza o contemperamento degli interessi. È il valore che promana dalla constatazione della fondamentale solidarietà - e si sottolinea fondamentale, perché tale valore è presente anche nella nostra Costituzione, ove, all'art.2, I c. si cita << la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei valori inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale >> - del sistema d'impresa con quello degli interlocutori sociali esterni. Tale valore eleva la qualità del rapporto di relazione che assume valenza etica in termini di responsabilità e valenza tecnica in termini di strategia competitiva in una visione che lega il servizio di qualità al cliente a una oculata e rigida scelta dei fornitori e ad un innovativo rapporto con i concorrenti.

Altro valore importante è l'orientamento alla globalità. Il mercato si presenta sempre più come sistema interdipendente e le interconnessioni poggiano sullo sviluppo dei networks informativi di scala mondiale. La globalizzazione dell'economia è frutto della tecnologia che permette l'incontro della domanda e dell'offerta su una nuova scala dimensionale. Connessa vi è, però, anche la globalizzazione del processo produttivo, strategico e competitivo, su base internazionale. Come valore guida l'orientamento alla globalità indica una logica di approccio ai problemi. È lo schema di pensiero che deve divenire globale, orientando di conseguenza le decisioni in tutti i molteplici aspetti, contrapponendosi ad una visione particolare o peggio parziale, che non può non essere carente e distorsiva in termini di soluzione ottimale. Il sistema ambiente va assumendo in questo modo contorni sempre più estesi, sovranazionali fin anche mondiali ; di pari passo pure il concetto di bene comune tende a rispecchiare tale valenza dilatata.

Per concludere questo elenco, non certo esaustivo, si ricorda anche la flessibilità, in quanto valore guida caratteristico per tutti gli organismi che necessariamente debbono adattarsi all'ambiente. Con tale termine, di per sé chiaro, si vuole fare riferimento principalmente alla flessibilità nella gestione dell'innovazione, nell'organizzazione del lavoro, nell'integrazione orizzontale e verticale del sistema produttivo e via di seguito.[181]

A ben vedere tutti i principi ed i valori che si sono elencati, possono essere colti in una sintesi che riesce a fornire la misura e la valenza complessiva, economico - sociale e competitiva, dell'agire di impresa ; tale sintesi è espressa nell'idea di progresso e sviluppo che caratterizza l'impresa in un cammino non meramente di sopravvivenza, ma anche di crescita, armonica conformazione e proiezione nel futuro. A questo riguardo si è già cercato di connotare e spiegare la valenza di tale concetto ma si ritiene ancora opportuno chiarire in modo più economico - aziendale, o meglio confacente la realtà di impresa il significato "strategico" di tale percorso, non senza, aver prima, però, individuato altri valori caratteristici e fondamentali per l'agire e lo sviluppo dell'impresa.


§ 3 Il valore che può essere assunto a guida delle scelte imprenditoriali : l'etica


Il problema di una possibile tensione tra la sfera etica e quella economica si è posto, come detto, fin dall'origine della scienza economica e si è accentuato sempre più per la progressiva indifferenza di questa, alle istanze di ordine morale. Tale indifferenza ha potuto originarsi grazie alla tesi che ipotizzava la neutralità della scienza economica, visto che i
fenomeni di produzione, consumo e di distribuzione della ricchezza hanno quale unico referente il mercato e per questo non necessitano di nessun altro tipo di legittimazione, tanto meno morale. Con questa tesi si accetta consapevolmente di << restringere le motivazioni economiche soltanto all'interesse proprio >>[182] e gli economisti sono soliti osservare come : << la visione di razionalità dell'interesse personale è stata in effetti dominante nell'economia contemporanea >> e ancora, << è certamente vero che una visione ristretta di razionalità come perseguimento dell'interesse personale e la caratterizzazione del cosiddetto uomo economico hanno giocato un ruolo principale nell'analisi del comportamento economico per tanto tempo >>
.

Nonostante questo, come pure la tendenza a svilupparsi su piani apparentemente diversi, etica ed economia presentano un significativo elemento di comunanza. Giova ricordare, in prima battuta, che se nel suo processo costitutivo la scienza economica assume quale base etica di riferimento l'utilitarismo, fondato sull'asserto della coincidenza tra il massimo vantaggio individuale e quello sociale, allora << il discorso economico non ha bisogno alcuno di sottomettersi, o quanto meno, di fare i conti con l'etica per la semplice ragione che esso incorpora già, a livello di fondamenti, un'etica, quella utilitaristica >>[184].

L'elemento di comunanza è costituito principalmente dal fatto che entrambe, economia ed etica, hanno come fine il proporre modelli di comportamento << ottimale >> dell'agire umano ; per quanto concerne poi, più prettamente l'ambito economico - aziendale i modelli sono formulati e proposti per lo studio dei fenomeni inerenti l'organizzazione, la gestione e la rilevazione degli accadimenti aziendali.

Una differenza sostanziale tra il modello economico e quello etico la si può però cogliere se si sposta l'attenzione dal fine all'oggetto : il modello economico, infatti, ha una propria identificazione nell'attività di produzione di nuova ricchezza e nell'offerta di beni e servizi : il modello etico, al contrario, proponendosi con carattere di universalità al di sopra di ogni specifico contesto sociale, presenta ambiti molteplici di applicazione - da contestualizzarsi - di caso in caso. L'etica dunque, non subito colma di puntuali riferimenti ad una sfera dell'agire umano, è parsa a taluno configurarsi come un fattore estraneo, confinabile ad un ambito prettamente teorico e non suscettibile di poter essere assunto quale valore nell'economia dell'impresa. La presunta inconciliabilità tra i valori che presiedono alle scelte manageriali e la dimensione etica, può allora essere ricondotta ad un duplice fenomeno : da un lato, la tendenza dell'economia aziendale a identificare nella massimizzazione del profitto la propria funzione ; dall'altro, l'astrattezza e la difficoltà di trasporre operativamente la componente etica.


§ 4 Da una visione "riduttiva" dell'impresa all'impresa come istituto con componenti funzionali proprie


L'azienda, cellula elementare di produzione, si è evoluta seguendo e modellandosi in base alle sollecitazioni esterne seguendo una linea di sistematica crescita dimensionale e operativa. In questo cammino, la componente imprenditoriale ha acquisito una complessità di rilievo tale per cui le funzioni da essa assolte non appaiono più limitabili alla sola sfera strettamente economica. Ciò nonostante, per molto tempo, l'impresa ha continuato << a semplificare se stessa >> riconoscendosi con difficoltà quale centro di convergenza di istanze differenti. << Le imprese semplificano le proprie finalità : fabbricano per esempio mezzi e hanno difficoltà a riconoscersi anche come istituti di previdenza sociale. Semplificano i loro mezzi : mettono assieme dei lavoratori e sono tendenzialmente contrarie al fatto che questi trasferiscano nella fabbrica i loro problemi personali ; si appoggiano sui fornitori, ma si rifiutano di prendere in considerazione le difficoltà che questi ultimi possono talvolta avere nel rispettare i termini di consegna >>[185]. In estrema sintesi, l'impresa ha continuato a semplificare le proprie finalità, compendiate quasi esclusivamente nella massimizzazione del profitto, considerato, in una visione riduttiva, quale unico riferimento del successo imprenditoriale e condizione indispensabile per assicurare la continuità aziendale nel tempo. Questo è stato possibile in quanto << l'impresa aveva enfatizzato un solo legame con il mondo esterno, quello rappresentato dal mercato ; ne era derivato quale valore guida la massimizzazione della variabile correlata al mercato stesso : il profitto >> .

In realtà l'impresa nell'operare instaura relazioni articolate con l'ambiente circostante rispetto al quale interagisce, e non può quindi essere considerata, in modo semplicistico e quanto meno riduttivo, come istituto alimentato dal perseguimento di finalità esclusivamente utilitaristiche. Per contro essa deve sforzarsi di arricchire il suo sistema di valori, manifestando sensibilità sia alle istanze di carattere sociale, che a quelle di natura etica le quali non si contrappongono certamente alle prime, ma ne rappresentano piuttosto una parte complementare. Queste ultime, in particolare, implicando una responsabilità che non può essere altro che individuale e personale, vanno precipuamente ricondotte alla componente umana che opera nell'impresa e, in particolare, come spiegato nel capitolo precedente, alla figura dell'imprenditore o alle figure manageriali lato
sensu
.

Per quanto attiene invece l'istituto aziendale si possono individuare tre componenti costitutive fondamentali alle quali far corrispondere singolarmente altrettante specifiche funzioni dell'impresa, tra loro complementari e interdipendenti.

La produzione di nuova ricchezza, in quanto condizione essenziale per il soddisfacimento dei bisogni umani. Ciò implica, evidentemente, che l'impresa operi in condizioni di equilibrio dinamico. Da questo se ne ricava la funzione economica specifica : ogni impresa è organizzazione economica, per cui la continuità dell'impresa è subordinata alla produzione di reddito. E' intuitivo che un impresa la quale non generi flussi di reddito non potrebbe essere in grado di sopravvivere per la mancanza proprio del fondamentale strumento necessario per permettere i processi di rinnovo e di sviluppo.

Lo sviluppo dell'uomo, in quanto costituisce la condizione finale e di funzionamento dell'impresa. Da un lato, infatti, l'uomo apporta i fattori essenziali per l'attività d'impresa (lavoro e risparmio) ; dall'altro, l'azienda è uno strumento per il soddisfacimento proprio dei bisogni umani.[187] Da ciò scaturisce la funzione economica generale che caratterizza l'impresa come istituto economico il quale, oltre che produrre ricchezza, è pure capace di corrispondere ricchezza non solo a beneficio di colui che apporta capitale e assume il rischio, ma anche di coloro che apportano il lavoro ; e ancora, l'impresa è distributrice di ricchezza a favore delle cosiddette classi di interessi esterni che hanno rapporti con l'impresa (i clienti, i fornitori, i finanziatori, lo Stato nella veste di percettore di tributi, e attraverso l'opera redistributiva di questo anche verso i disagiati e le classi sociali più povere). Ebbene, in questa specifica funzione economica generale, un'azienda che non sia in grado di garantire a quanti con essa hanno relazioni economiche i dovuti corrispettivi è inevitabilmente destinata a divenire marginale, in quanto viene meno il fondamentale presupposto di continuità, basato sulla relazione di equilibrio tra apporti e risultati degli stessi.

La tutela dell'ambiente inteso in senso lato (naturale, sociale, politico, economico), quindi tutto il contesto generale entro il quale l'impresa opera, in quanto esso esprime una serie di condizioni che rappresentano vincoli e/o opportunità per l'impresa medesima. Questa componente caratterizza la funzione sociale di cui si è avuto modo di dire nel precedente capitolo ; ora ci basti ricordare che nei confronti dell'ambiente l'impresa non è soltanto un soggetto passivo che subisce i condizionamenti che da esso derivano, ma è pure soggetto attivo, in quanto falle scelte aziendali di organizzazione, di produzione e, in fine, di commercializzazione conseguono significativi effetti sul mercato esterno. << I rapporti tra azienda e ambiente sono bilaterali e hanno carattere poliedrico, dato che investono strutture decisamente complesse. Possono quindi esprimersi in forme diverse e concernono anche singole realtà dell'una e dell'altra : si trovano, ad esempio, nella dimensione produttiva o in una certa politica distributiva ; nel contributo che ogni combinazione apporta alla collettività o nelle pressioni sociali cui il fenomeno della produzione è inevitabilmente sottoposto >>[188].


§ 5 Il valore dello sviluppo d'impresa come proposto da Coda


Come detto poco prima, i valori che si sono qui sommariamente proposti possono venire sintetizzati dall'idea di progresso e di sviluppo dell'impresa, inteso come armonico processo di conformazione e proiezione nel futuro del cammino aziendale. L'ipotesi di una sintesi imprenditoriale che funzioni da << bussola >> e da contemperamento delle molteplici funzioni che l'impresa è chiamata ad assolvere nella società è proposta in Coda V., Etica e impresa : il valore dello sviluppo.[189]

L'Autore definisce il problema della sua relazione affermando che << ciò che rende problematico il giudizio morale dinanzi a questioni complesse è il contrasto fra istanze umanistiche e istanze economiche o, si può anche dire, fra ragioni dell'etica definite astraendo da dati di realtà economica e ragioni dell'economia definite senza adeguata considerazione per i principi etici di fondo (di onestà, giustizia, rispetto della dignità di ogni uomo) >>.

Prima di proporre una propria possibile via di soluzione a tale problema l'Autore considera le soluzioni già proposte dalla << dottrina del primato del sociale sull'economico >> e della << subordinazione del sociale alle leggi dell'economia di mercato >> evidenziandone i rispettivi limiti interpretativi e di oggettività.

<< La dottrina del primato del sociale sull'economico, trascura la grande rilevanza sociale che ha il ruolo economico dell'impresa. Che le imprese siano competitive e redditizie non è un fatto privato che interessa soltanto l'imprenditore o la proprietà azionaria ; riguarda bensì anche i lavoratori e le loro famiglie e la collettività tutta, >>, oltre a ciò tale dottrina, << svalutando le finalità di carattere economico, induce nelle imprese un clima di rilassatezza organizzativa in cui viene meno ogni tensione all'economicità e all'efficienza >> principi questi, come più volte detto, altamente morali purché non assolutizzati. La missione fondamentale che caratterizza tale visione è quella di salvaguardare l'occupazione, creare nuovi posti di lavoro, promuovere lo sviluppo economico di regioni depresse e così via, << ma simili convincimenti configurano in realtà delle missioni aziendali inaccettabili, >>.

Una soluzione diametralmente opposta è quella assunta da coloro che si richiamano alle << ferree leggi dell'economia di mercato >> secondo i quali << il perseguimento del maggior profitto possibile è comunque doveroso e meritevole d approvazione, >>. Commentando tale dottrina l'Autore ritiene fortuita la circostanza che le leggi dell'economia di mercato non siano tali da annullare ogni discrezionalità nella condotta delle imprese in quanto << il management - come del resto gli interlocutori che con lui interagiscono - dispone normalmente di consistenti margini di discrezionalità da utilizzare in funzione di obiettivi di profitto che si caratterizzano per la loro qualità, dipendente dai modi in cui il profitto è prodotto e dagli scopi per cui esso è prodotto >> (corsivo nostro). La missione aziendale preminente, in questo caso, è quella di << fare profitti >> ma si tratta sempre di una missione inaccettabile in quanto, la produzione di reddito << è la conseguenza della capacità dell'impresa di servire certi bisogni di certi clienti valorizzando e sviluppando le risorse e competenze di cui dispone >>[190].

L'Autore considera pure la legittima e plausibile osservazione di chi potrebbe obiettare che l'eticità del profitto e la sua conformità alle esigenze sociali sia affidata al rispetto dell'ordinamento giuridico, ma legittima le proprie conclusioni ricordando i limiti delle norme giuridiche che << sono sempre passibili di una osservanza puramente formale, che non assicura di per sé una eticità di comportamenti >>.

Dopo aver evidenziato in questo modo le carenze di entrambe le concezioni analizzate - che trascurano il << valore cliente >> e si rifiutano di valutare di discernere se esso è prodotto e utilizzato con pregiudizio per un armonico sviluppo dell'impresa oppure in funzione di un disegno lungimirante - Coda richiama il vero elemento centrale della missione di qualsiasi impresa ben funzionante ossia : << l'economico soddisfacimento dei bisogni collegati alla "funzione d'uso" dei prodotti o servizi offerti >>. Questo secondo l'Autore non è stato colto del tutto nelle suddette concezioni, e le carenze evidenziate impediscono << agli uni di riconoscere che il profitto non è necessariamente in antitesi con il progresso umano e sociale, ma anzi ne è mezzo essenziale, e agli altri di ammettere che non qualsiasi tipo di profitto è fattore di sviluppo integrale dell'uomo e della società >>.

Secondo Coda pure << le logiche di contemperamento soffrono degli stessi limiti di fondo delle due precedenti impostazioni, restando ancorate ad una concezione di antitesi tra esigenze etico - sociali ed esigenze competitivo - reddituali delle quali, si renderebbe necessario il componimento secondo una linea di compromesso >>.

Non si riconosce in definitiva che il profitto può essere il risultato delle forze costruttrici dell'uomo, dal rispetto e valorizzazione delle risorse tutte (umane, finanziarie, ambientali) dalla capacità di servire economicamente bisogni che non contraddicano le esigenze di incivilimento, da un patrimonio umano, culturale e finanziario alla cui salvaguardia e al cui arricchimento esso è prioritariamente destinato. Dal lato opposto vi è un profitto ottenuto proprio trasgredendo questi stessi valori positivi appena richiamati e sfruttando così, per esempio situazioni di monopolio, accordi di cartello o l'ignoranza del cliente.


§ 6 Un nuovo tipo di bussola : l'idea di sviluppo dell'impresa


Ci si avvia ora a concludere il capitolo proponendo una sintesi che si crede possa proporsi, almeno nelle linee di fondo, come << una prospettiva nuova, in cui istanze umanistiche e istanze economiche diventano un tutt'uno inseparabile >>[191]. Così facendo non ha più seno concentrare l'attenzione su quale fra i due tipi di necessità abbia la prevalenza sull'altra, e non è nemmeno necessario ricorrere a compromissorie logiche di contemperamento, in quanto << il problema diventa quello di rompere decisamente con le concezioni antagonistiche dell'impresa e di elaborare invece un'idea di sviluppo, nella quale prosperità dell'impresa, benessere dei lavoratori e soddisfacimento delle altre istanze etico - sociali siano una medesima cosa >> .

Proprio questa deve essere, secondo Coda, la nuova bussola che orienta il gruppo di controllo, il management e gli altri attori con cui viene condivisa nelle scelte problematiche che interpellano la loro coscienza.

Tale nuova direttiva << è una sintesi imprenditoriale, consapevole delle molteplici dimensioni che l'impresa è chiamata ad assolvere nella società e che tutte queste funzioni compone ad unità integrandole in un disegno progresso >>. L'impresa dunque è chiamata a svolgere un ruolo sociale complesso << consistente nella mobilitazione e sviluppo di molteplici risorse ed energie produttive in vista di soddisfare economicamente i bisogni cui si connette la funzione d'uso dei prodotti o servizi da essa offerti >>. L'idea di sviluppo segna un progresso, un cammino lungo tutte le dimensioni del complesso ruolo sociale dell'impresa : le risorse vengono mobilitate e valorizzate per soddisfare economicamente i bisogni del cliente e per produrre e accumulare ricchezza : i bisogni dei clienti poi vengono soddisfatti per valorizzare e sviluppare le risorse di cui si dispone e, ancora, per produrre e accumulare ricchezza. La produzione e l'accumulo di ricchezza, ora, vengono perseguiti per servire sempre meglio i bisogni del mercato e per soddisfare al meglio le attese di ricompensa delle risorse tutte, mantenendo in questo modo l'impresa su un percorso di sviluppo duraturo.

Come prosegue poi lo stesso Autore << l'idea di sviluppo dell'impresa, , è per sua natura un cammino di progresso in cui i sacrifici presenti sono destinati ad essere largamente ricompensati in futuro : se si comprimono gli utili a breve, lo si fa per aumentare la competitività, investire in quote di mercato, e tutto ciò in vista di successivi sviluppi >>.


§ 7 Significato etico dell'idea di sviluppo dell'impresa


Il vero significato etico, oltre che strategico, dell'idea di sviluppo dell'impresa che riesce a coniugare armoniosamente << bisogni del mercato, attese sociali ed esigenze di produzione e accumulazione di ricchezza >> può essere meglio compreso se, come suggerisce Coda, si considerano anche i requisiti essenziali dei singoli elementi costitutivi per potersi comporre automaticamente ad unità. Ne sono proposti, in quest'ultimo caso, solamente tre ma, come si avrà senz'altro modo di vedere, non ci si scosta poi molto dai valori proposti a più riprese fin qui, anzi, si può quasi dire si tratti di categorie che racchiudono in modo più completo quelli stessi valori proposti prima.

<< Anzitutto l'impresa non può applicarsi al soddisfacimento di qualsiasi tipo di bisogno del mercato. Devono bensì restare fuori dal suo raggio d'azione due categorie di bisogni : quelli socialmente non legittimabili o moralmente inaccettabili, dato che, per definizione non possono armonizzarsi con le attese sociali che si rivolgono all'impresa, e quelli per i quali essa non è adatta. infatti, l'impresa sarebbe perdente sul terreno competitivo, con esiti disastrosi sul piano reddituale.

In secondo luogo, gli esponenti della direzione aziendale non possono accogliere qualsiasi istanza venga loro rivolta . Anzi devono proteggere l'impresa dalle istanze anti - aziendali lesive della vitalità aziendale e tali quindi da nuocere allo sviluppo duraturo dell'impresa. Le domande sociali alle quali invece un buon management dovrebbe porre grande attenzione, sono quelle che vanno nel senso del rispetto e della valorizzazione delle risorse tutte utilizzate dall'impresa, siano esse umane, risorse finanziarie, risorse naturali o di qualsiasi altro tipo.

Da ultimo, i valori economici della redditività, della efficienza, della produttività vanno saldamente collegati ai principi di rispetto della dignità umana e di sviluppo integrale dell'uomo >>[193].

A questo punto si potrebbe ritenere che i principi fin qui elencati possano restringere il campo entro cui può esprimersi la discrezionalità del management, ma tele eventualità è solamente ipotetica, in quanto in realtà proprio l'assunzione di tali principi sgombrerà il terreno da tutta una gamma di alternative che, ove venissero scelte, porrebbero le basi per una conduzione aziendale che prima o pio si rivelerebbe miope e pregiudizievole per uno sviluppo integrale e duraturo dell'impresa.

Si può allora concludere con lo stesso pensiero di Coda affermando che << la via appropriata di soluzione dei problemi morali che interpellano la coscienza di imprenditori, manager e altri operatori del mondo produttivo ci sembra quella segnata da un'idea di sviluppo dell'impresa da perseguire con continuità su lunghi archi di tempo, perché solo nel lungo periodo diventa possibile coniugare sinergicamente esigenze che nel breve appaiono contrastanti >>.

Questa del resto è anche la strada che permette di declinare nella vita delle imprese il concetto di sviluppo proposto dalla Populorum Progressio, ossia di uno sviluppo che << non si riduce alla semplice crescita economica >> e che << per essere autentico deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l'uomo >>.



Masini C., L'ipotesi, p. 22.

Mater et Magistra, 231.

In particolare non è une terza via << tra capitalismo liberista e collettivismo marxista >> Sollicitudo rei socialis, 41.

Così Octagesima adveniens, n. 4, ripresa da Giovanni Paolo II nel discorso alla conferenza C.E.L.A.M. di Puebla del 28 gennaio 1979.

Sollicitudo rei socialis, n. 5.

<< Solo l'essere spirituale è voluto per se stesso nel piano dell'universo ; tutto il resto esiste in sua funzione >>, S. Tommaso d'Aquino e ancora, << La società umana è per l'uomo e non viceversa >>, Divini Redemptoris, 29.

L'idea accoglie concetti già elaborati da Platone, Aristotele, Seneca oltre che presenti nell'apologo di Menenio Agrippa.

Höffner, p. 37.

T. d'Aquino.

Quadragesimo anno, 80.

In Brusa L., Strutture organizzative d'impresa, si legge : << a) come la macchina anche l'azienda è programmata con precisione nel suo lavoro ; b) come al macchina anche le varie parti dell'azienda hanno dei compiti ben definiti, destinati a ripetersi ; c) nell'azienda, come nella macchina, è necessaria una gerarchia di comandi, che ne azionano altri, data l'incapacità di autoregolazione delle varie parti componenti ; d) le singole parti dell'azienda - come la macchina - sono sostituibili con altre >> e così via.

Economia, etica e valori d'impresa, di Ondina Gabrovec Mei, in "Scritti in onore di Carlo Masini", tomo 1.

Si rimanda per ora alla sezione successiva.

Elenco proposto seguendo l'analisi di Ondina Gabrocev Mei, cfr. nota n. 179.

Musi I., Alle soglie del duemila : tra efficienza economica e giustizia sociale, in "Etica ed economia", Atti del Convegno L'enciclica Sollicitudo Rei Socialis ed i problemi economici del nostro tempo, Udine, 4 - 5 novembre 1988, Padova, Cedam, 1990, p. 69.

Sen A., Razionalità, economia e società, in "Etica e democrazia economica", Atti del Seminario di studi organizzato dall'Ufficio nazionale Problemi Sociali e Lavoro della CEI e dall'Istituto Internazionale G. Maritain il 17 e 18 febbraio 1989, Genova, Marietti, 1990, p. 60.

Zamagni S., Sul reinserimento della dimensione etica nel discorso economico, in "Etica e democrazia economica".

Dalle J. Bounine F., op citata da Angelo Palma in "Scritti in onore di Carlo Masini" tomo 1.

Angelo Palma, La funzione economica e sociale dell'impresa e il ruolo dell'imprenditore, in "Scritti in onore di Carlo Masini" tomo 1.

Si veda in proposito Masini Carlo. Si richiama anche un lavoro più recente di Airoldi G., Brunetti G., Coda V., Lezioni di economia aziendale, Bologna, Il Mulino, 1989.

Bandettini A., Responsabilità sociali dell'azienda e bilancio d'esercizio, in Bilancio di esercizio e amministrazione delle imprese, Scritti in onore di Pietro Onida, Milano, Giuffrè, 1981.

Relazione presentata al seminario interdisciplinare su Etica e impresa svoltosi presso il CIS, Rocca di Valmadrera, 24 giugno 1989.

Un caso di scuola e di efficace capacità persuasiva, a tale riguardo, citato dallo stesso Coda, è quello della General Motors, nella quale si giunse a teorizzare : << GM è nel business di fare denaro, non auto >>. Ciò lascia chiaramente trasparire la focalizzazione del management sull'obiettivo di profitto cui corrispondeva disattenzione per i mutevoli bisogni e desideri dei clienti. La crisi che ha coinvolto questa grande azienda è un fatto di dominio pubblico, come pure l'efficace aiuto che essa sta ricevendo, dal management della Toyota, una delle imprese eccellenti giapponesi, la quale invece, detto per inciso, si era data come missione quella di costruire << cars to love, the world over >>.

Coda L'orientamento strategico dell'impresa, 1988.

Ibidem.

Ibidem.

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