|
Appunti universita |
|
Visite: 1625 | Gradito: | [ Grande appunti ] |
Leggi anche appunti:Stato dell'arte - Analisi di Alto LivelloStato dell'arte - Analisi di Alto Livello Il progetto oggetto del seguente L'azienda skfL'AZIENDA SKF 1 Il gruppo Il gruppo SKF è leader mondiale nella Le variazioni dei valori aziendaliLE VARIAZIONI DEI VALORI AZIENDALI I valori aziendali, siano essi finanziari oppure |
La Bertagna Filati S.r.l
L'azienda strutturalmente è composta da due soci, i coniugi Giovanni e Giuliana Bertagna, da 8 dipendenti e da una catena commerciale organizzata con la collaborazione di 10 agenti di vendita. La sede sociale attualmente è in Via Labirinto 155 a Brescia. L'anno di costituzione è il 1991, ossia l'anno in cui in Brasile è stato proposto il progetto di EdC da Chiara Lubich ; l'azienda infatti - come per molte altre in Lombardia - è sorta proprio per aderire e sperimentare concretamente la valenza di tale proposta.
A questo riguardo, dialogando con i titolari si è potuto constatare come sia lentamente maturata nel tempo tale scelta. In origine, infatti, Giovanni lavorava presso la fiorente azienda familiare gestita assieme al padre e ai tre fratelli, la quale da tempo aveva acquisito un ruolo ben consolidato nella produzione di filati di lana.[320]
I due coniugi poi, conoscono il Movimento dei Focolari dal 1977 e, pur provenendo entrambi da famiglie benestanti, si sono sentiti di provare a improntare con decisione tutta la loro vita ai principi cristiani in cui credono. Sentendosi limitati in questo loro desiderio radicale dal contesto lavorativo nel quale erano inseriti, hanno trovato una non improbabile soluzione, per realizzare il loro desiderio proprio nella proposta dell'EdC. Anche prima di sentire del progetto, Giovanni aveva tentato di vivere secondo lo stile scelto pure nell'azienda di famiglia, ma così facendo si scontrava quasi inevitabilmente con altri modi differenti di pensare dei fratelli soci. Non potendo e non desiderando nemmeno imporre con forza le proprie opinioni, era inevitabile che accantonasse i propri progetti, poiché sembrava impossibile realizzarli in quel contesto senza la necessaria collaborazione. << Troppo spesso gli altri mi ritenevano utopico - racconta Giovanni - e anch'io forse, poi pur capendo che i rapporti col personale dovevano essere gestiti in modo diverso, in concreto non riuscivo ad attuare le mie aspirazioni >>[321].
Con queste aspirazioni sempre nel cuore, in occasione del convegno internazionale di Umanità Nuova[322], a Castelgandolfo svoltosi dal 5 al 7 giugno del 1991, in video - conferenza diretta dal Brasile, Giovanni sentì per la prima volta la proposta di EdC. Il progetto lanciato da Chiara Lubich inizialmente sembrò adatto solo per la realtà brasiliana, ma ben presto si è rivelato così coinvolgente che assieme ad altri imprenditori, tornando a
Roma Giovanni si è chiesto se non potesse rappresentare l'occasione d'oro a lungo attesa per realizzare finalmente i sogni spesso amaramente lasciati a malincuore intentati e poi accantonati.
La moglie Giuliana poi, proprio in quell'anno è stata liquidata dall'impresa del padre e, dichiarano i Bertagna << abbiamo ritenuto questo un segno, un ulteriore incoraggiamento affinché si credesse nell'EdC. Il capitale resosi così sorprendentemente ma opportunamente disponibile poteva essere conferito per la costituzione di una nuova azienda >>. Sempre più convinti dell'opportunità di costituire una nuova azienda gli imprenditori si sono resi conto che avrebbero dovuto affrontare una grande sfida. Dovevano credere, fidarsi, lasciare quello che avevano : una certa sicurezza economica, una situazione familiare consolidata. << Avremmo potuto vivere tranquillamente di rendita, hanno spiegato, ma ritenevamo che proprio in quel particolare momento di recessione, ci fosse più che mai bisogno di imprenditori meno attenti agli utili e più disposti anche a dare lavoro alle persone. Potevamo anche cercare altre possibilità per vivere la solidarietà, nelle quali il rischio fosse meno elevato ; eppure si poneva di fronte il senso di una grande sfida : sapere se l'EdC poteva diventare realizzabile. Avevamo poi delle conoscenze ed esperienze imprenditoriali che dovevamo ancora impegnare come da lungo tempo desiderato. Il problema era tentare la storia, quindi, sondare se i sogni potevano diventare realtà >>[323].
Come intuibile Giovanni ammette che << far nascere la nostra azienda non è stato facile. L'azienda familiare era un ceppo granitico, una holding che raggruppava due o tre aziende. Chiederne la divisione poteva voler dire dividere la mia famiglia paterna; tale possibilità ci preoccupava non poco, perché se si fosse verificata avrebbe significato una sconfitta proprio degli ideali in cui credevamo e che ci motivavano. Così abbiamo scritto una lettera, nella quale cercando di non voler apparire come i buoni, o i migliori, suscitando indesiderate quanto inutili invidie o rancori, abbiamo voluto semplicemente far capire il senso ultimo dell'economia di comunione >>.
§ 2 Costituzione della società
Al momento della stesura dello statuto della società gli imprenditori hanno anche pensato di fissare i criteri per una partecipazione agli utili o per una cogestione. Il commercialista consultato li ha dissuasi, e come loro stessi hanno dichiarato, << alcuni successivi chiarimenti espressi da Chiara Lubich hanno confermato il parere dell'esperto consulente. C'era dunque l'idea di coinvolgere i dipendenti in una compartecipazione agli utili ma non si è avuto modo di inserire questo progetto nello statuto dell'impresa >>. Dovrebbe risultare intuitivo che la compartecipazione sarebbe comunque stata minima data la appena cominciata vita aziendale, nonché la originaria piccola dimensione ; solo 5 dipendenti e quattro miliardi di fatturato all'anno. E' parso allora più confacente stabilire un premio di produzione per ogni dipendente, quale forma di coinvolgimento nei profitti dell'impresa. Si e cercato di considerare anche le esigenze e volontà degli stessi impiegati, i quali non si sentivano di essere coinvolti in tale partecipazione, né di investire il capitale in una azienda che avrebbe potuto essere in passivo ; non volevano, legittimamente, affrontarne tali rischi.
Per aver modo di formalizzare poi l'adesione al progetto di EdC, si è cercato di fissare nello statuto il particolare criterio di ripartizione degli eventuali utili, ma seguendo la consulenza del commercialista, si è tralasciata qualsiasi formalizzazione a riguardo, poiché il tribunale sarebbe potuto rimanere quanto meno perplesso di fronte ad uno statuto lontano da ogni consuetudine al riguardo. Secondo il parere del commercialista, un eventuale menzione alla triplice ripartizione degli utili, soprattutto per quanto concerne la parte da devolvere ai bisognosi, sarebbe potuta risultare quanto meno di difficile interpretazione alla luce dell'art. 2247 cc che definisce il contratto di società, caratterizzandolo per il fatto che << due o più persone, conferiscono beni o servizi per l'esercizio in comune di un'attività economica allo scopo di dividerne gli utili >> ma pure il 2262 affermando che << salvo patto contrario, ciascun socio ha diritto di percepire la sua parte di utili dopo l'approvazione del rendiconto >> non precisa meglio se, o come si possa costituire una società con lo scopo dichiarato di dividere gli utili secondo lo schema dell'EdC, quindi non solo tra i soci.
In seguito - continua Giovanni - abbiamo constatato che il non avere specificato gli aspetti relativi alla comunione dei beni nell'azienda e fuori di questa è risultato vantaggioso proprio per tutti coloro che ivi lavorano.
Il modo di vivere la comunione, poi, anche se non formalizzato, ha potuto aggiustarsi ugualmente e gradualmente, secondo le specifiche esigenze talora contingenti. Un esempio di questo clima di comunione di spirito prima che materiale, sembra possa essere individuato nella concessione di un orario di lavoro di sole 32 ore ad una dipendente che desiderava conciliare l'attività lavorativa con l'impegno in famiglia, ma pure nella possibilità accordata ad una diversa collaboratrice d'assentarsi ripetutamente dal lavoro, quando alcuni familiari hanno avuto necessità d'assistenza in ospedale. L'azienda è riuscita a sopperire a tale assenza soprattutto grazie al maggiore impegno profuso dai restanti collaboratori, informati dai titolari della difficile situazione familiare della collega provvisoriamente assentatasi. La stessa dipendente, poi superata la difficoltà, in un successivo momento di necessità per l'azienda si è sentita spontaneamente di ricambiare della solidarietà in precedenza dimostratale, offrendosi di lavorare anche in mansioni non prettamente di sua competenza, oltre l'orario abituale senza chiedere per questo compensi particolari. Visto poi la irregolare ma prolungata situazione di necessità della stessa persona, si è deciso concordemente di optare per una forma di orario flessibile in quanto compatibile anche con la mansione lavorativa svolta.
§ 3 Processo di lavorazione
Prima di proseguire è utile sottolineare quella che si crede possa essere la peculiarità per cui si caratterizza la Bertagna Filati S.r.l. L'azienda, partendo dalla materia prima che reperisce quasi totalmente all'estero assembla fili sempre diversi ; si producono dapprima "prototipi di filati" che poi vengono sperimentati e lavorati per vedere come far risaltare al meglio le varie caratteristiche del filo ; solo successivamente se il prodotto appare convincente e conforme alle esigenze d'immagine del mercato è avviato alla produzione esterna. In azienda infatti non esiste un vero e proprio reparto produttivo se non quanto basta per lavorare le piccole quantità di nuovi filati. Il lavoro svolto è comunque notevole e richiede molta fantasia, poiché essendo l'azienda fortemente legata al settore della moda, ogni stagione l'immagine dovuta al filo muta. La prerogativa della Bertagna è proprio quella di dare continuamente nuove qualità, forme, colori lavorazioni, in una parola immagine, al filo. Il termine filatura, allora appare quasi improprio. Si cerca di comporre un filo che deve creare qualche cosa di nuovo ; moda appunto. Per quanto concerne la lavorazione su larga scala del prodotto all'esterno dell'azienda, è stata indispensabile la creazione di un importantissimo rapporto di collaborazione e controllo nell'ambito del processo di realizzazione, al fine di assicurarsi che il prodotto mantenga le stesse caratteristiche del prototipo iniziale, o eventualmente per modificare quest'ultimo in funzione di un più facile e conveniente ciclo di lavorazione. Le relazioni con l'esterno sono, anche per questo, vastissime. Ci sono due addetti che seguono giorno per giorno le lavorazioni extra aziendali, poi vista la particolare specializzazione in filati di aguglieria ci sono anche da curare le relazioni col punto vendita finale, con i negozi al dettaglio ai quali l'azienda si rivolge direttamente. I clienti, quindi sono per lo più dettaglianti o maglifici, che vengono serviti attraverso una rete di dieci agenti vendita.
§ 4 Concretizzazione delle idee di EdC
FATTURATO E DESTINAZIONE DEGLI UTILI.
Conciliando le diverse esigenze aziendali, nei vari anni l'azienda ha cercato di dare attuazione ai molteplici aspetti che possono confermare se la tensione alle scelte liberamente fatte sono conformi agli ideali cui trae ispirazione il progetto di EdC. Nel 1991, l'azienda aveva 4 dipendenti e produceva due tipi di prodotto: il filato per aguglieria che assorbiva il 70% delle vendite e il filato per industria che copriva il restante 30%. Fino al 1995 la ditta non aveva una sua rete commerciale, in quanto vendeva circa il 70% del prodotto ad un unico grosso cliente, il quale disponeva di una sua rete di vendita. Il fatturato nei primi quattro anni di esercizio è oscillato tra £3.500.000.000 e £4.500.000.000. L'utile del 1995 è ammontato a £100.000.000 ed è stato così ripartito: il 5% (£5.000.000) è stato devoluto per i poveri e per le strutture di formazione, il restante 95% (£95.000.000) reinvestito in azienda. Nel 1996, a causa della perdita del principale cliente (il quale ha optato per strategie commerciali diverse), il fatturato è sceso bruscamente a £1.985.600.000; questo ha fatto in modo che si chiudesse l'esercizio con una perdita di £40.000.000. Tale passività è conseguita ad una nuova fase per l'azienda, durante la quale la Bertagna Filati ha dovuto creare una nuova organizzazione di vendita per la diffusione del proprio prodotto, avvalendosi della collaborazione di 12 agenti, assumendo altri quattro collaboratori e posizionando il proprio prodotto anche all'estero (Canada, Stati Uniti, Svizzera, Germania). Nel 1997, nonostante la crisi del settore tessile (tuttora in corso), il fatturato è aumentato a £2.244.000.000, ma ciò nonostante la perdita è salita ancora raggiungendo £48.000.000 (dovuta in gran parte ai costi sostenuti per un rilancio dell'immagine aziendale sul mercato). La situazione del 1998 ha portato un aumento del fatturato a £2.280.000.000 ed una perdita non ancora quantificata. (E' stata individuata la causa del perdurare della passività, nonostante l'aumento del fatturato, nell'elevato ammontare dei costi fissi, che pertanto si sta cercando di ridurre, e nel perdurare della crisi del settore tessile). L'andamento globale dell'azienda, a mio avviso, non può essere considerato negativo (guardando unicamente ai tre anni di passività): la Bertagna Filati è giovane, solo da qualche anno è conosciuta sul mercato e le spese per il suo rilancio incidono molto. Incoraggianti sono, inoltre, le prospettive: gli investimenti fatti stanno dando buoni risultati e il mercato estero (che si sta potenziando) ha quadruplicato la propria incidenza sul fatturato (si è passati da £57.000.000 nel 1997 a £200.000.000 nel 1998).
2. RAPPORTI COL PERSONALE.
Il primo degli scopi del progetto di EdC per cui i Bertagna si sono impegnati, è stato quello di creare un ambiente socializzante, dove ogni lavoratore potesse esprimere sé stesso vivendo assieme ai colleghi tutti i risvolti che la vita offre ad ogni persona, scambiando quindi confidenze, preoccupazioni, ma pure gioie. Proprio per facilitare la creazione di questo clima familiare, dato il ridotto numero di collaboratori (fattore questo, che se può risultare positivo per alcuni versi, in quanto facilita la reciproca conoscenza fra tutti, e forse una più facile apertura, porta in sé pure dei vincoli principalmente dovuti al fatto che, come si è avuto modo di constatare, quando si è in pochi si è tutti indispensabili poiché con difficoltà si può supplire ad ogni mancanza per eventuali bisogni urgenti) ogni mese ci sono delle riunioni fra tutti, titolari e collaboratori assieme, per degli utili confronti e nelle quali ognuno cerca di dare il massimo contributo non per il suo proprio tornaconto personale ma per il bene dell'azienda, esprimendo magari pure rimostranze per cose ritenute scorrette o migliorabili, compresi i rapporti interpersonali, che si cerca così di gestire in funzione del bene aziendale alla luce delle esigenze di tutti. In queste riunioni gli imprenditori rendono partecipi i loro collaboratori dei successi aziendali, la conoscenza di nuovi clienti alle fiere di settore, il particolare successo di una linea di prodotto concepito magari con mille difficoltà, le nuove prospettive di sviluppo commerciale e così via, rendendo quindi merito per il lavoro svolto e responsabilizzando, secondo la sensibilità propria di ciascuno per il lavoro futuro ; i dipendenti porgono agli imprenditori, che assumono per volontà stessa dei collaboratori un ruolo super partes, domande su come migliorare la loro attività, formulano proposte per coordinare al meglio i lavori, lo scambio di informazioni e così via. Tali riunioni, pur svolgendosi in breve tempo sono già un visibile segno della realtà esistente in azienda, in quanto si economizza al massimo il tempo senza che ci siano quindi inutili pause di riflessione personale, poiché in esse "si vuole far fruttare al meglio la socialità il rapporto comune", senza che ci debba essere necessariamente chi avvia la discussione con continue domande. Ciascuno, da come mi è parso di notare, non solo è estremamente libero di esprimere ogni sua necessità, ma di più è felice di farlo, perché si sente accolto così come è e non giudicato per ciò che non va. Si può dire che queste riunioni, pur brevi siano molto d'aiuto per ciascuno, e talvolta attese per poter chiarire alcune incomprensioni e poter poi ricominciare al meglio a lavorare assieme. In questo ambito è molto importante il ruolo che riveste Giuliana Bertagna la quale, grazie alla spiccata sensibilità personale si cura proprio di cogliere le eventuali tensioni fra collaboratori o far esprimere confidenzialmente preoccupazioni che una singola persona può aver difficoltà a manifestare davanti ai colleghi. Un'esperienza non poco significativa a riguardo è avvenuta di recente allorché, considerato il perdurare della situazione di difficoltà dell'azienda, la quale subisce indubbiamente anche gli effetti della crisi in atto nel settore tessile, per provvedere alla ristrutturazione necessaria si è concordato, dopo un significativo dialogo tra titolari e collaboratori, di licenziare una persona. Prospettata la circostanza dopo aver spiegato opportunamente i criteri di scelta adottati dai titolari, questi ultimi si sono presto resi conto della necessità di rivalutare la loro decisione grazie all'attenzione nel cogliere la preoccupazione dovuta al grave disagio in cui la designata si sarebbe venuta a trovare e che spontaneamente non aveva il coraggio di esprimere. Dopo aver valutato i motivi del disagio in un dialogo personale si è rivalutata la scelta alla luce delle esigenze personali, inizialmente non considerate o semplicemente sconosciute. Per la persona inizialmente designata il licenziamento avrebbe comportato gravi disagi, dovuti a svariati fattori fra i quali il principale indubbiamente era la non più giovane età, con conseguente maggior difficoltà a reperire un nuovo impiego ; si è considerato poi pure la vicinanza al suo domicilio dell'attuale posto di lavoro, raggiungibile a piedi ; ben difficilmente un nuovo posto di lavoro sarebbe stato per lei raggiungibile senza costi aggiuntivi di trasporto ; la facilità di raggiungere velocemente la famiglia, in caso di necessità, come già avvenuto, non sarebbe per lei stata assicurabile con altri impieghi. Alla fine dunque, la decisione è stata modificata e, informandolo dei motivi che hanno riorientato la scelta originaria, è stato licenziato un collaboratore più giovane, auto - munito, al quale comunque si è trovato subito, con l'aiuto dei titolari un nuovo posto di lavoro. La dipendente non licenziata si dovrà necessariamente adattare a svolgere, almeno in parte le mansioni del collega che è stato licenziato al suo posto, ma avvisata di questa possibilità non ha mostrato difficoltà ad accettare in quanto la situazione permane per lei comunque più favorevole che nel caso del licenziamento, anche se i titolari inizialmente non consideravano nemmeno proponibile la necessaria riorganizzazione del lavoro, in quanto la nuova mansione, di magazziniere sarebbe forse non proprio confacente per una signora.
Conoscendo il momento di difficoltà dell'azienda poi anche un successivo collaboratore si è offerto spontaneamente di lavorare part - time.
Come si è cercato di evidenziare con queste esperienze di vita concreta, all'interno dell'azienda si nota subito un clima di sincero dialogo e reciproca disponibilità e collaborazione tra le persone ; non si può non rimanerne coinvolti, come ho potuto sperimentare di persona, notando la disponibilità e l'impegno profuso da tutti per agevolare lo svolgimento del mio studio.
3. RAPPORTI TRA I DIPENDENTI
Tutti i dipendenti della Bertagna Filati S.r.l. conoscono il progetto EdC, e anche se magari non ne condividono pienamente le motivazioni ideali, lavorano comunque fra loro con un particolare spirito. Sono più produttivi poiché sono consapevoli che parte del loro lavoro è destinata ad un fine sociale, e non lavorano quindi solo per il loro singolo benessere o, cosa che potrebbe risultare ancora più demotivante, per l'esclusivo successo (economico, o pure d'immagine e prestigio) del titolare. La persona che si occupa degli attuali 10 venditori è andata a lavorare presso la Bertagna Filati, perché nell'azienda dove già lavorava non si sentiva realizzata. Ha dichiarato ai titolari : "vorrei esprimere la mia professionalità in maniera diversa con autonomia, con la possibilità di gestirmi da sola. Là invece vengo sempre controllata". Dopo aver compreso a fondo tali motivazioni personali, e chiarito che non erano in contrasto con lo stile aziendale, la candidata è stata assunta offrendole pure una sua autonomia gestionale compatibilmente col suo ruolo di dipendente. L'importante, come si è chiarito alla fine, sono i risultati sia in termini economici che principalmente di rapporti. A tutti i dipendenti i responsabili hanno espresso quello che, l'azienda vorrebbe fare e dovrebbe fare: gestione autonoma con lavoro di gruppo. Per questo i confronti periodici sono necessari per verificare appunto se la personale autonomia di ciascuno non crei disagi ad altri e se all'interno dell'azienda ci si senta realizzati, ci si trovi a proprio agio. Tutti i collaboratori quindi sanno dell'economia di comunione e si impegnano in modo particolare anche se non la vivono pienamente ; una dipendente, pensando che il suo lavoro crea ricchezza che in parte è destinata ai poveri, vede realizzata l'idea di socialità in cui credeva.
Significativa poi mi pare possa essere una confidenza di Giovanni il quale mi ha spiegato che parlando con altri imprenditori spesso sente affermare che << non c'è più da parte del dipendente l'attaccamento al lavoro, uno va a lavorare perché alla fine deve prendere lo stipendio, non c'è più il "lavorare per". Possiamo dire - afferma - che da noi forse è diverso >>.
4. RAPPORTI CON GLI I NTERLOCUTORI AZIENDALI ESTERNI.
I rapporti esterni all'azienda sono forse il punto più difficile da vivere per chi aderisce al progetto di EdC in quanto, quotidianamente, si corre il rischio di non essere compresi o comunque non si è agevolati nell'assumere alcune decisioni significative che comportano coerenza legale oltre che morale. Per quanto riguarda i rapporti col fisco si deve sottolineare che conformemente ai principi di legalità, inclusi nel progetto di EdC, le tasse vengono pagate in modo preciso e corretto senza ricorrere ad evasioni o elusioni ; tutte le transazioni economiche sono fatturate e ciò comporta talvolta rinunce ad offerte allettanti di lavoro per il solo fatto di volersi attenere al principi di legalità, prima che morali. Ciò spesso non è condiviso da acquirenti o fornitori, verso i quali l'azienda cerca di mantenere comunque i rapporti basati sulla legalità ; gli stessi rappresentanti non conoscono il progetto, e coloro ai quali è stato accennato si sono subito espressi negativamente non condividendone minimamente gli ideali. Nonostante tali difficoltà esistono comunque dei motivi di soddisfazione per i titolari rappresentati principalmente dalla constatazione che la fiducia che loro accordano a molte persone talvolta viene loro stessi accordata da alcuni fornitori con i quali la conoscenza è fondata su rapporti che durano oramai da anni. << In un periodo di mancanza di mancanza di liquidità, a causa della situazione passiva che l'azienda sta attraversando, le banche hanno rivalutato gli affidamenti riducendoli drasticamente nell'arco di una sola settimana. Grazie alla fiducia accordataci da alcuni fornitori - hanno raccontato i Bertagna - che hanno spostato i pagamenti, e ad alcune persone che vivono l'esperienza dell'EdC e che ci hanno accordato un prestito, abbiamo potuto far fronte ai nostri impegni verso i dipendenti e nostri terzisti >>.
Per quanto concerne i rapporti con i clienti poi, molti di essi non pagano alle scadenze stabilite, per cui l'azienda ha deciso di orientarsi principalmente al settore estero nell'ambito del quale i rapporti commerciali risultano più stabili e solvibili ; è anche questo uno dei motivi per cui, come detto, lo scorso anno l'azienda ha quadruplicato il fatturato estero e ha stabilito rapporti commerciali con Canada, Stati Uniti, Germania e Svizzera.
§ 5..Confronto tra EdC e carità
Per certi versi da quanto esposto si dovrebbe notare come l'EdC allora assomigli alla carità : simile è il meccanismo di gestione delle offerte e il contato che si viene a creare tra la realtà aiutata e chi offre. Si attua una vera e propria comunione dei beni come descritto negli Atti degli Apostoli da Luca : << quanti possedevano campi o case, li vendevano e portavano il ricavato delle vendite mettendolo ai piedi degli apostoli. Veniva poi distribuito a ciascuno secondo il bisogno >> (At 4, 32. 43 - 35). Per mettere in risalto ancora meglio la somiglianza con la carità, di cui si è già scritto precedentemente, è utile ricordare una spiegazione della sociologa Vera Araújo, esperta di EdC, fornita in relazione ad una domanda volta a comprendere se nell'atto del dono non fosse possibile vedere una sorta di gratificazione, per colui che dona e quindi, conseguentemente se il dono potesse per questo essere umiliante per i beneficiari. Si chiedeva allora, se non potesse essere umiliante per gli indigenti essere oggetto di attenzioni, o se queste fossero solo un modo come un altro per cercare una maggior gratificazione da parte di chi dona. La Araújo ha escluso questa possibilità, perché tutto avviene in un rapporto paritetico, allo stesso modo ha spiegato di come avviene spesso in famiglia quando fra fratelli di diversa età ci si scambiano alcuni indumenti, come giacche, pantaloni o maglie, che chi dona non ha più la possibilità di "sfruttare". Tra fratelli non si rimane umiliati perché c'è unità di sentimenti. Allo stesso modo deve essere fra gli indigenti e i più fortunati, i quali secondo la sociologa grazie all'aiuto dei bisognosi non perdono di vista il valore delle cose che possiedono. E' come quando si è a lungo in uno stato di buona salute fisica ; non ci si rende quasi conto dell'importanza di questa, se non fosse per il fatto di ricordare altri momenti più sfortunati. L'indigente quindi aiuta il ricco a non perdere la consapevolezza della sua fortuna, il ricco (per ricambiare di questo) può aiutare il povero materialmente, senza che per questo l'uno o l'altro si senta superiore o umiliato, essendo uguale davanti a Dio la dignità della persona umana.
La novità che porta con sé il progetto dell'EdC secondo Giovanni è nella "maggiore immediatezza", in quanto << la carità non viene dopo il lavoro, ma "prima", è contestuale ad ogni scelta imprenditoriale o lavorativa >>. Si può quasi dire che essa si trasfiguri assumendo un significato ben più profondo di quello comunemente inteso che identifica spesso la carità con la sola offerta di aiuto materiale ; essa è principalmente un'offerta d'amore, di vita prima che materiale. Si tratta di un'offerta spirituale che porta all'abnegazione per gli altri - lavoratori, collaboratori, fornitori, clienti - ma anche verso le persone non direttamente connesse alla realtà aziendale, quindi pure i bisognosi di aiuti concreti, onde evitare che l'oblatività sia solamente un desiderio intellettuale privo magari di concretezza.
In secondo luogo, nell'EdC è normale inviare persone in grado con la loro imprenditorialità o la loro capacità tecnica di dare aiuti concreti col loro lavoro e la loro competenza, anche se non sempre questo è possibile poiché le aziende coinvolte operano spesso in settori diversi fra loro.
In terzo luogo, a differenza dell'azienda o dell'imprenditore che compie atti di beneficenza, l'imprenditore che opera secondo il progetto dell'EdC deve cercare di coinvolgere tutti nel progetto pur assicurando la massima libertà di coscienza : deve esserci comunque massima trasparenza dei conti e delle scelte aziendali nei confronti dei dipendenti, coinvolgimento (per quanto possibile) di clienti, fornitori e perfino delle spesso esterefatte banche. Inutile dire che sono messe al bando elusioni fiscali o contributive, ritardi nei pagamenti, produzioni scadenti, in sostanza tutte quelle piccole furbizie che sono il pane quotidiano delle aziende come per esempio il rinviare i pagamenti non rispettando le scadenze pattuite, sapendo che al fornitore spesso non conviene ricorrere a mezzi legali.
§ 6 Dalla lezione di Chiara Lubich.
Ci si avvia ora a concludere riportando di seguito le considerazioni espresse dalla stessa promotrice del progetto Chiara Lubich le quali, si ritiene possano meglio sintetizzare la vera essenza della proposta, senz'altro più di quanto si è riusciti a svolgere nel presente lavoro, col quale volutamente si è cercato di approfondire solo le principali specificità vissute durante lo stage.
<<
Al progetto di EdC aderiscono in tutto il mondo circa 645 aziende e 91 attività
produttive. Esso coinvolge imprese operanti nei diversi settori economici, in
più di trenta paesi : 164 operano nel settore terziario, 189 sono imprese
industriali e 301 operano nel campo dei servizi. L'esperienza dell'EdC, si pone
a fianco delle numerose iniziative
individuali e collettive che hanno cercato e cercano di "umanizzare
l'economia", e ai molti imprenditori e lavoratori, spesso poco conosciuti, che
concepiscono e vivono la loro attività economica come qualcosa di più e di
diverso della pura ricerca di un vantaggio materiale.
Infatti, come in tante altre realtà economiche permeate da motivazioni ideali, gli aderenti al progetto - imprenditori, dirigenti, lavoratori, e altre figure aziendali -, si impegnano in primo luogo a porre al centro dell'attenzione, tutti gli aspetti della loro attività, le esigenze e le aspirazioni della persona e le istanze del bene comune. In particolare essi cercano :
di instaurare rapporti leali e rispettosi, animati da sincero spirito di servizio e di collaborazione, nei confronti di clienti, fornitori, pubblica amministrazione e anche verso i concorrenti ;
di valorizzare i dipendenti, informandoli e coinvolgendoli in varia misura nella gestione ;
di mantenere una linea di conduzione dell'impresa ispirata alla cultura della legalità ; di riservare grande attenzione all'ambiente di lavoro ed al rispetto della natura, anche affrontando investimenti ad alto costo ;
a cooperare con altre realtà aziendali e sociali presenti nel territorio, con uno sguardo anche alla comunità internazionale, con la quale si sentono solidali.
Il progetto Economia di Comunione presenta poi alcune altre caratteristiche, che si possono ritenere significative, perché più direttamente legate alla visione del mondo che nasce dalla spiritualità del Movimento.
Gli attori delle imprese di EdC cercano di seguire, seppure nelle forme richieste dal contesto di una organizzazione produttiva, lo stesso stile di comportamento che vivono in tutti gli ambiti della vita. Siamo infatti convinti che occorra informare dei valori in cui si crede ogni momento della vita sociale e quindi anche economica, che così diventa anch'essa luogo di crescita umana e spirituale.
L'Economia di Comunione propone dei comportamenti ispirati a gratuità, solidarietà e attenzione agli ultimi - comportamenti che normalmente si considerano tipici delle organizzazioni senza scopo di lucro - anche ad imprese a cui è connaturale la ricerca del profitto. L'Economia di Comunione, quindi, non si presenta tanto come una nuova forma di impresa, alternativa a quelle già esistenti ; piuttosto essa intende trasformare dal di dentro le usuali strutture d'impresa (siano esse società per azioni, cooperative, o altro), impostando tutti i rapporti intra ed extra aziendali alla luce di uno stile di vita di comunione ; il tutto nel pieno rispetto degli autentici valori dell'impresa e del mercato (quelli evidenziati dalla dottrina sociale della Chiesa, e in particolare da Giovanni Paolo II nella Centesimus Annus).
Coloro che si trovano in difficoltà economica, i destinatari di una parte degli utili, non sono visti semplicemente come "assistiti" o "beneficiari" dell'impresa. Essi sono invece membri essenziali del progetto, all'interno del quale essi fanno dono agli altri delle loro necessità. Vivono anch'essi la cultura del dare. Infatti molti di essi rinunciano all'aiuto che ricevono non appena recuperano un minimo di indipendenza economica, e non di rado condividono con altri il poco che possiedono. Tutto ciò è espressione del fatto che nell'EdC, che pur sottolinea la cultura del dare, l'enfasi non è posta sulla filantropia da parte di alcuni, ma piuttosto sulla condivisione, dove ciascuno dà e riceve con pari dignità, nell'ambito di una relazione di sostanziale reciprocità.
Le imprese di EdC, oltre a poggiare su una profonda intesa tra i promotori di ciascuna d esse, si sentono parte di una realtà più vasta. Si mettono in comune gli utili, perché si vive già un'esperienza di comunione. Per questo motivo le imprese () si sviluppano all'interno di piccoli (almeno per ora) "poli industriali" in prossimità delle Cittadelle del Movimento, o, se geograficamente distanti, si "collegano" idealmente ad esse.
Molti si chiedono come possano sopravvivere nel mercato imprese così attente alle esigenze di tutti i soggetti con cui trattano e al bene comune dell'intera società. Certamente lo spirito che le anima le aiuta a superare tanti di quei contrasti interni che ostacolano e in certi casi paralizzano tutte le organizzazioni umane. Inoltre il loro modo di operare attira la fiducia e la benevolenza di clienti, fornitori o finanziatori.
Non bisogna tuttavia dimenticare un altro elemento essenziale, la Provvidenza, che ha accompagnato costantemente lo sviluppo dell'EdC in questi anni. Nelle imprese di EdC si lascia spazio all'intervento di Dio, anche nel concreto operare economico. E si sperimenta che dopo ogni scelta contro corrente che l'usuale pressi degli affari sconsiglierebbe, Egli non fa mancare quel centuplo che Gesù ha promesso : un introito inatteso, un'opportunità insperata, l'offerta di una nuova collaborazione, l'idea di un nuovo prodotto di successo >>[326]. Gli stessi Bertagna a riguardo hanno raccontato che, in un momento di crisi come è quello attuale e per di più all'inizio del nuovo anno, quando il mercato in Italia era fermo, hanno ricevuto un grosso ordine dagli Stati Uniti relativamente a un filato già disponibile in magazzino e che oramai stavano quasi per "accettare" rimanesse invenduto ; << per noi è stato il segno concreto di un Padre che provvede ogni giorno al lavoro dei suoi figli >>.
§ 7 Considerazioni personali sui valori di fondo dell'EdC
Per il rapporto che c'è presso la Bertagna Filati S.r.l., il personale è a conoscenza dei momento di crisi che l'azienda attraversa. Ciò crea unità ; si è consapevoli tutti in questo modo che serve una gestione più oculata delle spese aziendali, e tutti cercano di fare ciò che è loro possibile per tale fine. Dopo la riunione in cui era stata presentata la contingente situazione di difficoltà l'addetta alla movimentazione delle merci si è attivata personalmente per ottenere importanti riduzioni nel costo dei trasporti.
In queste piccole cose, significative da un punto di vista qualitativo, - non tanto quantitativo, poiché non sempre i margini di intervento sono ampi - si nota come la spiritualità del Movimento aiuti e sorregga nei momenti difficili stimolando in tutti un impegno continuo per una economia ispirata ai valori evangelici.[327] Tali valori e tale spiritualità, a parere di chi scrive sono vissuti tanto meglio, quanto più ci si dispone a sperimentarli in concreto, assumendo decisioni spesso contro corrente. Per poter fare questo, ritengo sia necessario prima di tutto credere fermamente nell'importanza di tali principi etici, allo stesso modo in cui, per capire che una vita morale è migliore di una immorale, si deve credere che la prima abbia più valore della seconda.
Con questo non si desidera assolutamente criticare nessuno, ma solo cercare di proporre una non effimera e, possibilmente, corretta[328] interpretazione a quanto dichiarato con sorprendente serenità e convinzione persuasiva da alcuni imprenditori che vivono l'EdC., i quali affermano di sperimentare spesso l'intervento della Provvidenza in vari modi, come illustrato nella lezione di Chiara Lubich prima riportata. Ciò che il comune modo di pensare chiama talvolta caso, talaltra fortuna, gli imprenditori che vivono l'EdC preferiscono definirlo Provvidenza, in base alla fede nelle parole dei Vangeli che assicurano il centuplo di ciò che si lascia per il nome di Gesù.
Gli stessi titolari della Bertagna Filati, nel movimento da molto tempo, si sentono aiutati in modo essenziale dalla spiritualità di Chiara Lubich. << Vivere un'esperienza di comunione fraterna dà forza, al nostro lavoro e alla nostra famiglia ; ci aiuta a proseguire e a leggere il momento di difficoltà nel modo giusto con più serenità >>.
Questa, mi è parso di cogliere è la vera origine di tutte le azioni, la vera forza che sostiene nei momenti difficili anche dell'agire aziendale perché sta scritto infatti : << dove sono due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro >>[330] e gli imprenditori poiché credono in questo colgono molti segni di questa presenza divina attraverso eventi altrimenti incomprensibili se non alla luce di questo atteggiamento di fede. Generalmente, chi non crede, sperimenta ugualmente situazioni particolari che se non vissute passivamente, apportano ugualmente una certa insperata soddisfazione. C'è soddisfazione, gioia, ma questa potrebbe forse acquisire maggiore forza e vigore se, con un necessario atteggiamento di fede e fiducia la si accogliesse come segno dell'intervento divino, dell'amore di Dio.
Se non si desidera credere all'intervento divino, non è possibile si interpreti già questa mancanza di volontà come un elemento per il quale, rispetto alla vita migliore possibile, c'è una carenza di valore come spiegato da Nozick e dai filosofi classici ? La domanda evidentemente presuppone delle risposte personali, che esulerebbero dall'oggetto dell'elaborato, ma può comunque aiutare a comprendere meglio il senso di quanto fin qui scritto.
Organizzazione dello stage. Usufruendo della possibilità offerta dall'Università, grazie anche al tutor universitario nonché Relatore, ed in collaborazione con l'ISU. (L'istituto per il diritto allo studio universitario), ho avuto modo di sperimentare un periodo di stage presso la ditta Bertagna Filati S.r.l.. Lo stage si è articolato lungo due mesi di studio, (principalmente maggio - giugno) durante i quali due giorni alla settimana era prevista la presenza fisica in azienda, al fine di meglio conoscere l'EdC, chiarire eventuali dubbi o ancora, per osservare e soprattutto vivere all'interno della realtà aziendale il progetto oggetto d'interesse. La scelta della ditta Bertagna non è stata casuale, anzi la loro disponibilità è stata resa nota all'I.S.U. personalmente, in quanto ero anche a conoscenza dell'importanza del lavoro svolto dai titolari per il progetto in ambito extra - aziendale, come "capogruppo" e responsabili per le circa 40 aziende (di cui la metà costituite fin dall'inizio proprio per aderire al progetto, le rimanenti "trasformate" o in via di trasformazione) che vi aderiscono nella zona della Lombardia. Lo scopo dello stage è stato quindi quello di meglio studiare e conoscere le caratteristiche fondamentali del progetto che si sono quindi raccolte nel presente elaborato, dopo un necessario lavoro di sintesi, ed un non altrettanto pregnante - al fine di meglio esprimere alcune peculiarità rilevanti - lavoro di mediazione del linguaggio.
E' da notare a riguardo che nella provincia di Brescia, così come a Bergamo e a Palazzolo, siano numerose le aziende di filati di cotone, mentre i filati di lana sono maggiormente prodotti a Prato, Biella e Vicenza. I Bertagna sono quindi un'eccezione riguardo alla produzione nel territorio.
Si ricordi, come quando si è trattato di carità che "il confronto diretto tra i modelli ideali di comunità e la concreta situazione della propria comunità particolare potrebbe ingenerare frustrazioni e delusioni" ; sembra questa una conferma di tale affermazione.
Si realizza proprio quanto afferma Benedetto Gui, rispondendo alla domanda : << Come si può allora definire l'attività imprenditoriale ? Essa spesso consiste, più che nella massima redditività, nell'impegno a rendere sufficientemente redditizio, e quindi finanziariamente sostenibile, ciò che l'intuizione economica o una spinta ideale vorrebbe che diventasse possibile. C'è un'importante avvertenza però da tener presente : perché i sogni non si rivelino chimere, all'intuizione, alla disponibilità a correre rischi, alla capacità di motivare i collaboratori e di convincere gli altri partecipanti della bontà del progetto, è bene che si affianchi una grande disponibilità al confronto, sia prima che dopo l'avvio di un progetto, con chi questi sogni o ideali condivida. Soprattutto quando si tratti di progetti fatti per essere vissuti insieme, come nel caso dell'EdC >> ; in Economia di Comunione, n° 4, p. 15, "L'imprenditore un prezioso ragionevole sognatore".
Si noti come a questa domanda si possa rispondere anche prescindendo da un "ragionamento" di fede, come quando Nozick spiega ricorrendo alla teoria della sviluppo gerarchico armonico, come rispondere alle critiche tese ad insinuare che ciò che muove l'agente morale sia la parte inferiore dell'anima. Si potrebbe rispondere : non può essere che il dono in questo modo sia stato trasformato trasfigurato dall'alto, per cui non c'è differenza fra donatore e beneficiario ? Si riveda "Lo sviluppo gerarchico armonico".
Lezione per la laurea honoris causa n "Economia e commercio" di Chiara Lubich, Università Cattolica del Sacro Cuore, Facoltà di Economia - Sede di Piacenza, 29. 1. 1999, pp. 6- 8.
È utile precisare che non tutti i dipendenti della Bertagna Filati S.r.l. fanno parte o conoscono il movimento dei Focolari, ma questo non è assolutamente necessario. L'EdC, infatti, si presenta come un progetto valido al di là delle convinzioni religiose in quanto per << ciascu uomo di buona volontà >> come afferma Chiara Lubich, sono importanti i valori base dell'EdC, ossia la solidarietà, l'aiuto reciproco, la comune unione di sforzi energie e idee per risolvere problemi comuni o raggiungere comuni obiettivi. A conferma di ciò si riporta la seguente dichiarazione di una psicopedagogista intervenuta al Convegno presso la facoltà di Economia dell'Università di Palermo il 18. 12 1997 : << Ho una mia impostazione personale che non è assolutamente legata alla vostra impostazione religiosa : sono non credente. Posso condividere invece un'economia in cui ci sia rispetto per l'altro, in cui si dia importanza alle relazioni umane ; un'economia in cui elemento fondamentale sia che gli utili passano essere distribuiti >> ; tratto da EdC n° 8, p. 13.
Appunti su: |
|
Appunti Contabilita | |
Tesine computer | |
Lezioni Ingegneria tecnico | |