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Il sistema bancario cinese




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IL SISTEMA BANCARIO CINESE


Le principali istituzioni


Banca popolare della Cina


È il cuore del sistema bancario cinese, in tema di politiche mo­neta­rie svolge il ruolo di formula­zione ed applicazione. In tema di ispezione e controllo gli spettano i ruoli di amministrazione e supervisione delle attività degli altri organi finanziari.
Direttamente controllate dalla Banca Popolare della Cina ci sono banche per settori altamente spe­cifici che sono state istituite nel 1994 e perseguono obiettivi di politica macroeco­nomica.


Banca dello sviluppo nazionale.


Banca dello sviluppo dell'agricoltura.


Banca dell'import/export.


Tutte queste banche hanno una fortissima concentrazione po­litica, frutto di un sistema pirami­dale orientato al controllo.




Banca popolare della Cina-Honk Hong



Seguono poi le banche di proprietà nazionale, le cosiddette big four, che, in ordine dimensionale, sono:


Banca commerciale ed industriale cinese: impegnata principalmente nelle aree urbane e nel fi­nanziamento del settore industriale;


Banca cinese: focalizzata all'attività Forex ed alle transazioni internazionali;


Banca della costruzione cinese: orientata verso finanziamenti di lungo termine per pro­getti in­frastrutturali e costruzioni;


Banca agricola: orientata al settore agricolo ed alle aree rurali.


Accanto ad esse vi sono Policy Banks, City Commercial Banks, cooperative di credito urbano e ru­rali, le banche straniere e quelle delle zone speciali.


Questa prima analisi comparata ci ha permesso di capire una delle grandi differenze fra banche europee (sottoposte a molti controlli) e banche cinesi, che operano in un mercato abbastanza deregolamentato: vedremo infatti in seguito che le banche cinesi presentano gravi problemi pro­prio per questa mancanza di controlli.

Ma le più grandi differenze fra i due sistemi, si trovano analizzando i servizi che le banche cinesi sono in grado di offrire e rapportandoli con quelli delle banche europee.

La gamma di servizi offerti dalle banche cinesi è ridotta, e di qualità inferiore: ad esempio in Cina attualmente non esiste un regolamento per le assicurazioni agricole che regoli le relazioni tra i soggetti impiegati in attività assicurative, e questo non giova sicuramente alla divulgazione delle stesse nel paese.  In Cina si è ancora lontani dall'avere banche moderne.


La banca moderna


La banca è un'azienda operante principalmente sul mercato dei capitali, ma che - tuttavia - svolge una notevole varietà di operazioni non solo nel settore dell'intermediazione creditizia e dei mezzi di regolamento, ma anche in quelli degli investimenti finanziari, dei servizi di investimento e delle attività accessorie e complementari.


Sotto l'impulso delle trasformazioni in atto nell'ambiente economico-sociale in cui agiscono, le banche hanno sviluppato una vasta gamma di prodotti e servizi innovativi, caratterizzati da un elevato contenuto tecnologico, e hanno ampliato significativamente le loro funzioni.


Le moderne istituzioni creditizie svolgono fondamentalmente le seguenti funzioni:


Funzione creditizia

La funzione creditizia può considerarsi la funzione bancaria più tradizionale: le banche si interpongono fra soggetti che offrono capitali e soggetti che necessitano di finanziamenti, raccogliendo fondi dagli uni e concedendo credito agli altri.

L'elemento che sta alla base di questa funzione è la fiducia: la fiducia di coloro che affi­dano i propri risparmi alle banche e la fiducia di queste nei soggetti che queste finan­ziano, anche se spesso le banche si tutelano richiedendo le idonee garanzie reali e perso­nali. Ma la banca non si limita a porsi come semplice intermediatrice fra soggetti in avanzo e soggetti in disavanzo, ma svolge un'azione di trasformazione del credito, non­ché una vera e propria creazione o produzione del credito:

Trasformazione del credito, nel senso che la banca acquista credito a certe condi­zioni di durata, di remunerazione, ecc. e concede credito secondo forme, modalità e condizioni diverse, rispondenti alle esigenze degli operatori che ad essa si rivolgono;

Creazione o produzione del credito, perché, in termini quantitativi, il sistema bancario è in grado di offrire credito per importi maggiori di quelli dei depositi


raccolti te­nendo presso la banca una percentuale dei depositi raccolti, chiamata riserva di li­quidità. Attraverso la riserva di liquidità si ha una moltiplicazione dei depositi e del credito, in quanto i depositi sono la base su cui vengono accordati i crediti e, a loro volta, i prestiti creano depositi.


Funzione stimolatrice del risparmio e della produzione.

Il risparmio rappresenta la materia prima dei processi produttivi delle banche e ciò spiega come esse siano interessate a favorirne la formazione anche con azioni pubblicitarie e promozionali.

Ma l'azione delle banche è anche di stimolo alla produzione, in quanto il risparmio affluito al sistema bancario alimenta i vari settori produttivi attraverso i prestiti concessi alle im­prese e da queste investiti in fattori produttivi a breve e a lungo ciclo d'utilizzo. Una parte dei risparmi raccolti, inoltre, affluisce alle famiglie sotto forma di prestiti personali o di credito al consumo. Anche per questa via, dunque, si ha indirettamente una "stimolo" alla produzione in quanto coloro che ricevono i fondi li utilizzano per acquistare beni o servizi, sicché l'azione delle banche fornisce in ogni caso uno stimolo all'espansione delle attività industriali e commerciali.  


Funzione di politica economica

Le banche, mediante le operazioni di credito, agiscono sul processo di produzione e di di­stribuzione del reddito nazionale. L'attività bancaria influisce e condiziona in modo signifi­cativo lo sviluppo delle iniziative produttive e perciò le autorità creditizie sono sempre in­tervenute a disciplinare la raccolta del risparmio e l'esercizio del credito.

Tali provvedimenti sono l'espressione di una politica monetaria tendente a provocare una restrizione o un'espansione del credito secondo le esigenze della congiuntura economica generale, oppure ad indirizzare il credito in maniera selettiva, convogliandolo verso i set­tori produttivi che gli indirizzi di politica economica ritengono di dover privilegiare.

Le banche trasmettono quindi al sistema economico e rendono operanti le decisioni di po­litica monetaria e creditizia, svolgendo un ruolo decisivo ai fini del progresso economico e sociale del Paese.



Funzione di servizi

Le banche propongono alla clientela, oltre alle operazioni di credito, anche una gamma sempre più vasta di prestazioni complementari e collaterali, le prime di carattere bancario (es. incasso d'effetti), le seconde di tipo parabancario (es. leasing, factoring).

Accanto ai servizi tradizionali - come l'incasso di effetti e di ricevute bancarie, la custodia e l'amministrazione dei titoli, le locazioni di cassette di sicurezza, i servizi di tesoreria per conto di enti, ecc. - si sono, infatti, affermati nuovi tipi di servizi e in particolare:

Alcune forme innovative di utilizzazione delle disponibilità monetarie (sportelli automa­tici, distributori automatici di banconote o cash dispenser, ecc.);


Servizi di canalizzazione bancaria di numerosi pagamenti (stipendi, pensioni, utenze, ecc.);

Tutta una serie di operazioni e servizi collaterali, prestati a volte direttamente dalle banche e a volte indirettamente tramite società controllate o collegate (factoring, leasing, amministrazione fiduciaria dei patrimoni mobiliari e immobiliari, ecc.);


Funzione di investimento

Le disponibilità finanziarie che provengono dalla raccolta del risparmio e quelle rappre­sentate dal capitale proprio non sono utilizzate dalle banche soltanto nell'attività pretta­mente creditizia, ma sono destinate a forme durevoli di impiego, costituite da:

Investimenti strutturali-organizzativi, cioè beni necessari per l'impianto e per lo svi­luppo della propria struttura operativa (immobili, impianti di sicurezza, mobili d'ufficio, strumenti e sistemi di elaborazione dati, ecc.).

Investimenti in titoli - immobilizzati e non, a seconda che si tratti di impieghi dure­voli o meno - e in divise estere. Alla categoria degli impieghi in titoli immobilizzati appartengono ad esempio le partecipazioni strategiche in altre banche e quelle in società controllate e collegate, coscritte per l'esercizio di attività collaterali a quella bancaria.


Funzione monetaria

La funzione monetaria delle banche consiste nell'azione indirizzata ad integrare i mezzi di regolamento degli scambi nazionali e internazionali sia mediante moneta bancaria (asse­gni di c/c e assegni circolari), sia tramite la moneta scritturale, rappresentata dai giro­conti, con la quale i rapporti fra creditore e debitore vengono estinti con semplici scrittu­razioni contabili nei rispettivi conti bancari.

Da diversi anni, inoltre, sotto la spinta degli elevati costi connessi al trattamento manuale dei documenti cartacei (banconote, assegni, ecc.) e grazie allo sviluppo delle tecnologie telematiche e informatiche, la funzione monetaria si va caratterizzando per il progressivo ricorso a fondo di trasferimento elettronico dei fondi (ETF, Eletronic Funds Transfer), di cui si hanno esempi:

Nell'esecuzione elettronica di giroconti fra aziende di credito o fra correntisti di una stessa banca o di banche diverse;

Nei POS (Point Of Sale), costituiti da terminali, collocati presso le casse di molti eser­cizi commerciali (negozi, supermercati, ecc.), che consentono al compratore di regolare gli acquisti con addebito automatico del proprio conto corrente e contem­poraneo accredito di quello del venditore.


I difetti del sistema bancario cinese

Le partecipazioni statali

Come detto prima, le banche cinesi sono ben lontane da queste caratteristiche; la situazione orientale è inoltre caratterizzata da evidente arretratezza e scarsa efficienza ri­spetto a quella occidentale, tanto in termini di rapidità, nell'eseguire determinate operazioni, quanto a li­vello di organigramma e di sistemi logistici a supporto delle attività tradizionali.


Ma ciò che più caratterizza il sistema bancario cinese è la forte partecipazione statale: questa rassicurante presenza pubblica non facilita lo sviluppo di opportuni e positivi stimoli competitivi ed è la princi­pale causa che ha contribuito all'indebolimento del sistema finanziario, e soprattutto bancario, ci­nese. In sostanza il denaro non è delle banche, che non sono obbligate a mantenere quel vasto sistema di controlli che è tipico dei sistemi bancari occidentali, ma dello Stato. Il cre­dito viene ero­gato più sulla base di considerazioni politiche che di effettivi principi di rendimento atteso, e ciò ha determinato il formarsi di un considerevole volume di sofferenze, che



tuttora incide pesante­mente, anche se molto meno che in passato, sulla qualità dell'attivo di tali

banche.

Le cosiddette big four sono state utilizzate soprattutto in passato quale strumento finanziario di so­stegno ai piani governativi e delle amministrazioni locali, ponendo in essere operazioni finan­ziarie in cui la valutazione del merito creditizio ha sempre giocato un ruolo secondario. Hanno infatti rap­porti molto stretti con le imprese statali, a volte le mantengono in vita grazie a finan­ziamenti con­cessi appunto per considerazioni indipendenti dal merito creditizio. Le imprese di proprietà statale, meno efficienti di quelle private e ritenute in buona parte insostenibili economi­camente (anche se in recupero di redditività negli ultimi anni), pur rappresentando meno di un quarto dell'output ci­nese, nel 2000 erano in possesso di più della metà del credito concesso dal sistema bancario, con una particolare esposizione appunto delle "quattro grandi" banche, storicamente dedicate al loro finanziamento.

Di fatti il sistema bancario cinese ha un altissima percentuale di crediti inesigibili e altrettanti in sofferenza.

Le banche cinesi non sono quindi veramente delle banche commerciali in quanto lo stato è l'unico azionista e può intervenire nella loro gestione. Questo incide su alcuni importanti ele­menti:

Le dimensioni patrimoniali sono relativamente ridotte, da un punto di vista di bilancio;


I crediti in sofferenza sono molti, alcuni irrecuperabili e in percentuale molto superiore a quel che accade nei paesi occidentali;


Alcune crisi finanziarie sono perduranti all'interno del sistema bancario cinese: efficienza e qualità dei servizi finanziari sono relativamente bassi, la diversificazione è scarsa, ma in espansione soprattutto nelle forme di finanziamento.


Le banche cinesi hanno quindi poca redditività rispetto alle altre banche mondiali. Si caratteriz­zano inoltre per dimensione limitata (se si escludono le grandi quattro) che le penalizza nello sfrutta­mento delle economie di scala, bassa produttività e cattiva qualità delle atti­vità in portafoglio; la rete internazionale è inesistente e l'offerta di servizi e prodotti bancari è ri­dotta.


Come si è cercato di risolvere il problema.


È a partire dal 1978 che ha preso avvio la ristrutturazione del sistema bancario cinese. Fu da quell'anno che, alla People Bank of China, che fino ad allora aveva operato in regime monopoli­stico, si af­fiancarono l'Industrial Commercial Bank of China specializzata in finanziamenti all'indu­stria e al commercio, la Bank of China per le operazioni internazionali, la China Construction Bank per il fi­nanzia­mento degli investimenti in campo im­mobiliare e l'Agricultural Bank of China a so­stegno del settore agricolo.
A partire dal 1984, nell'intento di mo­dernizzare e rendere più efficiente il sistema finanziario, fu deciso di concentrare tutte le attività di vigilanza e di politica monetaria in seno alla People Bank of China che assunse dunque la fun­zione di Banca Centrale del Paese.




Solo con la legge del 1995 la gestione del credito da parte delle banche è stata trasformata. Fino ad allora erano solo considerazioni di politica economica e scelte sugli obiettivi produttivi, sulla eguaglianza distributiva e di stabilità sociale a guidare la distribuzione dei crediti da parte delle banche a livello macro e microeconomico. Avendo escluso ogni considerazione relativa al rischio e al merito di credito dei soggetti che venivano finanziati, una grande porzione del credito con­cesso nel passato si va rivelando di cattiva qualità, quando non completamente inesigibile.

Per far fronte all'eccessivo peso delle sofferenze nel 1999 sono state costituite 4 società di gestione dei prestiti inesigibili, le AMC (acronimo per Asset Management Company), di pro­prietà del Ministero delle Finanze e alle quali furono trasferite parte delle sofferenze. Fra il 1999 e il 2000 è stato trasferito a queste società circa il 20 per cento dello stock di crediti di tali banche.

Le società sono state finanziate dal Ministero delle Finanze, dall'emissione di titoli di debito e pre­sumibilmente da moneta fornita dalla banca centrale.



Si stima che dal 1998 siano stati spesi oltre 200 miliardi di dollari per ricapitalizzare il sistema ban­cario con risultati insufficienti: a fine 2003 i crediti in sofferenza rappresentavano ancora il 17.8 per cento del totale crediti del sistema.

Alla fine del 2003, infatti, lo stock di sofferenze del sistema bancario cinese, complessivamente considerato, ammontava più o meno a 290 miliardi di dollari e ad oltre il 15% degli impieghi in es­sere a quella stessa data. Fra le cause di ciò il fatto che la pratica della concessione del credito non è stata abbandonata, specialmente nei confronti delle imprese di stato che impiegano milioni di persone, mantenendo perciò scarsa la qualità anche dei nuovi crediti concessi.

Nel 2003 è stata così creata una nuova istituzione: la CBRC (China Banking Regulatory Commission), alla quale è stata demandata in via esclusiva la responsabilità della vigilanza sul si­stema bancario, lasciando alla People Bank of China la direzione della politica monetaria. La commissione di controllo fornisce indicazioni sempre più decise verso l'adozione di criteri stretta­mente legati alla valutazione del rischio per la concessione del credito.


Gli scarsi risultati hanno condotto ad inizio 2004, a un'operazione di finanziamento di diversa concezione. Si è finanziata una società che ha acquistato il controllo della Banca delle Costruzioni e della Banca della Cina. L'intenzione è più ambiziosa che in precedenza. Le due banche hanno presentato profitti nei bilanci 2003, e con questa iniezione di capitale dovrebbero aggiustare definitivamente la loro posizione di bilancio per essere quotate in borsa entro breve. Anche le altre due banche delle quattro grandi dovrebbero seguire lo stesso iter per essere quo­tate in borsa nei prossimi anni.


Un passo molto importante è stato compiuto inoltre nell'ottobre del 2004 con l'eliminazione del tetto dei tassi d'interesse. È solo da quella data che le banche possono applicare i tassi di interesse secondo criteri di mercato che tengano conto della rischiosità dell'imprenditore, opera­zione impossibile fino ad ora visto che le banche erano obbligate a rispettare una bandati oscillazione fissata dalla banca centrale.     
Questa iniziativa ha costituito un importante passo verso la modernizzazione del sistema banca­rio, consentendo di legare molto più di quanto accadeva in passato il costo di un finanziamento alla sua effettiva rischiosità.


Altre vie da percorrere per rompere il legame tra banche e imprese statali passano attraverso la costituzione di un mercato dei capitali più efficiente, un maggior ricorso al capitale di rischio, una sana diversificazione delle fonti di finanziamento e un maggiore ingresso di capitale privato nel sistema produttivo.

Aspetti positivi del sistema bancario cinese.


Abbiamo visto fino ad ora i punti di debolezza del sistema bancario cinese e come lo Stato ha cer­cato di risolverli.

Esistono però ovviamente anche punti di forza: il controllo da parte dello Stato, all'interno del si­stema bancario, non comporta, infatti, solamente degli effetti negativi. Sino ad oggi il sistema bancario cinese non è incorso in gravi crisi grazie anche al fatto che lo Stato dispone delle riserve valutarie più alte al mondo.           
Altro fattore da considerare è che la Cina registra uno dei tassi di risparmio più elevati a livello mondiale: essendo pressoché assente qualsiasi altra forma di investimento alternativo, tale rispar­mio viene riversato sui depositi bancari, incrementando il livello di liquidità delle banche e impe­dendone l'insolvenza.

L'economia in forte crescita offre potenzialità enormi di sviluppo oltre che la possibilità di limitare il livello di sofferenze.


Ingresso nel WTO = Apertura dei mercati finanziari.


Con l'ingresso nella WTO la Cina si è impegnata a garantire alle banche straniere l'accesso al pro­prio mercato, a partire dal 1° Luglio 2007, dopo un periodo transitorio tutt'ora in essere. A par­tire da quella data, le banche straniere potranno svolgere le attività sul mercato cinese in un re­gime di parità concorrenziale. Come abbiamo visto, il mercato bancario cinese necessita però di corposi ed evidenti interventi se vuole davvero garantire un sistema libero e concorrenziale alle banche stra­niere. Negli ultimi anni si è però assistito a un notevole miglioramento nella qualità dei servizi pre­stati dalle banche cinesi, soprattutto da quelle di dimensione regionale che, rispetto alle big four, appaiono essere sempre più customer oriented e dotate di una flessibilità e capacità innovativa che solo pochi anni fa sembrava un obiettivo raggiungibile in tempi lunghissimi e che oggi consente di poter offrire alla clientela internazionale soprattutto alle Pmi servizi preziosi. Ci si riferisce per esempio alla possibilità ormai abbastanza diffusa di mettere a disposizione della clientela interna­zionale un servizio di home banking con reportistica in lingua inglese che, in al­cuni casi, non si li­mita solo alle funzioni informative, ma si estende anche a quelle dispositive.    

Va inoltre osservato che la Cina ritiene molto importante l'arrivo delle istituzioni bancarie stra­niere, in quanto portatrici di conoscenza e pratica bancaria commerciale che non fanno parte del patrimonio del sistema bancario cinese.   


Apertura. o quasi

Con l'ingresso della Cina nel WTO sono quindi stati approvati dalle autorità cinesi accordi relativi alla progressiva apertura del sistema bancario e finanziario all'ingresso di operatori esteri. Entro 5 anni dall'ingresso (quindi nel 2007) sono previsti l'abbattimento di tutte le barriere e quindi la possibilità per gli istituti stranieri di operare sia in valuta estera sia in yuan, sia con le imprese

sia con i privati, in tutte le regioni della Cina, non soltanto in quelle speciali. L'11 dicembre 2006, è stata appunto emanata la nuova legge che disciplina l'attività degli inter­mediari finanziari stra­nieri in Cina e che avrebbe dovuto rimuovere in tutto il Paese gli ostacoli esistenti alla piena operatività in moneta locale. Purtroppo, si è assistito ancora una volta all'ema­nazione di una legge che, pur mantenendo fede da un punto di vista formale agli impegni presi, ha introdotto pe­santi vincoli per gli operatori esteri.          

Rimangono, infatti, delle limitazioni, alcune ammesse dalle regole WTO e comuni anche nella pratica di altri paesi, altre un po' meno leali. Nel primo gruppo troviamo ad esempio il principio "una città, una filiale", e i controlli sulla dimen­sione e la distribuzione delle istituzioni finanziarie estere sul territorio. Fra le vie meno corrette, praticate per ostacolare la penetrazione delle banche estere, troviamo invece, ad esempio, l'invito alle imprese, soprattutto statali, all'uso del credito proveniente da banche nazionali.

Ma non è questo il punto della situazione. Il fatto è che: per poter ottenere la piena operatività in Cina, la struttura giuridica delle attuali filiali di banche straniere dovrà essere totalmente modifi­cata. Queste ultime dovranno infatti assumere lo status non di filiali, ma di affiliate, quindi di so­cietà incorporate in Cina, che costituiranno soggetti giuridici ben distinti dalla Casa Madre e do­tati di propria autonomia patrimoniale.


Questa trasformazione comporta costi patrimoniali molto più elevati di quelli richiesti alle filiali; e non è tutto: le attuali filiali di banche straniere che non opteranno per la predetta trasforma­zione, saranno autorizzate a racco­gliere solo depositi superiori a un milione di RMB, es­sendo dunque ancora una volta fortemente penalizzate rispetto alla concorrenza delle banche locali in un Paese dove il reddito medio pro-capite non raggiunge i 2.000 dollari l'anno. Inoltre nella nuova normativa permane l'esclusione delle filiali dall'importante attività nel campo delle carte di credito.


Prospettive per l'ingresso delle banche occidentali nel mercato ci­nese.


Dopo aver chiarito le limitazioni che sono state poste alle banche straniere in Cina, è facile capire che, tra le oltre 70 banche straniere presenti in Cina con filiali, pochissime si avvarranno della legge appena emanata per porre in essere una rete di sportelli. Solamente colossi mondiali come la Stan­dard Chartered e la Citigroup, che sin dagli anni '80 dispongono in Cina di una presenza ri­levante, come ad esempio Citibank, potranno permettersi questo cambiamento.
Le banche italiane, come del resto la grande maggioranza delle altre banche presenti in Cina, continueranno a barcamenarsi all'interno di un protezionismo che verrà meno solo quando l'Au­torità Monetaria Centrale avrà raggiunto la ragionevole certezza che le banche cinesi, abbiano raggiunto quell'esperienza necessaria per fronteggiare la più agguerrita e qualificata concorrenza internazionale.


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