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Movimento sindacale e diritto del lavoro




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MOVIMENTO SINDACALE E DIRITTO DEL LAVORO


Il sindacato è l'organizzazione dei lavoratori costituita per la difesa dei loro interessi. Le origini del sindacato italiano risalgono agli ultimi anni del secolo scorso e all'inizio del '900. Le prime "Camere del lavoro", organizzate su basi territoriali e intercategoriali nascono nel 1891 a Milano, Torino e Piacenza; poco dopo si costituiscono anche le prime associazioni professionali e di categoria (tipografi, ferrovieri, operai edili, lavoratori della terra ecc.). La confederazione generale del lavoro invece nacque a Milano nel 1906 ed aveva il compito di organizzare a livello nazionale le singole "Camere del lavoro" e le diverse associazioni di categoria. Attualmente i sindacati più rappresentativi sono tre: CGIL (Confederazione Generale Italiana del Lavoro), CISL (Confederazione Italiana Sindacati del Lavoratori) e UIL (Unione Italiana del Lavoro) e vengono chiamati anche SINDACATI CONFEDERALI. Questi tre sindacati pur conservando strutture organizzative distinte, hanno concluso nel 1972 un patto di azione unitaria (cosiddetto patto federativo), con cui è stata costituita la Federazione CGIL - CISL - UIL. Esistono anche diversi sindacato minori definiti autonomi la loro azione è indipendente da quella portata avanti da CGIL CISL e UIL.

Il contributo del sindacato alla formazione e all'attuazione del diritto del lavoratore è particolarmente significativo in Italia; il sindacato provvede alla stipulazione dei contratti collettivi e spesso concorre a determinare il contenuto delle leggi in materia di lavoro. Il contributo del sindacato è importante anche per l'attuazione del diritto del lavoro presso i vari uffici del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale sia nei diversi accordi collettivi che vengono sottoscritti per specificare determinati aspetti della normativa legale.


L'Organizzazione Sindacale

Il sindacato viene spesso definito come associazione non riconosciuta questo significa che il sindacato non viene riconosciuto dallo stato come persona giuridica e non sono quindi ammessi interventi o controlli dell'autorità governativa sulla sua organizzazione interna. Ogni sindacato ha quindi un proprio statuto. Nell'organizzazione sindacale si possono distinguere precisamente le strutture di base, le strutture di categoria e le strutture territoriali.

Le strutture di base sono costituite dal consiglio dei delegati;

Le strutture di categoria (denominate generalmente federazioni) raggruppano i lavoratori che appartengono a una medesima categoria produttiva (metalmeccanici, tessili, chimici ecc.). Spesso vengono chiamate strutture verticali in quanto organizzano tutti i lavoratori che appartengono ad un medesimo settore produttivo (es. Federazione Italiana Metalmeccanici che aderisce alla CISL, Federazione Italiana Operai Metalmeccanici che è associata alla CGIL e Unione Italiana Lavoratori Metalmeccanici che aderisce alla UIL). Il sistema all'interno del sindacato è ripartito in tre livelli:


quota tessera  che è la principale fonte di entrata;

contributi associativi che sono versati mensilmente per delega in percentuale sulla retribuzione dei lavoratori;

quota di servizio che rappresenta la trattenuta dalla retribuzione dei lavoratori per l'azione svolta dal sindacato. E' presente soprattutto nella categoria agricola.


Le strutture territoriali sono quelle che raggruppano in un determinato ambito territoriale tutte le federazioni di categoria. Vengono anche chiamate strutture orizzontali e vi fanno parte la Camera del Lavoro per la CGIL, l'Unione Sindacale per la CISL e la camera sindacale per la UIL.

A livello nazionale infine operano le Confederazioni, in cui confluiscono sia le confederazioni di categoria sia le varie strutture territoriali dei livelli inferiori.


I CONTRATTI COLLETTIVI DI LAVORO

I contratti collettivi di lavoro sono contratti che vengono stipulati dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e degli imprenditori, per disciplinare i diversi aspetti della prestazione lavorativa (retribuzione, orario di lavoro, inquadramento professionale, diritti sindacali ecc.). Esistono tre tipi di contratti collettivi: il contratto collettivo nazionale di categoria, il contratto collettivo aziendale e l'accordo interconfederale.

Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) riguarda in genere soltanto i lavoratori di una determinata categoria e contiene quindi una disciplina uniforme per tutti i lavoratori medesimi. Questo tipo di contratto viene anche nominato contratto di categoria ed è indubbiamente il contratto collettivo più importante e frequente, questo generalmente viene rinnovato ogni tre anni.

Contratti Collettivi Aziendali regolano alcuni aspetti della prestazione lavorativa a livelli delle singole fabbriche. Questi contratti, che vengono stipulati tra il singolo imprenditore e il Consiglio dei delegati (interno alla fabbrica), non escludono la disciplina del contratto nazionale di categoria, ma si propongono di specificare la disciplina stessa con riferimento alle varie realtà aziendali.

Accordo Interconfederale questo viene stipulato tra le Confederazioni sindacali di lavoratori e imprenditori al fine di regolare aspetti molto particolari ed importanti del rapporto di lavoro (licenziamenti per riduzione del personale ecc.).

I contratti collettivi di lavoro si definiscono atti di natura privata in quanto vengono conclusi tra soggetti privati (sindacati del lavoratori e organizzazioni imprenditoriali). Il carattere privatistico dei contratti collettivi significa che la loro efficacia è limitata di regola a coloro che sono iscritti alle associazioni sindacali stipulanti. Bisogna però fare due precisazioni:

1 - si applica comunque a tutti i lavoratori delle varie categorie quando il datore di lavoro è iscritto a una delle organizzazioni padronali che hanno concluso l'accordo;

2 - la parte retributiva di un contratto collettivo deve essere applicata comunque a tutti i lavoratori della categoria a cui il contratto stesso si riferisce.


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