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Prima di approfondire l'analisi delle istituzioni punitive moderne, delle loro funzioni e dei legami che intercorrono fra esse ed il senso comune , vorrei circoscrivere in maniera precisa che istanza sociale rappresenti la punizione nella nostra società, che ruolo essa svolga e quali connotazioni essa presenti.
La punizione a livello generale, intendendola in senso funzionale durkeihmiano rappresenta un'istanza necessaria, vitale, per garantire la conservazione della società che sin dalla sua remota origine ha dovuto imporre ai suoi componenti delle regole imprescindibili da seguire per garantire una convivenza minima comune e indispensabile affinché le basi di tale società non vengano minacciate dalle necessità prettamente individualistiche dei suoi consociati, funzione precipua della punizione non è quella di far scontare al colpevole la colpa facendolo soffrire, né di intimidire con mezzi comminatori gli eventuali imitatori, bensì di rassicurare quelle coscienze che la violazione della norma ha potuto, ha dovuto necessariamente turbare nella loro fede è [.] e di dimostrare loro che quella fede ha sempre la sua ragione di essere. ( Durkheim, L'educazione morale, 1902, p. 608).
Perché una società sia tale devono essere condivisi dei significati: le interpretazioni della vita che ogni individuo ha e le aspettative ad esse connesse devono essere livellate nelle loro discrepanze più accese e devono costituire un sostrato minimo e generale condiviso da tutti, quello che Durkheim nella sua opera del 1893 "De la division du travail social" chiamava la coscienza collettiva, "l'insieme delle credenze e dei sentimenti comuni alla media dei membri della stessa società forma un sistema determinato che ha una vita propria" ( Durkheim, 1902, p. 101). In base a questa coscienza comune vengono determinate le azioni considerate di rilevanza penale, la trasgressione di queste norme genera una reazione passionale che genera la punizione ed in seguito al sopraggiungere della sanzione avviene una conferma ed un rafforzamento di tale coscienza.
Ora (anche se questa sua nozione al giorno d'oggi deve essere rivista e problematizzata a causa dell'evoluzione della società verso un modello culturale di massa e dai contenuti plurali al quale sta quantomeno stretta una normativa condivisione della realtà sociale come unico modo di attingere da essa beni e significati, ma soprattutto significati ed interpretazioni uniformi della realtà, a fronte di un natura sempre più individualizzata dell'esperienza sociale) il concetto di solidarietà sociale, estrapolato dal concetto di coscienza collettiva trattato da Durkheim in "De la division du travail social", resta comunque uno strumento intuitivamente necessario per descrivere la possibilità che una società rimanga quantomeno stabile e coesa nel tempo sulla base di una medesima condivisione di valori.
A prescindere quindi dalle applicazioni e procedure specifiche che evolvono e mutano nel tempo adeguandosi alle relative realtà storiche, e a prescindere dalle diverse declinazioni concrete, la punizione è a parere di Durkheim uno strumento che corrobora il sentimento di solidarietà sociale, sottolinea la condivisione di certi valori e significati considerati primari, valori e significati che formano la base costitutiva di ogni società e, riaffermando i valori morali di base e dunque sacri più nella loro necessità che nella loro valenza religiosa, contribuisce a rinsaldare i legami fra i componenti turbati dal cortocircuito morale provocato dall'effrazione commessa, stabilisce una linea di confine netta fra chi appartiene alla comunità e chi ne ha violato i dettami e smette di usufruire delle comodità della vita di gruppo.
Punire per preservare, per rinforzare e affermare la supremazia della società sull'individuo che trasgredisce. Questa può essere una giustificazione del perché si ricorre alla punizione: ci si ricorre affinché la società non si dissolva sotto le naturali spinte individuali, egoistiche dei suoi appartenenti
Inoltre si ricorre alla punizione per evitare che il delitto commesso da un individuo possa essere emulato da altri individui, si castiga per allontanare il desiderio di seguire un esempio considerato riprovevole o comunque dannoso per il benessere della società, come scriveva Foucault nel 1975 in Surveiller et punir, p. 101: "Il torto che il crimine fa al corpo sociale è il disordine che vi introduce: lo scandalo che suscita, l'esempio che dà, l'incitamento a ricominciare se non viene punito, la possibilità di generalizzazione che porta con sé.". Foucault sottolinea la funzione deterrente e correttiva della punizione, se da un lato essa è uno strumento di dissuasione dal commettere azioni proibite e tende a convincere le persone che certe azioni portano spiacevoli conseguenze, mirando dunque in questi termini a far propendere le persone verso il rispetto delle norme; dall'altro lato il meccanismo punitivo instaura un rapporto di significati tra il corpo sociale nella sua totalità ed il singolo cittadino che ne ha tradito le leggi, l'infrazione oppone un individuo all'intero corpo sociale (Foucault, 1975, p. 98), la punizione diventa un mezzo di difesa verso l'offesa commessa, ed un mezzo educativo nei confronti dei cittadini che assistono alla restaurazione dell'ordine; Foucault approfondisce questa constatazione descrivendo due sentieri differenti tracciati dai riformatori illuministi francesi per raggiungere tale obbiettivo: che sia la punizione stessa a raccontare al pubblico la sua necessità e la relazione specifica che intercorre con il crimine che sanziona, trarre il castigo dal delitto in un rapporto analogico, in una sorta di punizione che non deve terrorizzare, ma far riflettere il cittadino che vi assiste, nella punizione egli deve leggere la legge che è stata infranta, la punizione pubblica è la cerimonia della ricodificazione immediata ( Foucault, 1975, p. 120) la legge inscritta nella punizione si riafferma pubblicamente ed educa la cittadinanza; l'altra strada percorsa è invece quella dell'educazione del colpevole, segregato in un apposita istituzione punitiva, lontano dagli sguardi pubblici, l'individuo viene addestrato al rispetto e alla docilità, la punizione diviene una tecnica di correzione dell'individuo. Su di egli l'incessante azione dei meccanismi disciplinari agirà ininterrottamente, il lavoro e l'isolamento saranno i dispositivi che ne condurranno l'esistenza.
Società significa affidamento, fiducia reciproca, aspettative comuni, regole minime di convivenza, significa che il contratto originario e costitutivo, quello del quale parlava Nietzsche nel 1887 in " Zur Genealogie der Moral", resti sempre e con intransigenza un baluardo di monito che ricordi la sacralità della prima promessa compiuta dall'uomo, la prima promessa con la quale l'uomo rinunciò alla sua libera smemoratezza per imparare a vivere in una vincolata esistenza, fatta di promesse e doveri.
Punire significa dunque imprimere nel corpo o nella mente del punito un monito per il futuro, significa affidare ad una pratica dolorosa a livello fisico od emotivo il compito di penetrare e affliggere a scopo pedagogico, instillare il lato autoritario della società nelle menti dei singoli cittadini, convincerli che qualcosa di originario e inviolabile li tiene uniti. Questa pratica pedagogica ha graduale sviluppo durante la vita di ogni singolo membro della società, prima attraverso agenzie moralizzanti in senso positivo che cercano di produrre la conformità alla norma: tramite l'influenza paternale della famiglia, agenzia di socializzazione primaria ed in seguito attraverso il sistema scolastico, i gruppi sportivi, le colonie estive, tutti organismi di socializzazione secondari che mirano a creare nell'individuo una tendenza a rispettare le regole. Infine tramite il livello più alto ed ufficiale di socializzazione, di natura negativa, l'agenzia penale regola le trasgressioni individuali, sanzionandone le inconformità.
Con le punizioni si costituì il terreno sul quale edificare la società e con le punizioni si dispone di protrarla questa società, ricordando che certi errori costano dolore e che questo dolore rappresenta l'inevitabile conseguenza di ogni azione che prefigge l'interesse personale alla comunità degli interessi condivisi.
La punizione ha dunque una funzione costitutiva nell'edificare le condizioni adatte alla nascita della società è una funzione rafforzativa dell'ordinamento sociale sulla base della conservazione dell'ordine morale ad esso sotteso. Tramite di essa e nei vari livelli, intensità e situazioni nelle quali si propone si fornisce uno strumento di rettifica e condanna di accettazione o di esclusione, la punizione diventa una delle chiavi di volta atte a sorreggere la società, la linea di separazione fra i cittadini inclusi e rispettosi e cittadini esclusi e marginali.
Oltre alla visione durkheimiana della pena vorrei aggiungere un'altra interpretazione di questa realtà sociale, per fornire un modello complessivo di ciò che la pena possa rappresentare nelle nostre società: a differenza di Durkheim che traccia un ipotesi sul suo funzionamento generale, in una prospettiva di lavoro più materiale e concreta si inserisce : " Pena e struttura sociale" opera di due esponenti della scuola di Francoforte, Rusche e Kirhheimer, scritto nel 1939; a differenza dunque del lavoro di Durkheim che punta a tracciare i caratteri generali della penalità, il loro lavoro descrive la punizione intesa come fenomeno storico concreto e ne segue l'evoluzione in rapporto al mondo della produzione economica ed ai rapporti di potere che regolano ogni società. Secondo il loro approccio ad ogni società e quindi a seconda del modello di produzione perseguito, corrisponde una determinata declinazione del potere di punire che ne ricalca le specifiche modalità produttive, " Ogni modo di produzione tende a scoprire delle forme punitive che corrispondono ai propri rapporti di produzione" (Rusche e Kirhheimer, 1939, p. 46). Spiegare la pena solo intermini generali può risultare dunque riduttivo ai fini di una complessiva comprensione di tale fenomeno.
Ciò che caratterizza principalmente questo lavoro è l'interconnessione fra le specifiche modalità penali ed il modulo di produzione, i due autori affermano la stretta relazione che intercorre tra le prime ed il secondo, secondo questo punto di vista l'evolversi delle sanzioni penali è influenzato dalle necessità economiche che la società persegue, ad esempio durante il Medioevo le punizioni sono apertamente violente a causa dell'ampia disponibilità di manodopera e della relativa poca importanza conferita all'individuo, diversamente nel periodo del mercantilismo, la punizione, in un mondo che necessitava disperatamente forza lavoro, diventa uno strumento per ottenere manodopera coatta costretta a lavorare, per disciplinare ampi strati di popolazione recalcitranti alle regole del nascente capitalismo. Con lo sviluppo in seguito del modello industriale la pena cesserà i suoi intenti riformatori e si sosterrà in un'ottica di deterrenza ( less elegibility) nei confronti dell'ampia popolazione resa indigente dall'introduzione dei macchinari, essa ha lo scopo di indurre i cittadini a non infrangere le regole, in un mondo dove l'offerta di manodopera è nuovamente abbondante.
La pena è dunque una costante nel tessuto sociale, essa svolge una funzione generale dal punto di vista di Durkheim; va ad ogni modo considerata anche nelle sue specifiche dimensioni e modalità per poterla definire nei suoi metodi concreti come frutto dell'evoluzione storica e sociale.
Senso comune: le categorie di analisi del quotidiano sedimentate nella nostra percezione del mondo sociale. Tutte le domande che non ci poniamo, dando per scontate le risposte, nell' interpretazione di un evento o istanza sociale.
" Ogni formazione sociale, a eccezione di quelle più semplici, è contraddistinta dalla presenza di conflitti costanti tra gruppi differenti che lottano per far prevalere la propria concezione della vita e dell'organizzazione sociale. Di conseguenza, le modalità relazionali e i valori morali che prevalgono non sono altro che il risultato contingente di un costante processo di lotta e di negoziazione fra interessi opposti ; esse non sono caratteristiche intrinseche di un tipo sociale particolare, né il prodotto necessitato dall'evoluzione funzionale". Garland D. "Pena e società moderna. Uno studio di teoria sociale ", 1990, p. 90.
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