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LA PENA DI MORTE
La pena di morte o pena capitale è una forma di giustizia in cui una persona colpevole di determinati reati come l'omicidio e altri (dipende dallo Stato in cui ci si trova) viene ucciso fra atroci sofferenza mediante diverse tecniche di tortura.
La pena di morte per molti Paesi del mondo, svolge la funzione di pulizia sociale, poiché sono molti gli alcolizzati, i malati di mente, gli emarginati che vengono giustiziati, mentre a coloro che risultano colpevoli degli stessi crimini ma che vivono in condizioni migliori viene riservata una sorte diversa. Insomma la pena di morte può essere definita un "potere giardiniere" che ha il compito di estirpare le erbacce della società.
Tra le vittime di esecuzioni capitali si contano anche molti perseguitati per motivi politici o religiosi, uomini a volte "colpevoli" solamente di reati di opinione, che non hanno mai fatto uso di violenza né istigato all'uso.
In tutto il mondo sono 108 i Paesi abolizionisti per legge o de facto. Amnesty International ha chiesto alla Commissione delle Nazioni Unite per i Diritti Umani riunita a Ginevra di stabilire una moratoria mondiale delle esecuzioni.
Un caso toccante è negli Stati Uniti dove le giurie sono di soli bianchi e vengono condannati pure i minorenni. Ma la cosa più scioccante è che in un Paese democratico e liberale come gli Stati Uniti avvengono delle forme di discriminazione razziale, infatti otto minori su nove sono neri o ispanici.
Più atroce è quello che succede in Cina dove si realizzano delle "sentenze spettacolo", cioè vengono organizzate delle manifestazioni di massa per la lettura delle sentenze di morte, a cui fa seguito, immediatamente l'esecuzione. O ancora peggio se si pensa che i prigionieri vengono selezionati per l'espianto degli organi, vengono sottoposti a trattamenti come delle analisi mediche finalizzate ai futuri espianti e la decisione se condannarlo o no dipende dalle esigenze cliniche.
Nonostante la Corte degli Stati Uniti abbia stabilito, più di venti anni fa, la incostituzionalità della pena di morte in ragione delle discriminazioni razziali che essa in pratica comportava, un esame del caso dei giustiziati a partire dal 1977 evidenzia come la discriminazione razziale continui ad essere presente.
L'esecuzione rappresenta una forma di tortura in quanto causa sofferenze fisiche di entità diversa a seconda delle tecniche usate. Queste tecniche sono: la sedia elettrica, l'iniezione letale, la camera a gas, l'impiccagione, la fucilazione, la ghigliottina, la lapidazione e la garrotta.
La pena di morte può essere un deterrente ma molto spesso questo non è vero. Infatti gli omicidi sono spesso commessi in momenti di passione, di rabbia, che prevalgono sulla ragione. Certe volte sono commessi sotto l'effetto di droghe o alcool e momenti di panico, durante i quali si compie il reato senza curarsi delle conseguenze. È utilizzata pure come strumento per arginare il terrorismo.
Ormai tante persone anche innocenti sono state giustiziate per reati non commessi e negli ultimi anni si sta cercando di abolirla, stipulando trattati sempre nuovi in cui si cerca di sancire "il diritto alla vita" che ogni singolo individuo acquista al momento della nascita e a cui nessuno ha il potere di togliere se non Dio.
Le Nazioni Unite continuano questa lotta contro la pena di morte e da piccole vittorie si spera di arrivare alla totale abolizione di questa negazione della vita in tutti i Paesi del mondo.
La comunità di Sant'Egidio ha promosso una raccolta di firme per una moratoria universale della pena capitale. Lo scopo delle moratoria è sospendere le esecuzioni per permettere ai Paesi sostenitori una riflessione più approfondita sulla pena di morte e dialogare con gli abolizionisti.
Ci sono tante storie di uomini, donne e minorenni giustiziati senza scrupolo che ci devono far pensare.
Una storia molto toccante è quella di Sister Helen Prejean presidentessa dell'associazione Nessuno Tocchi Caino, membro della National Coalition to Abolish the Death Penalty e membro di Amnesty International.
Essa iniziò a scrivere a un detenuto e così dopo che esso le rispose che nessuno andava mai a trovarlo, decise di andarci lei. Divennero amici e Helen decise di non lasciarlo da solo al momento dell'esecuzione e così l'accompagnò fino alla sedia elettrica e assistette all'esecuzione. Essa rimase scioccata da questa visione di crudeltà e sadicità e questo la fece pensare. Nessuno incontra e ascolta le parole di questa persone e in questo modo perdono la condizione di essere umano. Di loro si ha l'idea di un mostro e così per la gente comune risulta più facile uccidere un mostro. Non si riesce a vedere dietro il lato oscuro che li ha macchiati di un crimine così grave e allora si preferisce eliminarli senza pensare che sono persone come noi che hanno sbagliato e che è giusto punirli, ma non privandoli del bene più grande : la vita. Solo se si vive scontando una pena più adeguata si può realmente capire la gravità del fatto e non in questo modo.
Tutti noi dobbiamo riflettere e farci un esame di coscienza perché affinché si arrivi finalmente a una crescita di consapevolezza dei diritti umani e della dignità di ogni persona.
"Ogni persona ha diritto alla vita , alla libertà e alla sicurezza della propria persona"
ARTICOLO 3 DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI
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