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La criminalità dei colletti bianchi




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La criminalità dei colletti bianchi


I. Premessa


L'impunità delle classi egemoni,vale a dire il fatto che determinati soggetti individuali e collettivi hanno il potere di sottrarsi in misura variabile al controllo dell'apparato giurisdizionale ed al suo sistema sanzionatorio,ha rappresentato per secoli un "segreto" conosciutissimo.

Ciononostante si deve attendere sino alla metà del XIX secolo perché intellettuali e studiosi affrontino questo tema.[1]

Friedrich Engels è uno di questi. Egli non si accontenta di denunciare la devastante violenza del primo capitalismo britannico esercitata sulle masse dei lavoratori. Dal suo testo più famoso sulla condizione della classe operaia in Inghilterra[2] emerge con altrettanta lucidità la consapevolezza del legame tra potere e immunità,tra potere e crimine.

Parimenti, Karl Marx, nel coso della sua analisi del capitalismo[3], illustra la sostanziale impunità dei produttori e dei negozianti che violano o aggirano le nuove leggi che regolamentano il lavoro, facendo notare, al pari di Engels, che i membri dei tribunali preposti a giudicare appartengono alla stessa classe sociale degli imputati.

Le descrizioni e le analisi di Engels e Marx restano a lungo sostanzialmente ignorate. È piuttosto a livello di letteratura popolare[4] che nasce e si diffonde una letteratura populistica che ha per oggetto le miserevoli condizioni in cui si trova il proletariato, dalle abitazioni malsane alla fame ed alle malattie, ed a tutti i mali sociali che genera, dalla prostituzione al furto, all'omicidio, all'alcolismo,alla violenza in generale.

In conclusione, alcuni tasselli di un modello teorico in grado di trattare la criminalità come fenomeno interclassista sono presenti da tempo.

Tuttavia, questi rilievi ed intuizioni restano letttera morta fino a quando non verranno in parte ricomposti in una prima visione unitaria.

È quanto ha cercato di fare Edwin Sutherland.


II. La profonda interrelazione tra economia e criminalità qualificata


Il concetto di criminalità economica non è giuridico ma criminologico. Con esso si indicano tutti quei reati che hanno un contenuto economico e una qualche relazione con un'attività imprenditoriale o professionale. Si tratta cioè di reati che per i soggetti che li commettono, per il loro contenuto e per le tecniche usate sono riferiti direttamente a un'impresa economica o a un'attività professionale. Se un imprenditore falsifica il bilancio della sua impresa commette un reato economico, se un'impresa inquina le acque di un fiume per risparmiare nel costo di smaltimento degli scarichi industriali commette un reato economico, e un reato economico commette anche il singolo impiegato di una banca quando froda la sua stessa banca per arricchirsi, o il funzionario che accetta di essere corrotto, oppure la banca che aiuta a riciclare il denaro sporco. Per la criminalità economica i concetti che ricorrono più frequentemente nella letteratura anglosassone, dalla quale provengono in prevalenza, sono quelli di: white collar crime, corporate crime o organizational crime, occupational crime.


A) la categoria dei colletti bianchi.

White collar crime è il concetto usato dal criminologo americano Edwin H. Sutherland[5] nella prima metà del 1900 per spiegare la criminalità economica con particolare attenzione agli autori di reato e alla loro posizione nella struttura sociale e produttiva di appartenenza. Si tratta, senza dubbio, di un'innovazione culturale significativa nella riflessione criminologica del tempo, dove era prevalente la riduzione dei comportamenti criminali esclusivamente a quelli violenti e appropriativi; con la conseguenza che erano considerati criminali soltanto coloro che erano reclusi in carcere e che appartenevano in prevalenza alle classi sociali più disagiate . Le stesse rilevazioni statistiche, secondo Sutherland, soffrivano di questo stereotipo, seguendo modalità di rilevazione delle attività criminali di per sé discriminatorie, perché riferite ai reati violenti e appropriativi commessi dalle classi povere trascurando i reati economici commessi da soggetti socialmente privilegiati .

Per quanto riguarda le tipologie di crimine da colletto bianco, Sutherland le indica come segue:

'falsità di rendiconti finanziari di società, aggiotaggio in borsa,corruzione diretta o indiretta di pubblici ufficiali al fine di assicurarsi contratti e decisioni vantaggiose, falsità in pubblicità, frode nell'esercizio del commercio, appropriazione indebita e distrazione di fondi, frode fiscale, scorrettezze nelle curatele fallimentari e nella bancarotta' .


B) La criminalità delle imprese.- il corporate crime

In un momento successivo delle sue ricerche sulla criminalità dei colletti bianchi, Sutherland sposta l'attenzione dall'individuo che commette reati di natura economica al contesto imprenditoriale e professionale nel quale questi reati vengono commessi. La conclusione cui giunge l'Autore, dopo uno studio compiuto su 70 imprese, è che gli uomini d'affari e la grande impresa sono molto simili ai ladri professionali. Le violazioni commesse nel mondo degli affari sono veri e propri reati e gli autori dell'illecito (singoli o imprese) delinquono non perché affetti da patologie o spinti da povertà, ma perché apprendono questo comportamento, così come si apprende qualunque altro comportamento conforme. Infatti la definizione di Sutherland si riferisce più agli autori del reato e al loro status sociale, che al tipo di reato commesso. Il 'delinquente dal colletto bianco è: una persona rispettabile, o almeno rispettata, appartenente alla classe superiore, che commette un reato nel corso dell'attività professionale, violando la fiducia formalmente o implicitamente attribuitagli'[9]. Proprio questo contesto di impresa ha permesso uno sviluppo delle teorie di Sutherland e un'estensione della sua definizione alla criminalità dell'impresa definita come corporate oppure organizational crime.

Schrager e Short[10] definiscono il crimine imprenditoriale come l'insieme dei comportamenti illeciti che vengono adottati all'interno di un'organizzazione legale in conformità con il suo ordinamento normativo, producendo un danno ai dipendenti, ai clienti o a un pubblico in generale.

Questa definizione è stata specificata dal Box[11], che introduce la distinzione tra `crimini per l'impresa' e 'crimini contro l'impresa', in relazione ai soggetti che traggono benefici dall'attività criminosa: le imprese stesse o i singoli individui. I crimini per l'impresa' attuati dalla stessa sono detti anche corporate crime, intendendo quei reati commessi dall'impresa per ottenere un beneficio economico per sé. Braithwaite estende questo concetto e parla di organizational crime,riferendosi alla struttura di organizzazione di cui fa parte l'autore del reato, indipendentemente dalla sua condizione di soggetto pubblico o privato.


C) La criminalità contro le imprese: i reati occupazionali e i reati informatici.

I reati occupazionali si possono definire come tutti quei comportamenti posti in essere da dipendenti dell'impresa a danno della stessa. In tale categoria rientra una varietà di atti commessi sia da lavoratori comuni che da colletti bianchi. Sono però proprio gli illeciti di quest'ultimi che, meglio dei primi, possono essere qualificati come criminalità economica.

Quinney[13] sviluppa il concetto di occupational crime intendendo con ciò quei comportamenti che si configurano come devianti rispetto alla struttura normativa dell'organizzazione dove vengono messi in atto. Con tale definizione l'autore va oltre la collocazione dei singoli criminali nella struttura sociale, ampliando l'estensione del concetto di crimine occupazionale.

Green[14] introduce una specificazione importante rispetto alla definizione di Quinney. Solo i soggetti impegnati in attività legali possono essere autori di un occupational crime, e debbono essere distinti da quanti sono dediti ad attività di natura illegale.

Cools specifica un particolare tipo di occupational crime, che definisce come employee crime, riferendosi a quelle situazioni in cui un soggetto, lavoratore dipendente di un'impresa, mette in atto comportamenti illeciti ai danni della stessa, che diviene, in tal modo, vittima di reati come furto, frode, diffamazione, diffusione di informazioni segrete, spionaggio, uso illecito di computer.

III. La categoria dei colletti bianchi:genesi

L'espressione criminalità dei colletti bianchi diventò celebre grazie a Sutherland, negli Stati Uniti, nel 1939. Il capo della General Motors aveva scritto un' autobiografia con il titolo Autobiografia di un colletto bianco, dove riprendeva la distinzione americana tra colletti bianchi e colletti blu, dando ad intendere di essere un operaio, ma col colletto bianco. Sutherland riprende la dicotomia, rovesciando l'immagine fino ad allora prevalente e secondo la quale la criminalità era un problema dei ceti popolari. Rovesciando questo stereotipo, Sutherland scrive un classico della letteratura scientifica per il quale si dice spesso avrebbe ricevuto immediatamente un Nobel della criminologia se fosse esistito un tale tipo di premio. 

Il termine criminalità dei colletti bianchi è riferito prevalentemente alle impunità degli alti papaveri dell'economia, accusati di compiere crimini che sfuggono facilmente ai rigori della legge: nell'esercizio di molte attività tipiche dei colletti bianchi, parecchi comportamenti sarebbero oggetto di valutazioni erroneamente clementi, comprensive, innocentiste. Reati tipici della criminalità dei colletti bianchi sono la frode fiscale, la frode commerciale,la corruzione,la concussione e così via.

La mancanza, a volte, di un rapporto diretto dell'autore del reato con la vittima e la difficoltà, a volte, di individuare una vittima specifica, sono fattori importanti nella valutazione sociale del reato[15]. Un aspetto rivelatore del basso livello di reazione sociale e di censura sociale è l'uso frequente dell'aggettivo disonesto, invece che criminale, nei confronti degli autori di questi reati : essi spesso non vengono stigmatizzati come delinquenti dalla collettività e non si considerano delinquenti .

IV. Le forme di criminalità evidenziate da Sutherland

Tre aspetti soprattutto sono messi in rilievo da Sutherland e dagli studiosi che hanno sviluppato queste tematiche:

1) la criminalità dei colletti bianchi è assassina[18], nel senso che spesso le conseguenze dei reati sono devastanti non meno di quanto avviene con la violenza personale. Basti pensare al campo delle sofisticazioni alimentari o al traffico di rifiuti tossici: questo tipo di criminalità ha indubbiamente conseguenze assassine e per numeri elevati di persone . In particolare, nota magnificamente Sutherland, questo tipo di criminalità uccide il senso di responsabilità e di civismo: mentre una violenza personale riunisce i cittadini nel deprecare quanto avvenuto e li induce a riaffermare i principi fondamentali della convivenza, la criminalità dei colletti bianchi mina la fiducia nelle leggi e nello Stato, distrugge la certezza del diritto e le motivazioni dell'agire morale. E' assassina sia delle nostre vite sia della possibilità di stare insieme decentemente e umanamente.

2) la criminalità dei colletti bianchi tende naturalmente a nascondersi, a mimetizzarsi, a camuffarsi[20]. Poiché la criminalità dei colletti bianchi è propria delle alte sfere della società (anche se poi si allarga socialmente e coinvolge un ampio numero di persone), questi reati vengono occultati in un'ampia gamma di modi. Chi detiene il potere ha i mezzi per tentare efficacemente di nascondere la propria criminosità oppure di presentarla sotto una falsa luce oppure di dare informazioni erronee oppure di minimizzare il senso di informazioni vere oppure di sopprimere la possibilità di diffusione e di circolazione di alcune informazioni. In conclusione, la criminalità dei colletti bianchi è misconosciuta.

3) la criminalità dei colletti bianchi è impunita[21], anche perché misconosciuta e nonostante sia spesso assassina. I motivi sono molteplici ed anche facilmente intuibili . Innanzitutto la possibilità di scoprire e provare questo tipo di crimine è in larga misura possibile soltanto ai poteri pubblici, che teoricamente hanno i mezzi per scalfire il muro di omertà, di connivenza,di protezione che circonda questo tipo di crimini. Gli stessi poteri pubblici sono però in larga misura connessi con le stesse persone che dovrebbero perseguire. La connessione contempla un grande numero di possibilità, che vanno dalle parentele vere e proprie alle parentele più efficaci in questo ambito: affari in comune, favori reciproci, divisioni di un bottino che spesso proviene dalla pingue mangiatoia della politica e dell'intervento pubblico. Il latte della mamma per la criminalità dei colletti bianchi è la collusione con i poteri pubblici, dunque non può meravigliare che il potere pubblico nelle sue molte facce (di vigilanza e di controllo, di investigazione e di repressione) lasci spesso impunita questo tipo di criminalità.

V. Colletti bianchi e criminalità organizzata

Quando Sutherland nel 1939 e poi nel 1940 diede straordinario rilievo internazionale al tema della criminalità dei colletti bianchi, egli metteva in rilievo l'aspetto organizzativo di questo tipo di reato e lo considerava di particolare importanza, tanto è vero che ritorna in seguito sullo stesso tema con un altro celebre intervento, che ha per titolo White-collar crime is organized crime. In generale, per Sutherland la criminalità dei colletti bianchi è più pericolosa della criminalità comune; in particolare, le organizzazioni criminali dei colletti bianchi sono molto più pericolose e deleterie delle organizzazioni della comune malavita (che fra l'altro può essere al soldo dei colletti bianchi).

Sutherland non a caso sottolinea un aspetto: a differenza di reati che implicano una violenza personale e che in larga maggioranza sono derivati da un impulso incontrollato o da un'esecuzione solitaria, per la criminalità dei colletti bianchi è necessaria una premeditazione e una preparazione : collaborazione e copertura sono conseguenze immediate dei reati dei colletti bianchi, preparati ed eseguiti in larga maggioranza su base non individuale, sostenuti da un'organizzazione che non si scioglie dopo l'esecuzione di quel reato ma che sussiste per commettere altri reati dello stesso tipo. Questa organizzazione prende in attenta considerazione la copertura e la mistificazione del reato; la sua capacità di intimidazione è onnipresente dall'inizio alla fine del compimento del reato, in maniere subdole e devastanti perché includono l'intimidazione della vittima e degli organismi pubblici repressivi.

Quando sono state emanate in Italia le leggi che volevano colpire veramente l'associazionismo di stampo mafioso, fu osservato che la fattispecie dell'art. 416 bis[25] era individuata in maniera così vasta da poter includere anche molti altri comportamenti organizzativi che non siamo mai stati inclini a considerare di stampo mafioso. E' un'osservazione che coglie nel segno: a volte, ovviamente non sempre, la criminalità dei colletti bianchi ha caratteristiche e modalità di tipo mafioso. E' mafia con i colletti bianchi, ma sempre mafia è.

I confini tra le due tipologie criminali vanno determinate caso per caso, ed è certo che almeno in alcuni casi criminalità dei colletti bianchi e criminalità di tipo mafioso si sono sovrapposte. Oggi la mafia è presente sotto il un nuovo volto; non più rozza, di provenienza contadina, solo coppola e lupara. Oggi la mafia e' più colta e istruita,è bianca come il colore delle camicie dei mafiosi che vestono in giacca scura e si mescolano silenziosamente nella società, più pericolosi, più affaristi, più forti perché agiscono indisturbati, senza dare nell'occhio.

E se le dichiarazioni dei pentiti non sono garanzia di verità, le intercettazioni telefoniche e addirittura le riprese audiovisive sono prove oggettive, incontrovertibili, che dimostrano l'evidenza di queste relazioni pericolose. Cosa Nostra chiede garanzie al governo siciliano e le ottiene. Decide chi deve sedere sulle poltrone politiche più importanti e fa piazzare i propri uomini nei posti più alti della dirigenza pubblica, in particolare nel settore della sanità. Oggi a Palermo (e chissà in quante altre città), si corre il rischio di andare in ospedale e di farsi visitare dal mafioso di turno . Medici che hanno scontato pene per collusione mafiosa, si ritrovano ora a dirigere aziende ospedaliere pubbliche e cliniche private, queste ultime lussuose come alberghi a cinque stelle. E allora bisogna tenere alto il livello di guardia, perché non è vero che la mafia si è indebolita col tempo e che sta scomparendo. Anzi, forse è ancora più forte e potente di prima, perché ha ora capito che per fare i suoi interessi non deve farsi notare.

Dopo Sutherland il rapporto tra criminalità dei colletti bianchi e criminalità organizzata è stato oggetto di disparate analisi ed interpretazioni. Nella letteratura internazionale vengono utilizzati termini come reseaux, filières, networks, lobbies, gangs che si riferiscono ai gruppi costituiti a volte per fini delinquenziali e a volte con le migliori intenzioni, per facilitare la cooperazione. E' nota in tutto il mondo la tendenza crescente alla costruzione di reti informali, che nascono sulla base di affinità pre-giuridiche di clan, di casta, di sangue, di parentela, eccetera. Queste reti sono strutturalmente inclini a non favorire la propria visibilità: i fallimenti del mercato e delle istituzioni aprono la strada al loro sviluppo, e hanno una decisiva rilevanza causale. I fallimenti del mercato e delle istituzioni inducono inoltre queste reti ad operare spesso al margine della legalità o contro la legalità e con una convinzione conclamata di fare rispettare in tal modo le regole superiori della convivenza.

Insomma, la criminalità dei colletti bianchi è caratterizzata da varie ambiguità, una delle quali intimamente connessa alla sua natura: a volte la criminalità è pianificata come scopo supremo di un'organizzazione e a volte invece è soltanto l'esito finale di una specifica iniziativa (mentre la caratteristica genetica dell'organizzazione può assolutamente non essere il compimento di quel determinato crimine).

VI. Nozioni alternative a quella di colletto bianco proposta da Sutherland.

James William Coleman[27] sostiene che, perché un crimine del colletto bianco abbia luogo, devono presentarsi due elementi, la motivazione e l'opportunità. Il primo è legato alle cause psicologiche e sociali, il secondo alle cause strutturali. Motivazione e opportunità sono inseparabilmente interconnesse. La motivazione può essere suddivisa in quattro elementi tra di loro correlati.

Il primo è il 'fattore personalità' e dipende dalla presenza di particolari tratti psicologici presenti tra i criminali dal colletto bianco. Sull'argomento sono stati condotti pochi studi e i risultati di questi non sono apparsi sufficienti per tracciare un profilo psicologico del colletto bianco, non potendosi individuare un gruppo di caratteristiche comuni, sempre presenti in ciascun individuo. Tutti gli studi condotti sono giunti, d'altra parte, a una comune considerazione, che i criminali dal colletto bianco sono individui 'normali', intendendo con ciò, non soggetti a patologie psichiatriche .

Secondo fattore che rientra nella motivazione è la cultura del soggetto. Il primo valore che viene in considerazione, parlando dei criminali dal colletto bianco, è il desiderio di guadagno economico. La cupidigia è comunemente ritenuta una delle principali cause dei crimini economici, ma non è assolutamente sufficiente a spiegare l'azione criminale. Un altro valore che condiziona la condotta individuale è la c.d. 'paura di cascare' . Molti criminali dal colletto bianco sono spinti, più che dal desiderio di incrementare le proprie ricchezze, dal timore di perdere ciò che si è acquisito. Il desiderio di incrementare i guadagni e di conservare ciò che si ha, sono due aspetti di uno stesso fenomeno che viene definito da Coleman 'financial self-interest' .

Un'altra potente motivazione che spinge l'individuo a divenire criminale è la volontà di apparire 'vincente', indipendentemente dall'effettivo guadagno economico. Questo è uno dei valori principali in una società dove la competizione gioca un ruolo così preminente nel sistema economico.

Il benessere economico e il successo sono valori propri della cultura della competizione, come complesso di norme e valori particolarmente forte nei sistemi sociali basati sul capitalismo industriale. La competizione, inoltre, è vista come produttrice di vantaggi non solo per il singolo individuo, ma per la stessa società intera, che gode vantaggi dallo sviluppo economico, conseguenza della competizione. Per questo, la competizione viene vista come  una giusta battaglia dove gli individui più capaci e che lavorano con maggiore impegno escono vittoriosi . Questa esaltazione del potere e della ricchezza ha, come corollario, una stigmatizzazione dei poveri, visti come 'pigri' e 'incompetenti'. Tutto ciò produce l'intensificazione degli sforzi volti ad ottenere il successo personale e il diffondersi di un globale senso di insicurezza, per la paura di non riuscire ad emergere tra i 'vincenti' nella competizione economica.

Le tecniche del crimine e le motivazioni favorevoli al comportamento criminale vengono apprese dall'individuo, attraverso l'associazione differenziale con i gruppi che le adottano. Non contraddicendo Sutherland, Coleman sostiene che la maggior parte dei criminali dal colletto bianco sono conformisti, nel senso che, in maniera automatica, si conformano al comportamento del sottogruppo di appartenenza. Una minoranza di essi, d'altra parte, 'persiste nel mantenere peculiari concezioni della realtà anche con poco supporto da parte della società ed ignorando lo stigma che da questo atteggiamento può nascere' . Questi soggetti sono 'innovatori', anticonformisti che creano nuove idee e definizioni, per poi trasmetterle agli altri individui. È ad essi che Coleman si riferisce quando parla di 'vera devianza' .

Un terzo fattore che influisce nella motivazione del crimine è la neutralizzazione del controllo sociale. La società, attraverso la scuola, i mass-media, la politica, la religione, insegna valori etici e proclama l'importanza di mantenere in tutti i settori un alto livello di eticità. È impensabile, quindi, che questi valori esulino dal bagaglio culturale dell'individuo, tanto più se egli appartiene alla categoria dei colletti bianchi. L'enfasi posta sull'etica determina, come conseguenza, una forte stigmatizzazione verso coloro che la violano, indipendentemente dalla classe sociale di appartenenza. Il timore di essere etichettati come violatori della morale (prima ancora che della legge) è per tutti, ma soprattutto per i colletti bianchi, qualcosa di 'ripugnante' .

In questo stato di cose, gli individui generalmente 'vagano' tra una scelta conforme alla morale ed una ad essa contraria, determinando una situazione di conflitto interiore. Questa viene superata ricorrendo alle tecniche di neutralizzazione, teorizzate per primo da Matza[28], che consentono all'individuo di violare importanti standards normativi, evitando di considerare se stessi come criminali o devianti.

Non si tratta, comunque, di semplici giustificazioni ex post facto, bensì di vere e proprie razionalizzazioni che operano nel momento in cui il soggetto sta compiendo l'atto deviante.

Rispetto alle tecniche di neutralizzazione che interessano i criminali dal colletto bianco, Coleman ne propone alcuni esempi, precisando che una loro completa enunciazione non è possibile.

In tal modo, troviamo la 'razionalizzazione del prestito', quando un individuo si appropria di cose altrui dicendo a se stesso che 'le sta solo prendendo in prestito e che presto le restituirà'.

Un altro esempio è la tecnica di neutralizzazione per cui il criminale si convince di 'non fare male a nessuno'.[29] A questo proposito, Coleman riporta la seguente dichiarazione, raccolta in un processo contro alcuni colletti bianchi: 'Illegale? Sì, ma non criminale Io credo che azione criminale significhi danneggiare qualcuno, e nessuno di noi l'ha fatto.'

Altra tecnica consiste nel considerare la legge violata come 'non necessaria o ingiusta' . Molti dei colletti bianchi riconosciuti colpevoli di reati economici si difendono, accusando i governi di inopportune interferenze attraverso leggi inappropriate, utilizzando spesso l'ideologia capitalista del laissez faire[31].

Altre tecniche di neutralizzazione consistono nel sostenere che il comportamento criminale 'era necessario per sopravvivere o per raggiungere un fine economico vitale' o che 'tutti si comportano allo stesso modo', e, per questo, non c'è nulla di male nel conformarsi al comune comportamento dei propri pari[32].

Anche le tecniche di neutralizzazione prendono corpo all'interno di un sottogruppo, prima ancora che un individuo le utilizzi. Esse, nella maggioranza dei casi, vengono apprese; raramente, sono frutto di invenzione; spesso, vengono adattate alla propria situazione personale.

Quarto fattore che influenza la motivazione è legato alla presenza di un'organizzazione. L'impresa incontra diverse difficoltà nella commissione del crimine, prima delle quali è la necessità di convincere i propri dipendenti a eseguire le proprie direttive, anche se in violazione di norme. Tra le tecniche utilizzate per assicurare il conformismo con le aspettative dell'organizzazione è la minaccia del licenziamento. Di eguale effetto sono le minacce di retrocessione o di mancata promozione nella carriera, che alcuni percepiscono allo stesso livello della perdita dell'occupazione.

L'organizzazione spesso rappresenta un sottogruppo con propri valori etici. Questi vengono impersonati principalmente dagli individui al vertice delle organizzazioni. Di regola, ogni impresa, indipendentemente dalle dimensioni, seleziona il proprio personale, in base alla tendenza di ciascuno a tenere comportamenti vantaggiosi per l'azienda stessa. È quindi inevitabile che gli individui scelti siano quelli più portati al conformismo e al rispetto della sottocultura dell'impresa.

L'eccesso di lavoro, che è causa dell'affievolirsi dei legami con la famiglia, con gli amici, con la comunità, determina che il solo rapporto interpersonale del lavoratore sia con il mondo del lavoro. Questa situazione porta a una sorta di "intorpidimento morale" del lavoratore. È l'impresa ad indicare al lavoratore i fini da raggiungere e i mezzi che devono essere usati per il loro raggiungimento. A ciò si aggiunge la forte frammentazione delle mansioni, all'interno dell'organizzazione, che determina, a volte, la mancata percezione dell'illegalità dell'operazione compiuta nel suo insieme, oltre ad offrire una chance in più di impunità a chi quell'operazione ha programmato, essendo spesso difficile, soprattutto nelle imprese di maggiori dimensioni, risalire a chi prende le decisioni.

Secondo Coleman, tutte queste condizioni portano a un progressivo isolamento del manager dal mondo esterno. Così si allontana l'individuo da chi, esternamente, potrebbe stigmatizzare il suo operato e si crea la convinzione che non esistano altri valori e opportunità diversi da quelli offerti dal proprio lavoro.

Eppure, la motivazione, per quanto sia forte da sola non è sufficiente perché l'individuo decida di commettere un crimine. È necessaria anche l'opportunità. Se non c'è l'opportunità non c'è crimine.

Il grado delle opportunità varia al variare di diversi fattori, tra cui la percezione soggettiva della probabilità di essere scoperti, la presunta severità dell'eventuale sanzione, l'entità del beneficio (pay-off) atteso dalla commissione del crimine. Ogni opportunità è valutata in comparazione con le altre disponibili e viene scelta quella che, tra tutte, appare come la più attraente.[33]

La distribuzione delle opportunità illecite varia considerevolmente a seconda del tipo di mercato in cui un'impresa opera. Diversi studi hanno verificato che nei mercati più competitivi, dove maggiore è la lotta tra le imprese per emergere, più alti sono i tassi di criminalità. Nei mercati con molteplici imprese, i crimini sono connessi all'esigenza di diventare più competitivi, attraverso la commissione di frodi, pubblicità ingannevole, pratiche di spionaggio. Al contrario, in situazioni di oligopolio, i crimini sono piuttosto legati a pratiche di imposizione dei prezzi (price fixing), o di violazione della normativa antitrust[34].

Alcuni studi, hanno, tuttavia, evidenziato che in mercati in cui è presente una forte tassazione, le imprese sembrano costrette a vendere parte dei prodotti evadendo le imposte, per mantenere alto il volume delle proprie vendite. Le forti tassazioni rendono la scelta criminale più appetibile, ma non per questo impongono all'impresa tale scelta[35]. Infatti, accanto a crimini direttamente legati alla forte imposizione fiscale, esiste sempre una vasta sfera di crimini economici che ad essa non possono essere eziologicamente ricollegati.

Talvolta ad influenzare le opportunità criminali è la struttura organizzativa del mercato, costituito da diverse imprese simili che hanno la possibilità di conoscere vicendevolmente le proprie azioni. Di regola, tali imprese non sono tutte su uno stesso livello, ma tendono a disporsi secondo una piramide, con al vertice le imprese dominanti nel mercato, e alla base quelle che possono essere considerate marginali, di minori dimensioni. La presenza di poche grandi imprese al vertice facilita la formazione di cartelli e di oligopoli e conseguentemente l'accrescersi delle opportunità criminali.

Un'altra variabile è costituita dalla complessità del sistema normativo in un determinato settore economico. Più complesso è il sistema, maggiore è il numero di norme coercitive, maggiore è la pressione fiscale esercitata sulle imprese, più numerose sono le opportunità illecite.

Un'ultima considerazione va fatta per la facilità con cui le pratiche illegali 'contagiano' le imprese che operano in uno stesso mercato. Grazie anche alla mobilità dei lavoratori da un'impresa ad un'altra, la conoscenza riguardo alle opportunità illecite viene trasmessa tra le imprese, con la stessa velocità con cui circolano le tecniche di neutralizzazione.

Green[36], parla di crimine occupazionale definendolo come 'ogni atto punibile per legge che viene compiuto grazie alle opportunità create nel corso di un'occupazione legale', sottolineando l'importanza della legalità dell'occupazione entro i cui confini viene compiuto il crimine. Green individua quattro tipi di crimini occupazionali:

crimine occupazionale organizzativo (da cui traggono benefici organismi economici o datori di lavoro);

crimine occupazionale dell'autorità dello Stato (commesso nell'esercizio dell'autorità statale);

crimine occupazionale professionale (commesso da professionisti nella loro attività di professionisti);

crimine occupazionale individuale (commesso da individui quali semplici occupati).

La nozione di Green è in accordo con quella di Sutherland, in quanto tende ad escludere i comportamenti di coloro che 'accumulano ricchezza attraverso l'illegalità, in quanto la loro ricchezza non designa rispettabilità ed elevato status sociale'[37]

Una diversa nozione, alternativa rispetto a quella di crimine del colletto bianco, è quella di crimine imprenditoriale o economico, che consiste in comportamenti illeciti che, adottati internamente a una organizzazione legittima e in congruità con gli obbiettivi di questa, danneggiano i dipendenti, i clienti e il pubblico in generale. Connessa a questa formulazione, è la distinzione tra crimini per le imprese e crimini contro le imprese.

I crimini per le imprese vengono comunemente assimilati al crimine imprenditoriale o economico[38]. Questa distinzione però presenta la debolezza di voler considerare in maniera troppo omogenea i crimini contro le imprese.

Vanno inoltre considerate separatamente, secondo Box, le imprese, definite di carattere criminale, che vengono deliberatamente costituite 'con l'esplicito e solo proposito di condurre attività criminali'. I reati commessi da queste imprese non vanno confusi con il crimine economico propriamente detto.





È a partire da quando le vittime della storia riescono a fare sentire la propria voce che la violenza a loro inflitta diventa un fatto. E il secolo XIX,in particolare la sua seconda metà, è quello nel quale il nuovo soggetto storico,la classe operaia,riesce, attraverso le sue organizzazioni, a contenere le forme più estreme dello sfruttamento capitalistico.


Engels F. La situazione della classe operaia in Inghilterra,Editori Riuniti,1972, Roma

Marx K., Il Capitale, Libro I, Editori Riuniti, 1973, Roma.


Si pensi,ad esempio, ad Emile Zola,Victor Hugo, o Charles Dickens

Sutherland E., White Collar Crime, Holt, Rinehart & Winston,1939 New York

V. Sutherland,1939; tr. It. , p. 12.

Si tratta infatti di reati che constituiscono un problema sociale di prim'ordine in quanto, non soltanto provocano danni economici superiori a quelli della criminalità di strada,ma rappresentano una ben più grave minaccia all'ordine morale costituito.

Ibid., pp. 62-63

Ibid., p. 65

L. S. Schrager e J. F. Short, 'Toward a Sociology of Organizational Crime', in Social Problems, n. 25, 1977,

Box S.,1983, Power,Crime and Mystification, Macmillian,London.

Braithwaite J.,Criminologicol Theory and Organizational Crime,in "Justice Quarterly",1989,pp.333-358

Quinney R., The Study of White Collar Crime: Toward a Reorientation in Theory and Practice, in Geis,Maier,1977,pp.171-93

G. S. Green, Occupational Crime, 1990, Nelson-Hall, Chicago

Una delle false credenze più diffuse è quella secondo cui i crimini dei colletti bianchi non nuocciono ad alcuno. Le operazioni finanziarie illegali, la pubblicità menzognera possono certamente influenzare il mercato,tuttavia,si sostiene,nessuno ne ricava danno, come invece è il caso dei crimini contro la proprietà e la persona.


< il giovane rapinatore che uccide accidentalmente il commesso del negozio dimostra lo stesso disprezzo per la vita umana dell' ingegnere che falsifica i risultati di un test per nascondere un difetto mortale nel sistema dei freni di un'automobile. La distanza degli ingegneri dalle loro vittime consente loro il lusso di poter far credere che nessuno viene in realtà leso dai loro crimini, ma il danno è esattamente il medesimo.> Coleman J.W.,Ramos L.L., Subcultures and Deviant Behavior in the Organizational Context, in Idd (eds.), 1998, p. 66

Quando si fa la tradizionale distinzione tra criminali dei colletti bianchi e criminali organizzati, i primi sono percepiti tipicamente come persone perbene mentre i secondi sono visti fondamentalmente come dei brutti tipi.  

A tal proposito,Rosoff ha affermato che "i criminali dei colletti bianchi producono maggiori sofferenze e morte di tutti i criminali comuni messi assieme". Rosoff S.M., Profit whitout Honor- White Collar Crime and the Looting of America,1998 Prentice Hall,Englewoods Cliffs.

Mi riferisco,ad esempio,alla strage di Bhopal,in India,dove nel dicembre 1984,i gas tossici della fabbrica di pesticidi della multinazionale Union Carbide,per un errore di manutenzione,provocano nel giro di poche ore tra i sedicimila e i trentamila morti.

La scoperta del crimine dei colletti bianchi è difficile. Ciò è vero, in primo luogo, perché la sua visibilità tende ad essere scarsa e quindi il rischio della denuncia e dell'eventuale arresto è assai modesto; inoltre, i reati economici richiedono una competenza ad hoc che richiede una specifica formazione professionale degli inquirenti che non può essere data per scontata.


Qualora venga comminata una pena,questa tende ad essere irrisoria o facilmente sostituibile da pene alternative al carcere e,soprattutto, ad avere raramente un effetto stigmatizzante. Si è potuto constatare, ad esempio, nel corso di Mani pulite, che il patteggiamento,vale a dire l'ammissione di colpevolezza,non ha impedito a manager e politici di occupare nuovamente posizioni chiave nelle sfere dell'economia e della politica.

Come osservava Sutherland, "spesso le violazioni di legge di una società si protraggono per oltre un decennio prima che enti pubblici e collettività se ne rendano conto. L'effetto di questi reati può essere esteso su un lungo arco di tempo,coinvolgendo anche milioni di persone, senza che vi sia un momento preciso in cui un individuo particolare ne subisce un danno rilevante". Sutherland E., White Collar Crime: The,Uncut Version,1983 Yale University Press, New Haven


A tal proposito, Indro Montanelli ha affermato: 'Mani Pulite poteva essere una rivoluzione pacifica, una semplice disinfestazione da espletare con tutti i crismi della legalità. Purtroppo nessuno si mosse perché il malaffare andava bene a tutti: a tutti coloro, voglio dire, politici e no, che vi erano implicati e che trovavano più comodo condividerne gli utili che assumere i rischi di una denunzia'.

Esiste un consenso relativamente generalizzato sul fatto che la decisione di violare la legge, presa dal manager o dal politico corrotto presenti un elemento di calcolo; si può quindi supporre che un attore, che si muova appunto sulla base di un'analisi di costi/benefici,voglia tenere nella dovuta considerazione, prima di commettere l'illecito, il "prezzo" da pagare.

416-bis c.p.

1. Chiunque fa parte di un associazione di tipo mafioso formata da tre o più persone, è punito con la reclusione da tre a sei anni.

2. Coloro che promuovono, dirigono o organizzano l'associazione sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da quattro a nove anni.

3. L'associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri ovvero al fine di impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali. Se l'associazione è armata si applica la pena della reclusione da quattro a dieci anni nei casi previsti dal primo comma e da cinque a quindici anni nei casi previsti dal secondo comma.

4. L'associazione si considera armata quando i partecipanti hanno la disponibilità, per il conseguimento della finalità dell'associazione, di armi o materie esplodenti, anche se occultate o tenute in luogo di deposito. Se le attività economiche di cui gli associati intendono assumere o mantenere il controllo sono finanziate in tutto o in parte con il prezzo, il prodotto, o il profitto di delitti, le pene stabilite nei commi precedenti sono aumentate da un terzo alla metà.

5. Nei confronti del condannato è sempre obbligatoria la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato e delle cose che ne sono il prezzo, il prodotto, il profitto o che ne costituiscono l'impiego.

6. Le disposizioni del presente articolo si applicano anche alla camorra e alle altre associazioni, comunque localmente denominate, che valendosi della forza intimidatrice del vincolo associativo perseguono scopi corrispondenti a quelli delle associazioni di tipo mafioso.


Basta pensare che il boss Guttadauro è medico chirurgo e tutti i suoi uomini pure.

Coleman J.W., The Criminal Elite: Understanding White Collar Crime,1989,St. Martin's Press, New York.


Matza D.,1959, The Moral Code of Delinquents: a study of Patterns of Neutralization, Department of Economics and Sociology, Princeton University,Princeton.

Silvio Berlusconi,a commento della condanna per falso in bilancio dichiara: < moralmente io non ho procurato danno ad alcuno> (la Repubblica, 18 luglio 1998).

Coleman J.W., The Criminal Elite: Understanding White Collar Crime,1989,St. Martin's Press, New York, p 213.


Alla fine si viene ad affermare che non è il soggetto che danneggia l'interesse pubblico ma il diritto!

Cosi Benson (1985,p.590) cita l'imputato che dice: < tutti imbrogliano nella loro dichiarazione dei redditi, è il 95% dei dichiaranti">.

Un'opportunità illegale è fortemente influenzata dalla percezione che il singolo ha di essere colto con le mani nel sacco. Ogni opportunità viene valutata confrontandola con le alternative a disposizione:tanto minori sono le alternative legittime a disposizione del soggetto tanto maggiore sarà la forza di attrazione di un dato illecito.

Le ricerche finalizzate a individuare le fattispecie criminali più diffuse, a seconda del tipo di mercato in cui le imprese operano, appaiono piuttosto difficili per la carenza di metodologie d'indagine efficaci.


Quest'immagine dell'imprenditore " vittima" va naturalmente presa con cautela. Argomenti del tipo "dovevo violare la legge per salvare la mia attività economica"vengono adottati strumentalmente, come è il caso frequente di imprenditori coinvolti nello scandalo di "Mani pulite" .

G. S. Green, Occupational Crime, Nelson-Hall, Chicago,1990, p.13

E. H. Sutherland, White Collar Crime: The Uncut Version, Yale University Press, New Haven, 1983, p.7.

S. Box, Power,Crime and Mystification, Macmillian,London, 1983.

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