I correttivi del regime parlamentare
Già nella descrizione dei ruoli che in Italia sono stati assunti dai
tre organi essenziali di ogni sistema parlamentare, si è constatato che il
regime vigente nel nostro paese non coincide con il parlamentarismo puro. Da un
lato, nei rapporti fra governo e parlamento, si sono più volte registrati
fenomeni che obbedivano ad una logica assembleare piuttosto che ad una logica
parlamentare. D'altro lato, neanche la posizione del capo dello stato rientra
del tutto nel modello del parlamentarismo. Accanto a queste ragioni per così
dire intrinseche, si danno vari altri profili. Una prima eccezione alla logica
del parlamentarismo consiste in tal senso nello stesso carattere rigido della
costituzione. Quel che più conta, le disposizioni stabilite in varie parti del
testo costituzionale fanno capire che nel nostro ordinamento la logica del
parlamentarismo è stata sottoposta a molteplici correttivi. In altre parole,
una serie di decisioni politiche è stata sottratta al raccordo
governo-parlamento, per venire riservata ad altri organi o soggetti. In
particole, è questo l'effetto che deriva sia dalle previsioni costituzionali di
autonomie politiche a base territoriale, sia dalla configurazione di
un'apposita corte costituzionale come giudice della legittimità delle leggi.
Residuano, invece, le questioni concernenti gli altri due
"contropoteri", previsti dalla vigente costituzione: quello facente capo al
corpo elettorale, nella forma del referendum abrogativo; e quello consistente
nell'indipendenza del potere giudiziario, a garanzia del quale è concepito ed
istituito il consiglio superiore della magistratura.