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CENNI SULLA PSICOLOGIA DELLA TESTIMONIANZA
a. la completezza della testimonianza;
b. la volontarietà della narrazione del vero;
c. la neutralità psichica del testimone.
Accolti i predetti postulati, è solo necessario che il magistrato indaghi sugli eventuali legami di interesse che il testimone ha con le parti del processo: ove non vi siano legami di interesse, il testimone deve presumersi veritiero.
Agli inizi del '900 alcuni sperimentatori hanno potuto dimostrare che non è vero che il testimone vede tutto quello che ha di fronte.
Successivamente si è accertato che la deposizione non è un atto completamente volontario, poiché è influenzabile dall'inconscio.
Inoltre, non esistono mai testimonianze neutrali su di un reato, perché il fatto a cui si assiste è un evento drammatico che lede o pone in pericolo l'interesse di tutti i cittadini.
Si è soliti isolare i seguenti momenti fondamentali della testimonianza: la sensazione, la percezione, la rielaborazione, la memoria, la rievocazione, l'espressione.
La sensazione è la risposta dei recettori sensoriali situati nei nostri organi di senso agli stimoli ambientali.
Affinché lo stimolo sia percepibile, deve avere una sufficiente durata ed intensità.
Inoltre, la persona deve essere fisiologicamente in grado di avere sensazioni.
La percezione è un processo che implica il riconoscimento e l'interpretazione degli stimoli che colpiscono i nostri sensi.
La percezione può esser definita come l'elaborazione cosciente dell'informazione sensoriale che perviene al cervello.
L'oggetto individuato nella sua forma e nelle sue caratteristiche fisiche viene confrontato con le tracce depositate in memoria (tracce mnestiche) e viene identificato come oggetto noto o come appartenente ad una categoria già nota di oggetti con caratteri simili.
Quando giungono sensazioni incomplete il cervello tende a colmare le lacune.
Quando arriva una pluralità di sensazioni in contrasto tra loro, il cervello tende prevalentemente ad escludere quella che in modo soggettivo ritiene contraddittoria.
Infine, il cervello tende a percepire quello che desidera o quello che teme fortemente che avvenga.
La rielaborazione è ciò che avviene tra il momento in cui immagazziniamo in memoria delle informazioni ed il momento in cui le richiamiamo alla nostra consapevolezza.
I ricordi vengono rielaborati a livello inconscio.
Abbiamo almeno due meccanismi che possono introdurre difetti ed inquinare le originarie rappresentazioni:
a. il processo di rimozione: si tendono a scordare i momenti dolorosi;
b. il processo di integrazione: l'immagine non completa crea una situazione di conflittualità interna, che deve cessare perché la mente umana vuole tornare in situazione di equilibrio: in questo caso il cervello tende ad eliminare la contraddizione ed a colmare la lacuna.
Il processo di rimozione può dar luogo ad un fenomeno molto insidioso: le amnesie.
Queste possono essere proattive (riguardano momenti successivi all'evento) o retroattive (si riferiscono a momenti precedenti allo stesso).
La memoria può esser definita come la facoltà di conservare e riprodurre contenuti di coscienza provati in passato.
La rievocazione consiste nell'attività di richiamo consapevole del materiale immagazzinato in memoria.
Nel caso in cui siano formulate domande chiuse con due sole possibilità alternative di risposta si è rilevato che viene generalmente scelta quella posta in forma positiva.
Infestanti sono poi le domande implicative per presupposizione con le quali, inserendo nella domanda alcuni dettagli, si contamina il ricordo del teste che tende a considerare questi ultimi come pacifici.
Nelle domande disgiuntive parziali (ad es. "l'uomo era vestito di bianco o di nero?") si condiziona il teste a scegliere la risposta che più si avvicina al proprio ricordo.
Anche l'uso di determinati termini può influenzare la testimonianza.
Condizionano la testimonianza anche le affermazioni di dubbio spesso usate per esercitare pressioni sul teste (ad es. "non si sta sbagliando?"): tali affermazioni richiamano la paura della falsa testimonianza.
La paura è molto più forte in colui che è in buona fede piuttosto che nel bugiardo.
L'espressione è il racconto orale in dibattimento.
Anche in questa fase si hanno difficoltà, in quanto non tutte le persone sanno tradurre correttamente in linguaggio ciò che ricordano.
Nel passaggio all'esposizione orale il linguaggio comporta una semplificazione e generalizzazione.
Non ci sono mai due testimonianze identiche sul medesimo fatto: se due testimoni usano le medesime parole, possiamo esser certi che essi si sono preventivamente accordati.
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