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La Salute Pubblica




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Inquinamento atmosferico e salute.



La salute pubblica è una ricchezza fondamentale per il progresso economico e per lo sviluppo sociale, e, al tempo stesso, costituisce un aspetto decisivo per la qualità della vita. Infatti secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, la salute non va definita unicamente come assenza di malattia ma come "lo stato di benessere che coinvolge la sfera fisica, mentale e sociale dell'individuo e della comunità".

Questa nuova concezione di salute estende i confini tradizionalmente assegnati alla salute pubblica e mira a comprendere entro quest'ultima ogni azione tendente ad un armonico equilibrio tra uomo e l'ambiente fisico e sociale nel quale esso è inserito.

Per questo la promozione della salute richiede un approccio globale ed integrato con tutti i fattori sociali, economici ed ambientali che interagiscono e determinano il benessere della persona (Quaresima E.T., 2001).



Secondo uno studio condotto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO, World Health Report, 2002) l'inquinamento atmosferico è uno dei principali fattori di rischio per la salute della popolazione delle aree urbane in Europa, come si evidenzia dalla figura xxx, ed è complessivamente l'ottava causa di morte più importante (Ezzati M, 2002).

Analoghe indicazioni vengono dal progetto Air Pollution and Health: European Information System (APHEIS), uno studio finanziato dalla Commissione Europea sull'impatto dell'inquinamento atmosferico in 26 città europee (https://www.apheis.net/). Secondo questo studio, una riduzione dell'inquinamento da PM10 di soli 5 µg/m3 potrebbe evitare circa 5 000 morti per anno nella popolazione interessata dall'indagine, circa 32 milioni di cittadini (Medina S. et al, 2004).


FIG.XXX I più importanti fattori di rischio per la salute secondo l'OMS nei 52 Paesi europei


Quindi, sebbene l'inquinamento atmosferico rappresenti un fattore di rischio individuale secondario rispetto ad altri (ad esempio, le malattie infettive, il fumo di tabacco, l'obesità), la diffusione ubiquitaria degli inquinanti e la conseguente esposizione di ampie fasce di popolazione determinano un rilevante impatto sanitario a livello di popolazione.

I risultati del progetto APHEIS suggeriscono che anche una modesta riduzione nei livelli di inquinanti, verosimilmente realizzabile con misure di immediata fattibilità, potrebbe avere significativi effetti positivi sulla mortalità e morbilità delle popolazioni urbane.


Non è semplice mettere in relazione lo stato di salute della popolazione con le condizioni dell'ambiente.

L'importanza della determinazione del livello d'inquinamento ed in particolare degli inquinanti atmosferici  è conseguente all'influenza che tali sostanze hanno sulla salute degli esseri viventi e sull'ambiente in generale: gli effetti sui diversi organismi variano, infatti, a seconda della concentrazione in aria, del tempo di permanenza e delle loro caratteristiche fisico-chimiche (Bernstein et al., 2004).

D'altro canto anche la sensibilità di piante ed animali agli inquinanti atmosferici è differente a seconda delle peculiarità degli organismi stessi e del tempo di esposizione a  cui sono sottoposti. Ne consegue che la valutazione degli effetti sull'ambiente e sulla salute è complessa ed articolata.

I potenziali effetti sulla salute derivanti dall'inquinamento atmosferico delle grandi aree urbane sono stati studiati e in parte evidenziati da molti dati epidemiologici e clinici; gran parte di questi (Dockery DW et al, 1993; Samet JA et al, 2000; Sarnat JM et al, 2001; Utell MJ et al, 2000) concordano nell'evidenziare come ad ogni brusco innalzamento, concentrato nel tempo e nello spazio, della concentrazione di contaminanti atmosferici, si verifica un effetto acuto, ovvero un forte incremento del numero dei decessi nello stesso giorno o nei giorni immediatamente successivi, soprattutto fra gli anziani, i bambini e le persone già colpite da patologie respiratorie e cardiache (D'Amato G. et al, 2002).

Infatti secondo l'OMS sul pianeta, ogni anno, sono oltre 2 milioni le morti premature a causa dell'inquinamento atmosferico urbano.

L'analisi dei dati sull'inquinamento delle aree urbane della Terra ha portato alla decisione di divulgare le nuove linee guida attinenti la qualità dell'aria (WHO air quality Guidelines Global update 2005).

Si tratta di indicazioni con le quali si individuano valori ottimali per la tutela della salute umana, cioè i valori di concentrazione degli inquinanti per i quali la popolazione in generale non manifesta disturbo.

Le normative europee e nazionali nel fissare gli standard da rispettare tengono conto di queste indicazioni, ma anche della situazione esistente e delle tecnologie disponibili.

Le ricerche condotte dall'OMS si concentrano sulla diffusione "geografica" dell'inquinamento, sui livelli che raggiunge nelle diverse aree del nostro pianeta, sui maggiori fattori inquinanti e sulle possibili politiche da attuare per ridimensionare tali problematiche.

Mentre, inoltre, nella prima parte il testo si concentra sulle questioni, i rischi, gli effetti -anche politici - che l'attuazione delle linee guida potrebbe avere, nella seconda parte si analizzano in particolare quattro tipi di inquinanti come nocivi e pericolosi per la salute:

1)le cosiddette 'polveri sottili' (Particulate Matter);

2) ozono (O3);

3) biossido di zolfo (SO2);

4) biossido di azoto (NO2).




L'OMS ha fatto un grande lavoro coinvolgendo varie professionalità tra cui anche esperti di tossicologia ed epidemiologia, infatti una parte sostanziale del testo redatto verte sugli effetti che i fattori inquinanti hanno sulla salute umana.


E' possibile, così, affermare che i limiti di qualità dell'aria sono strumenti fondamentali per la gestione intelligente dei problemi legati all'inquinamento e all'impatto che questo ha a livello della salute umana e ambientale.


Relativamente agli effetti sulla salute di un inquinante occorre precisare che questi possono essere osservati anche a distanza rispetto al punto di emissione come conseguenza della mobilità delle sostanze inquinanti nei doversi comparti ambientali, e possono essere differiti nel tempo rispetto all'avvenuta esposizione, data la latenza con la quale può manifestarsi un danno alla salute.


Affinché un effetto nocivo sulla salute si verifichi è necessario che gli inquinanti rilasciati in atmosfera penetrino nell'organismo direttamente attraverso le vie respiratorie o per contatto diretto o indirettamente attraverso acqua e cibo potenzialmente contaminati, e che il grado di esposizione o dose, espressa in unità di massa della sostanza tossica per unità di massa corporea dell'organismo, sia tale da creare una risposta dannosa.

Come  precedentemente detto, la risposta può variare in funzione dell'inquinante e dell'individuo stesso (sensibilità individuale che dipende, fra l'altro, dallo stato di salute, dal sistema immunitario, da fattori genetici, ecc.) definendo due tipologie di effetti: quelli di tipo acuto che insorgono dopo un breve periodo di esposizione (ore o giorni) e ad elevate concentrazioni, o di tipo cronico, se si manifestano dopo un lungo periodo (anni o decenni) e ad esposizioni non necessariamente elevate ma continue.


La conoscenza dei meccanismi di azione degli inquinanti necessita però ulteriori approfondimenti poiché, se da un lato si hanno informazioni sugli effetti acuti provocati da una singola sostanza, dall'altro non sono ben noti gli effetti cronici delle miscele di inquinanti a concentrazioni poco elevate.



Considerando, inoltre, una qualsiasi sostanza tipo, l'esame del suo possibile impatto sulla salute può essere schematicamente riassunto nelle seguenti fasi:

entità dell'emissione e sua modalità (continua, intermittente, accidentale ecc.);

destino nell'ambiente e sue trasformazioni;

concentrazioni attese nei veicoli di esposizione per l'uomo (acqua, aria, sostanze alimentari);

entità della popolazione esposta e distribuzione dell'esposizione;

effetti attesi, acuti o cronici, in base ai dati tossicologici sulla sostanza e, in particolare, in base alla curva dose-risposta.


Le prime tre fasi della metodologia appena descritta sono strettamente legate a considerazioni degli impatti sulle componenti acqua, aria e suolo; le altre forniscono alcune indicazioni per la valutazione sia del recettore (punto 4) sia sugli effetti attesi, acuti e cronici.


Gli apparati più soggetti agli effetti delle sostanze immesse in atmosfera sono quelli deputati alla respirazione e alla fotosintesi. Le sostanze più dannose sono le particelle più sottili e quelle di tipo gassoso che riescono ad arrivare nelle profondità dell'apparato respiratorio e fotosintetico superando le barriere di difesa presenti nelle vie aeree superiori e negli apparati fogliari. 

Inquinanti gassosi hanno come via preferenziale di penetrazione nel corpo umano la respirazione è proprio il contatto di queste sostanze a scatenare le prime reazioni, come irritazione agli occhi, al naso e alla gola, fino a giungere a tosse, asma, rinite, che,  con il prolungarsi dell'esposizione, cronicizzano portando a conseguenze sempre più serie a livello respiratorio, cardiovascolare finanche all'insorgenza di tumori.

Ovviamente le persone che maggiormente risentono dell'inquinamento dell'aria sono i bambini, le persone anziane e le persone già debilitate da malattie cardiocircolatorie e/o respiratorie.

Oltre agli inquinanti gassosi, le polveri (PM10 e PM2,5) sono fra i massimi imputati per gli effetti a lungo termine sulla salute pubblica (Balduzzi M. 2003).

Essi, infatti, oltre a dare origine ai cosiddetti effetti acuti (aumento della tosse, degli attacchi asmatici, aumento nell'utilizzo di broncodilatatori, aumento dei ricoveri ospedalieri giornalieri per acutizzazione delle patologie respiratorie) danno origine ad effetti cronici come l'aumento della mortalità generale e della morbilità.



La seguente tabella riassume gli effetti sulla salute dell'inquinamento atmosferico, a breve e a lungo termine (Penard-Morand C. et al, 2005; Analitis A. et al, 2006):



EFFETTI A BREVE TERMINE

EFFETTI A LUNGO TERMINE

DEFINIZIONE

gli effetti osservabili a pochi giorni di distanza dai picchi di inquinamento

gli effetti osservabili dopo esposizioni di lunga durata e a distanza di anni dall'inizio dell'esposizione

TIPOLOGIE

Irritazione vie aeree;

insorgenza o aggravamento di patologie cardiovascolari e respiratorie;

mortalità.

bronchite cronica;

tumore polmonare;

mortalità.

METODOLOGIE DI STUDIO

studi di serie storiche su base giornaliera

studi di coorte


Molti dati epidemiologici e clinici concordano nell'evidenziare come ad ogni brusco innalzamento della concentrazione degli inquinanti atmosferici, si verifica un effetto acuto (ovvero un forte incremento del numero dei decessi nello stesso giorno o nei giorni immediatamente successivi soprattutto a carico dei soggetti più sensibili) e che, una parte degli effetti sulla salute osservabili in occasione di eventi episodici di inquinamento può essere considerato reversibile, cioè che i sintomi scompaiono con il miglioramento della qualità dell'aria (Tominz R. et al, 2005).


Tuttavia, le misure di sanità pubblica adottate nell'ultimo decennio hanno portato ad un decremento dei livelli di inquinamento urbano, spostando l'interesse sulla valutazione degli effetti determinati da bassi livelli d'inquinamento, così da poter aggiornare gli standard di qualità dell'aria.


L'inquinamento atmosferico, inoltre, produce anche un danno sociale, relativo alla popolazione nel suo complesso: danni apparentemente trascurabili possono produrre un aumento della frequenza della malattia.

La prevenzione diventa quindi imperativa sia a livello individuale (limitazione del fumo, minor utilizzo di automobili e moto, ecc.) sia a livello collettivo (ad esempio normative e sanzioni adeguate) così da indurre dei cambiamenti volti al miglioramento della qualità dell'aria nel comportamento dei singoli e dell'intera società (Quaresima E.T., 2001).

Tuttavia è molto difficile stabilire se e in che misura l'inquinamento dell'aria è responsabile di una malattia respiratoria o della morte di una pianta. Infatti è necessario calcolare l'influsso di tutti i fattori potenzialmente influenti come l'effetto combinato della miscela di sostanze presenti in atmosfera e lo stato di salute e sociale del paziente, piuttosto che il succedersi di eventi particolari che possono rendere più sensibile la vegetazione a certi inquinanti.


Non essendo la salute un parametro misurabile si cerca di rilevare le conseguenze dell'inquinamento atmosferico, come il peggioramento della funzione polmonare o i giorni di attacchi di asma, la frequenza di emicranie e irritazioni agli occhi o anche la frequenza del ricorso a prestazioni mediche, metodo utilizzato nella maggior parte degli studi clinici  o epidemiologici.


Nonostante le difficoltà appena descritte, le ricerche epidemiologiche sugli effetti del inquinamento atmosferico sulla salute evidenziano l'esistenza di associazioni statistico-epidemiologiche, ovvero una consequenzialità evidente tra l'aumento di inquinamento e l'aumento di patologie.






2.1 Stima dell'esposizione della popolazione all'inquinamento atmosferico: il PM10 come indicatore dell'impatto da inquinamento atmosferico.



La maggior parte delle sostanze che costituiscono il cosiddetto "inquinamento atmosferico" sono potenzialmente nocive per l'uomo e per l'ambiente; le reti di monitoraggio diffuse sul territorio  misurano alcune di esse, di solito quelle indicate dalle norme; esse possono essere sostanze vere e proprie oppure miscele di sostanze come le PM10 o idrocarburi non metanici.

Gli andamenti delle concentrazioni dei principali inquinanti in aria sono abbastanza paralleli ossia variano nel tempo in modo coerente tra loro, ad eccezione dell'ozono che ha caratteristiche nettamente distinte dagli altri comuni inquinanti. Il parallelismo tra i massimi e i minimi fa sì che gli studi epidemiologici non riescano ad attribuire ai singoli inquinanti gli effetti sanitari osservati nella popolazione e, di norma, gli studi di impatto, come indicatore del inquinamento atmosferico, utilizzano una sola sostanza.

Le stime di impatto che includono più inquinanti con andamento temporale simile, possono sovrastimare grossolanamente l'effettivo impatto dell'inquinamento atmosferico sulla salute conteggiando più volte gli stessi esisti sanitari.

Così le stime che utilizzano più inquinanti sono attendibili solo quando si può dimostrare che essi hanno effetti indipendenti sulla salute. (Kryzanowsky M. et al, 2002).

Applicando tecniche statistiche molto potenti sono state trovate correlazioni significative tra la concentrazione giornaliera di alcuni inquinanti e i loro effetti sulla salute ma negli studi di impatto gli inquinanti utilizzati come indicatori si limitano al materiale particolato (PM10), al biossido di azoto e all'ozono (WHO, Newsletter n. 33 2003).

Seguendo l'indicazione del Piano Sanitario Nazionale 2003-2005 (DPR 23 maggio 2003, G.U. n. 139 ) si  sceglie normalmente di utilizzare il PM10 in virtù della relazione empirica esistente tra le sue concentrazioni e gli eventi effetti sanitari registrati nella popolazione.





Inquinamento da PM10 e salute dei cittadini.



Il PM10, definito dalla normativa italiana come "la frazione di materiale particolato sospeso in aria ambiente che passa attraverso un sistema di separazione in grado di selezionare il materiale particolato di diametro aerodinamico di 10 μm con una efficienza di campionamento pari al 50%" (Min. Ambiente, 2002), è oggi il più diffuso indicatore dello stato di qualità dell'aria; per questo è il parametro più utilizzato negli studi sugli effetti sanitari dell'inquinamento ambientale.


Poiché gli effetti biologici del PM10 rilevanti sulla salute sono stati precedentemente trattati nel capitolo 2 di questa tesi, si riporta di seguito una tabella riassuntiva (tab xxx) relativa agli effetti a breve e a lungo termine, stimati per un aumento della concentrazione di PM10 di 10 µg/m3 (Linee guida sulla qualità dell'aria OMS, 2000). E' necessario sottolineare che questi dati sono basati sulla letteratura epidemiologica attualmente disponibile

Tab.xxx Effetti sulla salute umana per un incremento di 10 µg/m3 di PM10 µg/m3 di PM10/m3 di PM1

EFFETTI SULLA SALUTE

Incremento % della frequenza degli effetti sulla salute per un aumento di 10 µg/m3 di PM10

Intervalli di confidenza

Effetti a breve termine (acuti)



Uso di bronco dilatatori



Tosse



Sintomi delle basse vie respiratorie



Diminuzione della funzione polmonare negli adulti rispetto alla media (picco espiratorio)


- 0,17 a 0,09

Aumento dei ricoveri ospedalieri per malattie respiratorie



Aumento della mortalità giornaliera totale (escluse morti accidentali)



Effetti a lungo termine (cronici)



Aumento complessivo della mortalità (escluse morti accidentali)



Bronchiti



Diminuzione della funzione polmonare nei bambini rispetto alla media (picco espiratorio)


-2,3 a

Diminuzione della funzione polmonare negli adulti rispetto alla media (picco espiratorio)


non valutabile



Un elemento fondamentale nella valutazione degli effetti è rappresentato dalla corretta misura dell'esposizione agli inquinanti. Le centraline di rilevamento della qualità dell'aria sono strumenti importanti per stimare l'esposizione della popolazione residente nella zona monitorata, per seguire, inoltre, l'evoluzione temporale del fenomeno ed effettuare una valutazione modellistica dell'esposizione.

Ma l'elevata mobilità di gran parte della popolazione ed la permanenza in ambienti indoor (abitazione, uffici ecc) rendono difficile una stima accurata dell'esposizione effettiva dei soggetti all'inquinamento outdoor.

Inoltre il PM10 pur rappresentando il miglior indicatore di inquinamento è influenzato da variabili spesso difficilmente controllabili come la temperatura, l'umidità, la ventilazione, la presenza di radicali liberi o inquinanti reattivi o la contemporanea presenza di altri agenti tossici.

A questi fattori  va aggiunto che nelle singole realtà, in funzione delle caratteristiche geologiche, orografiche, climatiche ecc, si possono determinare condizioni di inquinamento diverse.

Ritornando agli effetti sulla salute, è stato osservato (studio epidemiologico MISA) che nelle otto maggiori città italiane (Torino, Genova, Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Palermo) l'inquinamento atmosferico urbano è stato responsabile nell'anno 2000 di 3.472 decessi, 597 ricoveri ospedalieri, decine di migliaia di casi di disturbi bronchiali e asmatici ogni anno, 10 morti al giorno per smog (Biggeri A. et al. 2005).

I dati, discussi da Legambiente e OMS nel corso di un seminario nel 2003 su 'Inquinamento urbano e salute in Italia e in Europa: dall'evidenza dei dati all'urgenza delle politiche', sono apparsi abbastanza gravi.

Lo studio del Centro Europeo Ambiente e Salute dell'OMS mette infatti in evidenza l'impatto sulla salute dei cittadini delle varie città calcolandone le morti, i ricoveri ospedalieri ed i casi di malattia imputabili alle concentrazioni medie di PM10.

L'attuale normativa europea che si pone così all'avanguardia in Italia e in Europa, stabilisce provvedimenti di limitazione della circolazione quando il limite di attenzione di 50 μg/m di polveri giornaliere viene superato per più giorni di seguito, e il blocco totale della circolazione in caso di superamento del livello di allarme pari a 100 μg/m

Per quanto riguarda la media annuale, invece, la normativa europea fissa un limite di 40 μg/m che dovrà esser portata ad uno standard, entro il 2010, di 20 μg/m

L'impatto dell'inquinamento da PM10 sulla salute dei residenti stimato nelle 8 maggiori città italiane, ha rivelato che nella popolazione di oltre trenta anni, il 7% di tutti i decessi osservati nel 1998, pari a 3.472 casi, è attribuibile al PM10 in eccesso di 30 μg/m

Ne deriva che riducendo il PM10 ad una media di 30 μg/m si potrebbero prevenire circa 3.500 morti all'anno soltanto nelle otto città più grandi.

Si aggiungono inoltre stime di migliaia di ricoveri per cause respiratorie e cardiovascolari, e decine di migliaia di casi di bronchite acuta e asma fra i bambini al di sotto dei quindici anni, che potrebbero essere evitati riducendo le concentrazioni medie di PM10 a μg/m


La protezione della salute pubblica nei confronti dell'inquinamento atmosferico.



Il denominatore comune di ogni politica e strategia volta a prendere decisioni inerenti la protezione della salute pubblica nei confronti dell'inquinamento atmosferico, è l'attuazione di due fasi fondamentali:


1. fase scientifica relativa alla conoscenza del pericolo e all'analisi e valutazione del rischio

2. fase politico-amministrativa relativa alla determinazione del rischio accettabile, della popolazione da proteggere, alla legislazione e agli standard, alla scelta delle tecnologie di controllo ed infine alla formulazione di strategie.


Nella prima fase vengono individuati e studiati i pericoli e i rischi per la salute pubblica derivanti dall'esposizione alle sostanze inquinanti.

Gli effetti negativi degli inquinanti aerodispersi sono comunemente divisi principalmente in: tossicità acuta, tossicità cronica e cancerogenicità. La principale caratteristica che differenzia queste categorie di effetti è l'ipotesi che esiste una dose-soglia a cui si manifestano i sintomi per gli effetti acuti e cronici, ma non per gli effetti cancerogeni (o comunque non è ancora stata dimostrata).

La maggior parte delle decisioni inerenti la tossicità degli inquinanti sono basate sui risultati ottenuti attraverso test su animali; l'estrapolazione fornite dai modelli animali sono di estrema utilità nella definizione degli effetti degli inquinanti sull'uomo e, in associazione con i risultati degli studi epidemiologici, è stato possibile valutare il rischio per l'uomo associato all'esposizione di particolari inquinanti.

In pratica, per le sostanze tossiche non è sempre possibile specificare un valore soglia opportuno perché la relazione dose-risposta varia al variare della diversità fisiologica degli individui di una popolazione esposta ed inoltre a livelli molto bassi di esposizione è difficile valutare gli effetti.

Per le sostanze cancerogene invece, esiste rischio zero solo ad esposizione zero.

Nella valutazione del rischio viene anche calcolato un fattore di sicurezza che riflette il grado di incertezza che deve essere incorporato nella estrapolazione dei dati sperimentali alla popolazione umana: quando la quantità e la qualità dei dati sono alte, il fattore di sicurezza è basso; quando i dati sono inadeguati o confusi, il fattore di sicurezza deve essere più alto.

Una volta valutato che l'esposizione ad un inquinante ambientale deve essere contenuta al fine di proteggere al salute umana, bisogna selezionare le misure appropriate per raggiungere tale scopo.

Nella seconda fase il rischio accettabile rappresenta la soglia alla quale i benefici, che si attendono da una determinata azione o decisione, risultano superiori ai rischi di danno che il decisore è disposto ad accettare.

La decisione di una soglia di accettabilità di rischio per la salute umana si rende necessaria quando non si ritiene ragionevolmente possibile raggiungere l'eliminazione del rischio o se una riduzione ulteriore determinerebbe costi sociali ed economici giudicati non accettabili per la società.

Nel caso delle sostanze ad azione tossica, gli standard ambientali dovrebbero avere come obiettivo la definizione di una dose al di sotto della quale nessun effetto negativo possa verificarsi per alcun individuo; consegue, nel caso delle sostanze cancerogene che possa esistere un rischio minimo a qualsiasi dose diversa da zero, quindi, in questo caso, la definizione degli standard dovrebbe avere come fine ultimo la riduzione dell'esposizione a livelli prossimi allo zero o comunque livelli che possano contribuire in modo trascurabile ad incrementare il rischio life-time per la popolazione esposta.

Quando viene determinata la dose tossica di un determinato inquinante per la popolazione sana, occorre considerare la dose tossica per la popolazione a rischio (neonati, bambini,anziani, immunodepressi, ecc.) in quanto tale dose risulta protettiva anche nei confronti della popolazione cosiddetta "normale".










Conclusioni.                     



Il problema ambientale è diventata una questione centrale per i Governi, sia in Europa che in Italia. Il Sesto programma d'azione in materia di ambiente definito dal Consiglio europeo delinea la strategia per lo sviluppo sostenibile e individua tra le priorità la "salute pubblica" e le "risorse naturali". L'inquinamento atmosferico, la contaminazione del ciclo dell'acqua, gli eventi climatici, lo stato del suolo, finiscono con il riflettersi di volta in volta sull'organismo condizionando il nostro stato fisico e psicologico e più in generale la qualità della vita.

Diventa a questo punto indispensabile una risposta né episodica né occasionale, ma fondata su una vera e propria strategia che solleciti e incoraggi un comportamento volontario e responsabile di tutti gli attori coinvolti nel processo,con la collaborazione degli organismi pubblici.

I dati relativi allo stato di degrado ambientale dovrebbero indurre a promuovere azioni che ristabiliscano l'equilibrio dell'ecosistema: occorre promuovere politiche indirizzate verso uno sviluppo compatibile con i valori ambientali, attraverso l'innovazione tecnologica e, se possibile, l'utilizzo di fonti rinnovabili..

Al momento la salvaguardia della salute dell'intera comunità viene affidata al rispetto dei limiti normativi, i quali sono ampiamente cautelativi anche per la fasce di popolazione più sensibili.

Al fine di garantire il rispetto di tali limiti, oggi si è consolidata la necessità della prevenzione dell'inquinamento, che, nel corso degli ultimi anni, ha prodotto numerosi risultati positivi.

Per supportare l'azione preventiva risulta necessaria la responsabilizzazione e l'informazione della popolazione attraverso la comunicazione del rischio cui è sottoposta.

In generale ci troviamo in una situazione in cui si stanno verificando molte delle cause che portano ad una incremento di percezione del rischio.

In particolare :

esposizione involontaria: la popolazione ritiene di non poter essere in grado di evitare il rischio per la salute e l'ambiente derivante dalla contaminazione dell'aria;

mancanza di controllo personale sulle situazioni: il cittadino in quanto individuo non ritiene di avere la possibilità di scegliere in merito alle politiche e alle strategie di sviluppo e di programmazione dell'assetto urbano e degli altri fattori di condizionamento della qualità dell'aria;

mancanza di familiarità rispetto a ciò che viene considerato rischio: la popolazione non riesce a decodificare con facilità le caratteristiche di eventuali rischi legati al fenomeno;

non consapevolezza precisa degli eventi derivanti dall'esposizione: in alcuni casi la popolazione attribuisce un peso eccessivo alle possibili conseguenze del fenomeno perché non ha termini di riferimento, perché circolano informazioni incontrollate, perché sono molto forti i movimenti di opinione, in altri si assiste a una sottostima dei fenomeni;

percezione di non equità nelle decisioni di gestione del territorio: la popolazione si sente estromessa dalla possibilità di decidere in merito alle scelte in campo produttivo e ambientale.


A fronte di un alto livello di percezione del rischio determinato dalla combinazione delle variabili di cui sopra, nel mondo scientifico esistono ancora o delle interpretazioni non pienamente condivise perché basate su studi contraddittori o non definitivi, oppure dei dati difficilmente traducibili in informazioni per la collettività.

La percezione e la conoscenza dello stato di salute dell'ambiente nel quale si vive è pertanto un tema prioritario. Le popolazioni, a questo proposito, sono costituite da soggetti che devono capire di giocare un duplice ruolo di "vittime" e "carnefici", subendo l'esposizione ai diversi inquinanti atmosferici e giocando il ruolo di inquinatori provocando così danni aggiuntivi sull'ambiente i cui costi si ripercuotono sull'intera collettività.

Alla luce di quanto detto, appaiono necessari strumenti informativi atti alla conoscenza della qualità dell'ambiente in cui le popolazioni vivono, ma anche alla crescita della consapevolezza del fatto che un corretto uso del territorio è utile prima di tutto per il cittadino stesso.

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