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Trasformazioni economiche e sociali nella roma repubblicana




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TRASFORMAZIONI ECONOMICHE E SOCIALI NELLA ROMA REPUBBLICANA


  1. DIVISIONE DELLE CLASSI SOCIALI - Roma era divenuta in poco più di 50 anni la padrona del Mediterraneo , e dai questi vasti territori conquistati sono affluite ricchezze e chiaviche hanno mutato usi,costumi e strutture economiche della capitale.Per questo mai come in questo momento la situazione sociale di Roma era quanto mai complessa e piena di contraddizioni.La divisioni in classi era:
    • Patrizi - vi appartenevano le famiglie più ricche, che con il passare del tempo identificarono la nobiltà.Erano alla base della vita politica dello Stato,in quanto tutti i membri del Senato venivano eletti da questa classe;le sorti della Repubblica erano nelle loro sole mani, in quanto i consoli e i magistrati erano sempre fuori Roma per le continue guerre, mentre i Comizi Tribuni venivano chiamati solo a ratificare le loro decisioni.In questo modo quella che prima era una Repubblica democratica, si era trasformata in una Repubblica oligarchica.
    • Cavalieri - vi appartenevano imprenditori, trafficanti, appaltatori che si erano riusciti ad arricchire in poco tempo e grazie soprattutto ai commerci nei territori di nuova conquista.La loro potenza economica non riuscì a indebolire la classe superiore,che invece deteneva quella politica, in quanto le differenze erano abissali. Mentre i patrizi,infatti, non potevano arricchirsi con il commercio perché per tradizione la loro figura era legata all'aristocrazia agraria, i cavalieri avevano screditato la loro stessa categoria accettando tra le loro file alcuni liberti.
    • Piccoli artigiani - questa classe che prima era il nerbo della Repubblica, si era indebolita sempre di più per varie cause: prime fra tutte le guerre, che avevano devastato i campi; le perdite di soldati,che appartenevano per la maggior parte al ceto agrario; la denatalità e lo spopolamento delle campagne. Quest'ultimo fatto era nato dal fatto che i contadini non potevano competere con i prezzi bassi della concorrenza patrizia, che poteva permettersi certi prezzi in quanto poteva usufruire gratuitamente degli schiavi. La continua povertà aveva portato gli agricoltori a vendere i loro piccoli possedimenti ai già ricchi patrizi,creando così i cosiddetti latifondi, una destinata distesa fondiaria, destinata al benessere di una sola famiglia. Ciò portò, come già detto prima, ad una migrazione verso le più vicine città, soprattutto verso Roma in cerca di fortuna, accrescendo così la classe dei proletari, coloro che avevano come unica ricchezza la prole, e dei clienti.
    • Schiavi - era l'ultima classe che aumentava man mano i suoi appartenenti con le continue guerre.Erano considerati come degli oggetti, degli animali da lavoro, completamente nelle mani del loro lavoro e venivano ricompensati, perciò, solo con gli alimenti.La loro laboriosità, soprattutto in agricoltura, aveva permesso ai proprietari terrieri una conversione di colture per poter fronteggiare il basso costo degli stessi prodotti provenienti dai territori appena conquistati.

Le classi di nuova formazione erano:

Pubblicani - o appaltatori di servizio che con traffici, usura e speculazioni erano riusciti ad arricchirsi così tanto da poter influire sulla vita della Stato, corrompendo alcuni funzionari.

Liberti - erano schiavi divenuti liberi, anch'essi divenuti ricchi, accrescendo il loro strato sociale grazie al valore di molti dei loro uomini, riuscendo così a raggiungere posizioni di grande rilievo nella società romana.





CRISI DELLO STATO - il dominio romano sul Mediterraneo aveva causato oltre una situazione interna difficile, una crisi dello Stato, poiché a questo allargamento territoriale non era corrisposto un giusto adeguamento delle strutture. I due consoli e i sei pretori, diventarono quindi incapaci di gestire le proprie cariche sia perché la loro carica era annuale e collegiale, sia perché con l'aumento dei territori erano aumentati anche i loro incarichi, sia per l'accentramento dei poteri del Senato. Esso, infatti, vedendo crescere sempre di più il numero dei magistrati che godevano dell'imperium, cioè di grandi poteri civili e militari, e volendo limitare il numero delle persone influenti, ricorse alla prorogatio imperii. In questo modo un console o un pretore poteva prolungare al durata del proprio mandato, alla fine dello stesso, favorendo nelle province in particolar modo, l'attaccamento dei soldati ed esercitando un dominio assoluto sui popoli assoggettati. Non solo lo Stato, ma anche l'esercito, un tempo pilastro di Roma, era caduto in una profonda crisi, dovuta alla denatalità e allo spopolamento delle campagne. I cittadini erano ex- contadini che prima arricchivano le schiere dell'esercito,mentre ora, essendo nulla tenenti, non potevano più farvi parte. Ma la società romana era attraversata da molte rivalità tra classe, tra cui non solo quella storica già citata prima tra patrizi e cavalieri, ma anche tra l'insieme di queste due classi, detto optimates, e l'insieme dei restanti ceti più abbienti, detto populares.Il Senato, inoltre, ostacolò l'ingresso degli uomini nuovi,  cioè quegli uomini non appartenenti alla nobiltà o più generalmente di quegli uomini che non appartenevano all'oligarchia dominante;i suoi componenti si controllavano a vicenda in modo che uno non prevalesse sull'altro e per questo fecero anche una legge che determinava lo svolgimento della carriera nelle magistrature, detta cursus homorum. Ad aggravare la situazione c'era la condizione degli schiavi, che erano moltissimi e in felicissimi,che potevano essere una potenziale minaccia per Roma, visto anche la rivolta servile del II secolo d.C., in questa avevano dimostrato la pericolosità di questa massa oppressa.



ADIZIONE E RINNOVAMENTO - la causa prossima del contrasto tra conservatori e innovatori è la decisione di come risolvere i gravi problemi interni dello Stato. I primi,sotto la guida di M.Porcio Catone, pensavano ad un rafforzamento delle vecchie istituzioni, mentre i secondi, guidati da Scipione l'Africano, volevano una riforma delle stesse per poter assolvere al meglio i  molti compiti. Catone, volle promuovere i suoi principi, e quelli di tutti i tradizionalisti, con due libri: il De Agricoltura, che inneggiava alla virtù dei primi romani, e le Origines, che ricordava le nobili origini di Roma. La sua politica non prevedeva un appoggio al comportamento dei romani in Oriente, in quanto riteneva che non essi non dovevano immischiarsi nei loro affari, a danno di quelli dell'Occidente.Anche Scipione fece conoscere la sua politica attraverso i libri, promuovendo, insieme al Circolo degli Scipioni, la letteratura latina, tra i cui maggiori esponenti spiccano Terenzio, Plauto, Livio Andronico.Ma questo contrasto aveva delle cause ben più remote: infatti era già esploso al tempo delle guerre in Oriente, in cui Catone, contro il parere di Scipione, voleva che Roma avesse solo un'influenza sulla Grecia e non il controllo militare, ma alla fine ebbe ragione il suo avversario. Per vendetta i conservatori incolparono il fratello di Scipione, Lucio Cornelio, di aver tratto profitti dall'indennità di guerra pagata a Roma da Antioco II nella pace di Apamea.Cornelio venne condannato e l'Africano, per evitare una propria condanna, si ritirò a vita privata, morendo nel 183 a .C. a Villa Literno. Ma nonostante la morte del suo primo e più grande diffusore, la cultura greca continuò ad espandersi nel mondo romano, portando il suo individualismo e l'esaltazione dell'uomo come individuo distinto e diverso dagli altri, che contrastava nettamente con i principi collegiali della magistratura e del Senato romano.Si ponevano così le basi per future dittature romane, in cui c'era un uomo solo a capo di tutto lo Stato, proclamandosi superiore a tutti gli altri. A ben ragione quindi i tradizionalisti difendevano le proprie ragioni visto che proprio la storia romana ci insegna che dall'unione delle sue forze Roma aveva tratto grande vantaggio oltre ad aver conseguito grandi successi.

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