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TRASFORMAZIONI ECONOMICHE E SOCIALI NELLA ROMA REPUBBLICANA
Le classi di nuova formazione erano:
Pubblicani - o appaltatori di servizio che con traffici, usura e speculazioni erano riusciti ad arricchirsi così tanto da poter influire sulla vita della Stato, corrompendo alcuni funzionari.
Liberti - erano schiavi divenuti liberi, anch'essi divenuti ricchi, accrescendo il loro strato sociale grazie al valore di molti dei loro uomini, riuscendo così a raggiungere posizioni di grande rilievo nella società romana.
CRISI DELLO STATO - il dominio romano sul Mediterraneo aveva causato oltre una situazione interna difficile, una crisi dello Stato, poiché a questo allargamento territoriale non era corrisposto un giusto adeguamento delle strutture. I due consoli e i sei pretori, diventarono quindi incapaci di gestire le proprie cariche sia perché la loro carica era annuale e collegiale, sia perché con l'aumento dei territori erano aumentati anche i loro incarichi, sia per l'accentramento dei poteri del Senato. Esso, infatti, vedendo crescere sempre di più il numero dei magistrati che godevano dell'imperium, cioè di grandi poteri civili e militari, e volendo limitare il numero delle persone influenti, ricorse alla prorogatio imperii. In questo modo un console o un pretore poteva prolungare al durata del proprio mandato, alla fine dello stesso, favorendo nelle province in particolar modo, l'attaccamento dei soldati ed esercitando un dominio assoluto sui popoli assoggettati. Non solo lo Stato, ma anche l'esercito, un tempo pilastro di Roma, era caduto in una profonda crisi, dovuta alla denatalità e allo spopolamento delle campagne. I cittadini erano ex- contadini che prima arricchivano le schiere dell'esercito,mentre ora, essendo nulla tenenti, non potevano più farvi parte. Ma la società romana era attraversata da molte rivalità tra classe, tra cui non solo quella storica già citata prima tra patrizi e cavalieri, ma anche tra l'insieme di queste due classi, detto optimates, e l'insieme dei restanti ceti più abbienti, detto populares.Il Senato, inoltre, ostacolò l'ingresso degli uomini nuovi, cioè quegli uomini non appartenenti alla nobiltà o più generalmente di quegli uomini che non appartenevano all'oligarchia dominante;i suoi componenti si controllavano a vicenda in modo che uno non prevalesse sull'altro e per questo fecero anche una legge che determinava lo svolgimento della carriera nelle magistrature, detta cursus homorum. Ad aggravare la situazione c'era la condizione degli schiavi, che erano moltissimi e in felicissimi,che potevano essere una potenziale minaccia per Roma, visto anche la rivolta servile del II secolo d.C., in questa avevano dimostrato la pericolosità di questa massa oppressa.
ADIZIONE E RINNOVAMENTO - la causa prossima del contrasto tra conservatori e innovatori è la decisione di come risolvere i gravi problemi interni dello Stato. I primi,sotto la guida di M.Porcio Catone, pensavano ad un rafforzamento delle vecchie istituzioni, mentre i secondi, guidati da Scipione l'Africano, volevano una riforma delle stesse per poter assolvere al meglio i molti compiti. Catone, volle promuovere i suoi principi, e quelli di tutti i tradizionalisti, con due libri: il De Agricoltura, che inneggiava alla virtù dei primi romani, e le Origines, che ricordava le nobili origini di Roma. La sua politica non prevedeva un appoggio al comportamento dei romani in Oriente, in quanto riteneva che non essi non dovevano immischiarsi nei loro affari, a danno di quelli dell'Occidente.Anche Scipione fece conoscere la sua politica attraverso i libri, promuovendo, insieme al Circolo degli Scipioni, la letteratura latina, tra i cui maggiori esponenti spiccano Terenzio, Plauto, Livio Andronico.Ma questo contrasto aveva delle cause ben più remote: infatti era già esploso al tempo delle guerre in Oriente, in cui Catone, contro il parere di Scipione, voleva che Roma avesse solo un'influenza sulla Grecia e non il controllo militare, ma alla fine ebbe ragione il suo avversario. Per vendetta i conservatori incolparono il fratello di Scipione, Lucio Cornelio, di aver tratto profitti dall'indennità di guerra pagata a Roma da Antioco II nella pace di Apamea.Cornelio venne condannato e l'Africano, per evitare una propria condanna, si ritirò a vita privata, morendo nel 183 a .C. a Villa Literno. Ma nonostante la morte del suo primo e più grande diffusore, la cultura greca continuò ad espandersi nel mondo romano, portando il suo individualismo e l'esaltazione dell'uomo come individuo distinto e diverso dagli altri, che contrastava nettamente con i principi collegiali della magistratura e del Senato romano.Si ponevano così le basi per future dittature romane, in cui c'era un uomo solo a capo di tutto lo Stato, proclamandosi superiore a tutti gli altri. A ben ragione quindi i tradizionalisti difendevano le proprie ragioni visto che proprio la storia romana ci insegna che dall'unione delle sue forze Roma aveva tratto grande vantaggio oltre ad aver conseguito grandi successi.
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