Taranto e Pirro
Fino al tempo delle guerre sannitiche i Romani non si erano occupati
politicamente delle colonie greche d'Italia, le quali avevano avuto rapporti
ostili solo con gli indigeni Apuli, Lucani, Sanniti, ecc. In loro difesa contro
gli Italici, i Greci avevano più volte chiesto aiuti agli Stati della
madrepatria, ma nulla di durevole avevano potuto concludere. La lunga lotta di
Roma contro i Sanniti potè quindi essere considerata dalle città della Magna
Grecia come un loro vantaggio quasi che i Romani fossero loro alleati, tanto
che sulle monete di Locri si può vedere, non senza sorpresa, la più antica
immagine di Roma. Inoltre, Turii, rivale di Taranto, Locri e Regio, per
resistere ai Lucani, verso l'anno 282 a. C. chiesero e ottennero aiuto e
guarnigioni a Roma. Taranto però, la più potente, preoccupata dall'avanzarsi
dei Romanì, aveva cercato fin dal 303 a. C. di garantirsi dai loro interventi
concludendo con essi un trattato col quale i Romani si impegnavano a non
avanzare con le loro navi da guerra nel mare Ionio oltre il capo di Hera
Lacìnia (ora Capo Colonna). Ma poco dopo, i Tarantini affondavano alcune navi
romane che non avevano rispettato la clausola, e questo fu motivo di guerra.
Intanto si erano assicurati l'aiuto di Pirro, re dell'Epiro, valente
condottiero del mondo ellenistico, che sbarcato in Italia nel 280 a. C.
sconfisse il console Publio Valerio Levino presso Eraclea con l'uso degli
elefanti, allora ignoti ai Romani e l'anno dopo presso Ascoli Satriano. Fallì
però il tentativo di marciare su Roma, nè gli riuscì di trattare la pace con
Gaio Fabrizio Luscino mandato dal Senato per trattare il riscatto dei
prigionieri, sia per l'opposizone del Senato stesso, sia per l'offerta di
alleanza fatta a Roma da Cartagine. Si rivolse allora verso la Sicilia ma, dopo
i primi successi, le discordie dei Greci lo indussero a ritornare in Italia e a
perseguire la guerra contro i Romani che, in una battaglia presso Malevento
(che più tardi fu chiamata Benevento), comandati da Manlio Curio Dentato (275
a. C.) lo sconfissero. Taranto si arrese nel 272 e dovette entrare nella
Federazione italica la quale, con l'aggregazione di Reggio nel 270, raggiunse
l'estremo limite meridionale della Penisola.