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Tacito e gli Annales, prima denuncia storica
"L'Historia si può definire veramente una guerra illustre
Contro il Tempo, perché togliendoli di mano gl'anni suoi
Prigionieri, anzi già fatti cadaveri, li richiama in vita, li
passa in rassegna e li schiera di nuovo in battaglia"
Manzoni, Introduzione de "I Promessi Sposi
"Consilium mihi tradere, sine ira et studio,
quorum causas procul habeo"
"Il mio proposito è riferire , senza ostilità e parzialità,
dal momento che non ne ho motivo"
Tacito, introduzione degli Annales
Cominciano così, con queste due frasi, le introduzioni delle opere di due personaggi che non hanno niente in comune, se non una spiccata propensione per il vero.Tacito infatti fu l'unico (forse insieme a Sallustio) che riuscì a trasporre la storia della sua epoca senza alcun tipo di giudizio, riportando solo ed esclusivamente l'effettiva oggettività dei fatti.Manzoni, seppur in un contesto completamente diverso, si propose anch'egli di utilizzare la veridicità dei fatti storici per comporre la sua celeberrima opera.Si può affermare quindi che entrambi gli autori considerino la storia come un mezzo di indagine molto utile ed affidabile.
Le notizie riguardanti Tacito sono giunte a noi incomplete e talvolta anche in modo confusionario e contraddittorio.
Vi sono
diverse incertezze addirittura sul prenomen, che potrebbe essere Gaio oppure
Publio.Nacque intorno al 55/58 d.C., e visto il suo nomen e cognomen è lecito
pensare che provenga, come molti poeti e scrittori latini del tempo, da qualche
provincia romana, molti ritengono che sia
La sua rapida ascesa politica fa pensare che egli provenisse da una famiglia agiata, alcuni dicono di ordine equestre.La sua carriera politica fu anche facilita dal matrimonio con la figlia di Giulio Agricola, che gli permise di ottenere incarichi importanti come quello di edile, di questore e successivamente, sotto il regno di Domiziano, diventò pretore.
Il suo cursus honorum proseguì fuori da Roma, nella quale tornò solo per i funerali del suocero.Le sue notizie non ci pervengono più dalla fine del principato di Traiano, periodo nel quale sarebbe morto.
Durante i suoi lunghi viaggi egli scrisse molte opere, delle quali ci sono pervenute solo 5 opere principali: De vita et moribus iulii Agricolae (la vita di Giulio Agricola),
De origine et situ germanorum (la vita dei germani), Dialogus de oratoribus (dialogo sull'oratoria) Ab excessu divi Augusti (Annales) Historiae (le storie).
Il dialogus de oratoribus è un breve trattato sulle cause della decadenza dell'eloquenza.è composto in forma dialogica.
Tacito inizia la sua esperienza come scrittore sotto il regno di Nerva, il quale rende dinastica la successione al trono.Questa scelta spingerà Tacito a scrivere, sotto l'era di Domiziano, la continua espansione di potere che l'impero stava attuando.
Scrivere divenne quindi per Tacito un modo per far politica, e per farsi portavoce di una nuova classe dirigente che stava nascendo.
Egli però rimase principalmente uno storico che approfondì le trame della politica e del crescente scontro tra senato e impero.
Diversamente dagli altri storiografi, egli volle capire quali siano state le condizioni che portarono alla formazione dell'impero.Egli quindi basò il suo studio della realtà su queste premesse , che lo porteranno a formulare un proprio pensiero politico.Egli infatti ritenne che la monarchia fosse necessaria per fornire delle leggi, anche a costo di creare un principato centralizzato ed assoluto.
Da questa convinzione deriva anche il suo passaggio alla composizione di biografie monografiche.
Nell'indagine storica di Tacito emergono aspetti precedentemente celati della società romana.La crescente adulazione nei confronti dell'imperatore, il servilismo da parte del popolo e il crescente timore del senato furono i prinicipali argomenti delle opere del poeta.
Egli inoltre individuò come causa scatenante dei dissidi e dei tradimenti, il volere di Augusto di rendere il titolo imperiale ereditario e dinastico.Da questa sua volontà, Augusto attuò una serie di riforme che miravano ad accentrare nelle sue mani il potere, ricalcando così il modello monarchico orientale.L'analisi di Tacito tende quindi ad evidenziare la palese inutilità del senato, ormai relegato a svolgere compiti amministrativi e burocratici.
Tacito era convinto che l'esercito e il popolo fossero gli unici due elementi dai quali dipendeva il potere dell'imperatore, infatti l'autore latino descrive accuratamente le fazioni cittadine, divise in sostenitori della repubblica e dell'impero, dalle quali egli prende largamente le distanze, criticandone gli estremismi.
Lo stile di Tacito fu caratterizzato dall'eloquenza e dalla storiografia, materie che erano comprese nella formazione dei giovani aristocratici;ciò che però distinse Tacito fu una spiccata bravura nell'oratoria (da notare il paradosso con il suo nome che significa silenzioso).
Nonostante fosse un grande intrattenitore, egli non scriveva per dilettare, bensì per esprimere il suo disgusto per la degenerazione dei costumi romani.I suoi scritti vennero sempre composti seguendo uno stile, definito da molti, sublime.Tacito usò sempre termini lontani dal lessico parlato,( poiché il contenuto era destinato alla classe senatoria, egli poteva permettersi tali elevazioni linguistiche).
Altro tratto dello stile tacitiano era la brevitas, alla quale ricorreva per aumentare l'efficacia della sua comunicazione.
L'opera che include la maggior parte dei temi e della tecnica stlistica di Tacito sono sicuramente gli Annales, del quale riporto di seguito un brano del libro IV, in cui Tacito cerca la verità circa la morte di Druso,figlio di Tiberio ed erede al trono.
"XI. Haec vulgo iactata super id quod nullo auctore certo firmantur prompte refutaveris. quis enim mediocri prudentia, nedum Tiberius tantis rebus exercitus, inaudito filio exitium offerret, idque sua manu et nullo ad paenitendum regressu? quin potius ministrum veneni excruciaret, auctorem exquireret, insita denique etiam in extraneos cunctatione et mora adversum unicum et nullius ante flagitii compertum uteretur? "
"Si potrà facilmente confutare queste dicerie del volgo, pur non considerando che non vengono confermate da nessun autore. Chi, infatti, dotato di benchè modesta saggezza, e tanto più Tiberio dotato di tanta esperienza, avrebbe mandato in rovina il figlio senza ascoltarlo e l'avrebbe fatto di propria mano e senza possibilità di tornare a pentirsi? Perché piuttosto non avrebbe messo alla tortura il servo che portava il veleno, non avrebbe cercato l'istigatore ed infine con la sua tipica esitazione anche con gli estranei non avrebbe indugiato nei confronti dell'unico figlio, mai prima colpevole d'alcun delitto"
Si può quindi definire Tacito, il primo vero intellettuale che capì l'importanza di una cultura della verità, diffusa tramite uno stile che si può definire quasi giornalistico.
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