PRIMA GUERRA MONDIALE.
Il 28 giugno del 1914
a seguito dell'assassinio dell'arciduca d'Austria erede
al trono, Francesco Ferdinando, l'equilibrio europeo si ruppe
irrimediabilmente: era l'inizio di un rapido processo che avrebbe portato, nel
breve volgere di un mese, a quel conflitto che comunemente viene chiamato "prima guerra mondiale" . Cause della
guerra sono di tipo storico-politiche,
economiche, militari e socio-culturali.
Partendo dalle cause storico-politiche,
lo storico Lafore ha sostenuto che le divisioni esistenti all'interno
dell'impero Austro-Ungarico (circa dieci nazionalità diverse) hanno contribuito
allo scoppio della guerra e che l'assassinio di Sarajevo è stato solo
l'accendersi di una lunga miccia. Lo storico tedesco Fischer invece sosteneva
che la causa principale è stata la prepotenza germanica. Non mancavano comunque
le critiche a questo ragionamento in quanto si ritenne che la Germania nonostante tutto
temeva l'accerchiamento. Poi c'era il contrasto per il controllo dei mari tra
l'Italia e Francia e quello con l'Austria.
Per quanto riguarda le cause economiche,
gli storici marxisti hanno individuato la causa profonda del conflitto.
Infatti l'intenso sviluppo del capitalismo nell'Europa occidentale e negli
Stati Uniti, aveva portato i paesi più industrializzati ad una politica
imperialistica, con la ricerca di espansione dei propri mercati e delle proprie
fonti di importazione. Lenin aveva indicato nell'evoluzione del capitalismo,
l'imperialismo l'origine profonda della conflittualità mondiale. In tale ottica
era la Germania
la potenza più aggressiva, mentre in paesi come l'Inghilterra e la Francia i gruppi
capitalistici imposero la difesa ad ogni costo dei rispettivi imperi e dei
propri interessi. Inoltre i detentori dei monopoli delle industrie pesanti, in
vista dell'espansione che la guerra avrebbe provocato nel loro settore, fecero
pressione sui rispettivi governi nazionali per l'assunzione di politiche
bellicose. L'evidenziazione dell'aggressività militare, fattore di primaria
importanza, nasce dalla constatazione che gli Stati europei erano andati
approntando (preparando) eserciti volti maggiormente all'offesa. Al riguardo
uno studioso americano scrive molte delle cause della guerra erano conseguenze
dello schema offensiva-dominio. Tra
queste cause vediamo: l'espansionismo di Germania ed Austria; il credere che la
parte che avrebbe colpito per prima avrebbe avuto vantaggio; la certezza di
Austria e Germania di avere di fronte delle "finestre di vulnerabilità" cioè inferiorità
o punti deboli da parte degli avversari; la natura e la rigidità dei piani di
guerra di Russia e Germania; l'insuccesso dell'Inghilterra nel prendere misure
efficaci per scoraggiare la
Germania.
L'acceso contrasto tra interventisti e neutralisti non fu soltanto un
dibattito di élite, ma i primi ebbero spesso un consistente appoggio popolare.
Fu in particolare un dilagante nazionalismo a facilitare la scelta di entrare
in guerra dei governi: una convinzione irrazionale dell'inscindibile legame
dell'uomo al suo popolo e alla sua terra unita a quella della superiorità, da
affermarsi con qualunque mezzo, della propria nazione. Ma ciò che contribuì
maggiormente a creare il clima intellettuale in cui sbocciò il fiore del nuovo
nazionalismo fu una cattiva comprensione delle teorie darwiniane che ebbero una
profonda influenza sull'ideologia dell'imperialismo. Se anche nel mondo degli
Stati ogni essere ubbidiva al principio della lotta per la sopravvivenza allora
prepararsi a quella lotta doveva essere il primo dovere dei
governi. La credenza nella necessità non era soltanto limitata alla
destra ma diffusa nei settori più disparati. La prospettiva della guerra esaltò
dunque consistenti forze politiche che , da sinistra o destra, si opponevano al
liberalismo ed al gradualismo sociale, spingendole ad intensificare le loro
polemiche ed i loro attacchi.
LO SCOPPIO.
In seguito all'assassinio, l'Austria dà l'ultimatum alla Serbia che,
forte dell'aiuto russo lo respinge. L'Austria rifiuta la proposta inglese di
una possibile mediazione e con l'aiuto tedesco dichiara guerra alla Serbia il
28 luglio 1914. Fino ad adesso il conflitto non aveva ne le intenzioni ne le
proporzioni di una guerra mondiale. Con l'intervento russo e il conseguente
tedesco, il conflitto si apre in enormi dimensioni. La Germania, con la
convinzione di risolvere la questione in una guerra lampo, dichiara guerra
anche alla Francia in quanto alleata con l'Inghilterra e la Russia e manda un ultimatum
al Belgio neutrale che imponeva di far passare l'esercito tedesco.
TATTICHE E FRONTI.
Non vi è dubbio che nel precipitare del conflitto un ruolo sempre più
determinante venne assunto dai supremi comandanti militari. La stessa tragedia
dell'epoca, predicava rapidità di decisioni in modo da occupare rapidamente il
territorio nemico cogliendo impreparato l'avversario. Il conflitto si divise in
due fasi: la prima dominata dai militari per sei mesi e la seconda protagonisti
i politici per quattro anni. Inizialmente, la condizione degli eserciti era
nettamente favorevole al blocco dell'alleanza che poteva contare sul
disciplinato esercito tedesco, dotato di artiglieria pesante, e di quello
austriaco strutturalmente meno efficace a causa della sua composizione
multinazionale. Nello schieramento opposto, invece, positiva era la condizione
dell'esercito francese, che poteva contare su un'artiglieria leggera ma
migliore anche di quella tedesca, mentre scarsamente efficace era la condizione
dell'esercito russo che fondava la propria forza sul numero. Infine c'era la Gran Bretagna che non aveva un
adeguato esercito di terra ma era in grado di mantenere con la sua flotta la
supremazia dei mari. Tutta l'organizzazione economica, tecnica e scientifica,
dei diversi stati venne mobilitata e resa funzionale al conflitto costituendo
un immenso fronte interno, mentre
milioni di uomini furono impiegati nei nuovi eserciti di massa ed inviati a
combattere nelle linee avanzate che formavano il fronte esterno. Nel volgere dei quattro anni del conflitto la
produzione bellica non solo aumentò conseguentemente al dispendio militare dei
vari eserciti, ma ci furono le novità tecniche impiegate per la prima volta
come i primi carri armati, la cui evoluzione porterà al superamento della
guerra di Trincea, i sottomarini, mitragliatrici, gas velenosi.
ANDAMENTO DELLA GUERRA. 1° FASE.
Scoppiata la guerra, la
Germania passando dal Belgio attacca la Francia credendo che, una
volta sconfitta, si sarebbe occupata della Russia. I francesi però
riuscirono a bloccare l'improvvisa avanzata tedesca. Fallito così il
piano, tramontava l'illusione di una rapida soluzione del conflitto, ed
iniziava in quell'epoca la guerra di Trincea con il formarsi di un fronte
occidentale che giunse a distendersi per ottocento chilometri. Sul fronte
orientale, sempre in agosto, iniziò l'offensive russa con la penetrazione
dell'esercito dello zar della stessa Prussia.
Tale azione venne tuttavia in breve respinta dai tedeschi vittoriosi a
Tannenberg e ai laghi Masuri. I russi ebbero successo nei confronti degli
austriaci che si trovarono obbligati ad abbandonare la Galizia. Il 31 ottobre la Turchia entra in guerra,
in questo modo veniva inferto un colpo non indifferente all'Intesa. Nella
primavera del 1915 gli austriaci e i tedeschi attuarono una forte offensiva
contro la Russia
che ormai cominciava a denunciare le proprie difficoltà per l'insufficiente
produzione bellica. L'Italia decide, nel maggio del 1915 di entrare in guerra a
fianco dell'Intesa, costringendo così l'Austria a disperdere le proprie forze
aprendo un nuovo fronte, fatto che col tempo contribuirà, in modo
significativo, a logorare l'esercito asburgico. In merito al ruolo che l'Italia
doveva mantenere nei confronti del conflitto, si formarono due schieramenti
contrapposti: interventisti e
neutralisti. Gli interventisti di
destra volevano una guerra contro l'Austria che permettesse all'Italia di
affermarsi in quanto grande potenza ed avere Trento e Trieste. Gli interventisti di sinistra invocavano
l'intervento del nostro paese contro l'Austria in una prospettiva di grande
guerra di liberazione della nazionalità oppressa. Di opinione contraria erano i
neutralisti che erano tendenti ad
ottenere dall'Austria, Trento e Trieste in cambio del non intervento. Mentre
nel paese cresceva la tensione tra interventisti
e neutralisti, il governo italiano si adoperò per cogliere quelle
opportunità che il conflitto era in grado di offrire. Vennero avviati contatti
con l'Alleanza per trattare il riscatto dei territori italiani ancora sotto la
sovranità asburgico senza nulla di fatto. L'accordo con le potenze dell'Intesa
fu facilmente raggiunto. Il 26 aprile 1915 il governo Salandra, nella persona
del ministro degli esteri Sonnino, sottoscrisse un trattato, noto come il Patto di Londra, ignorando completamente
la volontà neutralista della maggioranza del Parlamento. Il paese venne così
scosso da violente manifestazioni nazionaliste in favore del coinvolgimento
dell'Italia nella guerra, in cui emersero per attivismo e retorica Benito Mussolini e Gabriele D'Annunzio che definì quei giorni le "radiose giornate" di maggio.
2° FASE.
Il 1915 vide la sostanziale preminenza degli imperi centrali. Il
prolungarsi della guerra poneva agli imperi centrali difficoltà derivate
soprattutto dal predominio sui mari dell'Inghilterra che impediva regolari rifornimenti
di materie prime e di generi alimentari. La Germania cercò a sua volta di rafforzare la
flotta incominciando a produrre e ad impiegare in modo sempre più massiccio i
modernissimi sottomarini. Inoltre per l'entrata in guerra dell'Italia, l'Austria
dovette aprire a sud un nuovo dispendioso fronte. Comandante supremo
dell'esercito italiano venne nominato il generale Luigi Cadorna che rimase in
carica fino alla disfatta di Caporetto nel
1917. Cadorna seguendo il piano predisposto per lo sfondamento delle linee
nemiche, decise di portare immediatamente l'attacco agli austriaci sull'Isonzo,
dove tra il 23 giugno e il 2 dicembre del 1915 si svolsero le "quattro battaglie". I tedeschi si erano
preparati a scatenare una pesantissima offensiva contro l'esercito
francese che in effetti si concretizzò nella tremenda battaglia attorno alla
fortezza di Verdun. Mentre infuriava
la battaglia di Verdun, gli
anglo-francesi, nel tentativo di alleggerire la pressione dell'esercito
tedesco, stabilirono di impegnarlo contemporaneamente su un altro fronte,
quello della Somme. Gli austriaci
invece, comandati dal generale Conrad,
stabilirono la possibilità di colpire a fondo. La controffensiva dell'esercito
asburgico ebbe l'obbiettivo di sfondare le linee italiane sull'altopiano di
Asiago, tuttavia gli austriaci furono bloccati dalla strenua resistenza
italiana. Cadorna, visti in difficoltà gli austriaci, poteva sferrare il
contrattacco conquistando Gorizia. In autunno, le posizioni raggiunte
dall'italiani, vennero consolidate con le cosiddette "spallate autunnali del Carso" che sancirono anche per il fronte
italo-austriaco il ritorno alla guerra di Trincea.
Mentre si chiudeva il 1916 era di per sé favorevole all'Intesa che in
profondità, con il blocco economico attuato dalla Gran Bretagna, era in grado
di logorare le possibilità di resistenza degli avversari. Per spezzare tale
accerchiamento la Germania
aveva impegnato già in maggio la flotta inglese nella battaglia navale dello Jutland nel mare del nord, ottenendo una
vittoria non decisiva e che impose una ancor più radicale utilizzazione della "guerra sottomarina".
3° FASE.
Il primo avvenimento decisivo del 1917 fu da parte tedesca di una
guerra sottomarina totale, destinata a bloccare i rifornimenti ai paesi nemici
e ad isolare economicamente l'Inghilterra che ebbe l'effetto di provocare una
sempre più risentita reazione degli Stati Uniti, che avevano il rischio di
perdere il denaro prestato ai paesi europei. Questo avvenimento fu accolto con
favore dalle forze dell'Intesa che attendevano dal nuovo governo risultati
militari più brillanti. Ma ciò non accadde e fu la Germania ad approfittare
penetrando profondamente nel territorio russo. Il 6 aprile del 1917 gli Stati
Uniti dichiararono guerra alla Germania: le truppe americane giunsero in Europa
solo alla fine del giugno successivo. Il presidente Wilson era pervenuto a
questa decisione dopo notevoli ripensamenti. Infatti, negli Stati Uniti il
dibattito interventisti-neutralisti fu
molto acceso. A favore dell'intervento giocavano gli interessi degli
industriali che vedevano giunto il momento di spezzare definitivamente
l'isolamento e di presentare gli USA come nazione egemone sulla scena mondiale.
Il commercio navale americano era danneggiato dalla guerra sottomarina tedesca,
anche se questa fu soltanto in ultimo la causa scatenante. Intanto sul fronte
italiano l'offensiva degli austriaci, appoggiata dai tedeschi, determinava lo
sfondamento delle linee a Caporetto. Le truppe italiane dovettero ripiegare e con
ciò ci fu in breve tempo un'autentica rotta. Questa sconfitta ebbe
immediatamente ripercussioni politiche; venne formato un nuovo governo sotto la
guida di Vittorio Emanuele Orlando e sul piano militare ci fu la sostituzione
del generale Cadorna col generale Diaz. Questi ebbe il merito di ricercare con
più efficacia il coinvolgimento ideologico delle truppe e di tutto il paese.
Curò l'addestramento e lo spirito di corpo dei reparti, applicò le nuove
tecniche di difesa e attacco. Sotto il comando Diaz una nuova linea di difesa
fu approvata sul fiume Piave per impedire un'ulteriore avanzata austriaca che
fu effettivamente bloccata. Dopo tre anni di combattimento appariva chiaro come
la
brevità della guerra fosse stata solo un'incredibile illusione della
propaganda interventista. Per quanto
riguarda la Germania
essa avvertiva sempre più che il blocco economico le impediva di sostenere uno
sforzo bellico troppo prolungato. La reazione franco-britannica si concretizzò
in un'opera di maggior coordinamento con l'affidamento del comando supremo
delle truppe alleate, battendo in modo clamoroso i tedeschi. Ormai le
possibilità di resistere per gli imperi centrali erano del tutto compromesse. La Bulgaria attaccata da un
esercito franco-serbo era costretta alla resa. L'Austria era al suo interno in
rapida dissoluzione, in seguito alla proclamazione della indipendenza da parte
di Ungheria, Cecoslovacchia e Jugoslavia. Sotto il peso della generale
controffensiva scatenata dall'Italia, l'Austria viene sconfitta. Si chiude così
la prima guerra mondiale calcolando approssimativamente circa dieci milioni di
morti. I paesi vincitori si riunirono dal 18 gennaio 1919 a Parigi in una
conferenza che vide la partecipazione delle 32 nazioni vincitrici ma solo
quattro furono i rappresentanti delle potenze più forte: Stati Uniti,
Inghilterra, Francia e Italia.