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PRIMA GUERRA MONDIALE
Cause e responsabilità[GM1] : il dibattito sulle cause e sulla responsabilità dello scoppio della guerra cominciò durante la guerra stessa e fu caratterizzato dall'intreccio tra analisi storica e politica e considerazioni di ordine ideologico e nazionalistico.
1.1. Le teorie tradizionali: prime ad essere avanzate furono la interpretazione marxista e quella sostenuta dai paesi vincitori:
La tesi marxista: esemplificata nello scritto di Lenin del 1916 dal titolo "L'imperialismo fase suprema del capitalismo" sosteneva che la guerra era fisiologica nel sistema capitalistico in quanto costitutiva della sua struttura economica; essa era determinata dalla competizione tra i diversi paesi capitalistici per la spartizione del globo al fine di controllare le materie prime, i mercati e le aree di investimento.
La tesi dei paesi vincitori: i paesi dell'Intesa, avallarono la tesi che la guerra fosse il frutto di una legittima difesa dei paesi liberi nei confronti della aggressiva politica espansionistica, autoritaria, militaristica e di potenza propria della Germania, la quale veniva indicata come unica responsabile del conflitto.
Il dibattito negli anni venti e trenta
Negli anni venti venne avanzata la tesi del primato della politica estera, secondo cui la guerra era il risultato della diplomazia segreta intercorrente tra gli stati e della divisione dell'Europa in due blocchi contrapposti; la guerra sarebbe stata il necessario risultato di una situazione diplomatica internazionale carica di tensioni.
Negli anni trenta lo studio dei documenti diplomatici confermò l'idea che ruolo primario nella genesi del conflitto era da attribuirsi alla diplomazia, anche se i diversi storici si divisero, nella attribuzione delle responsabilità, a seconda della loro nazionalità.
Il dibattito nel secondo dopoguerra
Negli anni sessanta la discussione storiografica è stata incentrata sulla tesi dello storico tedesco Fritz Fischer che riprendendo la questione della responsabilità della Germania sostenne la continuità tra la Germania bismarkiana, guglielmina e poi nazista sotto il segno di una politica di potenza egemonica che avrebbe condotto la Germania a tentare in due riprese - prima e seconda guerra mondiale - di realizzare un disegno di egemonia in Europa.
Il dibattito negli anni ottanta: si svolge nel clima della divisione bipolare del mondo, della guerra fredda tra Usa/Urss e del pericolo di una terza guerra mondiale, che riporta d'attualità la questione delle origini della prima guerra mondiale. Le opere più recenti mostrano una oscillazione dei giudizi e interpretazioni sulle origini della Grande guerra imputandola ora ai movimenti d'opinione come il nazionalismo; ora ai rapporti diplomatici e, infine, alle contraddizioni del sistema economico.
Rappresentativa delle tendenze attuali è l'opera dello storico inglese James Joll nell'opera "Le origini della prima guerra mondiale", in cui egli ha concluso che ciascuno dei fattori di volta in volta indicati dagli storici ha dato un proprio decisivo contributo. Il limite di questa tesi consiste nella rinuncia a fornire una interpretazione storica del problema secondo il principio di spiegazione causale delle scienze storiche per cui occorre spiegare perché un certo fenomeno particolare si verifica in un certo momento particolare. Lo stesso Joll, per evitare questo pericolo ritiene sia necessario distinguere tra un piano di analisi avente come oggetto il lungo periodo, in tale sede si dovrebbero considerare fenomeni strutturali come fattori economici, demografici ecc.; e un piano d'analisi avente come oggetto il breve periodo in cui rientrerebbero decisioni, intenzioni e strategie dei singoli individui.
La tesi di Rusconi[GM2] : lo storico italiano Gian Enrico Rusconi nel suo libro "Rischio 1914. Come si decide una guerra" si è posto il tradizionale problema: di chi fu la responsabilità della guerra? La guerra poteva essere evitata? Per dare una risposta a questi problemi Rusconi ha avanzato una spiegazione basata su quattro paradigmi principali:
strategia di rischio: le potenze, in primo luogo La Germania, adottano una strategia di rischio calcolato avanzando nei confronti degli altri stati richieste molto pesanti e per essi svantaggiose e accettando implicitamente il rischio di una possibile guerra;
politica coercitiva: collegata alla precedente strategia consiste nella imposizione della volontà di uno stato nei confronti di un altro anche su questioni vitali con la implicita minaccia di un uso della forza qualora lo stato vittima di tale volontà non si adegui ad essa;
dilemma della sicurezza: quando uno stato aumentando la propria sicurezza automaticamente aumenta l'insicurezza degli altri stati che reagiscono incrementando il proprio potenziale. Si innesca un meccanismo di accumulo di tensioni e la corsa per gli armamenti. Esempio: l'Austria teme il rafforzamento della Serbia e si rafforza, questo preoccupa la Russia che reagisce allo stesso modo; la stessa dinamica si innesca tra Germania e Gran Bretagna quando la Germania da avvio alla costruzione di una propria flotta da guerra ponendo in pericolo la supremazia britannica sui mari e determinando una corsa agli armamenti in campo navale. Tali meccanismi erano aggravati dall'esaurirsi della corsa alle colonie che costituiva prima una valvola di sfogo e spostava i conflitti nella realtà extraeuropea; dalla polarizzazione delle potenze in due blocchi contrapposti: Triplice Alleanza e Triplice Intesa.
disposizione strategico-militare offensiva: tutti gli stati avevano predisposto piani militari per un eventuale conflitto basati su strategie offensive e sulla convinzione di una guerra di breve durata e di movimento. Es: il piano Schlieffen tedesco. Inoltre il ricorso alla guerra per risolvere i problemi della politica internazionale era considerato indesiderabile ma normale.
2. I caratteri nuovi della Grande guerra: la prima guerra mondiale presenta caratteristiche peculiari che fanno di essa il primo grande conflitto, se si esclude, per molti aspetti, la guerra di secessione americana, tipico della società di massa, altamente industrializzata e tecnologica. Questa tesi trova riscontro nei molteplici modi con cui la Grande guerra è stata di volta in volta denominata: prima guerra mondiale, guerra totale, guerra di distruzione, guerra di logoramento, guerra tecnologica, guerra di massa, ecc. Esaminando le diverse denominazioni riportate ed altre ancora si possono definire i fattori che rendono peculiare la prima guerra mondiale e si può tentare di definirne l'identità storica offrendo, inoltre, un importante contributo per una sua corretta e adeguata interpretazione storica.
La G.g. come guerra mondiale: il primo dato significativo e di ordine geopolitico, la guerra ebbe dimensioni geografiche che abbracciarono l'intero spazio mondiale. L'epicentro fu l'Europa, ma rimasero coinvolti in essa Asia, Africa e Oceania, continenti in cui Germania, Francia, Italia, Turchia e Gran Bretagna, possedevano i propri imperi coloniali e basi militari. Anche i mari, specie l'Atlantico, furono coinvolti (guerra sottomarina contro i convogli di rifornimenti provenienti dagli Usa per i paesi dell'Intesa).
La G.g. come guerra di massa: per la prima volta viene coinvolto direttamente nel conflitto un numero enorme di individui come mai prima era successo, all'inizio del conflitto sono coinvolti 6,5 milioni di soldati, alla fine vi avranno partecipato 65 milioni di uomini; alla conclusione del conflitto si conteranno circa dieci milioni di morti. Intere generazioni scompariranno durante la guerra. Occorre aggiungere, a coloro che parteciparono alle operazioni militari, anche le popolazioni civili che, indirettamente, furono vittime di quella che il pontefice Benedetto XV definì "l'inutile strage". Si pensi che le due più importanti battaglie sul fronte occidentale - Verdun (febbraio-luglio 1916) e quella della Somme (giugno-novembre 1916), provocarono insieme 1.800.000 morti. Quindi, per la prima volta, una guerra coinvolse la totalità delle popolazioni degli stati coinvolti ed ebbe un costo umano sconvolgente.
La G.g. come guerra totale: sta ad indicare il fatto che ciascuno dei paesi belligeranti utilizzò per affrontare il conflitto la totalità delle proprie risorse umane, economiche, tecnologiche, sociali, culturali e ideologiche: l'intera società venne riorganizzata intorno ad un unico fine la vittoria nel conflitto, l'esito della vittoria finale dipendeva interamente dalla capacità delle potenze coinvolte di mobilitare un maggior numero di risorse rispetto al nemico. Quantità e tipologie delle risorse disponibili determinarono le strategie dei vari paesi. Il caso della Germania: risorse tecnologiche avanzate ma forti limiti negli approvvigionamenti, nella disponibilità di materie prime e capitali: si adotta un strategia basata sulla sorpresa, la guerra lampo e di movimento, lo sforzo intenso e di breve durata per stroncare le resistenze del nemico. Francia e Inghilterra: inferiori sul piano tecnologico e dell'organizzazione e preparazione dell'apparato bellico, ma dotate di capacità di tenuta superiori per la illimitata disponibilità di risorse (imperi coloniali vastissimi, sostegno prima indiretto e poi diretto degli Usa) materiali, produttive e finanziarie, puntano ad una guerra di lunga durata e di logoramento, anche a causa del controllo dei mari che dava ad esse il controllo dei traffici di rifornimenti consentendogli di isolare e assediare gli imperi centrali.
La G.g. fu definita totale anche perché l'obiettivo non è più, come nelle guerre dell'ottocento, quello di sconfiggere sul terreno l'esercito nemico, ma quello di annientare l'avversario distruggendone le potenzialità economiche, sociali, morali, e imponendosi su esso anche dal punto di vista ideologico.
La G.g. come guerra di logoramento o di trincea: un aspetto nuovo e caratterizzante della G.g. fu il suo evolversi da un iniziale condizione di "guerra di movimento" a quella di "guerra di trincea" o "logoramento". Con guerra di trincea si intende
La G.g. come guerra tecnologica e industriale:
Statalismo e dirigismo: la G.g. segna una profonda trasformazione del ruolo dello stato nell'economia e nella società. L'emergenza bellica determina la necessità di coordinare e controllare tutta l'attività di produzione e distribuzione da parte dello stato. Questo determina il sorgere di un gigantesco apparato burocratico che esercita un potere amministrativo sempre più autonomo rispetto a qualsiasi controllo da parte degli organi rappresentativi. L'eccezionalità del momento bellico produce un "regime di guerra" in cui i poteri delle gerarchie militari e burocratiche crescono e si rendono autonomi da qualsiasi controllo democratico e avviano un processo di irregimentazione e controllo della società civile al fine di mobilitarne tutte le risorse umane, morali e economiche. Nasce il moderno stato centralizzato, burocratico e interventista che, nella particolare situazione dello sforzo bellico, assume come modello per l'organizzazione della società l'esercito. Il carattere autoritario delle nuove forme statali si esprime nella militarizzazione di buona parte della vita sociale a cui vengono applicati gli strumenti della disciplina e del controllo delle truppe: militarizzazione del lavoro, intensa azione di propaganda, restrizioni alle libertà individuali, censura su stampa e corrispondenza, controllo enti e associazioni di vario tipo.
A tale processo si accompagna la definitiva trasformazione della società in società di massa: immissione delle donne nella forza lavoro, controllo dell'opinione pubblica attraverso propaganda e ideologia, dilatarsi dell'assistenza dello stato: pensioni e provvidenze per vedove, orfani, invalidi di guerra.
Giunti
Guerra totale;
Guerra di posizione o di trincea;
guerra di logoramento;
guerra di distruzione;
guerra di massa;
controllo dello stato: stampa; censura;
guerra di mobilitazione;
guerra ideologica;
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