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Petronio




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Petronio


Conosciuto come pativor. Viene definito così anche da alcuni grammatici del III sec. che parlano della sua opera il "Satiricon": è vissuto tra il II e il III secolo. Ha fatto parte della corte di Nerone, parlano di lui Plinio Il Vecchio, il quale ne ricorda aneddoti, e Plutarco. Tito Petronio Nigro si era dovuto suicidare per ordine di Nerone ed era diventato console. Il SATIRYKON è di difficile datazione; vengono citati il nome di un attore, di un gladiatore vissuti al tempo di Nerone ma potevano sembrare nomi d'arte. Il testo poetico è in esametri che Eunolpo (poeta da strapazzo) recita, sembra che si colleghi con il Pharsalia di Lucano. L'unica notizia attendibile su Petronius viene data da Tacito: mette in evidenza la sua originalità e l'atteggiamento di esso nei confronti della tradizione, di tipo non curante, è raffinato, ricercato, ironico e non in linea con la tradizione. A Tacito non piace il suo modo di vivere ma dice che colpisce le persone: dormiva di giorno e viveva di notte, componeva anche opere; non era un alcolista, non sperperava denaro ma era raffinato nei gusti e nel comportamento, era un uomo semplice e non teneva conto dei costumi tradizionali romani. Nerone lo consultava sempre per considerare solo ciò che Petronio riteneva giusto considerare. Nel momento in cui deve compiere un incarico pubblico lo fa con onestà. Era stato proconsole in Bitinia e console; aveva dimostrato di essere all'altezza. Il fatto che Nerone lo stimasse aveva fatto ingelosire Tigellino, prefetto del pretorio. Egli convinse Nerone che Petronio aveva partecipato alla congiura dei pisoni (pare non fosse vero). Nel 66 Nerone lo invita a suicidarsi. Partecipa ad un banchetto in cui si recitano poesie e di tanto in tanto si faceva legare i polsi, ad un certo punto dice di voler dormire. Poi scrive una lettera nella quale gli dice ciò che pensa di lui e del prefetto dove gli rinfaccia la vita corrotta nella corte, poi spezza l'anello di famiglia. Il ritratto di Tacito fa da anticipazione al tema dell'opera. Egli ha capito che la cultura enorme e la critica di Petronio della corruzione dei tempi e i modi raffinati di vivere. Petronio sottolinea il cattivo gusto che dilaga a quei tempi anche se non tiene conto dei valori tradizionali di Roma. La sua vita è improntata alla semplicitas, è un uomo molto schietto e naturale. Questi temi li ritroviamo nell'opera. E' un apparente semplicità che nasce da uno studio e da una revisione accurata dello stile. Usa la semplicitas per opporsi ai moralisti (dicevano che la sua vita non era virtuosa). Il suo stile è solo apparentemente semplice, la lingua è vicina al linguaggio parlato, così affronta tutti gli argomenti.

SATIRYKON= viene dal greco; è sottointeso "Libri" = libri di cose che riguardano i satiri (personaggi mitici mezzo uomini e mezzo animali, maliziosi). Ricorda la satura menippea, è un prosimetro. Si pensa fosse composto da 15 - 16 libri ma ci sono pervenuti solo pochi frammenti corrispondenti ai libri 15 e 16 e non si sa se l'opera sia stata portata a termine. La parte più lunga è formata da 52 versi ed è "La cena di trimalchione" ed è stata scoperto nel 1400 e dimenticato fino al 1600 in un codice di una biblioteca della Dalmazia.


L'opera: è la storia di un viaggio raccontata in 1° persona da Encolpio che racconta la sua storia d'amore. Il suo amore è Gitone, che è un ragazzo (è frocio!). L'intreccio dell'opera è molto movimentato, succedono molti avvenimenti uno di seguito all'altro. Si raccontano situazioni comuni: il vagare per la città, bisogni fisiologici, sesso, elementi che provengono dal romanzo greco: naufragi, ritrovamenti e separazioni. Il ritmo è molto vario: a volte prevale la descrizione sulla narrazione; il narratore scompare dietro il protagonista ed è difficile riconoscerlo. Encolpio è un giovane colto, anticonformista e nel corso della vicenda non si trasforma, rimane immaturo e insicuro. Nel suo amore sono più le delusioni che la felicità. La sua insicurezza lo fa sbagliare con le donne. E' ingenuo, sfortunato, pieno di difetti, e anche se conquista l'affetto del lettore, è un personaggio negativo. Ha un amico: AsciLto, peggiore di lui, gli ruba anche il ragazzo. Gitone, è un bel ragazzo, è desiderato da molti ed è anche disgraziato, finisce sempre che gliela mettono in culo (violentato). Trimalchione, è volgare, rozzo e si è arricchito ma non è mai contento di ciò che ha, rappresenta l'opposto dei valori di moralità. Invita molta gente alla cena per far vedere quanto è ricco. Un servo fa cadere un piatto d'argento, cerca di raccoglierlo ma viene massacrato. Gli invitati sono come lui, lodano ipocritamente il padrone di casa poiché si rendono conto della sua volgarità, ma almeno possono mangiare. Eumolpo è un uomo colto, si fa passare per intellettuale ma in realtà vive di espedienti pur di essere ricompensato per la sua poesie farebbe di tutto, ma nessuno lo apprezza e lui è sempre scontento e viene considerato come un poetastro. Dice di amare la poesia ma lo fa per mettersi in mostra. Dice di essere un pedagogo ma è un omosessuale. Il satiricon non è un vero e proprio romanzo perché i romanzi greci parlano di amore inteso come un sentimento affettuoso e gentile mentre lui ne evidenzia gli aspetti più bassi, immorali. Leeman dice che l'opera è un romanzo di satiri, mostriciattoli che nei romanzi greci si sostituiscono agli innamorati per creare scompiglio nei loro sentimenti. Ci sono dei punti in comune con il romanzo: varietà dell'intreccio, Heinze dice che l'opera sembra una parodia del romanzo d'amore greco. L'amore normale è stato stravolto in amore omosessuale. Il poema è stato messo in relazione con il Simposio di Platone, fa parodia degli scrittori: seneca dice che tutti gli uomini sono schiavi per colpa della fortuna, Trimalchione, ignorante, dice che gli schiavi sono tali per sfortuna. LINGUA: rivela la vita quotidiana del tempo e non appare in nessun altra opera. Il linguaggio dei liberti è così diverso dal linguaggio  letterario, tanto che si è pensato di dare una datazione posteriore di un secolo al romanzo. Ci sono forme colloquiali e popolari (verbi coniugati in modo irregolare, o trasformazioni di sostantivi in verbi, neologismi). Petronio usa un linguaggio scorretto per deridere le classi meno colte; nella parte narrativa, il linguaggio è alto. Petronio inserisce i personaggi in una determinata classe sociale usando la lingua. I critici: Eumolpo, quando racconta insiste sui particolari terrificanti spaventando gli invitati anziché divertirli e quando critica lo scrivere poemi epici con poca mitologia e con molta retorica, non si sa se questo è il vero pensiero dell'autore. Il romanzo è un prosimetro, ma non si sa se i brani in versi siano posti per interrompere il racconto e favorire un momento di riflessione dell'autore o se siano semplicemente fuori posto. I due brani più lunghi sono recitati da Eumolpo:

ricorda le tragedie di seneca, è un poema sulla guerra di troia che pare sia stato scritto da Nerone, il tono ricorda le tragedie di seneca.

è un po' più lungo ed è di carattere epico, s'ispira a Lucano.

Alcuni dicono che Petronio abbia voluto proporre due tipi di poesie di suo gradimento senz'altre finalità ma altri non sono d'accordo perché vengono recitati dal poetastro e l'imitazione di Seneca e Lucano è eccessiva e si è pensato che volesse evidenziare che chi vuole fare il poeta senza esserlo crede di essere una persona dotta ma è un ignorante e rozzo


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