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L'assassinio dell'Arciduca Francesco Ferdinando è sempre stato definito come la causa del primo conflitto mondiale, nonostante questo evento fosse solo un pretesto, la goccia che fece traboccare il vaso.
Infatti, all'inizio del ventesimo secolo, la situazione in Europa era molto agitata.
In GERMANIA, quando, nel 1890, il Kaiser Guglielmo II° , insoddisfatto della prudenza dimostrata dal suo cancelliere Bismark, nominato capo del governo nel 1862, lo aveva licenziato, aveva cominciato a circondarsi di uomini più simili a lui e che concordavano con le linee principali della sua politica:
- la prima si basava sul suo desiderio di unire tutte quelle persone di lingua e tradizioni tedesche che vivevano fuori dai confini della Germania, e per contenerle voleva ingrandirsi annettendo a sé alcuni territori vicini costituendo una Grande Germania. Questa sua idea era anche chiamata pangermanesimo (dal greco pan, "tutto"). Questo progetto impensierì soprattutto la Francia, che da sempre temeva la Germania e la sua potenza;
- la seconda era l'aspirazione a diventare la più grande potenza coloniale del mondo. Così le industrie tedesche costruirono una flotta gigantesca che mise in allarme la Gran Bretagna.
La politica del Kaiser ebbe come effetto la divisione dell'Europa in due blocchi: da una parte la Triplice Alleanza, formatasi nel 1882 e costituita da Germania, Austria ed Italia, e dell'altra la Triplice Intesa nata più tardi fra Gran Bretagna, Francia e Russia.
Queste due alleanze si costituirono solo in maniera difensiva, quindi una nazione avrebbe dato il suo aiuto ad un'altra solo se questa fosse stata in pericolo o se fosse stata attaccata.
Per quando riguarda l'ITALIA, essa viveva in una situazione piuttosto ambigua, infatti era legata all'Austria dalla Triplice Alleanza, ma l'Austria possedeva due città dalla lingua e tradizioni italiana, Trento e Trieste, le cosiddette terre "irridente". Così nacque il movimento irredentista, alla quale aderì il poeta e scrittore Gabriele D'Annunzio, voleva sciogliersi dall'alleanza con l'Austria, dichiarandogli guerra e liberare le due città con le armi.
Ma comunque gli irredentisti erano relativamente pochi e finché fu al governo il liberale Giovanni Giolitti si cercò sempre di risolvere il problema con la diplomazia. Nel 1914, però, Giolitti fu sostituito da Antonio Salandra che si mostrò subito favorevole ad un intervento armato.
Un'altra zona che metteva in pericolo la pace europea era la zona balcanica (quella attraversata dalla catena dei Balcani), che da poco si era liberata dalla dominazione turca. Ora esistevano una serie di stati e staterelli che erano comandati amministrativamente dall'Impero Asburgico. Fra questi emergeva la SERBIA, un paese slavo, che odiava l'Austria, molto legata alla Russia e che voleva unire sotto di sé tutti i paesi balcanici. Così nacque un movimento simile al pangermanesimo, il panslavismo. Per questo motivo si costituì una società segreta, la Mano Nera, protetta dal governo serbo e russo che agiva quotidianamente con attentati, bombe, etc.
Questa intricata situazione si verificava proprio al confine con l'Impero austro - ungarico. Francesco Giuseppe, il suo imperatore, avrebbe avuto piacere nell'annettere al suo territorio qualcuno degli stati della zona balcanica, per compensare le perdite territoriali che aveva avuto dopo le guerre del periodo risorgimentale (Italia e Confederazione germanica). Ma ormai l'imperatore era un uomo vecchio e stanco, che aveva avuto parecchi problemi personali, come la perdita del fratello Massimiliano, fucilato in Messico, del figlio Rodolfo, probabilmente suicidatosi, e di sua moglie Elisabetta, la famosa principessa Sissi, uccisa da un anarchico. Come unico erede gli restava Francesco Ferdinando, suo nipote, un uomo malato di tubercolosi, avaro e convinto di poter costituire un terzo regno asburgico tutto slavo e per questo era odiato dalla Serbia.
Come nell'Impero Asburgico, in RUSSIA, la popolazione era differenziata dalla diversità della lingua, della religione, etc. Lo Zar Nicola II° pensò di risolvere il problema facendo una massiccia opera di russificazione imponendo religione, lingua e tradizioni russe e compiendo dei massacri quando essa veniva rifiutata.
A questo vanno aggiunte le condizioni di miseria dei contadini, che solo dal 1861 erano stati liberati dalla servitù della gleba, e degli operai che lavoravano nelle fabbriche che da poco stavano nascendo in Russia. Poi c'erano le azioni degli anarchici (cioè quelle persone contro il governo, il potere, a favore dei più deboli, che però non suggerivano una soluzione alternativa) che agivano assassinando granduchi e ministri. Nel 1905, lo Zar Nicola II°, che era la persona meno adatta per sostenere una situazione simile, fece sparare su una folla che si era radunata davanti al Palazzo d'inverno, la residenza di San Pietroburgo della famiglia reale (come era successo in Italia). Sull'ondata di questi fatti gruppi di marxisti e socialisti si ribellarono, ma queste ribellioni ribellioni furono represse nel 1906. In ogni modo questo diede il primo colpo all'impero dello zar.
Il 28 giugno 1914, l'arciduca Francesco Ferdinando e la sua consorte Sofia, furono assassinati durante una visita ufficiale a Sarajevo, passata da poco sotto l'amministrazione austriaca, da un giovane slavo, lo studente Gavrìlo Prìncip, affiliato dalla Mano Nera, la società segreta terroristica che aveva sede a Belgrado.
Avvisato da un telegramma dell'accaduto, Francesco Giuseppe ritenne subito il governo serbo responsabile dell'assassinio e dopo avergli dato un assurdo ultimatum, con il consenso del suo principale alleato, il Kaiser Guglielmo II°, dichiarò guerra alla Serbia.
Quello che segue è il testo del messaggio che scatenò la Prima guerra mondiale. Fu inviato dall'imperatore d'Austria al Kaiser, sull'ondata del dolore di un vecchio che aveva perso anche l'ultimo nipote, più che dalla freddezza di un uomo di stato: "L'attacco al mio povero nipote è il risultato dell'agitazione dei panslavisti russi e serbi, il cui unico scopo è l'indebolimento della Triplice Alleanza e la distruzione del mio impero. Secondo tutti gli indizi, il crimine di Sarajevo non è opera di n solo individuo, ma il risultato di un bene architettato complotto, le cui fila partono da Belgrado. Poiché la Serbia è il perno della politica panslavista, essa deve essere eliminata come fattore politico nei Balcani".
Le altre potenze europee pensarono che tutto si sarebbe risolto con qualche bombardamento dimostrativo su Belgrado, tanto che un quotidiano di Parigi uscì con il titolo "Nessun timore di complicazioni" e quindi rimasero tranquille. Però lo Zar Nicola II° fu avvertito che l'Austria intendeva cancellare la Serbia dalla cartina e annetterla al suo territorio. Così il 30 luglio 1914, lo Zar ordinò la mobilitazione generale (chiamata alle armi di tutti i soldati di leva e la preparazione dei piani militari). La stessa cosa fecero Germania e Francia il 1° agosto. Il 2 agosto la Germania dichiarò guerra alla Russia, il 3 agosto alla Francia e al Belgio neutrale. Il 4 agosto l'Inghilterra, che proclamò che non avrebbe permesso un attacco armato sulla costa francese o sulle città belghe, dichiarò guerra alla Germania. Il 5 agosto 1914 scoppia quindi la prima guerra mondiale fra le nazioni della Triplice Intesa, che chiamarono se stessi Alleati, e fra le nazioni della Triplice Alleanza, che chiamarono se stessi Imperi Centrali. L'Italia per il momento non entra in guerra e rimane neutrale.
Tutti partirono entusiasti per il fronte, convinti che questa guerra si sarebbe trattata di una guerra - lampo. In questo periodo infatti l'Europa fu travolta da un'ondata di patriottismo che portava tutti a partire con il sorriso sulle labbra e a dare l'arrivederci alle famiglie per Natale.
A Natale, invece, la pace sembrava sempre più lontana. I tedeschi avevano messo in atto il loro piano militare occupando il Belgio neutrale (calpestando tutte le leggi internazionali) per invadere la Francia.
Su fronte occidentale quindi (che partiva dalle Alpi svizzere al Canale della Manica) i soldati tedeschi erano stati però bloccati dai soldati francesi, inglesi, ai quali si aggiunsero quelli belgi. Dunque i soldati tedeschi furono costretti a ripiegare. Cominciarono così i soldati di entrambi gli schieramenti a costruire le trincee, cioè delle fosse scavate nel terreno che inizialmente erano nate in maniera difensiva, per aspettare la battaglia definitiva. Ma la battaglia definitiva non arrivò per quattro anni, cosicché la guerra - lampo immaginata da tutte le potenze in guerra si trasformò in una guerra di trincea, costellata da moltissime battaglie che non dava altro che morti, i quali erano diventati moltissimi. Il numero quotidiano di questi era altissimo, nessuno aveva mai previsto una strage si simili proporzioni.
Il fronte orientale, che vedeva lo scontro fra le truppe russe e quelle austro - ungariche, potentemente aiutate da quelle tedesche, andava dal Mar Baltico all'Ungheria.
Nel 1915 una immaginabile disgrazia si abbatté sulle truppe russe: infatti lo zar aveva privilegiato la costruzione delle fabbriche leggere (che producevano i beni di consumo più comuni, come le forbici, il sapone, le biciclette, etc.) al posto di quelle pesanti (che costruiva navi, acciaierie, etc. facilmente convertibili in fabbriche belliche). In questo modo l'esercito russo finì ben presto le munizioni e i soldati a volte erano costretti ad aspettare che un compagno morisse per appropriarsi del fucile. Nel 1916, però si agli alleati che le industrie russe cominciarono a mandare armi all'esercito, ma ormai la Russia aveva perso 9 milioni di uomini fra morti, dispersi, feriti e prigionieri.
Nel frattempo l'Italia era rimasta neutrale e fra il suo governo e quelli delle nazioni in guerra si svolsero moltissime trattative, perché ognuno voleva attrarla nel proprio schieramento, e tutti facevano le loro offerte: gli Imperi Centrali garantivano che, se fosse restata neutrale, alla fine della guerra l'Italia avrebbe avuto il Trentino, l'autonomia municipale per Trento e l'Albania.
Se invece fosse scesa al loro fianco, a quei territori vi si sarebbe aggiunta la Savoia, Nizza, Malta, colonie popolose e altro ancora.
Gli alleati promettevano ancora di più: il trentino italiano, l'Alto Adige, tutta l'Istria eccetto Fiume, una parte delle Dalmazia e le isole dell'Antartico. In oltre avrebbe avuto il protettorato sull'Albania.
Ma differenza delle altre nazioni, in Italia i neutralisti (quelli che non volevano la partecipazione al conflitto) rappresentavano la stragrande maggioranza della popolazione. Ne facevano parte i cattolici, con a capo il pontefice Benedetto XV°, i socialisti e i giolittiani.
Gli interventisti invece erano un gruppo piccolo, ma attivo e rumoroso. Ne facevano parte più alcuni singoli individui con i loro sostenitori (come D'Annunzio, e il direttore del "Corriere della Sera" Luigi Albertini) che veri e propri partiti politici. Erano interventisti i nazionalisti di destra e i repubblicani di sinistra. E poi c'erano i futuristi, un gruppo di artisti e intellettuali innamorati della tecnologia moderna e della "guerra purificatrice" che, come pensavano loro, avrebbe spazzato via tutti i deboli, erano maschilisti e contro i deboli. Infatti, il periodo che precedeva l'entrata in guerra dell'Italia, fu caratterizzato da un notevole fervore artistico; i pittori futuristi rappresentavano nei loro quadri l'attesa della guerra.
Nel 1915 l'Italia firmò la dichiarazione dell'entrata in guerra. L'esercito italiano era numeroso ma impreparato. Le armi scarseggiavano e il comandante in capo, generale Luigi Cadorna dava ordini insensati.
Intanto, sul fronte orientale qualcosa stava cambiando. Infatti la Russia stava subendo delle rivoluzioni interne "la rivoluzione d'ottobre". Dopo questa rivoluzione, il nuovo governo marxista ebbe come primo obbiettivo quello dell'uscita dalla guerra della Russia. Così il 15 dicembre 1917 firmò l'armistizio e diede inizio alle trattative di pace con gli Imperi Centrali, che si conclusero nel 1918 con il trattato di Brest- Litovsk. Con esso i russi ottennero la pace cedendo in cambio Polonia, Estonia, Lettonia e concessero l'indipendenza all'Ucraina.
L'uscita dalla guerra della Russia diede alla Germania l'illusione di avere la vittoria in pugno, che la portò a compiere un gravissimo errore: infatti aveva cominciato ad affondare le navi statunitensi che portavano rifornimenti all'Inghilterra. Vennero coinvolti parecchi cittadini americani e quindi gli U.S.A. il 6 aprile 1917 dichiararono guerra alla Germania. Tra le altre cose, gli U.S.A. avevano prestato dei soldi alla Gran Bretagna, che non avrebbero più rivisto se questa avesse perso la guerra. Quindi nel gennaio 1918 un milione di soldati americani sbarcò sulle coste europee.
Sul fronte italiano i soldati combattevano molto bene, tanto che erano riusciti a respingere gli austriaci sul fiume Isonzo, erano entrati in Trentino e avevano conquistato Gorizia. Ma nell'ottobre del 1917 subirono un micidiale attacco da tedeschi e austriaci a Caporetto, dove i soldati furono costretti ad indietreggiare fino a fermarsi sulla linea del fiume Piave.
Un anno dopo però i soldati italiani, comandati da Armando Diaz, succeduto a Cadorna, riuscirono a ricacciare i tedeschi e gli austriaci oltre le Alpi a Vittorio Veneto il 24 ottobre 1918, facendo crollare l'Impero austro- ungarico. Armando Diaz fu molto bravo nel convincere le truppe che dopo la vittoria il governo italiano avrebbe distribuito le terre dei latifondi ai contadini, che felici per questo combattevano molto bene. Riuscì a stabilire un rapporto di fiducia con essi, ma non mantenne mai la promessa che aveva fatto.
Dopo questa sconfitta tutte le diverse nazionalità che facevano parte dell'Austria chiesero l'indipendenza all'Imperatore Carlo I°, succeduto a Francesco Giuseppe, morto durante la guerra, che fu costretto ad abdicare.
In Germania gli operai tedeschi insorsero contro il Kaiser, il suo stato maggiore (comandato da Helmunth von Moltke) e la classe dirigente che aveva voluto la guerra, ed il Kaiser Guglielmo II° fuggì in Olanda, mentre in Germania si proclamava la nascita della Repubblica di Weimar.
L'11 novembre 1918 la Germania firmò la resa.
La prima guerra mondiale era finita.
Conseguenze (in breve)
Inoltre, l'esercito tedesco aveva bombardato pesantemente Londra, Parigi, Venezia e altre città, causando moltissime morti fra le popolazioni civili.
Tutti i paesi entrati in guerra, erano stati dissanguati dalle spese militari, e chi tornava a casa dopo aver combattuto a lungo difficilmente trovava lavoro.
Nel 1919 si svolse a Parigi una conferenza per la pace a cui parteciparono le potenze che avevano vinto la guerra: Inghilterra, Francia, Italia, Stati Uniti. Scopo dell'incontro era impedire lo scoppio di ulteriori guerre e di gettare le basi di nuove relazioni internazionali. Durante la conferenza, un ruolo dominante lo aveva il presidente degli Stati Uniti Thomas Wroodrow Wilson, che presentò un piano articolato in 14 punti. Esso prevedeva la libertà commerciale in tutto il mondo, la riduzione degli armamenti, l'autodeterminazione per tutti i popoli e la creazione di una Società delle Nazioni.
Nel 1919, dopo la conclusione della conferenza di Parigi, furono dettate le condizione di pace alla Germania, sancite nel trattato di Versailles. La Germania fu dunque costretta a consegnare la flotta militare agli Alleati, rinunciare all'aviazione militare e a ridurre le forze armate. Cedette alla Francia l'Alsazia Lorena, alla Polonia il corridoio di Danzica, e subì l'occupazione francese nei territori della Ruhr. Inoltre firmò una dichiarazione di colpevolezza, in qualità di unica responsabile della guerra.
Il trattato di Versailles nei confronti della Germania poneva le premesse per l'avvento di un nuovo regime autoritari, peggiore di quello del Kaiser, il nazismo, e per una nuova guerra che avrebbe dato il colpo finale all'Europa: la seconda guerra mondiale.
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