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1985-1994: nuovi tentativi di soluzione politica 'moderata' e 'dimensione irlandese', prosecuzione della guerra e mutamenti internazionali, inizio delle trattative e 'cessate il fuoco' dell'I.R.A.
La strategia britannica vide un aggiustamento di linea in concomitanza con questi eventi: come da tempo sostenevano documenti militari dei Servizi britannici, la sconfitta della resistenza irlandese si era dimostrata inattuabile. Si trattava quindi di prendere tempo, mantenendo con la saturazione militare delle 6 contee 'livelli accettabili di violenza' (che a dire degli strateghi dell'esercito britannico si erano ottenuti con la svolta del 1976), e, vista l'impraticabilità di una soluzione della crisi 'interna' al Regno Unito, si dovevano cercare accordi col Governo di Dublino e coi nazionalisti moderati del S.D.L.P. (Social Democratic & Labour Party) delle 6 contee, isolando il Movimento Repubblicano.
Frutto della nuova linea fu nel 1985 l'Accordo Anglo-Irlandese di Hillsborough (Treaty On Northern Ireland, 15 Novembre 1985), in cui per la prima volta il Governo di Londra riconosceva la 'dimensione irlandese' del conflitto nelle 6 contee, ammettendo che la Provincia avrebbe potuto separarsi in futuro dal Regno Unito ed unirsi alla Repubblica del Sud, qualora, sempre in futuro, la maggioranza della popolazione avesse espresso questa volontà. Tra gli accordi c'era un trattato di estradizione tra Regno Unito e Repubblica irlandese (entrato in vigore nel Dicembre 1987) che permetteva per la prima volta agli Inglesi di farsi consegnare i Repubblicani ricercati rifugiatisi nel Sud. L'Accordo fu possibile perché a Dublino era in carica il Governo Fitzgerald (1982-1987), coalizione di Fine Gael e Labour Party, partiti poco teneri verso i Repubblicani.
Gli accordi di Hillsborough non modificarono la situazione nelle 6 contee: gli Unionisti si dichiararono 'traditi', manifestando violentemente contro il Governo britannico, e i Repubblicani denunciarono la collaborazione di Londra e Dublino contro l'IRA; nel 1987 Gerry Adams fu rieletto al Parlamento britannico nella circoscrizione di Belfast Ovest. Il ritorno di Charles Haughey, leader del Fianna Fáil, coinvolto nel 1970 nella fornitura di armi all'I.R.A., alla guida del Governo dell'Irlanda del Sud nel Marzo del 1987, ostacolò la prosecuzione dei negoziati tra i due Governi. La guerra continuò, guadagnando spesso l'attenzione dei mass media mondiali. Da parte dei Lealisti, spesso in dimostrata collusione coi servizi di sicurezza britannici, ci fu un aumento degli attacchi a civili cattolici, che divennero tra la fine degli anni '80 e l'attuale 'Processo di Pace' la categoria di vittime più numerosa. Da parte dei Repubblicani fu intrapresa una campagna militare mirata contro obbiettivi economici in Inghilterra, che rese molto più ingenti per l'erario britannico i già enormi costi del conflitto nelle 6 contee, pur senza abbandonare bersagli più politici (come la riunione del Governo di Londra bombardata con mortai nel Febbraio 1991). Sin dal 1972 si erano avuti sporadici attacchi dell'IRA in Inghilterra, ma non specificamente finalizzati a causare il massimo danno economico (solo in Inghilterra, perché per i Repubblicani in Scozia, in Galles, in Cornovaglia e nell'isola di Man, paesi celtici come l'Irlanda, l'IRA non deve compiere operazioni militari).
La sostituzione di Margaret Thatcher con John Major alla guida del Governo di Londra nel Novembre 1990 facilitò la presa d'atto ufficiosa, da parte inglese, dell'impossibilità di giungere ad una soluzione negoziata del conflitto che escludesse il Movimento Repubblicano Irlandese. Fino ad allora, infatti, mentre il Movimento Repubblicano da anni si dichiarava disposto a negoziare, la linea inglese ufficiale si riassumeva nello slogan 'Non tratteremo mai con i terroristi'. Il crollo del sistema sovietico spingeva inoltre ad un ridimensionamento delle spese militari, e la situazione economica rendeva più oneroso il costo dell'occupazione britannica delle 6 contee. Nella stessa direzione ebbe un forte peso l'elezione del democratico Bill Clinton a Presidente degli Stati Uniti col sostegno della lobby degli Irlandesi d'America (Novembre 1992).
Rovesciando infatti la politica di totale appoggio all'Inghilterra seguita da Reagan e da Bush, l'amministrazione Clinton, premuta da Ted Kennedy e dagli altri parlamentari di origine irlandese, dichiarò fin dal Febbraio 1993 il proprio interessamento per una soluzione politica della guerra, attraverso negoziati tra tutte le parti in causa. Dal Settembre 1993, inoltre, si ebbero a Belfast incontri tra emissari 'non ufficiali' dell'amministrazione USA e i dirigenti del Sinn Féin. Parallelamente si sviluppava il dialogo tra John Hume, leader del partito nazionalista moderato dell'Irlanda del Nord (S.D.L.P., contrario alla lotta armata), e considerato fino dagli anni '70 molto legato agli USA e alla lobby kennediana, e Gerry Adams, dal 1983 presidente del Sinn Féin. Nell'Ottobre 1993 tale dialogo sfociò nel Piano Hume-Adams 'per il raggiungimento della pace e della giustizia in Irlanda', rivolto al Governo britannico, che chiedeva il riconoscimento del diritto del popolo irlandese all'autodeterminazione e trattative tra tutte le parti interessate, inclusi i Repubblicani.
In risposta si ebbe la Downing Street Declaration del 15 Dicembre 1993, dichiarazione politica congiunta di John Major e del capo del Governo Fianna Fáil/Labour Party di Dublino, Albert Reynolds. In essa il 'Governo inglese ribadiva di non avere interessi egoistici, strategici o economici in Irlanda', e Londra e Dublino chiedevano al Sínn Féin e all'IRA 'la rinuncia definitiva all'uso ed al sostegno della violenza paramilitare' come precondizione per trattative dirette (che sarebbero iniziate solo dopo tre mesi dall'annunzio della sospensione delle ostilità). Si riconosceva inoltre il diritto del popolo irlandese all'autodeterminazione (che Londra non aveva mai riconosciuto in precedenza), ma subordinato al previo consenso della maggioranza della popolazione delle 6 contee. Il Governo di Dublino si dichiarava disponibile a modificare gli Articoli 2 e 3 della Costituzione irlandese, che rivendicano l'appartenenza delle 6 contee allo Stato del Sud.
Prontamente il Presidente USA Clinton definì il contenuto del documento 'un'opportunità storica per interrompere il tragico cerchio di sangue', e questo giudizio positivo venne condiviso dall'SDLP e, con meno enfasi, dagli Unionisti moderati. I fondamentalisti protestanti del Democratic Unionist Party di Ian Paisley gridarono invece al 'tradimento' perpetrato dal Governo di Londra ai danni della popolazione unionista delle 6 contee, mentre i paramilitari lealisti della UVF e degli UFF incrementavano le uccisioni di Cattolici presi a caso.
Il Movimento Repubblicano chiese ai Governi di Londra e Dublino precisazioni sulle condizioni di avvio dei negoziati, iniziando una consultazione tra tutti i suoi militanti, politici e militari, sulla possibilità di dichiarare il 'cessate il fuoco', e intraprendendo in tutta l'Irlanda una campagna di mobilitazione di massa all'insegna dello slogan: '25 Years. Time for Peace. Time to Go' ('25 anni. Il momento di fare la pace. Il momento di andarsene', rivolto ovviamente agli Inglesi). Anche le azioni militari vennero finalizzate all'ottenimento di migliori condizioni per avviare il processo di pace (come mostra il bombardamento dell'aereoporto di Heathrow con proiettili di mortaio, però a salve, ripetuto per tre volte dall'IRA nel Marzo 1994).
Il risultato di questi sviluppi (di sicuro favorito dietro le quinte da garanzie dell'amministrazione USA ai Repubblicani) fu la 'completa' e 'permanente' tregua unilaterale proclamata dall'IRA il 31 Agosto 1994, cui fece seguito inopinatamente quella delle organizzazioni paramilitari lealiste riunite nel C.L.M.C. (Combined Loyalist Military Committee, 13 Ottobre 1994). Il 'cessate il fuoco' repubblicano fu accolto nei quartieri nazionalisti da imponenti, ma premature, manifestazioni di giubilo.
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