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Nascita del direttorio - L' ETA' NAPOLEONICA




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Con la chiusura del periodo giacobino, l'organizzazione statale della Francia, subì alcuni cambiamenti: tornò infatti la democrazia censitaria del 1791, l'organo legislativo venne organizzato in due camere ("degli anziani" e "dei 500"), mentre l'organo esecutivo, fu consegnato ad un direttorio, composto da cinque membri, eletti dalle due camere.

(La nuova costituzione, nel frattempo, pur avendo permesso, una maggior libertà di opinione e di stampa, vietò ogni forma di pressione o propaganda popolare.)

Il Direttorio era composto da elementi eterogenei, esponenti provenienti da diversi gruppi (soprattutto ex girondini ed ex montagnardi) e dovette far fronte ai nemici esterni della Francia, alla rivolta della Vandea, che si era riaccesa, e al risanamento economico, mentre, contemporaneamente, decise di concedere maggiore libertà ai giacobini, che poterono riaprire il proprio club a Parigi e pubblicare i propri giornali.

I giacobini più radicali, sotto la guida di François-Emile Babeuf, organizzarono la cosiddetta congiura degli Eguali volta a realizzare un'uguaglianza economica e sociale e non soltanto politica. La congiura venne scoperta e Babeuf condannato a morte.


La politica portata avanti dal Direttorio in Europa, fu una politica di espansione. Nei primi mesi del 1795, la Francia: firmò la pace con la Prussia, la quale riconobbe l'occupazione francese nella parte sinistra del Reno; firmò la pace con le Province Unite, trasformate successivamente in provincia Batava; firmò la pace con la Spagna che cedette la parte occidentale di Santo Domingo


Queste paci furono firmate con l'intento di far riconoscere la Repubblica Francese all'interno della situazione europea. Con la creazione della Repubblica Batava, inoltre, nacque e venne applicata la teoria delle repubbliche sorelle: la Francia, per ritenersi sicura in caso di attacco dalle potenze europee, cercò quindi di circondarsi di repubbliche amiche. La guerra portata avanti fu dunque una guerra soprattutto di conquista, ma non solo: l'acquisizioni di nuovi territori, portò infatti una migliore situazione economica e finanziaria nella Nazione francese.


In tutti i Paesi in cui arrivano le truppe francesi, si crearono piccoli gruppi di patrioti, che si unirono con il fine di cancellare il vecchio regime monarchico. Questi Paesi furono: Belgio, Olanda, Renania, Svizzera e Italia.


In Inghilterra, Austria, Regno di Napoli e Regno di Sardegna, infuriava invece la guerra, che iniziò a rivelarsi veramente pesante per le tasche francesi. Nella speranza di concludere velocemente i conflitti, la Francia, decise quindi di sferrare un attacco al cuore dell'Europa. Sul fronte tedesco si affrontarono così francesi e austriaci, che riportarono diverse vittorie.

Sul fronte italiano la situazione era diversa: il giovane generale Napoleone Bonaparte, cui era stata affidata la regia della battaglia, si rivelò un ottimo stratega, riuscendo a sconfiggere, nonostante l'armata mal equipaggiata e malridotta, austriaci e piemontesi, costringendo questi ultimi a firmare l'armistizio di Cherosca.

A maggio, Napoleone riuscì a penetrare a Milano, mentre contemporaneamente Vittorio Amedeo III firmava la Pace di Parigi, con la quale cedeva Nizza e la Savoia alla Francia.


Napoleone, a questo punto, era dunque arbitro della situazione italiana:

  • Venezia gli cedette Verona e il diritto di transito sui suoi territori
  • I duchi di Padova e Modena e il re di Napoli, firmarono un armistizio.
  • Bologna e Ferrara vennero occupate dalle milizie francesi senza opposizione da parte dello stato pontificio.

A questo punto, iniziò però a delinearsi una situazione di disaccordo Napoleone e il Direttorio. Il primo, infatti, per avere l'appoggio dei giacobini in Lombardia, aveva promesso loro l'indipendenza della regione, quando invece, il Direttorio, contava sul non lasciare spazio a movimenti indipendentisti, in modo da sfruttare fin da subito i territori italiani conquistati.

Il compromesso raggiunto infine, contemplava il pagamento di contributi pari a circa cinquanta milioni da parte degli Stati italiani, denaro necessario a mantenere l'esercito, divenuto così autonomo, e, in minima parte, a rimpinguare le casse francesi.


La Federazione Cispadana, nata nel 15 ottobre del 1797, fu appoggiata da Napoleone e comprendeva:

  • Modena
  • Reggio
  • Bologna
  • Ferrara

Nel frattempo, l'armata francese venne fermata dagli austriaci, riuscendo comunque, successivamente, a conquistare la città di Mantova, ultima fortezza austriaca, del 1797.

Nel febbraio dello stesso anno, Napoleone firmò la "pace di Tolentino"  con lo stato pontificio. Lo stratega, si era, infatti, reso conto della possibilità del ritorno degli scontri in Germania, e in questo modo riuscì ad assicurarsi Avignone, le legazioni pontificie e una sovvenzione di trenta milioni.

Decise poi di venire a patti con l'Austria, offrendole due alternative:

  • Cedere Istria, Dalmazia, e Veneto fino all'Oglio.
  • Cedere solo il Veneto fino al Tagliamento, più tutta la Lombardia

In entrambi i casi, doveva rinunciare a Belgio e Renania.

Gli austriaci si orientarono per la prima opzione, in quanto permetteva di mantenere intatto il prestigio dell'Austria.

Si arrivò così all'armistizio di Leoben nel 1797, che venne modificato a Campoformio da un Napoleone indipendente dal Direttorio, che cedette tutto il veneto in cambio di tutta la Renania, decretando così la fine della Repubblica di Venezia.

Questo gesto, mise in evidenza, quindi, la forte arbitrarietà delle scelte di Napoleone, che non tenne conto del Direttorio.

Dopo questo trattato dichiarò guerra a Venezia e la occupò militarmente nel luglio 1797.

Napoleone riuscì quindi ad entrare in possesso di gran parte del territorio italiano, soprattutto del nord. Si avviò poi alla costituzione della Repubblica Cisalpina, comprendente:

  • Territori lombardi
  • Territori cispadani
  • Valtellina
  • Brescia
  • Bergamo

Nel frattempo anche Genova aveva costituito la Repubblica Ligure e si era posta sotto la Costituzione di Napoleone.

Nel febbraio del 1798, nacque la Repubblica Romana, successiva all'occupazione da parte francese della città e la scacciata di Papa Pio VI, con il suo ripiego su Napoli.


A combattere contro la Francia era rimasta solo l'Inghilterra, che contava sulla propria superiorità navale. Per rispondere all'offensiva, da parte francese venne ideata addirittura l'invasione dell'Inghilterra, piano poi abbandonato. Si passò quindi all'imposizione del blocco dei commerci con gli inglesi e, infine, all'ideazione della Campagna d'Egitto, con cui i francesi speravano di entrare in possesso del Mediterraneo e di un territorio coloniale.

La spedizione fu decisa nel marzo 1798 e partì a maggio da Tolone con 75 navi, trasportanti sessantamila uomini. Conquistata Malta, l'esercito sbarcò ad Alessandria, impossessandosi del porto.

Il 21 luglio avvenne la sconfitta dei Mameluchi, mercenari turchi, durante la battaglia delle piramidi.

Ma l'abilità di Napoleone, non bastò ad assicurargli la vittoria, tanto che in agosto, la sua truppa venne battuta dall'ammiraglio Nelson ad Abkirt.

Sconfitto e intrappolato nei territori appena conquistati, Napoleone si vide dichiarare guerra dalla Turchia e dal re di Napoli, Ferdinando IV di Borbone, aiutato dagli inglesi.

Riuscì a tornare a Parigi grazie ad un viaggio fortunoso nell'ottobre 1798, dove trovò una Francia dalla politica frammentata e continuamente scossa, con il ritorno di direttive monarchiche e giacobine.

Iniziò a prendere corpo l'idea di un colpo di Stato, in risposta al bisogno di un potere esecutivo forte, che desse fiducia alla classe imprenditoriale e dei proprietari terreni.

Per effettuarlo, c'era però bisogno dell'aiuto dell'esercito, il che rendeva fondamentale la presenza di Napoleone. Fu proprio lui ad organizzare la presa del potere, aiutato dal fratello Luciano, tra il nove e il dieci gennaio 1798.

Il Direttorio venne così sostituito da una commissione consolare, dotata di pieni poteri e formata da tre consoli, tra cui Napoleone era il più importante.

Con la sua presa di potere e la redazione della nuova costituzione, si aprì


L' ETA' NAPOLEONICA.

Napoleone instaurò una politica autoritaria basta su un potere personale che divenne assoluto. Fu proprio attraverso l'uso sistematico della guerra, che Napoleone riuscì a consolidare il proprio potere sia in Francia sia in Europa. Il suo impero si basò dunque sulla forza militare.

Dal punto di vista economico, l'europa di Napoleone conobbe uno sviluppo; il nord venne toccato dall'industrializzazione terrena, mentre il sud e l'est conobbero uno sviluppo del settore agricolo.

Il consolato fu una nuova forma politica di potere personale.

La nuova costituzione, entrata in vigore nel 1799, non contiene accenni ad una dichiarazione dei diritti, ristabilendo in ogni caso il suffragio universale maschile.


Napoleone ottenne quindi la carica decennale di primo console, da cui dipendevano gli altri due consoli, la nomina degli ambasciatori, dei giudici, del consiglio di Stato (che doveva elaborare e decidere le leggi), dei ministri e del senato.

Questi enormi poteri erano il frutto di un'abile strategia del consenso, perseguita da Napoleone, che riusciva a conciliare i successi militari in campo internazionale con una politica di pacificazione interna.

Proprio su quest'ultima, nacque il concordato di pacificazione tra Papa Pio VII e il regime Napoleonico, che aveva turbato i cattolici, essendo la causa della morte in prigionia del precedente pontefice.

L'accordo prevedeva:

  • Il pieno riconoscimento della Repubblica Francese
  • La rivendita dei beni ecclesiastici
  • La richiesta di dimissioni di tutti i vescovi, che vennero poi cambiati con altri scelti da Napoleone
  • Il riconoscimento da parte francese del cattolicesimo come religione predominante nella popolazione, religione di fatto, non si Stato.
  • L'impegno dello Stato a mantenere gli ecclesiastici che dovevano dare giuramento di fedeltà.

Nonostante le condizioni sembrino favorire più la Francia che lo Stato Pontificio, il papa aveva in realtà riconquistato il controllo in nello Stato e riparato lo scisma.

Per gli anticlericali, contrari al contratto, Napoleone inserì delle clausole che ribadissero l'uguaglianza di tutti i cittadini francesi, a dispetto della religione.

A Napoleone, che si era reso conto della forza dei principi cristiani radicati nella popolazione, il trattato portava una consolidazione del proprio potere personale.

Per rinforzarlo ulteriormente, assieme a quello esecutivo, nel 1802, si fece eleggere, grazie ad un plebiscito, primo console a vita. Con una riforma costituzionale, gli vennero dunque attribuiti la presidenza del senato e il diritto di designare il proprio successore.

La sua popolarità era cresciuta grazie anche all'attività di costruttore di pace e amministratore moderno, dopo che si decise ad accentrare l'amministrazione, semplificandone la burocrazia.

Dal 1800 al 1804, si susseguirono varie istituzioni amministrative che rappresentavano i cardini della Francia contemporanea:

Il dipartimento: diventò la principale articolazione territoriale dello Stato. Il prefetto esercita le proprie mansioni, è funzionario di nomina governativa e rappresenta il potere esecutivo in ambito provinciale.

Al prefetto fanno capo a livello locale gli esponenti delle principali amministrazioni dello stato. E' un modello fortemente centralizzato che garantisce un controllo capillare sulla vita civile.

Le riforme in ambito giudiziario: i giudici vengono tutti nominati dal governo e dichiarati inamovibili (fuorché i giudici di pace). Al di sopra dei tribunali, nei vari dipartimenti ci sono le corti d'appello che ricalcano gli antichi parlamenti.

Vennero inoltre ittiti dei tribunali speciali militari, che favorirono un cantiere repressivo poliziesco dell'apparato giudiziario


Il Codice Napoleonico, promulgato nel 1804, laicizzò lo Stato, introdusse il divorzio, razionalizzò il sistema della successione inspirandosi al diritto romano e ribadendo le conquiste raggiunte dalla rivoluzione (libertà di lavoro, di coscienza, individuale.)

Era costituito da 18 articoli.

Oltre ad essere uno strumento di razionalizzazione del diritto e di modernizzazione della proprietà, il codice rafforza tutti i cambiamenti sociali francesi post-rivoluzionari, tutelando i privilegi della borghesia e dei proprietari terrieri.

Vengono introdotte nuove leggi di successione che prevedono la divisione in parti uguali dell'eredità tra tutti i figli, andando contro il vecchio modello che prediligeva i primogeniti.


Pur mantenendo il diritto di divorzio, venne rinforzata l'autorità del marito e venne ribadita l'inferiorità giudiziaria e civile della donna.

Questo fu quindi il risultato di un connubio tra vecchio e nuovo, che però sabcì una sottomissione delle donne, destinata a durare un secolo e mezzo.

Un altro aspetto importante riguarda le finanze:le  municipalità locali vennero sostituite da agenti nominati dallo Stato; il sistema delle imposte dirette divenne sempre più gravoso, in linea con il vecchio regime: imposte su sale, alcool, tabacco, carte da gioco, diritti di bollo e registro.

Nel 1800venne fondata la Banca di Francia con la funzione di prestare soldi allo Stato, e sorse anche una nuova moneta.

Tutte queste innovazioni contribuirono a creare un sistema finanziario funzionale e a sviluppare gli obiettivi di Napoleone.

'Le Tibune du peuple' è il giornale del giovane Francois-Noel Babeuf, che si fa chiamare 'Gracco' in omaggio ai due tribuni della plebe romana che diedero avvio alla celebre riforma agraria e per la quale morirono.
Il giornale denuncia apertamente le malattie sociali, la miseria e la controrivoluzione in atto. Babeuf è tanto deciso nelle sue opinioni quanto, spesso, troppo legato ad una melanconica voglia di riscatto proletario che finisce per sciogliersi nell'idealismo e nella semplice e pura proclamazione degli intenti.
Eppure ha in mente un chiaro programma di riscatto dei diseredati, di tutti coloro che, anche durante e dopo il levarsi 'superbo del sole' (così Hegel definì la Rivoluzione francese), non trovarono poi un grande vantaggio dall'abbattimento della monarchia con la conseguente nascita della Repubblica francese (1792). Il 9 firmaio dell'anno IV della Repubblica, ossia il 30 novembre 1795, Babeuf scrive un 'manifesto dei plebei' sulla sua rivista: chiama il popolo dei berretti rossi sanculotti a raccolta e tenta di ridare vigore a quello che lui chiama lo 'scoramento' delle masse.

È un vero e proprio antesignano dell'egualitarismo sociale e le sue parole tuonano dalle colonne del giornale: 'le istituzioni devono assicurare la felicità comune, l'eguale agiatezza di tutti i coassociati'. Babeuf parla di associazionismo e di comunanza e condanna quella che lui definisce l' 'eguaglianza mentale', che noi forse oggi potremmo paragonare al messaggio mediatico universale che ci parla del capitalismo come di una sorta di modello economico-sociale perfettibile e comunque necessario allo sviluppo di ognuno e di tutti. A Francois Babeuf la sola idea dell'eguaglianza non basta, così come è evidente che non può bastare al popolo di Francia, ai popoli d'Europa per poter vivere. La soddisfazione dei bisogni reali si fa avanti e, con essa, procede in questo senso la rivendicazione sempre più decisa dell'abolizione della proprietà privata anzitutto delle terre e poi anche la fine, ad esempio, di quella 'scempiaggine' che lui vede nella perpetuazione della proprietà attraverso il diritto ereditario dei beni materiali.

Se Robespierre aveva creduto anche nella rivoluzione dello spirito, nella 'virtù' come fonte di trasformazione degli uomini in comunità di eguali, per Babeuf la rivoluzione ora 'va fatta nelle cose'. Lo scrive e lo riscrive sul suo 'Il Tribuno del popolo': 'ma nelle cose bisogna che questa rivoluzione sia fatta compiutamente. Eh! che importa al popolo, che importa a tutti gli uomini un cambiamento di opinione che procuri loro solo una felicità ideale?'. Il paradigma di Saint Just si rafforza e passa dall'idea alla concretezza e, di conseguenza, alla rigida rivendicazione di classe: è infatti il classismo sociale il nuovo protagonista della scena nel dopo Termidoro, negli anni del Direttorio fino alla 'Congiura degli eguali' e poi via via scemando verso l'impero del piccolo grande corso.
Babeuf, che è stato più volte imprigionato e detenuto con l'accusa di fomentare l'anarchia, sa di rischiare e, infatti, rischia moltissimo. Ciò nonostante continua con la sua battaglia comunistica: 'I tribuni della Francia che ci hanno preceduto hanno concepito in modo migliore il vero sistema della felicità sociale. Hanno visto che poteva risiedere solo in istituzioni capaci di assicurare e di preservare inalterabilmente l'eguaglianza di fatto'. Quest'ultima è una affermazione importantissima, perchè è una costante di tutti i testi babuvisti: la usa anche Sylvain Maréchal nel suo 'Manifesto degli Eguali'. È su ciò che si basa l'idea sempre più caparbia di Babeuf di 'espropriare' tutta la Francia: lo confessa ad un generale di stampo sanculotto, tale Rossignol, in una riunione del Direttorio segreto che doveva condurre all'insurrezione proletaria.

La radice primordiale del moderno comunismo, anche se non legata ad alcuna analisi di scienza, come invece sarà per Marx ed Engels, sta in questo tentativo di Gracco Babeuf di fare della Francia una democrazia sociale, socialista: sulla produzione delle industrie, in modo esplicito, afferma che non può esservi appropriazione privata, ma godimento da parte di tutti dei frutti del lavoro. Così vale per la conoscenza, le arti: devono indiscutibilmente essere accessibili a tutti, altrimenti l'educazione diviene una 'mostruosità' se è privilegio di pochi.
Dopo la pubblicazione di questo 'Manifesto dei plebei', Babeuf viene incriminato ancora una volta con l'accusa di diffondere l'anarchia e il disordine sociale nella Repubblica. La sua vita diviene un entrare ed uscire dallo stato di clandestinità: in penombra, senza uscire troppo allo scoperto, riesce comunque a difendersi da queste accuse e nega che l'anarchia sia un sinonimo della disorganizzazione. Se davvero deve essere costretto a portarsi dietro il marchio dell'anarchico, Babeuf ne fa una sponda per spiegare i diritti veri dell'uomo e di tutti i cittadini che si vedono privati della vera felicità e lasciati a viverla solo e sempre sul piano ideale, in pratica a sognarla.

Bonaparte e il Direttorio cominciano a sussultare e il 24 Febbraio del 1796 danno ordine di chiudere il circolo dove viene letto dal babuvista Darthè il giornale comunistico di Babeuf. Il Club del Pantheon chiude i battenti e il 16-17 aprile dello stesso anno viene proclamata una legge marziale che colpisce la libertà di stampa. Babeuf viene arrestato con Buonarroti e subirà un processo da parte dell'Alta Corte: siamo ormai nei primi mesi del 1797 quando inizia l'assise processuale a Vendome. Il patibolo lo attenderà il 27 Maggio


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