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Mussolini e la questione ebraica
L'atteggiamento di Mussolini nei confronti della questione ebraica fu sempre piuttosto ambiguo e questo fu uno dei motivi94) per cui l'opinione pubblica internazionale non colse immediatamente le reali intenzioni del governo fascista riguardo agli ebrei e fu scossa dalla decisione del duce di adottare una legislazione razziale. La tendenza generale, prima del 1938, era stata quella di non considerare Mussolini un antisemita: erano note le sue prese di posizione contro la persecuzione nazista e le sue frequenti affermazioni contro il razzismo e l'antisemitismo dei nazisti; meno noti erano, invece, i suoi attacchi ai sionisti - per i loro rapporti con la Gran Bretagna - e alla 'internazionale ebraica' - in particolare dopo la conquista dell'Etiopia - attacchi che, una volta avviata la campagna per la razza, gli storici e i pubblicisti fascisti riproposero a riprova del fatto che il razzismo e l'antisemitismo non erano una scelta improvvisa né tanto meno dettata dalla necessità di compiacere l'alleato tedesco, ma piuttosto aspetti che da sempre avevano caratterizzato il fascismo. Pochi, però, si lasciarono convincere da questi tentativi di costruire un retroterra alla svolta antisemita del 1938.
I fascisti britannici, sia prima che dopo l'introduzione della legislazione razziale in Italia, sostennero la mancanza di attrito tra il fascismo italiano - o meglio, fra Mussolini in prima persona - e gli ebrei. Il Blackshirt, il giornale del movimento fascista britannico che faceva capo a Oswald Mosley, nel 1933 osservò:
// the Italian leader, // avoided conflict with Jews, with Church, with sectional interest of any kind.95)
Lo stesso Mosley, che tra il 1932 e il 1936 incontrò più volte il duce, annotò in seguito nella sua autobiografia:
Mussolini non era assolutamente antiebraico, // L'antisemitismo e qualsiasi altra forma di razzismo, sono praticamente sconosciuti tra gli italiani //.96)
Il commento di Colin Cross all'affermazione del Blackshirt sopra riportata dà l'idea del modo in cui l'antisemitismo italiano fu recepito all'estero e di come, anche a distanza di tempo, ancora lo si considerasse tutto sommato blando rispetto a quello tedesco:
The reference to Mussolini was correct; anti-semitism was no part of Italian Fascism until 1938 when, under German influence, it appeared in a relative mild form.97)
Gli stessi ebrei britannici, come vedremo meglio nel capitolo successivo, confidarono a lungo nell'intervento di Mussolini presso il Fuhrer affinché cessasse la persecuzione dei loro correligionari e, per alcuni anni dopo l'ascesa al potere di Hitler, considerarono l'Italia un rifugio sicuro per gli ebrei tedeschi.98)
La prima dichiarazione semi-ufficiale del duce in merito alla campagna antisemita condotta dalla stampa fascista fu pubblicata sull'Informazione Diplomatica n. 14, il 16 febbraio del 1938,99) e in quell'occasione, come si è detto, sia il Times che il Jewish Chronicle sottolinearono che il governo fascista negava ogni intenzione di 'prendere misure politiche, economiche, morali contro gli ebrei'; furono, però, lasciate in secondo piano altre affermazioni, contenute in quella stessa pubblicazione, che avrebbero potuto suggerire le successive mosse antiebraiche del fascismo. Un brano dell'Informazione, infatti, recitava:
Il governo fascista si riserva tuttavia di vegliare sull'attività degli ebrei di recente giunti nel nostro paese e di fare in maniera che la parte degli ebrei nella vita d'insieme della Nazione non sia sproporzionata ai meriti intrinsechi individuali e all'importanza numerica della loro comunità. 100)
La stampa britannica, pur esprimendo preoccupazione per gli assidui attacchi antisemiti della stampa fascista, non abbandonò, fino all'effettiva adozione dei provvedimenti per la 'difesa della razza', la convinzione che l'Italia era, e sarebbe rimasta, estranea all'antisemitismo, proprio perché Mussolini stesso si era sempre dimostrato amico degli ebrei. Erano note, infatti, le frequentazioni ebraiche del duce 101) e la collaborazione degli ebrei alle organizzazioni e alle pubblicazioni fasciste: gli ebrei, fin dai primi anni del regime, avevano dato in gran numero il loro assenso al fascismo e avevano combattuto per la causa fascista, come il duce stesso aveva riconosciuto.
Il duce rimase a lungo, nella valutazione dei pubblicisti stranieri, il 'dittatore dal volto apparentemente bonario'102) che cercava sì di imitare il suo alleato, ma che difficilmente ne avrebbe eguagliato il cinismo e l'efferatezza.
Quando la 'svolta' antisemita del fascismo fu ormai compiuta i quotidiani britannici la considerarono come un'inevitabile conseguenza dell'alleanza italo-tedesca: il duce - che fu sempre visto come il 'junior partner' all'interno dell'Asse - aveva ritenuto opportuno allinearsi anche ideologicamente al Fuhrer, per ottenere la fiducia dell'alleato, ed aveva messo in moto la macchina propagandistica per far nascere un antisemitismo che, altrimenti, in Italia non sarebbe mai nato.103) La reazione dell'opinione pubblica britannica, e di quella ebraica in particolare, di fronte alle scelte antisemite del duce fu, dunque, simile a quella di molti ebrei italiani che, per qualche tempo, credettero che 'tutto sommato Mussolini volesse solo fare rumore, per dimostrare la sua solidarietà a Hitler, ma che in concreto le cose per gli ebrei sarebbero andate avanti senza troppi danni e sconvolgenti scossoni.'104) Sebbene, però, la stampa britannica tendesse a dare risalto all'influenza tedesca, come causa prima dell'antisemitismo italiano, non mancò di attribuire a Mussolini la responsabilità della svolta antisemita e se è vero che pochi furono i riferimenti espliciti all'atteggiamento del duce verso la questione razziale, è altrettanto vero, però, che dall'insieme della documentazione emerge la tendenza ad attribuire al capo del governo italiano la scelta di discriminare la minoranza ebraica. E' sufficiente, ad esempio, osservare alcuni titoli degli articoli pubblicati dai quotidiani britannici all'epoca della pubblicazione del Manifesto della razza per rendersi conto del fatto che Mussolini veniva considerato colui che, in ultima istanza, decideva le sorti degli ebrei:
'Duce May Begin Jew-Baiting', 'Duce's Anti-Jew's Step', 'Duce's Ghetto Decrees' 'Duce's Drastic Wedding Laws', 'Duce Strikes New Blows at Jews'105) ecc.
Come vedremo meglio in seguito, la stampa e buona parte dell'opinione pubblica britannica considerarono quello di Mussolini un modello di regime personale nel quale le decioni del governo coincidevano con la volontà del dittatore. Per questo motivo, al di là del ruolo indubbiamente determinante che il capo del governo svolse nell'introduzione dell'antisemitismo di Stato, i giornali britannici non diedero risalto alle pressioni dell'entourage e alle precedenti risoluzioni del governo in materia di politica razziale.
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