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Mazzini e l'Europa
Giuseppe Mazzini, uomo politico, vivo pensatore e geniale precursore dei moderni stati nazionali e delle istituzioni europee, figura incompresa, osteggiata e strumentalizzata per le sue idee politiche ritenute inattuabili nell'immediato, è ritenuto, sul piano dei fatti, il 'grande sconfitto' del Risorgimento italiano.
Considerato uno dei padri della nazione italiana, egli si trova ad operare in un periodo storico quanto mai controverso che vede la formazione dei moderni stati nazionali la quale si diparte dall'America di metà '700 e si conclude con il termine della prima guerra mondiale, passando per la rivoluzione francese, il Congresso di Vienna e la guerra Franco-prussiana con particolare interesse per Germania ed Italia. Nel "Conte di Montecristo"(1844), Dumas definisce l'Italia ".Un paese di rovine bellissime, di carnevali e di briganti" e l'obiettivo del patriota italiano sarà quello di alterare questa opinione distorta.
Mazzini, studioso di diritto e affiliato alla carboneria, nel 1831 immagina la "Giovine Italia", protopartito generazionale escluso, oltre che ai napoleonici e ai carbonari, a tutti coloro con più di quarant'anni d'età; un movimento di giovani con l'ideale di passare dalla nazione culturale alla nazione politica, comprensiva di una lingua e di istituzioni comuni. Nasce così quel processo di identificazione nazionale che non riuscirà però a concretizzarsi nell'immediato, tanto che l'Italia rimarrà, per il momento, solo la dimensione di Foscolo e Leopardi.
La Giovine Italia, seppur a livello segreto, è la prima agenzia italiana di nazionalizzazione alla quale si uniranno, in seguito, altre personalità che daranno adito a quel dibattito in auge fino al 1948.
Il suo pensiero mistico-romantico, dai tratti utopistici e filosofici, prototipo ideale di qualsiasi stato moderno e liberale, può essere facilmente rappresentato in livelli concentrici che vedono all'esterno il concetto di nazione, cui segue il principio di democrazia e repubblica, per scendere infine al nucleo vero e proprio costituito dall'idea di una religione umanitaria universale.
Se con l'idea di nazione Mazzini trovava numerosi sostenitori, il suo consenso diminuì notevolmente parlando di democrazia e repubblica fondate sul suffragio universale e sull'istituzione di parlamenti rappresentativi in un'Italia dove le spinte insurrezionaliste e indipendentiste andavano nella direzione della monarchia. La manifestazione del puro utopismo democratico mazziniano, che vide uno scetticismo pressoché totale persino tra i suoi più stretti collaboratori, è l'idea di una Religione universale che cerca di distillare da tutte le religioni quelle massime umanitarie,applicabili a tutte le latitudini, eliminando ogni forma di dogmatismo.
Oltre al pensiero nazionalista, Mazzini ebbe vivissimo il senso dell'unità della cultura europea. Risale al 15 aprile 1834 la fondazione a Berna della Giovine Europa, "l'associazione di tutti coloro i quali, credendo in un avvenire di libertà, vogliono consacrare i loro pensieri e le opere loro a fondare quell'avvenire". L'intento di questa nuova organizzazione era, scrive sempre Mazzini, "l'ordinamento federativo della democrazia europea sotto un'unica direzione", progetto che troverà la sua più simile realizzazione solo un secolo e mezzo più tardi con l'istituzione dell'Unione Europea, i cui principi costitutivi risalgono proprio a quegli ideali, non più utopistici, che rappresentano le fondamenta inappuntabili dell'Europa moderna intesa come organo culturale e politico unitario.
Il suo pensiero, non riducibile a nessuno dei canoni dell'epoca, e le sue affermazioni, ritenute da molti troppo reazionarie e sovversive, lo costrinsero ad un esilio obbligato e a rifugiarsi nell'Inghilterra vittoriana che, al contrario della sua patria, lo stimò come intellettuale e liberale.
Mazzini non si può considerare nazionalista, socialista o semplice reazionario; la sua posizione è quella di un affascinante politico le cui idee gli costarono pesanti critiche da tutte le fazioni europee del tempo, che lui, peraltro, attaccò a sua volta: il ministro Metternich, massimo ispiratore e guida della Santa Alleanza, disse che mai nessuno lo ostacolò quanto il dirigente italiano, "ardente come un apostolo e astuto come un ladro", tanto da definirlo il "Catilina moderno". Analoga al ministro austriaco fu la posizione di Marx che vedeva nel patriota italiano un possibile e temibile concorrente sul piano della rivoluzione sociale. Mazzini, d'altro canto, non riuscì mai a comprendere la lotta di classe e ne fa prova il suo irriducibile antimarxismo e la sua continua opposizione ai movimenti socialisti. Dopo la sua morte, all'ostracismo deliberato seguì una vera e propria congiura del silenzio e successivamente, con alcuni governi illustri(Crispi e Giolitti) profondamente antirepubblicani, ne venne nuovamente diffamata la memoria. Il fascismo italiano ebbe, nei confronti di Mazzini, un atteggiamento pressoché indifferente, tanto che il prototipo di virtù patriottiche viene identificato in Francesco Crispi.
Amato o no, Mazzini è vivo nella coscienza del popolo italiano ed europeo: oggi,conquistate definitivamente la democrazia e la repubblica a livello nazionale e mentre si sta compiendo il processo di integrazione economica europea, si vanno a delineare nuove istituzioni politiche, facendo sì che il nome di Mazzini ritorni sovente in quanto prefiguratore dell'entità del continente e che la Giovine Europa risulti una citazione obbligata.
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