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LO SCONTRO FRA ANTONIO E OTTAVIANO
I funerali di Cesare e la fuga dei congiurati
Alla morte di Cesare ancora non vi era un progetto politico ideato dalla controparte, così come in seguito non fu mai più ripristinato un regime politico repubblicano. Fu così che molti Romani tentarono di appropriarsi del potere assoluto, ma invano. Bruto, Cassio, e tutti i repubblicani erano i rivali dei cesariani, guidati da Marco Antonio, ex luogotenente cesariano, e da Emilio Lepido. Ogni rivalità e dissenso sperava di trovare fine in un accordo, che il Senato tentò di stabilire. Ma chiunque non aspettava altro che venisse letto il testamento di Cesare, letto da Ottaviano il giorno dei funerali, e si rivelò interamente a favore del popolo. Quest'ultimo, dunque, allettato dall'onore ripagato da Cesare si riversò per le strade e verso le case dei congiurati, che fuggirono in oriente per allestire una difesa armata.
La guerra di Modena
Nel contempo giunse a Roma anche Caio
Cesare Ottaviano, il nipote di Giulio Cesare, a cui secondo il
testamento erano stati ereditati tutti i beni del defunto, da
distribuire al popolo. Ottaviano riuscì dunque a colpire e ad ottenere il
consenso del popolo, rivendicando i propri diritti. La plebe, il Senato,
i veterani di Cesare e persino Cicerone, lo appoggiarono.
Quest'ultimo, infatti, scagliò contro Antonio pesanti parole d'accusa nelle sue
orazioni, che vennero denominate Filippiche. A causa delle rivalità,
delle ambizioni e del forte desiderio di potere si accese
Il secondo triumvirato (Ottaviano - Antonio - Lepido)
Contro Ottaviano si preparavano molte forze repubblicane, sostenute da molti senatori, ma anche e soprattutto da Bruto e Cassio. Per ostacolare i repubblicani Ottavio ritenne opportuno dar vita ad un'alleanza. Con lo scopo di vendicarsi circa la morte di Cesare, annientando i suoi uccisori venne, stipulata un' intesa tra Ottaviano, Antonio e Lepido. Questa coalizione prese il nome di Secondo Triumvirato, e non fu privato come il precedente, ma venne realizzato a Bologna, in presenza di milizie. Dunque, questo triumvirato venne definito una vera e propria magistratura straordinaria, in quanto i componenti s'impegnarono nell'usare il proprio potere al fine di riordinare lo Stato. Da magistrati i tre rivestivano le cariche di dovere, dividendole tra loro: legiferavano, amministravano l'alta giustizia, nominavano nuovi magistrati o senatori. Al di fuori di tutte queste azioni comuni ad ogni magistrato si distinsero nel continuare la lista delle proscrizioni, dalle quali non sfuggì Cicerone. Ottaviano, quindi, non volle o non poté evitare la vendetta su Cicerone, i cui beni, come quelli di ogni proscritto, vennero usati per pagare gli eserciti.
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