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Dopo gli accordi di Plombières, Napoleone III cercò di tirarsi indietro dagli impegni appena assunti. Nel Regno Sabaudo le pesanti concessioni fatte alla Francia avevano alienato alla politica del Cavour molti consensi. Tuttavia questi riuscì nel suo intento a seguito di un ultimatum mandato dall'imperatore d'Austria, Francesco Giuseppe, a Vittorio Emanuele II, nel quale questa chiedeva il disarmo dell'esercito sabaudo stanziato al confine del Ticino. L'ultimatum fu respinto ed il 26 aprile 1859 l'Austria dichiarò guerra agli Stati sardi. Iniziava così la SECONDA GUERRA d'INDIPENDENZA.
Napoleone III fu così costretto a rispettare i patti ed a mandare a Genova un contingente di 100.000 uomini. L'esercito franco-piemontese riportò decisive vittorie sugli Austriaci a Palestro, Montebello e Magenta, mentre Garibaldi alla testa dei CACCIATORI delle ALPI liberava Como, Varese, Bergamo e Brescia. Gli Austriaci vennero ancora sconfitti a Solferino ed a San Martino.
Queste vittorie fecero insorgere le popolazioni del Granducato di Toscana, dei Ducati di Parma, Piacenza e Modena ai rispettivi sovrani, dando vita a governi provvisori. A questo punto Napoleone III, a Villafranca, stipulò in gran segreto l'ARMISTIZIO con l'Austria, preoccupato della situazione italiana che non gli avrebbe permesso di imporre la supremazia francese sulla penisola: con l'armistizio l'Austria cedeva alla Francia la Lombardia, perché la consegnasse al Regno Sabaudo.
Cavour, amareggiato, diede le dimissioni. Gli accordi di Villafranca prevedevano inoltre anche il ritorno dei sovrani spodestati negli Stati dell'Italia centrale, ma questa condizione si rivelò più ardua del previsto, in quanto osteggiata dalle popolazioni. D'altro lato Napoleone III era in difficoltà in quanto, interrotta la guerra, non poteva né chiedere l'annessione di Nizza e della Savoia né giustificare all'opinione pubblica la partecipazione al conflitto.
In questa situazione, Cavour, tornato al governo, giocò bene le sue carte, offrendo alla Francia Nizza e Savoia in cambio dell'Italia centrale. Venne fatto così un notevole passo in avanti verso l'unificazione, anche se, a dire il vero, in Italia si era ormai già avviato il processo inarrestabile dell'unità e dell'indipendenza.
Riprese, così, l'iniziativa democratica che scoppiò in una rivolta, a Palermo il 04 aprile 1860, guidata dai democratici Francesco Crispi e Rosolino Pilo, con l'intento di liberare il Sud del Paese. Soprattutto Garibaldi cominciò ad arruolare volontari; la sua spedizione, passata alla storia col nome di Spedizione dei Mille, partì da Quarto alla volta delle coste siciliane. L'11 maggio i Mille sbarcarono a Marsala e riportarono un decisivo successo a Calatafimi sulle truppe borboniche. Dopo l'ennesima vittoria a Milazzo, sbarcarono in Calabria e, travolta ogni resistenza, entrarono a Napoli. Era evidente che Garibaldi non si sarebbe fermato qui. Egli, infatti, aveva intenzione di marciare su Roma e Venezia, per liberare la prima dal Governo Pontificio e la seconda da quello Austriaco, prima di consegnarle a Vittorio Emanuele II. Preoccupato per questo progetto che poteva provocare pericolose reazioni da parte delle potenze europee, Cavour decise di battere in velocità Garibaldi, facendo intervenire l'esercito sardo nelle regioni centro meridionali, con lo scopo di fermare l'«Eroe dei Due Mondi» prima che potesse giungere nello Stato Pontificio. Fu così che il 26 ottobre Garibaldi, a Teano, incontrò Vittorio Emanuele II, nelle mani del quale rimise ogni potere, e si ritirò nell'isola di Caprera.
Il 17 marzo 1861 venne così proclamata la fondazione del Regno d'Italia di cui Vittorio Emanuele II fu proclamato re «per grazia di Dio e per volontà della nazione».
Mentre si realizzava l'unità d'Italia, Otto von Bismark, cancelliere della Prussia, iniziava la sua politica di espansione negli Stati Tedeschi; quando il re di Danimarca tentò di annettersi 2 ducati contigui, la Prussia gli dichiarò guerra e dopo una rapida vittoria proclamò l'annessione dei 2 ducati.
L'Austria non poteva consentire che la Prussia si espandesse, per cui le dichiarò guerra. L'Italia si schierò con la Prussia contro l'Austria, nella speranza di strapparle il Veneto: la vittoria di SADOWA, nel 1866, sull'esercito austriaco concluse le ostilità. Sul fronte italiano, tuttavia, la guerra fu disastrosa: quella che fu chiamata TERZA GUERRA d'INDIPENDENZA si concluse con due clamorose sconfitte a Custoza ed a Lissa. L'unica vittoria fu riportata da Garibaldi a Bezzecca.
Venne stipulata a Vienna una pace con la quale l'Austria fu espulsa dalla Confederazione Tedesca ed il Veneto, affidato alla Francia, venne passato all'Italia.
Sconfitta l'Austria, a Bismarck non rimaneva che eliminare l'opposizione francese. Il conflitto nacque quando lo Stato Tedesco sembrò aspirare al vacante trono di Spagna; la Francia, preoccupata di rimanere circondata dalla Corona prussiana, dichiarò guerra alla Prussia. Nel giro di 6 settimane, le armate prussiane, ottimamente preparate ed equipaggiate, costrinsero alla resa l'esercito francese, facendo prigioniero lo stesso Napoleone III a Sedan il 2 settembre 1870. I parigini decretarono così la fine del Secondo Impero e proclamarono la Repubblica (La Comune).
Il 18 gennaio 1871, Guglielmo I fu proclamato imperatore della Germania: nasceva così il SECONDO REICH.
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