Il nodo
del Medio Oriente
Parola chiave: Fondamentalismo
«Medio Oriente»: una zona dai confini non precisamente definiti che va
dall'Egitto all'Iran, dalla Turchia all'Arabia Saudita. Un'area di grande
rilievo strategico.
I fattori di tensione: accresciuto interesse per la risorsa petrolio,
l'aggravarsi del conflitto arabo-israeliano per la Palestina, la rinascita del
fondamentalismo islamico.
1974-75: Sadat (l'allora presidente egiziano), attuò un clamoroso rovesciamento
di alleanze, espellendo i tecnici sovietici dall'Egitto, congelando i rapporti
con l'Urss imprimendo alla sua politica un segno filo-occidentale.
1977: Sadat formulò a Gerusalemme una promessa di pace.
1978: accordi di Camp David grazie ai quali l'Egitto ottenne la restituzione
della penisola del Sinai, occupata da Israele nel '67.
La scelta dell'Egitto fu però condannata dalla maggioranza degli Stati arabi e
Sadat fu ucciso al Cairo in un attentato organizzato da un gruppo integralista
islamico.
La rivoluzione iraniana
Laici e integralisti: il risveglio politico-culturale del mondo arabo-islamico
in lotta contro la dominazione occidentale si era aspresso attraverso due
canali diversi e contrapposti.
Al di fuori del mondo arabo, il nazionalismo laico in Medio Oriente aveva la
sua principale roccaforte nella Repubblica turca, nata dalla rivoluzione
kemalista dei primi anni '20.
E di questa identità erano custodi i militari, eredi di Ataturk, pronti a
interferire pesantemente nella vita politica ogni qualvolta vedessero minacciati
i valori laici a fondamento dello Stato.
L'Iran dello scià: a partire dagli anni '60 aveva avviato una politica di
modernizzazione accelerata, e per molti aspetti traumatica, che mirava a
trasformare il paese in una grande potenza militare, senza però riuscire ad
assicurare significativi progressi nella condizione di vita delle masse.
1978: la rivoluzione (nata dalla crescente opposizione dei gruppi di sinistra e
del clero islamico tradizionlista di osservanza sciita).
1979: lo scià dovette abbandonare il paese.
Si instaurò così una Repubblica islamica di stampo teocratico, ispirata a un
vago riformismo sociale basato sui dettami del Corano e guidata dall'ayatollah
Ruhollah Khomeini, massima autorità dei musulmani sciiti, violentemente
antioccidentale e antiamericano.
1980: guerra tra Iraq e Iran => l'Iran fu attaccato dal vicino Iraq, che
cercava di profittare della situazione per impadronirsi di alcuni territori da
tempo contesi fra i due paesi. La guerra rappresentò un gravissimo fattore di
tensione in un'area di eccezionale importanza strategica.
1988: il cessate il fuoco stabilito, gazie alla mediazione dell'Onu, trovò i
contendenti sulle stesse posizioni dell'inizio del conflitto => fu una
spaventosa quanto inutile carneficina.
La fine della guerra e la morte nel 1989 di Khomeini aprirono qualche spazio
ale componenti meno estremiste del regime iraniano.
La questione palestinese
Gli accordi di Camp David, che prevedevano dei negoziati per la soluzione del
problema palestinese, non furono mai avviati. L'ostacolo principale venne in un
primo tempo dagli Stati arabi dell'Olp, che denunciarono il «tradimento»
dell'Egitto e rifiutarono ogni trattativa col «nemico storico».
Anni '80: gli Stati arabi moderati (in particolare Giordania e Arabia Saudita)
e la stessa dirignza dell'Olp assunsero una posizione più morbida e, sfidando
la condanna del cosiddetto «fronte del rifiuto» (Siria, Iraq, Libia e l'ala
radicale delle organizzazioni palestinesi), si dissero disposti a trattare con
Israele e a riconoscrne l'esistenza in cambio del suo ritiro dai territori
occupati (Cisgiordania e striscia di Gaza), dove sarebbe dovuto sorgere uno
Stato palestinese. Ma furono proprio i dirigenti dello Stato ebraico a
rifiutare la trattativa con l'Olp di Arafat.
1987: la tensione si accrebbe ulteriormente quando i palestinesi dei territori
occupati diero vita una lunga e diffusa rivolta, detta intifada. in arabo
«risveglio».
I riflessi dell'irrisolto nodo palestinese si erano fatti sentire pesantemente
anche in Libano, un piccolo Stato pluriconfessionale, dove l'Olp aveva
trasferito le sue basi dopo il «settembre nero» del 1970.
Dal 1975: sanguinosa guerra civile => non resse il fragile equilibrio su cui
si reggeva la convivenza fra le diverse comunità libanesi (cristiani, musulmani
sunniti, sciiti, drusi).
1982: l'esercto israeliano invase il paese spingendosi fino a Beirut per
cacciarne, dopo sanguinosi combattimenti, le basi dell'Olp, il cui centro
dirigente fu trasferito a Tunisi. La forza fu ritirata nel 1984.
La Siria impose una sorta di protettorato sul Libano, che era rimasto lacerato
da lotte intestine.
1990: La guerra del Golfo. Il dittatore dell'Iraq Saddam Hussein, già
protagonista della guerra di aggressione contro l'Iran (e per questo a lungo
armatoe rifornito sia dall'Urss, sia da molti paesi occidentali, compresa
l'Italia) invase il piccolo e confinante Emirato del Kuwait, affacciato sul
Golfo Persico, uno dei maggiori produttori mondiali di petrolio. L'invasione fu
subito condannata dalle Nazioni Unite, che con voto pressochè unanime,
decretarono l'embargo nei confronti dell'aggressore. Contemporaneamente gli
Stati Uniti inviavano in Arabia Saudita un corpo di spedizione, a cui si
univano anche alcuni Stati europei (in misura assai limitata l'Italia).
Decisivo fu l'atteggiamento dell'Unione Sovietica: Gorbacev non si oppose
all'intervento armato e consentì così alla forza multinazionale di agire sotto
la copertura delle Nazioni Unite.
La strategia di Saddam: presentandosi come il vendicatore delle masse arabe
oppresse e come il banditore di una guerra santa contro l'Occidente, trovò
notevole eco fra le masse di molti paesi arabi, in particolarefra i paesi
dell'Olp, il cui leader, Arafat, si schierò a fianco dell'Iraq.
1991: l'attacco all'Iraq. la forza internazionale scatenava un violento attacco
aereo contro obiettivi militari in Iraq e nel Kuwait occupato. Saddam
rispondeva lanciando missili con testate esplosive sulle città dell'Arabia
Saudita e di Israele (che pure era rimasto estraneo al conflitto) e minacciando
il ricorso alle armi chimiche. L'esercito iracheno cedeva di schianto
abbandonando precipitosamente il Kuwait occupato (incendiandone prima gli
impianti petroliferi). Ottenuto lo scopo principale (la liberazione del Kuwait)
Bush decideva di arrestare l'offensiva della forza multinazionale per evitare
il rischio di complicazioni diplomatiche. Saddam Hussein sopravviveva
politicamente alla sconfitta. Ma gli Stati Uniti risultavano ugualmente
trionfatori e contando su questo prestigio cercarono di profittare della
situazione per rilanciare il processo di pace in tutta l'area mediorientale.
1991: fu convocata a Madrid la prima sessione di una conferenza di pace sul
Medio Oriente.
1992: vittoria del partito labourista nelle elezioni politiche israeliane dopo
quasi un ventennio di egemonia del Fronte nazionalista. Il nuovo primo ministro
Itzhak Rabin fu più propenso dei suoi predecessori a concessioni territoriali
in cambio della pace.
1993: nuova svolta storica => Rabin e Peres, presero la sofferta decisione
di trattare direttamente con l'Olp, profittando di un Arafat uscito indebolito
per l'appoggio fornito a Saddam Hussein..
Un lungo negoziato segreto fu firmato a Oslo (poi solennemente sottoscritto a
Washington sotto gli auspici di Bill Clinton) e prevedeva un avvio graduale
dell'autogoverno palestinese nei territori occupati, a partire dalla città di
Gerico, in Cisgiordania, e dalla striscia di Gaza.
4 novembre 1995: Una nuova spirale di violenza e di fanatismo ebbe il suo
culmine nell'uccisione del premier Rabin, avvenuta a Tel Aviv per mano di un
giovane estremista israeliano.
1996: sale al potere Benjamin Netanyahu, leader della coalizione di destra. La
vittoria della destra segnò una battuta d'arresto nel processo di pace, ma non
ne interruppe il cammino. Netanyahu e Arafat firmarono un nuovo accordo che
fissava i tempi del ritiro israeliano dai territori occupati i cambio di un più
forte impegno da parte dell'autorità palestinese nella repressione del
terrorismo.
1999: vittoria alle elezioni politiche israeliane della coalizione di
centro-sinistra guidata dal laburista Ehud Barak.
2000: Clinton convocò le parti per una nuova tornata di colloqui di pace a Camp
David. L'accordo per una pace globale e definitiva fu però ancora una volta
mancato, si passò invece in brevissimo tempo a una nuova situazione di scontro
generalizzato.
A innescare lo scontro fu, in settembre, una visita compiuta da Ariel Sharon,
leader della destra israeliana, alla spianata delle Moschee di Gerusalemme: una
provocazione agli occhi dei palestinesi. => seconda intifada, fu assai più
cruenta ella prima, sia per la violenza delle manifestazioni,sia per la durezza
della repressione.
2001: la crisi del governo Barak portò a elezioni anticipate che videro la
netta vittoria del centro-destra, guidato questa volta proprio da Sharon. Il
nuovo governo giunse a contestare l'autorità di Arafat, considerato un
interlocutore non più credibile per la sua incapacità di bloccare gli atti di
terrorismo che pure ufficialmente condannava.
2002: decisione del governo di Gerusalemme di costruire una barriera difensiva
per proteggere i confini «storici» di Israele, con l'effetto di far calare il
numero di attentati ma fu condannata da buona parte della comunità
iternazionale, per il suo carattere unilaterale ( e anche perchè il tracciato
includeva parti di territorio palestinese).
2004: morì Arafat.
2005: governo Sharon (diventato governo di unità nazionale grazie a un accordo
con i lbouristi di Peres) prese la decisione di procedere al ritiro
dell'esercito dalla striscia di Gaza.
2006: Sharon uscì di scena per le conseguenze di una gravissima malattia. Il
suo partito si affermò ugualmente nelle sucessive elezioni con Ehud Olmert.
Ma i nuovi spazi di dialogo che erano sembrati aprirsi con l'autorità
palestinese, guidata ,dopo la morte di Arafat, dal moderato Abu Mazen, furono
vanificati dall'inatteso risultato delle elezioni a Gaza e in Cisgiordania che
videro l'affermazione degli estremisti di Hamas, fermi nel rifiuto di
riconoscere Israele. Dalla striscia di Gaza, non più occupata, continuarono a
partire missili contro lo Stato ebraico, che rispose con pesanti rappresaglie,
mentre si accentuavano i contrasti, in seno all'Autorità nazionale palestinese,
fra le organizzazioni rivali di Hamas e di Al Fatah. Tali contrasti sarebbero
poi sfociati in una vera guerra civile nella striscia di Gaza, passata sotto il
completo controllo degli integralisti.
2007: l'amministrazione Usa riuscì a strappare a Olmert e Abu Mazen l'impegno
per un nuovo negoziato da concludere entro il 2008. (?)
La crisi libanese: la Siria fu costretta a ritirare le sue truppe dal Libano ma
continuò a far sentire la sua influenza soprattutto attraverso il movimento
integralista sciita Hezbollah, appoggiato e armato anche dall'Iran.
Israele reagì alle continue provocazioni di Hezbollah con un attacco su vasta
scala e invadendo il Libano meridionale. Una tregua fu stabilita grazie
all'arrivo dell'Onu (con la partecipazione determinante dell'Italia)
contestualmente al ritiro dei reparti israeliani.
L'emergenza fondamentalista
-I talebani in Afghanistan.
1996-97: gruppi fondamentalisti detti talebani (studenti delle scuole
coraniche) assunsero il controllo di buona parte dell'Afghanistan. Vittime
principali furono le donne, cui fu tra l'altro impedito di lavorare e di
frequentare le scuole.
-I problemi in Turchia.
1995: un partito di ispirazione islamica (il Refah, Partito del benessere)
assunse la guida del governo.
1997: le pressioni dei militari convinsero i partiti laici a formare una nuova
maggiornanza (il Refah fu addiritturamesso fuori legge).
2002: siaffermò alle elezioni un altro partito di ispirazione islamico-moderata
chiamato Giustizia e Sviluppo e guidato da R. T. Erdogan.
=> contraddizioni di un paese impegnato da molti decenni in una difficile (e
incompiuta) modernizzazione, di uno Stato costretto, per difendere le proprie
istituzioni democratiche, a tradirne in qualche misuralo spirito. Un problema
evidenziato anche dalla sanguinosa repressione attuata ai danni dei movimenti
separatisti curdi e che ebbe non poca responsabilità nelle difficoltà
incontrate dalla Turchia per vedere accolta la sua richiesta di adesione
all'unione europea.
-La tragedia algerina. Imponente debito con l'estero. 1992: prime elezioni
libere del dopo-indipendenza videro la vittoria al primo turno degli
integralisti del Fis (Fronte islamico di salvezza). Il governo annullò allora
le elezioni, scatenando le reazioni dei gruppi islamici. Questa reazione
assunse tratti di particolare ferocia, dal momento che le frange estreme del
fondamentalismo, misero in atto una strategia del terrore a base di massacri
indiscriminati fra la popolazione civile. I governanti risposero con una dura
repressione che peraltro non riuscìa fermare le violenze, anche dopo
un'iniziativa di pacificazione lanciata dal nuovo presidente della Repubblica.