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L'ITALIA NEL 1848
SICILIA
12 gennaio insurrezione di Palermo (parte dagli strati più umili, fino a dilagare in tutta l'isola). Si contrappone al dispotismo borbonico.
29 gennaio Ferdinando II concede una Costituzione creazione di un Parlamento bicamerale (una di nomina regia, l'altra eletta da un gruppo ristretto, scelto su base del censo).
A Firenze, Torino e Roma:
Monarchia assoluta Monarchia costituzionale.
Lo statuto piemontese (lo statuto albertino) è modellato su quello francese del 1830 e su quello belga del 1831. Comprende un Senato di nomina regia, una Camera dei deputati eletta a suffragio censitario e il re conserva ampio raggio d'azione. Concede però una relativa libertà di stampa e di associazione, e assicura tolleranza religiosa.
A Milano è dislocato un esercito austriaco comandato da Joseph Radetzky.
18 marzo lotta popolare "cinque giornate". La rivolta dà inizio a numerose iniziative spontanee che si incentrano nel Consiglio di Guerra, formato da Carlo Cattaneo. L'insurrezione termina il 22 marzo, con la conquista di Porta Tolosa.
Radetzky lascia Milano e si rifugia nel quadrilatero (Mantova, Peschiera, Verona, Legnago).
Il potere austriaco cade anche in Veneto, in seguito alle insurrezioni partite da Venezia, dove gli insorti liberano Daniele Manin e Niccolò Tommaseo.
22 marzo Manin proclama la rinascita della Repubblica di San Marco.
CARLO ALBERTO CONTRO L'AUSTRIA
Dopo i fatti di Milano, Carlo Alberto ritarda ad entrare in guerra contro l'Austria a causa di preoccupazioni militari e politiche:
le truppe hanno una scarsa preparazione;
Francia e Inghilterra non sono favorevoli a scontri in Italia;
timore che nel Lombardo-Veneto prevalgano tendenze repubblicane: ciò impedirebbe la formazione di un regno d'Italia (a cui aspirava).
PRIMA GUERRA D'INDIPENDENZA
25 marzo Carlo Alberto passa il Ticino ed entra a Milano: cmq troppo tardi per impedire agli Austriaci di rifugiarsi nel quadrilatero.
Inizialmente la guerra va a favore delle truppe milanesi e verso la fine di aprile varcano il Mincio. Giungono in loro aiuto anche volontari e truppe di altri sovrani, i quali bloccano il tentativo di offensiva di Radetzky a Curtatone, Montanara e Goito. Ma presto la situazione si capovolge: a giugno gli Austriaci recuperano il Veneto, e il 25 e il 26 luglio nelle battaglie di Custoza e Sommacampagna le truppe di Carlo Alberto vengono sconfitte.
Carlo Aberto è costretto a ritirarsi e a sottostare alle condizioni dell'armistizio di Salasco (9 agosto): si riconferma la vecchia linea di confine tra Piemonte e Lombardo-Veneto.
REGNO DELLE DUE SICILIE
Disimpegno di Pio IX dalla causa italiana rifiuta la partecipazione delle truppe pontificie a una guerra offensiva.
Regno di Napoli svolta reazionaria: i deputati vogliono modificare la costituzione, ma il 15 maggio Ferdinando II ordina di sparare contro i gruppi armati massacro. Il re estende la repressione alle province, e nel maggio del '49 riconquista anche la Sicilia.
IL MOVIMENTO DEMOCRATICO IN ITALIA
Gli avvenimenti del '48-'49 servirono a diffondere nel centro-nord ideali democratici, favorendo la nascita di svariati club e circoli comunicanti tra loro; permettendo l'avvicinamento delle classi più basse.
Si innestarono anche tensioni sociali, che provocarono sintomi di disagio generale. Nelle campagne ci furono agitazioni di massa dei contadini oppressi da contratti pesanti, e bramosi di recuperare diritti persi e terreni loro sottratti dalla borghesia e dalla nobiltà negli ultimi decenni.
LA REPUBBLICA ROMANA
Pio IX affida il governo a Pellegrino Rossi, intenzionato a ristabilire l'ordine. Ma il 15 novembre fu assassinato da un gruppo di democratici estremisti Pio IX si rifugia a Gaeta. Il movimento democratico scioglie il vecchio parlamento e fa eleggere a suffragio universale una assemblea costituente, che il 9 febbraio '49 proclama la decadenza del Papato del potere temporale e la creazione della Repubblica Romana.
IL TRIUMVIRATO IN TOSCANA
Il granduca Leopoldo II, dopo aver affidato il governo a Guerrazzi e Montanelli, raggiunge il Papa a Gaeta. L'8 febbraio '49 il Parlamento di Toscana nomina un "triumvirato" (Guerrazzi, Montanelli e Mazzoni), che diventò poi, una dittatura di Guerrazzi.
RIPRESA DELLA GUERRA CON L'AUSTRIA
Gioberti ottiene da Carlo Alberto l'incarico di formare un nuovo governo appoggiato dal centro e dalla sinistra, e fece delle nuove elezioni che portarono al successo i democratici non mazziniani (favorevoli a una monarchia parlamentare). In seguito a divergenze con il parlamento Gioberti si dimise, e Carlo Alberto fu spinto a riprendere la guerra contro l'Austria. Subito però le truppe piemontesi furono sorprese dall'offensiva di Radetzky, e nella battaglia di Novara (23 marzo) furono messe in fuga. Il re chiede un armistizio e abdica in favore del figlio Vittorio Emanuele.
Il nuovo re, nell'incontro con Radetzky a Vignale, riesce a far attenuare le clausole dell'armistizio.
6 agosto Trattato di Milano: il Piemonte rinuncia ad ogni pretesa sulla Lombardia e versa all'Austria un gravoso risarcimento.
FINE DELLA RESISTENZA
A Brescia la popolazione si rivolta contro gli Austriaci fino a quando non è costretta alla capitolazione (le "dieci giornate di Brescia").
A Genova, in seguito alla sconfitta di Novara, si verifica un movimento insurrezionale anti-monarchico, che fu represso per mano del generale Alfonso La Marmora.
La sconfitta piemontese accelerò il destino della Repubblica Romana, contro la quale si preparava l'Austria, ma fu preceduta dalla Francia, sotto il comando di Oudinot. La difesa fu organizzata da Giuseppe Mazzini, (facente parte di un triumvirato con Aurelio Saffi e Carlo Armellini) con l'aiuto di Carlo Pisacane e Giuseppe Garibaldi. La resistenza si concluse il 1° luglio. Garibaldi cercò di proseguire la lotta marciando con 4000 uomini, ma si dovettero rifugiare a San Marino.
La resistenza cessò anche a Venezia il 24 agosto, assediata non solo dagli Austriaci, ma anche dalla fame e dal colera.
CONCLUSIONI
Le rivoluzioni del 1848 furono sconfitte nettamente, ma furono fondamentali per insinuare nell'animo dei popoli italiani l'idea di libertà, la volontà di partecipazione politica, e l'idea di nazione e di unità che si riveleranno poi fondamentali per il processo di unificazione dell'Italia.
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