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La pace di Cateau-Cambrésis dette alla Spagna il ruolo di potenza egemone in Europa. La smisurata grandezza dei domini spagnoli poteva costituire un elemento di debolezza, mentre il tesoro americano, che apparentemente le dava risorse finanziarie infinite, la esponeva ai rischi dell'inflazione e agiva negativamente sulle sue strutture produttive.
Certo della propria forza, Filippo II pensò di risolvere militarmente i problemi che gli si presentarono. Così una rivolta nei Paesi Bassi fu trasformata, dalla violenta repressione spagnola, in una guerra costosa ed interminabile. La politica repressiva del duca d'Alba, che guidava le truppe spagnole, ebbe l'effetto di consolidare l'alleanza fra cattolici e calvinisti nei Paesi Bassi. A partire dal 1578 il nuovo governatore, Alessandro Farnese (futuro Paolo III), riuscì a giocare meglio sulle divergenze religiose tra i ribelli e le provincie meridionali tornarono sotto la sovranità spagnola.
Gli Stati Italiani invece, con esclusione di Venezia, restarono sotto il dominio diretto o indiretto della Spagna.
Nel 1559 Filippo II aprì le ostilità contro l'impero turco per cercare di contrastare la sua espansione nel Mediterraneo. Il conflitto si concentrò, nel 1570/1571, nel grande assalto turco all'isola di Cipro. Alla testa della lega anti-turca subito costituita, la Spagna riuscì a
riportare una vittoria navale decisiva nelle acque di Lepanto, riequilibrando la conquista turca di Cipro.
La successione di Filippo II alla corona portoghese allargò la dimensione dell'imperialismo spagnolo. Dopo questa data Filippo II si trovò implicato in due guerre che si conclusero con esito negativo: la prima fu una grande spedizione navale contro l'Inghilterra di Elisabetta I, divenuta sempre più pericolosa nella rivalità colonialista.
Il totale fallimento di quest'impresa fu simultaneo al crescente impegno di Filippo II nel CONFLITTO RELIGIOSO FRA CATTOLICI E CALVINISTI FRANCESI, sfociato in una guerra civile che aveva visto fronteggiarsi Antonio di Borbone, capo della fazione calvinista, ed i Giusa, i cattolici francesi. La prima fase di questa guerra costò la vita ad entrambi i capi delle fazioni, Francesco di Giusa ed Antonio di Borbone. Il matrimonio tra Enrico di Borbone e la figlia di Caterina (che aveva preso il potere in Francia dopo la morte del sovrano Enrico II, suo marito), Margherita, sembrò un'occasione di pacificazione. Invece la notte di San Bartolomeo (23/24 agosto 1572) i cattolici fecero una strage dei calvinisti convenuti a Parigi per festeggiare le nozze. La guerra riprese subito e si profilò la possibilità che la successione toccasse ad Enrico di Borbone, scampato al massacro. Fu a questo punto che nella guerra intervenne la Spagna chiamata in aiuto dei cattolici francesi. Questi chiusero le porte al nuovo re Enrico IV perché calvinista (i calvinisti francesi erano detti UGONOTTI), il quale abiurò alla propria religione e si fece cattolico per conservare il regno. Grazie a questo i cattolici francesi vinsero. La guerra si concluse con l'Editto di Nantes (1578) che garantiva la libertà di culto agli Ugonotti: Enrico non aveva dimenticato i suoi antichi correligionari. Di fatto il calvinismo francese restava limitato alle regioni atlantiche e mediterranee ed è qui che gli Ugonotti ottenere un centinaio di fortezze, fra cui La Rochelle, che garantirono per il futuro una certa sicurezza di religione riformata. Dalla libertà di culto era esclusa Parigi ed il suo territorio per un raggio di 25 Km.
In Germania la pace di Augusta concordata nel 1555 fra i principi protestanti e l'imperatore evitò la guerra civile. La Germania era così suddivisa tra due religioni (cattolica e protestante) secondo la scelta operata dal principe; solo nelle città libere non valeva il principio del «CUIUS REGIO, EIUS RELIGIO - stesso re, stessa religione». Dopo il 1555 l'opera dei Gesuiti portò alla riconquista cattolica di gran parte della Germania: nelle regioni meridionali ed occidentali del paese il luteranesimo si avviò alla scomparsa e fu poi tenuto sotto controllo dalle armi della controriforma.
Venne invece crescendo la penetrazione del calvinismo fra le file della nobiltà polacca: la Polonia-Lituania era allora la maggiore potenza dell'Europa orientale. In Polonia venne ristabilito il carattere elettivo (non ereditario) della Corona, riducendone notevolmente i poteri. Una dieta nobiliare rese la Polonia lo stato più tollerante negli anni delle lotte religiose.
In Russia cresceva il potere degli ZAR; Ivan IV il Terribile dopo aver sottomesso con la violenza una rivolta nobiliare iniziò una grande offensiva contro i Tatari del sud del Paese.
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