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Lega di Cambrai e Lega Santa
Per quanto irriducibile nemico dei Borgia, il nuovo pontefice Giulio II fu un deciso prosecutore della loro politica di rafforzamento del potere centrale e di liquidazione delle signorie locali.
Impadronitosi con le armi di Perugia e di Bologna, tolte rispettivamente ai Baglioni e ai Bentivoglio, egli intimò a Venezia di restituirgli Cervia e Ravenna, delle quali la Repubblica s'era impossessata approfittando dello sfacelo dello stato del Valentino.
E poiché Venezia opponeva un rifiuto, il papa si fece promotore di un'alleanza militare contro la Serenissima: la Lega di Cambrai (1508), cui aderirono l'Impero, la Francia e la Spagna. Duramente sconfitta dai Francesi ad Agnadello Venezia dovette cedere alla Francia Cremona e la Ghiara d'Adda, al papa Cervia e Ravenna, alla Spagna i porti pugliesi occupati al tempo della calata di Carlo VIII. Poté così resistere all'imperatore Massimiliano d'Asburgo, che, abbandonato dagli alleati dopo che questi ebbero ottenuto i loro scopi, tentò invano di recuperare i porti di Trieste e di Fiume, recentemente strappatigli dalla Repubblica.
Questo parziale successo di Venezia poté essere conseguito grazie all'impegno delle popolazioni cittadine e rurali, che dimostrarono il loro attaccamento alla Repubblica battendosi a fondo in sua difesa; ma vi concorse anche il mutato atteggiamento di Giulio II che, resosi tardivamente conto del pericolo derivante a tutta la penisola dall'indebolimento di Venezia, procedette nel a un parziale rovesciamento delle alleanze, e strinse con la stessa Repubblica, con la Spagna, con gli Svizzeri e con gli Inglesi la cosiddetta Lega Santa, rivolta a scacciare i Francesi dal Milanese.
I Francesi ottennero dapprima una clamorosa vittoria a Ravenna (1512), ma furono poi sopraffatti dalle forze della Lega e dovettero effettivamente cedere il Milanese ad un figlio di Ludovico il Moro, Massimiliano Sforza, mentre il papa si tenne le città di Parma e di Piacenza, già dipendenti da Milano.
Il crollo della dominazione francese in Lombardia determinò anche la rovina della repubblica di Firenze, che reggeva più per la protezione di Luigi XII che per forza propria, e nella città le truppe spagnole e pontificie poterono facilmente restaurare il potere dei Medici
Giulio II morì nel febbraio del dopo aver conseguito gran parte dei suoi obiettivi. Come i suoi immediati predecessori, egli ebbe ben poco del papa evangelico, pastore di anime, ma fu piuttosto un politico e un combattente, e servì la Chiesa non tanto come comunità dei fedeli quanto come Stato e come istituzione mondana.
Qualche mese più tardi, Luigi XII, non rassegnato alla perdita del Milanese, tentò la rivincita, ma fu fermato a Novara dagli Svizzeri (giugno che di fatto esercitavano in quel periodo una specie di protettorato su Milano. Solo il suo successore Francesco I (1515-1547) riuscì a rovesciare le sorti, sconfiggendo gli Svizzeri a Marignano (settembre e costringendoli a desistere dalla loro gravitazione verso la Lombardia e ad accontentarsi del solo Canton Ticino. Milano tornò così sotto la dominazione francese e Massimiliano Sforza riprese le vie dell'esilio.
La vittoria conseguita permise altresì a Francesco I, durante l'estate del di stringere accordi vantaggiosi col papa e col re di Spagna. Con Leone X 1521), figlio di Lorenzo il Magnifico e succeduto a Giulio II, Francesco I concluse un concordato che gli attribuiva un ampio potere di controllo sulla gerarchia ecclesiastica del regno di Francia.
Con Carlo I (il futuro imperatore Carlo V) di Spagna sottoscrisse il trattato di Noyon che ribadiva le clausole dell'armistizio di Lione e quindi sanciva in maniera ufficiale la spartizione dell'Italia tra Spagna e Francia.
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